Mentre il Napoli si appresta a chiudere il girone di andata di Serie A con 50 punti, che rende chiara l’idea di forza di questa squadra, proiettata al momento ad un campionato da quota 100, l’Inter si aggiudica la Coppa Italia dominando il derby contro il Milan.
Ma quel che ha fatto più rumore alla fine di questa settimana sportiva sono i 15 punti di penalizzazione alla Juventus per il caso plusvalenze.
Qui il pezzo della Gazzetta che spiega tutto nel dettaglio.
Per ora l’unico argomento chiaro è il seguente (preso proprio dal pezzo Gazzetta): La motivazione è: le plusvalenze fittizie nei bilanci al 30.6.19, 30.7.20 e la trimestrale 2021 hanno permesso alla Juve di ridurre le perdite e di non ricapitalizzare, e di fare il mercato, con effetti vantaggiosi sul piano delle competizioni sportive a cui ha partecipato in quelle stagioni. Quindi la penalizzazione, per essere afflittiva, deve collocare la Juventus in una posizione, in questo momento della stagione, che non permetta la partecipazione alle competizioni europee.
Sul tema vi invito a leggere questo pezzo di Cataldo Intrieri su Linkiesta.
Ci sarà tempo per gli approfondimenti. Al momento sto solo cercando di documentarmi ulteriormente per saperne il più possibile.
Football Money League
La Football Money League è una classifica annuale che Deloitte cura tenendo conto dei ricavi delle squadre al netto dei ricavi da plusvalenze. Wikipedia gli dedica una pagina sempre puntualmente aggiornata. L’obiettivo di Deloitte è quello di far vedere quale è il valore della attività tipica dei club (biglietteria e merchandising, sponsorizzazioni, diritti tv) trascurando il player trading che correttamente deve essere considerato qualcosa di straordinario.
La lettura che generalmente è stata data dagli specialisti in Italia (come Marco Bellinazzo o Marco Iaria) è che “la Serie A è fuori dalla Top Ten”. Nel titolo di questo numero di Fubolitix, invece, propendo per una diversa lettura, molto più simile a quella data da Calcio e Finanza: non è la Serie A ad essere uscita dalla top ten, ma la Juventus. Un fatto peraltro non nuovo: era accaduto anche nel 2017/18 che (con la Juve 11esima) nessun club di Serie A fosse in top10. Il resto del nostro campionato nell’ultimo decennio non è praticamente mai stato al tavolo dei grandi. L’Inter è stata nella top ten l’ultima volta nel 2010/11, il Milan nel 2012/13, la Roma nel 2007/08, la Lazio nel 2000/01, il Napoli e tutte le altre mai.
Il nostro calcio sconta una visione storica che puntava sul mercato e sui diritti tv (attività tipicamente business to business), che non guardava con interesse a merchandising e biglietteria (business to consumer, ovvero i soldi che si ricavano dal vendere servizi e materiale ai tifosi) e solo marginalmente alle sponsorizzazioni: quando abbiamo iniziato in qualche modo a capirne i potenziali (investire in risorse umane è una chimera pure oggi) gli altri stavano già anni luce avanti.
Come ogni anno la Money League offre molti spunti di riflessione. Tra gli altri mi permetto due sottolineature.
La prima è che i ricavi commerciali della Juventus rimangono doppi rispetto a Inter e Milan. Questo ci dice che nel sistema attuale vince ancora chi ha iniziato prima a lavorare su sponsorizzazioni e partnership, e che per gli altri è difficilissimo recuperare.
La seconda è che purtroppo risulta completamente fallimentare l’esperienza dell’Inter, che ha dovuto svalutare gli sponsor cinesi da 97 milioni all’anno a soli 3, ponendo ulteriori dubbi sul progetto Suning che - nato di fatto sulle stesse basi di quello del Psg, grazie a forti sostegni di partner basati nel paese di origine della proprietà - ci insegna come ad oggi solo i fondi sovrani possono permettersi di muovere ingenti risorse in grado di far lievitare in poco tempo.
Ne ho parlato anche nel mio ultimo video su Youtube:
Purtroppo, come ho detto in diversi miei video in passato, fino a che il Fair Play Finanziario Uefa si concentrerà sui ricavi anzichè sui costi (ovvero su un tetto salariale a prescinere da quanto si fattura) di una squadra avremo questo insanabile sbilanciamento di valori.
Apple Tv punta la Premier League
Come tutti sanno Apple Tv nel 2022 ha chiuso un accordo con la MLS americana (il campionato di calcio USA) che considero rivoluzionario per un motivo in particolare: per la prima volta un’emittente unica si è aggiudicata i diritti a livello mondiale. Per questo l’interesse della stessa Apple per la Premier League va monitorato con attenzione nelle prossime settimane. Al momento si sa poco della formula, ma i club inglesi (e le proprietà americane in particolare) puntano ad una nuova crescita dei diritti e l’interesse di Apple apre interessanti scenari sia nel breve periodo che nel medio nel medio e lungo, stante il fatto che la crescita della EPL negli ultimi anni è stata soprattutto sui diritti internazionali e quindi la formula MLS dei diritti mondiali al momento sembra di difficile applicazione stanti i numerosi ed assai remunerativi contratti in essere.
Dei timori di una ulteriore crescita dello strapotere economico della Premier League ho parlato al podcast L’Angolo del Calciofilo, che mi ha invitato questa settimana ponendomi qualche domanda.
Gol attesi Fai da te (e molto altro)
C’è un evento che mi pare molto interessante nei prossimi giorni. Costa 40 sterline e serve dimestichezza a capire l’inglese parlato. Lo organizza Training Ground Guru ed è un corso che permette di costruire il proprio modello per calcolare i gol attesi (xG) in una partita di calcio. Ancor più interessante è il coinvolgimento di David Sumpter, professore di matematica applicata e autore del libro Soccermatics, che vi consiglio di leggere assolutamente (in Italiano si chiama La Matematica del Gol).
Se poi siete particolarmente interessati ai modelli matematici del prof Sumpter applicati al calcio potete seguire anche il suo canale Youtube. Inutile dire che le sue lezioni conservano grande valore nel tempo.
Intanto la pallavolo…
Certamente ricorderete che la Serie A ad un certo punto nel 2021 sembrava vicina ad un accordo per far entrare il fondo CVC Capital Partners nel capitale (il famoso progetto della media company). Da allora CVC ha chiuso l’accordo con la Liga spagnola e si sta muovendo su diversi sport. Non ultimo la pallavolo, con particolare focus su quella italiana.
La notizia non è nuova ma ci sono conferme sul fatto che il progetto procede a passi spediti e il fondo CVC vuol puntare ancor di più sul volley italiano. Al di là delle cifre (si parla di 40 milioni di euro a stagione) il vero progetto è affascinante: fare della Superlega Italiana (cosí si chiama il nostro massimo campionato di Serie A) una sorta di Premier League della Pallavolo.
Anche Marco Iaria sulla Gazzetta a fine anno ha dedicato un bell’articolo agli sforzi della pallavolo italiana di fare sistema in cui dice tra le altre cose: A differenza del calcio, i diversi attori in campo hanno cercato di far coincidere interessi confliggenti in nome di un unico obiettivo: allevare il talento e costruire un movimento forte. Nazionale e club hanno tratto giovamento, vicendevolmente, delle sinergie che si sono instaurate nel corso del tempo tra la Fipav e le leghe. Un percorso, peraltro, molto lungo. Sia la Lega Pallavolo Serie A maschile sia quella femminile sono state costituite nel 1987 creando strutture organizzative che gradualmente si sono consolidate. Entrambe, nell’ultimo decennio, hanno reso obbligatorio l’allestimento di squadre giovanili per le associate. Mediamente un club di Superlega spende 250-300mila euro all’anno per il vivaio, mentre tra le donne c’è l’unicum del Club Italia, il team della Federazione composto dalle ragazze più promettenti dei club che si allenano nel centro federale di Milano e partecipano attualmente alla Serie A-2.
Il punto qui a mio parere non è tanto quello di trovare una formula (come sapete io sono un fervente sostenitore di una Superlega calcistica europea) che funzioni per tutti, ma quello di riuscire ad organizzare gli sport, con le loro specificità culturali, sociali e perchè no economiche, nel modo più efficiente e redditizio (quindi sostenibile) possibile.
Del resto negli stessi USA, dove questi principi sono i cardini dello sport professionistico, la pallavolo (che pure è sport importante e plurivincente a livello internazionale, pur se non trainante nell’immaginario collettivo a stelle e strisce) ha un suo modo peculiare di organizzarsi, senza voler scimmiottare realtà come basket, baseball, football americano o lo stesso calcio.
Pragmatismo insomma, quello che spesso sembra mancare al calcio europeo attanagliato da più politica che altro.
Outro
Questa settimana vi consiglio un pezzo interessante pubblicato da Michele Spiezia su StorieSport in cui il giornalista salernitano fa il punto sulle elezioni imminenti alla presidenza della Serie C.
Per il resto non mi resta che augurarvi un buon week end, noi ci risentiamo tra una settimana. Teniamoci in contatto!