[25] Fuga dalla tv, la Serie A ci ha stancato?
I dati diffusi sono impietosi: da due stagioni il campionato attrae sempre meno gente, quest'anno un crollo verticale. Un dato che non potrà essere trascurato in sede di negoziazione dei diritti tv
Una cosa che trovo sempre limitante, quando cerco di analizzare gli eventi sportivi e quello che gira intorno ad essi, è la scarsa cultura statistica che abbiamo in Italia e in molti paesi europei, e sicuramente distante da quello che accade negli Usa.
Me ne accorgo leggendo varie newsletter di sport (americani e non solo) o imbattendomi nei dibattiti lunari che spesso si intavolano da noi, basati sul nulla delle percezioni e sul caso come regola.
L’ho pensato anche quando ho letto che Luigi De Siervo, ad della Lega Serie A, nei giorni scorsi ha dichiarato esultante che: “La Serie A è tornata al centro del calcio mondiale”.
Tutti, naturalmente, siamo contenti che 5 squadre italiane siano in semifinale nelle coppe europee 2022/23. E che si torni a vedere una italiana in finale di Champions League a 6 anni da Juventus - Real Madrid del 2017.
E se da una parte è giusto che De Siervo provi a fare da testimonial ad un prodotto - la Serie A - che lui dovrà vendere ai broadcaster cercando di migliorare i risultati dell’ultimo triennio, mi pare altresì che alcuni dati in nostro possesso dicano altro.
Mi ha colpito in particolare il grafico qui sopra che evidenzia gli ascolti della Serie A negli ultimi 3 mesi.
I risultati europei sono certamente un dato positivo. Ma la domanda è un’altra: li stiamo capitalizzando? Ne stiamo traendo beneficio? O siamo di fronte ad un exploit frutto del caso, della congiuntura e di qualche sorteggio benevolo?
Nelle ultime 12 giornate di campionato la Serie A ha avuto un’emorragia di spettatori che è facile individuare tra 1,8 e 2 milioni di persone a giornata.
Quasi il 26% del totale.
Di certo le vicende della Juventus incidono sul sentiment generale. Qui la poca trasparenza sui numeri degli abbonati alle pay tv non ci dà certezze, ma gli ascolti qualcosa dicono.
Ma non credo che quel grafico sia al 100% influenzato dalla campagna disdette. Il che se possibile è ancor più grave, più profondo perché diffuso e trasversale al tifo.
Quando gli amori finiscono per davvero lo fanno per lo più in modo silenzioso e spesso irrecuperabile.
Poco conta che il Napoli abbia vinto di fatto il campionato da mesi: la lotta Champions League tra le romane, le milanesi e il ritorno della Juve è stata appassionante ed avrebbe potuto far realizzare numeri importanti.
Un aspetto pesa tra gli altri: da più parti si è detto che la pena alla Juve a fine stagione dovrà essere afflittiva. Significa di fatto che più punti farà la squadra bianconera e più gliene verranno tolti. Quindi perché seguire una partita, laddove i punti fatti verranno tolti proprio perché fatti sul campo?
Che senso ha tutto questo per gli juventini e per i non juventini?
Magari alla fine non sarà così, la Juventus vincerà i ricorsi e andrà in Champions League con i punti conquistati, o magari non ci andrà perché l’avrà persa sul campo, ma una Lega dovrebbe essere molto attenta a tutti i messaggi che vengono fatti passare in corso d’opera.
E non mi pare che la Serie A se ne sia curata più di tanto.
Quel che è chiaro, al di là delle vicende giudiziarie, è che il corto circuito ha influenzato anche le altre tifoserie.
La Juve rappresenta in Italia il 35% dei tifosi e faccio fatica a credere che quel 26% di calo sia tutto di juventini, anche perché le gare dei bianconeri sono sempre e comunque tra le più seguite.
Il problema è più profondo e diffuso.
Per onor di verità bisogna anche dire che la situazione già non era rosea, come a fine stagione faceva notare Calcio e Finanza:
La Serie A 2021/22 si è chiusa con l’audience tv più bassa degli ultimi anni. Secondo quanto riportado da ItaliaOggi, in base alle rilevazioni Auditel, le uniche valide secondo Agcom, 169,6 milioni di telespettatori complessivi hanno seguito gli incontri del massimo campionato italiano, rispetto ai quasi 242 milioni della stagione 2020/21, ovvero il 29,9% in meno.
E sempre in merito alla scorsa stagione si può vedere la rilevazione Nielsen pubblicata da Digital-News.it
A ben vedere questo grafico ci dice ancor di più.
Lo scorso anno tra la 21esima e la 29esima giornata che si sono giocate dal 10 gennaio in poi c’è stato il picco di interesse e non si è mai andato sotto i 7 milioni di ascoltatori.
Quest’anno lo stesso periodo del calendario solare ha coinciso con le giornate evidenziate nel primo grafico sopra ed ha coinciso con la fuga dalla tv, come l’ho chiamato nel titolo di questa newsletter.
Il raffronto è impietoso ed evidenzia un calo ulteriore.
Il vero banco di prova sarà la assegnazione dei diritti tv del prossimo quinquennio, ed al momento le notizie che trapelano non parlano di offerte al rialzo, tutt’altro.
I rumors, anzi, parlando di tattiche per massimizzare gli incassi rendendo il prodotto attraente sul piano tecnico (esclusive, piattaforme, spezzatino) laddove non lo può - o non lo può più - essere nel merito.
Quelli si saranno i numeri che nessuno potrà ignorare.
Ecco perché esultare per il ritorno della Serie A al centro del calcio mondiale può suonare al massimo come slogan da televendita.
Una voce contro
Sandro Gozi, parlamentare Ue di Renew Europe (gruppo liberal democratico), rappresenta una voce fuori dal coro sul tema della SuperLega e del potere Uefa.
Come noto infatti il parlamento europeo aveva nei mesi scorsi votato una risoluzione favorevole all’Uefa.
Gozi su questo tema è probabilmente in minoranza ma tra le altre cose afferma in una intervista di JU29RO ripresa questa settimana da Tuttosport:
Sono convinto che l’attuale monopolio Uefa sia incompatibile con il diritto europeo. L’Uefa è in una posizione dominante e ne abusa, violando così i principi della concorrenza e del libero mercato. Ed è sugli abusi, più che sulla posizione dominante, che dobbiamo concentrarci.
Il cuore del discorso sta in quest’ultima frase perché in attesa del pronunciamento della Corte Ue credo che sia proprio da lì che si deve partire.
È possibile che - come già detto dall’Avvocatura Generale il 15 dicembre scorso - il dispositivo finale della Corte possa non contestare il monopolio (riconoscendo all’ordinamento Uefa una sua coerenza intrinseca), ma finisca per imporre all’Uefa stessa di indicare in maniera inequivocabile la via d’uscita per coloro che non volessero farne parte, riconoscendo quindi al contempo la libertà non sanzionabile dei ribelli.
Del resto è su questo passaggio che alcuni giuristi all’indomani del pronunciamento del 15 dicembre avevano posto l’accento. E lo stesso Gozi dice:
L’Uefa deve chiarire i principi e le condizioni in base ai quali lascia la libertà di promuovere nuove iniziative e competizioni ai club.
Ed è quello il punto minimo da cui ripartire, perché a quel punto le minacce Uefa non solo non avranno alcun valore ma diverrebbero particolarmente gravi e sanzionabili al contrario delle iniziative dei club che diverrebbero libere (al di fuori del sistema Uefa) e non perseguibili.
Vi è infine un invito esplicito all’Uefa ad uscire dalla narrazione del tutto scollegata dalla realtà del calcio del popolo, che Gozi sintetizza cosi:
Dal punto di vista del modello europeo dello sport, l’Uefa deve meglio chiarire come l’attuale struttura garantisce il raggiungimento degli obiettivi dei trattati europei: inclusione, merito, sostegno ai piccoli club e al calcio non professionistico.
In altre parole Gozi sta dicendo che non basta dichiarare le buone intenzioni, bisogna anche mostrare che poi queste hanno un atterraggio pratico: misurabile ed apprezzabile nella sostanza, non solo negli intenti.
Tutti del resto sappiamo che nella divaricazione economica tra piccoli e grandi club l’Uefa a partire dalla promozione della Champions League come la conosciamo negli ultimi 20 anni ha avuto un ruolo attivissimo visto il pesante divario di premi riconosciuti.
Noi, intanto, rimaniamo in attesa di conoscere il pronunciamento della Corte Ue. L’impressione è che il dilatamento dell’attesa faccia il gioco della SuperLega, come sempre accade quando si è di fronte ad un cambio epocale di cui si percepiscono gli esiti possibili.
L’Equipe e i diritti tv
L’Equipe, il più importante giornale sportivo francese, trasmetterà le fasi finali della Coppa Italia oltre all’edizione prossima di Coppa Italia e Supercoppa Italiana.
Un interessante passo che apre (o riapre) il tema sulle possibili evoluzioni in termini di business dei brand storici del giornalismo sportivo.
Internet è un media che fa cadere di fatto la barriere mediatiche tradizionali tra carta e tv. Tutti sono tutto e diventano tutto e se quindi da un lato le tv diventano giornali di fatto nel mondo digitale, gli stessi giornali diventano potenziali competitor quando si parla di trasmissioni in streaming.
Le testate storiche peraltro hanno un vantaggio in termini di notorietà del brand e di attivazione costante dei propri lettori appassionati rispetto ad esempio a piattaforme di nuova costituzione che devono partire da zero nel farsi conoscere e arrivare al consumatore finale.
L’esperimento de L’Equipe andrà valutato, anche perché fin qui (molti ricorderanno il canale tv della Gazzetta dello Sport, durato pochissimo) il responso dato dal mercato è che lo spazio per i diritti non di primissimo livello del calcio sono assai ristretti, come insegnano diversi esperimenti - non solo italiani - andati a vuoto negli ultimi anni.
La nascita dell’UEC
Nei giorni scorsi è nata l’UEC, l’Unione dei club europei, che vuol essere una sorta di Eca dei club piccoli e medi, dando loro una rappresentanza in una fase particolarmente frizzantina per la politica sportiva europea.
Del resto, da quando l’Eca ha affidato la presidenza a Nasser Al-Khelaifi patron del Paris SG, sembra venuto un po’ meno quel ruolo aggregatore che ha avuto negli ultimi due decenni l’associazione dei club europei.
Molti, non riconoscendosi (o non riconoscendosi più) nell’Eca, hanno deciso di costituire un nuovo organismo che non a caso ha sede a Bruxelles, centro nevralgico delle politiche europee, a dimostrazione del fatto che la prospettiva futura del calcio europeo sta molto dentro i confini dell’Unione (anche se tra i sostenitori troviamo ad esempio il Crystal Palace).
L’Uec è sostenuta tra gli altri dal presidente della Liga spagnola Javier Tebas. “Mettere insieme i piccoli è una strategia che ha realizzato molto bene in Spagna” ha commentato il mio collega Alejandro Gonzalez, del desk spagnolo di OneFootball.
E non c’è dubbio sul fatto che da piccoli e medi club derivi il potere di Tebas in Spagna.
Le mosse dell’Uec andranno monitorate nei prossimi mesi in aggiunta a quelle di Uefa, Eca e naturalmente dei club superleghisti rappresentati da A22, che al momento (Barcellona e Juventus in primis) sembrano in difficoltà sul piano legale, ma che proprio da queste difficoltà potrebbero clamorosamente trarre lo slancio per andare oltre lo status attuale.
Quel che è chiaro ad oggi è che evidentemente la narrazione dell’Uefa non sta facendo presa nemmeno su questa fascia di club che teoricamente dovrebbero sentirsi garantiti da Nyon nella diatriba contro la Superlega.
La guerra in Ucraina e la pallamano
Nel 2011 era nata la Seha League, un torneo di pallamano internazionale tra i club dei paesi balcanici e dell’Est europeo fino alla Russia.
Lo scoppio della guerra in Ucraina ha di fatto smembrato la lega, che peraltro era sponsorizzata da qualche anno da Gazprom.
Quel che è chiaro al momento è che l'attuale stagione 2022/2023 non si concluderà come previsto poiché lo sponsor generale russo Gazprom insiste affinché il torneo Final4 si tenga nella città russa di San Pietroburgo tra il 6 e l'8 giugno.
Il sito ufficiale della SEHA a tutt’oggi riporta questo programma per le finali in russo ma non in inglese.
Per molte ragioni, ma fondamentalmente a causa delle sanzioni nei confronti di squadre russe e bielorusse nelle competizioni sportive internazionali suggerite dal Comitato Olimpico Internazionale, non vi è alcuna possibilità per le squadre della divisione "Sud" della Lega (RK Zagreb - RK Nexe vincitore, RK Partizan, RK Eurofarm Pelister e RK Vardar) di viaggiare e competere con le squadre di quei paesi.
Tutta in discussione quindi la fine della stagione per le quattro migliori squadre dell’area balcanica. Organizzeranno qualche evento Final4 per concludere la stagione o smetteranno di giocare fino a quando la situazione non sarà risolta con lo sponsor e la direzione della Lega.
L'ultimo vincitore nel settembre 2022 é stato il Telekom Veszprem che ha vinto il trofeo a Zara, in Croazia.
Non ci sono ancora informazioni ufficiali su come andrà a finire la stagione.
Leghe chiuse, dibattito aperto
Un interessante dibattito si è aperto in Inghilterra dove si vorrebbe chiudere la WSL, il campionato di calcio femminile, a promozioni e retrocessioni.
Gli inglesi, così ligi al calcio del popolo da metterlo dentro le politiche governative, stanno quindi pensando ad una struttura all’americana per il calcio femminile.
Al di là di quel che ne pensiate è interessante evidenziare ciò che sta diventando sempre più chiaro: se si vogliono valorizzare gli investimenti, incentivare gli investitori e promuovere lo sviluppo armonico di una disciplina, la strada statunitense è la via maestra.
Non l’unica, ma quella di maggior successo che ad oggi conosciamo.
Piccola nota finale ma importante da sapere: l’amministratore delegato della WSL, Dawn Airey, ha recentemente stimato che il valore del campionato potrebbe raggiungere il miliardo di dollari entro un decennio.
Quel che è chiaro è che in Inghilterra per creare un nuovo business intorno al calcio femminile ci si sta ispirando molto più ai campionati USA che alla Premier League. Con buona pace degli interventi governativi e dei teorici del calcio del popolo.
Naturalmente gli argomenti opposti sono i soliti che sostanzialmente si possono sintetizzare cosi: senza una piramide aperta nessuno più sarà incentivato a coltivare talenti. Che sarebbe anche un tema interessante e da dibattere se non fosse ampiamente superato dalla realtà.
Outro
Il consiglio della settimana non è un articolo o un libro ma un podcast.
Linee (qui vi lascio la pagina Instagram e i riferimenti su Linktree) è realizzato da Matteo Serra e Vois FM.
Racconta lo sport in maniera competente, appassionata ed approfondita, guardando a tutto quello che ruota intorno (un po’ come provo a fare io con Fubolitix) spaziando in lungo e in largo su discipline decisamente di nicchia.
L’ultimo episodio è dedicato al Golf, ma si parla anche di maratona e biliardo. Nel mare magnum dei podcast italiani un prodotto curato con competenza, curiosità, dallo stile didascalico e ben curato, che spiega e affascina.
Buon ascolto.
Noi invece ci risentiamo tra sette giorni.
Restiamo in contatto!
A presto.