[33] Decreto crescita e Serie A, storia di una fake
La bolla calcistica, le riprese acritiche e i commenti totalmente infondati: cosa succede quando una notizia che non lo era sfugge di mano
Nella giornata di martedi 17 ottobre dopo la pubblicazione di un comunicato del Governo sugli imminenti provvedimenti economici della Finanziaria la Gazzetta dello Sport ha scritto: Addio al Decreto Crescita, mercato rivoluzionato: salasso per i club, ecco cosa cambia.
In sostanza si annunciava il taglio del Governo ai benefici fiscali per gli impatriati (italiani e stranieri) di cui il calcio gode (come tutti gli altri settori) dal Decreto crescita del 2019.
Un provvedimento che, qualcuno ricorderà, è divenuto famoso da quando alcuni calciatori (il più citato é Romelo Lukaku nel suo passaggio all’Inter) hanno potuto godere dei vantaggi fiscali correlati al Decreto Crescita.
In realtà le comunicazioni ufficiali del Governo spiegavano esplicitamente ed in maniera inequivocabile che sarebbero rimaste “Invariate le disposizioni per i ricercatori, professori universitari e lavoratori dello sport già previste”.
Dopo qualche ora Calcio e Finanza (una delle testate che aveva ripreso la notizia della Gazzetta) ha indagato e si è corretta: Il Decreto Crescita resta: rimarrà valido per il mondo del calcio.
La Gazzetta ha invece proseguito sulla sua strada pubblicando due pezzi di scenario in cui prefigurava gli effetti del fantomatico cambiamento (qui e qui), mentre in un successivo articolo (questo) ha derubricato quel passaggio a “formulette salvacalcio che già circolano ("invariate le disposizioni per i lavoratori dello sport")”. Come se non fosse alla fine proprio quella formuletta il cuore della notizia sul piano sportivo.
Che poi… come si fa a definire “formulette” una cosa che sta scritta nel comunicato del Governo ed è decisamente inequivocabile, e anche “circolano” come se fosse un messaggio whatsapp di dubbia provenienza. Sta scritto in un documento ufficiale oh…
Il caso è interessante non tanto per l’errore, di cui non mi interessa nulla in sé, ma per l’iter e gli effetti della diffusione della notizia e il dibattito che si è creato intorno.
E ci sono almeno 3 aspetti interessanti secondo me.
la bolla calcistica nella quale il tema è finito
gli effetti delle cosiddette riprese giornalistiche (che giornalismo non sono)
la ricostruzione social dell’accaduto
Premetto che la vicenda mi ha appassionato anche perché da italiano che lavora all’estero il tema degli incentivi al rientro mi trova coinvolto in prima persona qualora un giorno volessi usufruirne.
La bolla.
Vista da una logica extracalcistica il cuore del provvedimento governativo, che rimodula i benefici per tutti i lavoratori tranne per tre categorie (ricercatori, professori e sportivi) pone alcuni quesiti.
Perché l’esecutivo rimodula gli incentivi al rientro ma non lo fa per la categoria (gli sportivi) con i salari più alti e la più alta presenza di stranieri?
Perché si disincentivano i lavoratori italiani all’estero (manager, informatici e quant’altro) ma si tengono i calciatori?
Perché non si inizia dalla categoria coi salari piú alti come una qualche idea di equità fiscale richiederebbe?
Domande che attengono alla dimensione politica del provvedimento ma che non vengono minimamente prese inconsiderazione dal dibattito social nella prospettiva calcistica.
Tutto si è subito ridotto a uno scontro tra tifosi interessati solo ai diritti legittimi delle proprie squadre e ad additare gli avversari come furbi, disonesti o sprovveduti a seconda dei casi.
La lente del tifo, al solito, fa perdere di vista l’intero provvedimento in sé che ha implicazioni sociali molto più importanti di quelle sportive.
Ma questo è il meno.
Le riprese.
Da tempo ormai immemore esistono decine di siti calcistici (e non) che riprendono acriticamente qualsiasi cosa venga pubblicata da testate autorevoli, generando un rumore assordante che spesso va in corto circuito.
E questo è uno dei casi in cui i vari tifoX, spazioZ, calcioY, vanno a saccheggiare, riprendere, ripubblicare, fare da cassa di risonanza, generando infine effetti a catena su notizie che danno l’impressione ai lettori di essere vere a prescindere in virtù del rumore creato: se lo dicono tutti vuol dire che è vero.
Questo è per me l’aspetto giornalistico più inquietante.
Evitare questi siti aiuta, ma spesso non basta. Servirebbe una vera e propria alfabetizzazione all’informazione, perché oggi il cittadino medio è sempre più perso nella proliferazione di messaggi che non lo aiutano a capire e lo disinformano.
Affidarsi a testate storiche non mette al riparo dai problemi, ma di certo fare una netta scrematura dei siti su cui ci si informa aiuta.
Le reazioni.
Accade quindi che in poche ore una notizia che notizia non é viene pubblicata, ripresa e commentata.
A loro volta i commenti diventano parte integrante della notizia. Ad esempio in questo caso si é cominciato a dire (falsità nella falsità) che i giocatori acquistati in estate sarebbero stati sottoposti alla nuova normativa scomodando termini come retroattività. Tutto completamente falso, inesistente, infondato.
Questa convinzione a sua volta genera interpretazioni decontestualizzate quando qualcuno (io su twitter ad esempio, basta vedere i commenti) ha provato a dire che in realtà il decreto dice altro, sin dall’inizio, che il dibattito era sbagliato alla radice, fuorviante, inutile.
A quel punto diventa del tutto inutile provare a spiegarsi, l’ondata parte, il blob si mette in movimento ed inghiottisce significati e significanti.
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Risultato. Quando Calcio e Finanza esce con la smentita in molti non colgono l’errore di partenza ma commentano interpretando il tutto come un dietrofront governativo, una manovra politica riuscita di difesa del calcio, una spruzzata di dietrologia su fantomatici interventi di manager e presidenti, qualche immancabile rivendicazione di verginità della propria squadra del cuore.
Una notizia infondata ha generato una narrazione infondata, reazioni infondate, una ricostruzione lunare della realtà.
Una cosa totalmente insensata ma che costituisce costantemente il modo in cui le persone vengono informate e si informano, non solo in Italia: ovunque.
È la morte dell’informazione, dell’originalità, dell’accuratezza. Di tutti quei valori che dovremmo custodire e che invece quotidianamente calpestiamo e permettiamo ad altri di calpestare.
Di Superlega e massimi sistemi
Questa settimana sono stato ospite di Colpo Gobbo e abbiamo parlato di leghe chiuse e dell’NBA del calcio.
La crisi strutturale dei diritti tv
Mentre la Serie A non riesce a chiudere l’accordo per il prossimo ciclo di diritti tv - con l’ennesima assemblea di Lega finita con un nulla di fatto - anche la Ligue 1 francese registra difficoltà con un’asta andata deserta per l’assegnazione del quinquennio 2024/2029.
Il problema è presto detto: i diritti ai prezzi corrisposti finora non si vendono più.
Se per l’Italia l’obiettivo dichiarato era di un miliardo, la Lega Francese punta a 900 milioni, ma in entrambi i casi i broadcaster sono lontani dal considerare certe cifre.
È un problema che presto potrebbe riflettersi anche in altre leghe ma che impone al contempo riflessioni serie sulla riorganizzazione del calcio continentale a tutti i livelli, ragionando sui costi e sui ricavi ma anche sulla dimensione dei club che ne fanno parte.
Quel che è stato finora non pare più sostenibile.
Nel frattempo anche la Premier League ha varato i nuovi pacchetti per la trasmissione delle partite sul suolo britannico.
Parliamo di un altro livello, qui si punta a qualcosa che è più che doppio: superare i 2,2 miliardi di euro a stagione (contro 0,9-1 italiani, per dire) che poi raddoppieranno con i diritti internazionali (che invece in italia stanno tra 0,2 e 0,3 se tutto va bene).
Due aspetti importanti da sottolineare:
la Premier ha un’arma a disposizione, ovvero quella di poter offrire più partite ai broadcaster (saranno 270 in tutto contro le 190 dell’accordo attuale) perché al momento non tutte le partite vengono trasmesse in diretta come invece accade per la Serie A da metà anni 90
questa stessa arma si è rivelata inefficace in occasione dell’ultimo bando triennale, poi prorogato durante la pandemia, in cui a fronte di un passaggio dal 44% al 50% di partite trasmesse la cifra raccolta rimase sostanzialmente invariata con l’effetto che quel 6% in più in realtà dimostrò di inflazionare il prodotto (il valore medio per gara corrisposto scese) anziché creare nuova ricchezza ai valori precedenti.
Non è detto, insomma, che passare dal 50% al 71% di partite trasmesse sul suolo britannico garantirà un incremento dal 21% anche dei ricavi finali. Ma l’Inghilterra, come detto, gioca comunque un campionato a parte: nell’ultimo triennio ad esempio sono cresciuti esponenzialmente i diritti internazionali, allargando ulteriormente il gap con le altre leghe.
Piccolo dettaglio finale: si sta scrivendo molto che “la Premier League mantiene il black out del sabato” (ovvero l’orario 15-17.15 in cui nessun match di calcio a nessun livello, nemmeno straniero, può essere trasmesso sul territorio britannico). In realtà la Premier non mantiene nulla: si tratta di una legge dello Stato per la quale la competenza è ovviamente parlamentare.
Il co-branding Messi USA
L'arrivo di Lionel Messi all'Inter Miami ha portato gli occhi del mondo sulla MLS. Per questo la Lega americana porterà la sua squadra più popolare ai fan internazionali.
Una mossa che per la prima volta, storica, avvicina il club fondato da David Beckham a quelli europei.
Il mese prossimo, l’Inter Miami giocherà due partite di esibizione in Cina come parte del primo tour internazionale in assoluto del club. L'Inter Miami - va ricordato - non è riuscita a qualificarsi per i playoff della MLS Cup.
Se entrambe le amichevoli – contro i club della Super League cinese il 5 e 8 novembre – andranno sold out, l’Inter Miami giocherà davanti a più di 100.000 tifosi.
Il tour rappresenta un passo significativo per la MLS, che sta tentando di utilizzare una strategia globale tipicamente riservata ai migliori club europei con le più grandi star di questo sport.
E non è un caso se SportsProMedia ha dichiarato Messi, secondo un suo studio annuale, sportivo più commercializzabile a livello mondiale.
A stupire non è tanto il nome del protagonista, quanto il fatto che negli ultimi anni (seguendo la metodologia della testata) in vetta alla classifica erano finiti sportivi molto più giovani, mentre campioni come Messi o Cristiano Ronaldo erano considerati “prodotti maturi” e quindi con meno margini di crescita di altri.
Non vi è ombra di dubbio, a tal proposito, che il nome di Messi torni in auge soprattutto perché ad oggi vincente è soprattutto il co-branding con la MLS, che ne determina una nuova giovinezza.
Al contempo, inoltre, è bene riflettere sul ruolo che sempre di più avranno i calciatori più esperti o gli ex calciatori.
La loro notorietà crescente, infatti, li porterà sempre più a poter protrarre l’appeal commerciale del loro brand anche dopo la carriera, rimanendo come veri e propri competitor commerciali (soprattutto su certe fasce di pubblico) di campioni in piena attività, ma anche dei club e delle leghe stesse.
Visit Saudi e la African Football League
L’African Football League, ovvero quella che a tutti gli effetti viene considerata la nuova Superlega Africana, ha stipulato un contratto pubblicitario con Visit Saudi, compagnia di bandiera dell’Arabia Saudita.
È l’ennesimo passo che viene compiuto dal Paese per aumentare la propria influenza sul calcio mondiale.
India 2036
Nei mesi scorsi in questa newsletter vi avevo parlato degli investimenti indiani nello sport. In settimana è arrivata la candidatura del Paese alle Olimpiadi del 2036.
È un evento da salutare con favore ed entusiasmo perché le potenzialità dell’India in campo sportivo sono solo lontanamente immaginabili ad oggi, non solo dal punto di vista agonistico ma per quello che un paese da 1,4 miliardi di abitanti può realmente dare al mondo dello sport e alla tecnologia oltre che alla filosofia stessa del fare sport.
Doping tecnologico
Questa settimana ho dedicato un approfondimento al tema delle nuove scarpe in uso nella Maratona, in seguito all’excalation di record fatti a livello maschile e femminile negli ultimi anni.
Outro
Siamo in pieno scandalo scommesse e mai come in questo caso a “scommesse” vanno messe le virgolette per non confondersi e confondere. Al momento continua a risultarmi difficile definire il perimetro di quanto è accaduto, accade e accadrà.
Non si tratta di pigrizia ma di attenzione e rispetto nei confronti di voi che leggete.
In particolare a non convincermi è la narrazione generale che secondo me sta mischiando troppe cose.
Ci sono almeno 4 aspetti da distinguere sull’argomento:
il gioco legale e illlegale e le loro implicazioni quando a giocare è un tesserato
il calciatore che oltre a giocare scommette sul calcio e sulla sua squadra
la combine, ovvero l’accordo per decidere a tavolino un risultato (che al momento pare del tutto esclusa)
la ludopatia
Sul piano prettamente sportivo l’ultimo punto di questa lista (la ludopatia) è la cosa che interessa meno.
Non fraintendetemi, si tratta di un problema grave e diffuso, ma di un problema sociale che come tale va affrontato a prescindere da chi ne é affetto.
Peraltro, e qui bisogna essere molto chiari, non é un problema che in sé determina slealtà sportiva o illeciti (non a caso le prime ammissioni sono state generiche: “giocavo a blackjack”, poi un tantino più circostanziate): quelli ci sono e ci sarebbero anche se non sei ludopatico e scommetti una sola volta nella tua vita.
Per questo mi sta convincendo poco, a tal proprosito, il grande spazio che i giornali sportivi stanno dando al tema ludopatia. Mi pare una grancassa suonata per far parlare d’altro quando qui, piuttosto, dovremmo interessarci dei comportamenti tenuti dai calciatori in quanto tali e dal loro eventuale profilo di illegalità e slealtà sportiva.
Nella rincorsa all’ultimo pezzo di notizia mi pare si stia perdendo soprattutto il senso di questo aspetto fondamentale, e la ricostruzione dell’immagine generale.
Basta leggere interviste ai personaggi del calcio e della politica sportiva per trovare di tutto: paternalismo, pietismo, familismo autoassolutorio, giustizialismo un tanto al chilo, legge del taglione e benaltrismo quanto basta.
Per questa settimana é tutto, fortunatamente.
Fubolitix torna sabato prossimo.
Ci sentiamo presto.
Restiamo in contatto!