[38] Diritti tv, il termometro del calcio europeo
Un approfondimento sulla situazione degli incassi televisivi dei principali campionati di calcio europei: tra scarsa concorrenza e mercato statico nessuno sembra godere di gran salute
Una delle cose che piacciono di piú a noi giornalisti è trovare conferme postume alle nostre idee. Nessuno vi è immune.
Per questo mi ha dato un certo piacere leggere nei gironi scorsi un articolo di Professione Reporter in cui si parla della scelta di Stefano Feltri di aprire la sua pagina Substack.
Tra le altre cose dice l’articolo riportando le parole di Feltri:
Il rapporto di fiducia tra lettore e produttore di informazione è ormai personale. Il lettore si fida del singolo giornalista, non della testata. O meglio, può fidarsi di una testata perché lì lavora un giornalista di cui si fida.
Nel mio piccolo 12 anni fa dissi la stessa cosa quando mi venne chiesto di intervenire al Pane Web e Salame, un evento (oggi diremmo “festival”) dedicato al social web, che veniva organizzato a Brescia, sul tema del personal branding nel giornalismo.
E mi ha fatto piacere ritrovare online il mio intervento in cui utilizzai una frase che poi sarebbe diventata una sorta di mantra della mia vita:
Se c’è una cosa che ho imparato in questi anni è che vedere troppo nel futuro, anche quando ci prendi, non è mai positivo. In pochi se ne ricorderanno.
Succederà anche con la Superlega. Quando accadrà in pochi ricorderanno quel che qualcuno ha detto nel 2016 o 17, la maggior parte ascolterà tutt’al più contenuti di un mese o due prima. Magari di qualcuno che ha copiato dopo aver googlato qualche parola chiave.
Bisogna avere la fortuna di arrivare in quella frazione di secondo in cui non si è troppo lontani da essere dimenticati e non troppo vicini dall’apparire scontati.
Woody Allen direbbe che è solo una questione di fortuna. E forse avrebbe ragione. Ma una cosa è certa: in generale vivere troppo nel futuro non paga.
Buona lettura.
G
Questa newsletter
Con la partenza del mio blog giovanniarmanini.com anche la struttura di questa newsletter subirà alcuni cambiamenti.
I contenuti resteranno tali, ma verranno disposti in modo diverso.
Dopo la mia personalissima intro ci sarà una prima parte chiamata “Questa settimana” in cui proporrò in breve le migliori cose successe nel mondo dello sport business e del giornalismo sportivo, nei 7 giorni precedenti.
Qui troverete (ma non solo) la ripresa degli articoli comparsi su giovanniarmanini.com: l’impegno è di riuscire a scrivere un pezzo al giorno.
La seconda parte invece sarà lo sviluppo più approfondito di un tema del momento. In genere quello che dà il titolo alla newsletter stessa.
Chiuderò al solito con un outro: un ulteriore tema - riflessione di chiusura del numero.
Potete sempre farmi sapere cosa ne pensate scrivendomi nei commenti. Se vi piace il nuovo format, a partire da questo numero o se eventualmente vorreste leggere qualcosa di diverso. Ma anche suggerire temi che vi stanno a cuore.
Questa settimana
1. “Non è uno sport per signorine”
Domenica (19 ottobre 2024) sono stato alla Willy Brandt House (la sede del partito Socialdemocratico tedesco a Berlino) a vedere l’esposizione dei migliori scatti che hanno dato vita al Sony World Photography award di quest’anno.
Tra le cose più interessanti viste, la più rilevante per questa newsletter è la serie dedicata a Kelsie Withmore, la prima donna professionista in una lega sportiva maschile che gioca per Staten Island FerryHawks nella Athlantic Professional League di baseball.
Ne ho scritto su giovanniarmanini.com
2. I bordocampisti mentono?
Il bordocampista è quella figura giornalistica rappresentata da coloro che vengono piazzati vicino alle panchine e durante una partita di calcio, in collegamento con i commentatori, cercano di aggiungere qualcosa in presa diretta raccontando quello che riescono a carpire dall’atteggiamento e dalle parole di allenatori, calciatori e collaboratori, sull’andamento della partita.
Una bordocampista americana (di Football Americano) recentemente ha detto di essersi inventata i racconti dell’intervallo. Minando la credibilità di una figura giornalistica.
3. L’accordo FIFA - Aramco
Il Times di Londra scrive che la FIFA è pronta a concludere un lucroso accordo di sponsorizzazione con il gigante petrolifero statale dell’Arabia Saudita Aramco.
Il contratto che durerà fino al 2034, lo stesso anno in cui si prevede che l’Arabia Saudita ospiterà la Coppa del Mondo maschile (è l’unica candidata rimasta). A quel punto, si prevede che l’accordo varrà fino a 100 milioni di dollari all’anno.
4. MLS, audience record
A fine 2022 scrivevo che l’accordo MLS - Apple (250 milioni per 10 anni, con accesso garantito in tutto il mondo da una sola emittente) era la notizia più importante di sport business dell’anno (l’ho anche spiegato in questo video).
Mentre ci apprestiamo a chiudere il 2023, quindi, non possiamo che considerare un successo annunciato la notizia (che proviene dalla stessa MLS) secondo la quale le partite più importanti starebbero registrando un pubblico di oltre un milione di spettatori.
L’accordo, va ricordato, è stato potenziato in corso d’opera dall’arrivo di Lionel Messi.
Le stime parlavando di 1 milione di abbonamenti sottoscritti al servizio a fine luglio. Il 9 dicembre si giocherà la finale playoff che a questo punto potrebbe diventare la partita di MLS più vista di sempre.
5. Tiger Woods rinvia la TGL
Nelle settimane scorse vi avevo parlato della nuova Golf League promossa da Tiger Woods e diversi altri campioni. Una lega totalmente virtuale, in una arena indoor capace di attrarre migliaia di spettatori. Ebbene, per vari sopraggiunti problemi, il lancio è stato rinviato al 2025.
6. Visit Rwanda
L’Arsenal è al centro di un caso politico-legale collegato alla sua sponsorizzazione del brand turistico del Ruanda. Il tema riprende i noti dibattiti su sport e diritti umani che un anno fa tenevano banco per il mondiale in Qatar ed oggi sembrano essersi spostati sull’Arabia Saudita.
Ne ho scritto su giovanniarmanini.com
Diritti tv, un’analisi
La Premier League sogna, la Liga spera, la Bundesliga arranca, la Ligue1 vede il baratro. L’Italia si divide.
Mi pare he questa didascalia riassuma bene la situazione del mercato dei diritti tv in tutta Europa. Con un comune denominatore: nessuno gode di buona salute.
In settimana SportsProMedia ha dedicato una ampia analisi ai 5 campionati più forti d’Europa. Per dirci qualcosa che in sostanza sappiamo già: il ciclo economico di crescita del valore mediatico dei campionati è giunto al termine e tutti, chi più chi meno, devono coniugare le necessità imminenti (incassare) con le opportunità future.
Premier League
Anche Richard Scudamore (all’epoca Ceo della Premier League) si disse stupito quando il ciclo 2016-2019 dei diritti tv del campionato inglese fece registrare un +70% del valore.
Il grafico qui sopra tuttavia mostra in modo chiaro che quella fu una crescita marcata e immediata senza un seguito.
Certo, in virtù di quel risultato i club inglesi oggi giocano in un mercato a parte, ma quanto accaduto dopo impone una riflessione per mettere nella giusta ottica congiunturale il valore dei campionati nazionali di calcio in tutta Europa.
Il rinnovo successivo vide un leggero calo del valore. Per questo con lo scoppio della pandemia la Premier decise di proporre immediatamente l’allungamento dell’accordo anche per il 2022/2025 concentrandosi sui diritti internazionali. Che infatti a quel punto hanno superato quelli nazionali.
Ora la Premier League - che riapre alle trattative per la prima volta dal 2019 - ha una sola carta da giocarsi, quella di aumentare le partite trasmesse su territorio nazionale. Da 200 a stagione a 270.
Un aumento che nel 2019 (quando si passò da 167 a 200) non garantì più introiti.
Oltre a questo sono stati allungati i termini, da 3 a 5 anni (il ciclo durerà dal 2025 al 2029) e sono stati ridotti i pacchetti: da 7 a 5 (che offrono ciascuno da 42 a 65 partite).
Allo stato attuale, Sky Sports ha la fetta più grande di partite dal vivo con 128 a stagione, mentre TNT Sports (ex BT Sport) e Amazon Prime Video mostrano rispettivamente 52 e 20 partite. Si prevede che tutti e tre gli operatori storici rimangano in gara, con la speranza che DAZN entri nella mischia, mentre Apple sembra essersi chiamata fuori.
Liga
I diritti del campionato spagnolo valgono 4,95 miliardi di euro dal 2022 fino a fine 2027.
Decisiva l’offerta che venne fatta da DAZN che si è alleata con Telefónica Movistar. L’accordo consente ad entrambe le emittenti di trasmettere cinque partite della Liga per turno, ad eccezione di tre giornate intere a stagione, che Movistar trasmette in esclusiva.
Successivamente Movistar ha ottenuto la sublicenza sulle partite di DAZN.
Un accordo che ha visto le entrate annuali sui diritti nazionali aumentare da 980 milioni di euro a 990 milioni di euro a stagione. Sostanzialmente una conferma del valore.
La storia dell’alleanza DAZN - Movistar ci dice che - un po’ come accaduto in Italia - a dare un piccolo aumento al valore della Liga è stato soprattutto l’appetito del nuovo player (DAZN) ma che il prossimo ciclo potrebbe incontrare gli stessi problemi incontrati dalla nostra Serie A.
Bundesliga
Il prossimo ciclo di diritti nazionali della Bundesliga prenderà il via dalla stagione 2025/26. La parte del leone dei diritti spetta attualmente a Sky e DAZN fino alla fine della stagione 2024/25, in un accordo quadriennale del valore medio di circa 1,1 miliardi di euro a stagione, pari a 4,4 miliardi di euro in totale.
Si tratta di una cifra leggermente inferiore ai 4,64 miliardi di euro guadagnati in precedenza dalla massima serie tedesca da Sky, Eurosport e ARD.
La Bundesliga aveva incassato nel ciclo 2017-2021 un aumento dell’85%.
Anche qui l’intervento di DAZN diede vitalità a un mercato che tutti sapevano fosse ampiamente sottovalutato rispetto alla dimensione economica dei consumi nel Paese interessato. E successivamente la presenza della piattaforma streaming è servita a mantenere le posizioni.
L’ultimo accordo prevede che Sky trasmetta 200 partite del sabato a stagione, mentre DAZN trasmette 106 partite il venerdì e la domenica. L'emittente in chiaro (FTA) ProSiebenSat.1 ha anche un pacchetto di diritti live di nove partite in diretta a stagione.
La miglior ipotesi per il prossimo ciclo è quello di una conferma dei valori.
Serie A
Il prossimo contratto quinquennale avrà inizio a partire dal 2024/25 e, secondo quanto riferito, avrà un valore complessivo di 4,5 miliardi di euro (4,8 miliardi di dollari), con DAZN che offrirà alla lega un minimo garantito di circa 700 milioni di euro (749 milioni di dollari) a stagione, mentre Sky lo farà pagare circa 200 milioni di euro (214 milioni di dollari) a stagione.
DAZN trasmetterà in esclusiva sette partite di Serie A ogni settimana, pari a 266 su 380 partite a stagione. Le restanti tre partite settimanali verranno trasmesse sia da DAZN che da Sky, per un totale di 114 partite a stagione.
L’accordo esistente della Serie A con DAZN vale 2,5 miliardi di euro (2,7 miliardi di dollari) dal 2021 al 2024, con il pacchetto di Sky del valore di circa 262,5 milioni di euro (280,9 milioni di dollari) in tre anni. I funzionari della Lega hanno affermato che i nuovi accordi potrebbero eguagliare o addirittura superare il valore di quelli attuali includendo alcune componenti variabili.
I club, tuttavia, guadagneranno meno dei 900 milioni di euro annuali (963 milioni di dollari) nei primi due anni dell’accordo, con la quota che aumenterà dal terzo al quinto anno.
Ne ho parlato in questa mia analisi sul mio blog alla quale - permettetemi la rivendicazione - hanno fatto seguito solo conferme e ulteriori analisi confermative di diversi giornali italiani tra cui Repubblica.
Non tutti i club si sono detti contenti. Il proprietario del Napoli Aurelio De Laurentiis è stato il più esplicito, definendo l’ultimo accordo “una sconfitta totale per il calcio italiano”.
De Laurentiis preferiva - almeno a parole - il rischio del varo di una piattaforma proprietaria. Il famigerato “Canale di Lega”. Ma nessun analista specializzato ritiene, al momento, che questa scelta possa realmente rivelarsi vincente per un campionato nazionale.
La realtà è che in mancanza di nuovi player ovunque si gioca al ribasso.
Ligue 1
Il ciclo dei diritti dal 2024 al 2029 della Ligue 1 è stato aperto a settembre quando Canal+ ha annunciato che non avrebbe partecipato.
La massima serie francese risente ancora degli effetti del fallimento del suo accordo quadriennale con Mediapro. L'agenzia spagnola avrebbe dovuto pagare alla Professional Football League (LFP) 814 milioni di euro a stagione fino al 2024, ma ha interrotto l'accordo a pochi mesi dall'inizio della partnership.
Amazon si è assicurata la maggior parte dei diritti nazionali della lega dal 2021/22 al 2023/24 a un prezzo ridotto, Canal+ ha minacciato di boicottare il suo accordo prima che un tentativo di rescindere il suo accordo di sublicenza fosse sconfitto in tribunale.
Evidentemente Vivendi ritiene che la Ligue 1 abbia chiesto troppo nella sua ultima gara. La LFP aveva fissato prezzi di riserva di 530 milioni di euro e 270 milioni di euro per i due principali pacchetti live del campionato (di fatto lo stesso prezzo del ciclo precedente, differenze minime: +10 e +5 milioni di euro).
Al momento, Amazon trasmette otto partite di Ligue 1 a settimana, mentre Canal+ trasmette due partite attraverso un accordo di sublicenza con BeIN Sports. Amazon sborserà 275 milioni di euro (294 milioni di dollari) a stagione, mentre Canal+ paga a BeIN Sports 330 milioni di euro (353 milioni di dollari).
Nel frattempo DAZN ha lanciato il suo servizio francese grazie a un accordo di distribuzione con Canal+ (due partite settimanali).
E la non partecipazione di Canal+ rappresenta il vero nodo: cosa succede in un paese se il broadcaster storico si ritira?
Amazon e DAZN potrebbero farsi avanti, ma la LFP ha annullato l’asta per i diritti il mese scorso dopo offerte insoddisfacenti.
Al momento l’unica soluzione in grado di salvare capra e cavoli sarebbe un ritorno sulla scena di Canal+. Magari in collaborazione con DAZN (simile al modello spagnolo DAZN - Movistar).
La realtà tuttavia ci dice che il campionato francese rimane un mondo a parte rispetto agli altri quattro, sia per la propria costituency sportiva (è un campionato di formazione di talenti che vende molto presto) che per il proprio valore economico (che senza il Psg sarebbe molto più vicino a quello di Belgio, Olanda, Portogallo che non dell’Italia, per dire).
Conclusione
Ovunque assistiamo ad una fase statica del mercato dei diritti tv. I valori sono di fatto invariati dalla fine dello scorso decennio, quando fu la comparsa delle piattaforme streaming (DAZN in primis) a dare un impulso concorrenziale.
Tuttavia, laddove (come successo in Italia con Sky) i broadcaster storici (tipo Canal+ in Francia) scoprono che si può vivere senza calcio (al netto di sacrifici iniziali e tagli necessari), l’impressione è che poi nessuno rimpianga il mancato investimento.
E questo è ciò che le leghe temono di più: un futuro di trattative al ribasso, già peraltro inaugurato in Italia e Francia, senza argomenti veri da mettere sul tavolo per tornare a crescere come successo nei decenni scorsi.
Outro
Parlando per un attimo di calcio giocato, questo fine settimana riprendono i campionati nazionali, dopo una pausa nazionali che come al solito lascia in eredità l'ennesimo stillicidio di infortuni gravi e gravissimi.
Ma nessuno sembra interessarsi ad una situazione peggiorata dopo il Mondiale in Qatar (che come dice uno studio si era aggravata subito prima del torneo) e figlia di calendari sempre più folli.
Ne ho scritto su giovanniarmanini.com rilanciando quello che è uno dei temi portanti di questa newsletter: il futuro del calcio e la necessità di riequilibrare i rapporti di forza tra gli attori in causa.
I calciatori, i club, le leghe, le federazioni. Non se ne esce. Se lasciamo tutto in mano a chi (le federazioni) non paga le conseguenze (infortuni) delle proprie azioni, la salute dei calciatori (e lo spettacolo conseguente) sarà sempre la cenerentola delle priorità.
E non è un bel vedere.