[23] Superlega e Coni, ore di attesa
Ci avviamo verso una settimana che potrebbe decidere molto di una stagione che purtroppo sembra giocata più fuori dal campo che sul terreno di gioco.
Sono giorni, se non ore, di attesa per due sentenze che definiranno il futuro del calcio italiano ed europeo.
Il 19 aprile (mercoledì) è atteso il pronunciamento del Coni sul caso Juventus.
Nel frattempo tutto tace intorno alla sentenza della Corte Ue che sarebbe dovuta uscire già a metà marzo, stando alle tempistiche abituali.
L’ultimo vagito è del 9 febbraio scorso e riguarda A22 che ha ventilato l’idea di una piramide a 80 squadre.
Nel frattempo la società che sta studiando il modello Superlega continua la sua comunicazione social (piuttosto ripetitiva e non particolarmente roboante, mi par di poter dire) per sostenere le proprie ragioni.
Tra le altre cose ha pubblicato questo grafico per ricordare come negli ultimi 20 anni solo 3 squadre fuori dalle Big5 hanno giocato le semifinali di Champions League.
Se non lo avete ancora letto vi segnalo il mio lungo articolo sulla Feralpi Salò promossa in Serie B.
Non è tutto oro ciò che è Premier League
Le vicende legate a Chelsea e Liverpool hanno riportato al centro dell’attenzione il tema della solidità finanziaria dei club di Premier League in relazione alle attuali regole in auge nel calcio europeo.
C’è una doverosa premessa da fare. In questi mesi è passata un’idea sbagliata secondo la quale i club inglesi sarebbero talmente ricchi da essere disinteressati alla SuperLega.
Visione secondo me totalmente cieca su quella che è la reale realtà, non a caso i giornali inglesi quando l’idea della piramide a 80 squadre di A22 emerse nei mesi scorsi si affrettarono a parlarne male coniando il termine “Reverse Brexit”.
Sostanzialmente per questo i club inglesi aderirono al primo progetto dell’aprile 2021: mentre i top club di Spagna e Germania hanno il posto garantito (quantomeno i 3 che insieme al Psg pescano nello stesso mercato delle grandi d’Inghilterra), i club di Premier di volta in volta rischiano di star fuori mettendo a repentaglio all’incirca il 20% del loro fatturato derivante dagli incassi garantiti dalle competizioni continentali.
Il tutto naturalmente impatta ancor di più se la situazione di partenza è già difficile come ad esempio quella del Chelsea.
Chelsea
Due settimane fa il Chelsea Football Club ha annunciato una perdita netta di 121,3 milioni di sterline. La perdita del 2021/2022 ha colto molti di sorpresa, poiché il club ha registrato grandi profitti sulle vendite dei giocatori nello stesso anno.
Ma non è questo a richiamare maggiormente l’attenzione: c’é una frase di 31 parole nel documento finanziario che va analizzata.
Lo ha fatto per primo Off The Pitch un giornale online danese che si occupa di sport business.
La dichiarazione finanziaria mostra che Todd Boehly e il team esecutivo di Stamford Bridge stanno avviando una campagna di comunicazione progettata per convincere tutti che il governo del Regno Unito è da biasimare per alcuni dei problemi finanziari del club.
Dalla chiusura della finestra di mercato di gennaio, dopo le ingenti spese per i nuovi giocatori, è chiaro che il Chelsea FC difficilmente potrà evitare sanzioni per aver violato i regolamenti finanziari.
Gli esperti non capiscono come le restrizioni durante il processo di vendita influenzeranno negativamente i conti del Chelsea in futuro. Il club potrebbe faticare a convincere le autorità di regolamentazione che le restrizioni hanno avuto un impatto negativo a lungo termine.
Secondo alcuni esperti il Chelsea sta sostenendo che nel periodo di restrizioni prima della cessione del club avrebbe perso opportunità commerciali ingenti. Ma il tema naturalmente è piuttosto vago e rappresenta chiaramente una giustificazione di una enorme perdita che verrà registrata anche nei conti futuri del club.
Liverpool
In tutto il dramma del pareggio per 2-2 del Liverpool con l'Arsenal lo scorso fine settimana, c'era la consapevolezza che anche le più deboli speranze di qualificarsi per la Champions League stanno abbandonando la squadra di Jurgen Klopp.
Il divario con i primi quattro è cresciuto di nuovo e ora anche i tifosi più ottimisti del Liverpool sono stati costretti ad accettare che una corsa ininterrotta di sei anni nella competizione d'élite europea è finita.
Il primo riflesso è la rinuncia - di cui parla ampiamente un pezzo di The Athletic - all’ingaggio di Jude Bellingham dal Borussia Dortmund. Ma nel complesso ciò che pesa è che l’intera strategia di mercato del club (che, va ricordato, è sempre alla ricerca di investitori per una quota di minoranza, almeno stando a fonti ufficiali) potrebbe aver bisogno di diverse stagioni per rimettere in piedi una squadra competitiva al massimo livello.
Qui gli incassi del Liverpool in Champions negli ultimi anni pubblicati dal pezzo linkato sopra.
Morale della favola. Sia Chelsea che Liverpool sarebbero ben felici, oggi, di partecipare ad una Superlega in cui i propri destini europei si giocassero contro le dirette contendenti (Psg, Barcellona, Real Madrid, Bayern Monaco) anziché in un campionato evidentemente molto più probante degli altri.
L’anno prossimo, ad esempio, il Barcellona tornerà in Champions nonostante l’eliminazione ai gironi, mentre il Chelsea che sta per uscire ai quarti di finale starà a casa.
È merito, questo? Secondo le regole Uefa si. Ma ovviamente il concetto è del tutto relativo ed è correlato alle regole di ingaggio (su base nazionale per lega anziché individuale per club) attualmente vigenti nelle coppe europee.
Betting e sponsor, svolta Premier League
Nel frattempo va registrato che dal 2026/27 in poi i club di Premier League non avranno più sponsor di società di scommesse sulle proprie maglie.
La decisione è stata presa collettivamente dalla lega inglese e significa che 8 club dovranno mettere fine ai loro attuali accordi che valgono circa 70 milioni di euro a stagione.
Outro
La settimana scorsa ho parlato dei problemi che il Napoli sta incontrando nel gestire i rapporti con il tifo organizzato nella città.
Tra le altre cose avevo consigliato questo articolo de L’Ultimo Uomo scritto da Indro Pajaro, un collega che non conosco personalmente (il cui nome se siete montanelliani come me non può non rimanervi impresso) e di cui non conoscevo la produzione giornalistica, ma che negli ultimi anni era periodicamente finito nei miei radar.
Questa settimana lui stesso ha pubblicato un bellissimo articolo-saggio sulla storia del tifo tedesco, sempre su quel bellissimo collettore di contenuti di qualità che è L’Ultimo Uomo, ed è stato protagonista di un intervento (di nuovo sul tema hooligans) su Radio Sportiva che denota una lucidità invidiabile e didascalica sul tema.
E con questi due consigli (di lettura e di ascolto) vi saluto rimandandovi alla prossima newsletter tra una settimana.
Restiamo in contatto.
A presto!