[41] Sport e futuro, riflettori sull'Unione Europea
Il Parlamento Ue ha votato a favore della rimozione del geoblocking. Confini e tempi ancora incerti, ma la porta è aperta e la strada tracciata, il futuro anche per lo sport dovrà essere ripensato
Berlino, 17 dicembre 2023
Due settimane fa la Premier League ha firmato il nuovo accordo sui diritti tv e dopo l’annuncio sono arrivate alcune analisi che vale la pena riprendere.
Ne avevo scritto ampiamente anche io, su giovanniarmanini.com
Tra gli altri ne ha parlato Luigi De Siervo (CF), amministratore delegato della Lega Serie A, che senza mezzi termini ha detto che in realtà quel 4% in più è una sconfitta perché nel pacchetto ci sono 70 partite in più e di fatto la partita media di Premier League è stata venduta a meno.
Non una novità, in realtà: la diminuzione del valore medio a partita già era successa nel precedente accordo del 2018, poi prorogato in pandemia.
Per questo suona quasi come risposta a De Siervo l’analisi di Sports Pro Media, che confermando il dato commenta:
In questo contesto, la lega e le sue squadre non saranno troppo preoccupate per un costo per partita inferiore, dato l’aumento complessivo del valore dell’accordo. Tuttavia, il fatto che la Premier League abbia dovuto aumentare l’offerta di partite per raggiungere questa crescita solleva la questione di cosa potrà fare di più in futuro.
Dal 2025 ci saranno solo 110 partite non trasmesse in diretta dalla televisione britannica. Ciò aumenta la prospettiva che tutti i 380 match vengano offerti alle emittenti tra quattro anni, in fasce orarie dedicate o a scapito del blackout delle 15:00.
Una volta esaurita tale offerta, la Premier League dovrà trovare altri modi per aumentare le proprie entrate mediatiche – o sperare che il panorama televisivo e tecnologico si sia evoluto sufficientemente da giustificare esborsi ancora maggiori per lo sport premium.
Non è un caso, del resto, se la Premier League sta difendendo il divieto di trasmettere partite alle 3 del pomeriggio dal tentativo della WLS (il campionato femminile) di aprirsi uno spazio (SportsPro). La Football Association si sarebbe detta favorevole, ma i campionati maschili si stanno opponendo.
Quel che manca, piuttosto, alle parole di De Siervo è la ricaduta italiana. Ovvero: se questo è lo scenario, come si attrezza la Serie A per non farsi trovare impreparata al prossimo appuntamento?
Ad esempio, c’è un tema sul quale secondo me bisogna essere chiari ed è quello dei calendari. Perché il campionato di calcio che al mondo incassa di più dalle tv è anche quello che trasmette meno partite?
In sostanza, per cosa pagano le tv? Per aver tante partite o per avere tanti eventi (ovvero partite di valore superiore)? E la Serie A come sta assecondando questa tendenza?
E una volta risposto a queste domande, perché la revisione dei format, la riduzione del numero di squadre in Serie A, la riunificazione con la Serie B (modello tedesco) sotto una lega unica, la revisione della piramide del calcio italiano, non diventano il vero tema centrale e di prospettiva su cui lavorare?
Perchè va bene l’analisi, va bene il realismo, ma poi ognuno deve anche ricordarsi del ruolo che ha, e dire cose vere impone poi azioni consequenziali.
Perché ho la terribile impressione che anche questa volta arriveremo alle scadenze facendoci trovare impreparati?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Buona lettura
Giovanni
Questa settimana
1. I trend del 2024
Un classicone di fine anno, ma l’analisi di IMG merita di essere letta. Ne ho scritto su giovanniarmanini.com, in sintesi:
stadi intelligenti
monetizzazione digitale dello sport femminile
intelligenza artificiale
Web 3.0
2. La MLS cresce ancora
Continuano a crescere gli sponsor di maglia in MLS: le squadre hanno registrato un incrementeo del 15% a 587 milioni di dollari per il 2023. La lega ha visto un aumento (numerico) degli accordi del 16% e più della metà dei club ha registrato aumenti a doppia cifra. (SportsPro)
3. Il tennis verso la rivoluzione
Il tennis è tra gli sport più popolari e conservatori al mondo. Negli ultimi anni ha resistito al cambiamento, ma presto potrebbe essere investito da una vera e propria rivoluzione. Gli interessi Sauditi bussano alla porta, mentre i grandi tornei pensano a nuovi circuiti tipo Formula 1 e Netflix investe a modo suo in eventi e storytelling. (giovanniarmanini.com)
4. La Bundesliga ha aperto ai fondi
Come anticipato la settimana scorsa (qui) la Bundesliga ha aperto ai fondi. Dopo la Liga spagnola (e il passo indietro che invece ha fatto la Serie A), l'investimento apre una nuova era nel calcio tedesco. (giovanniarmanini.com)
Sport e futuro, riflettori sull’UE
Giovedi 13 dicembre il voto sul geoblocking, una settimana prima le nuove norme sull’Intelligenza Artificiale, il 21 dicembre il verdetto sulla Superlega. I primi due dal Parlamento UE, il terzo dalla Corte di Giustizia.
Quando si parla di futuro diventa sempre più centrale il ruolo dell’Unione Europea.
Ce ne accorgiamo in questi giorni in particolare nel mondo sportivo.
L’AI che verrà
Di intelligenza artificiale e sport avevo già parlato una settimana fa in questa newsletter, qui mi limito quindi a offrirvi alcuni spunti ulteriori, se il tema è di vostro interesse.
Innanzitutto per capire cosa si è votato, ma soprattutto per analizzare uno scenario in cui - come scrive il New York Times - la tecnologia è più veloce della politica. Con riflessi conseguenti che possiamo immaginare.
Interessante infine leggere l’approfondimento di Laura Turini su Appunti di Stefano Feltri che ha messo in parallelo la disciplina UE e quella cinese (varata quest’estate), con naturali differenze legate alla natura (ed alla gestione) del potere nell’Unione e in Cina.
Che potremmo sintetizzare banalmente come persona contro partito, la prima al centro dell’Ue e la seconda delle politiche cinesi. Giusto per ricordarci sempre qual’è l’orizzonte ideale entro il quale si muove il legislatore europeo (e che non è sempre così, nel mondo).
Geoblocking addio
E del resto questa stessa logica ha ispirato il voto sul geoblocking al Parlamento europeo, dove giovedì 13 l’assemblea ha detto sì alla volontà di rimuovere i blocchi geografici per i servizi di streaming incentrati su film, serie tv e la trasmissione di eventi sportivi in diretta.
I riflessi immediati sono praticamente nulli, questo è vero, ma la strada è tracciata.
Il punto è tutto a favore dei consumatori, ovvero dei tifosi. Facciamo un esempio extra calcio per capirci.
Io seguo la pallamano tedesca e pago 15 euro al mese la piattaforma Dyn Media per vedere le partite, perché vivo in Germania. In Italia invece lo stesso prodotto mi costerebbe 3 euro.
Se in qualche modo riesco a violare questo blocco posso incorrere in qualche problema legale.
Le ragioni delle emittenti sono presto spiegate: lo stesso diritto di trasmissione ha un costo molto più alto in Germania rispetto all’Italia. Vale soprattutto per il calcio: ad esempio sul territorio italiano i diritti tv della Serie A valgono 900 milioni, nel resto del mondo grosso modo un quarto.
La domanda quindi è semplice: perché io utente devo avere diversi prezzi per la partita in base a dove mi trovo?
Facile immaginare che in futuro non sarà più così. Al momento cambia di fatto nulla, ma la strada è tracciata.
Per saperne di più mi pare che questo articolo di Calcio e Finanza sia quello che meglio spiega la portata del voto di giovedì 13 dicembre e gli effetti reali del provvedimento.
E la Superlega?
Proviamo a leggere nella sfera di cristallo e capire cosa potrebbe invece uscire giovedì 21 dicembre dal pronunciamento della Corte di Giustizia UE in risposta al ricorso di un tribunale spagnolo che chiede in sostanza se il potere dell’Uefa sul calcio europeo (che è al contempo ente regolatore del gioco e organizzatore di competizioni) non rappresenti un monopolio di fatto.
Il 15 dicembre scorso l’avvocatura disse che no, l’Uefa non ha un monopolio, che il suo ordinamento è coerente al suo interno. Ma che la stessa Uefa deve essere più chiara sulle regole di ingaggio, e quindi anche sulla possibilità che qualcuno si chiami fuori dalle sue competizioni per fondarne di nuove.
Un pronunciamento che venne celebrato come trionfo Uefa, ma che nasconde un terreno scivoloso.
Giovedì in molti si aspettano un pronunciamento molto più forte, sui principi, come lo fu per Jean-Marc Bosman nel 1995, con una vittoria netta dopo un pronunciamento diverso da parte dell’avvocatura.
Fatico a pensare che in qualche modo la CGUE non finisca per affermare con forza che le imprese (anche sportive) sono libere di operare e di organizzarsi al di fuori degli enti federali.
Da capire saranno - come nel caso del geoblocking - i tempi di questa rivoluzione e soprattutto il percorso tortuoso che potrebbe intercorrere fino al varo di nuovi tornei.
Di mezzo ci saranno tanta politica, ma anche tanti interessi economici.
Sono portato a pensare ad esempio che i prossimi 3 anni di Champions league (2024/25, 25/26. 26/27) con contratti tv già in essere siano quasi inattaccabili. Ma da lì in avanti tutto è possibile.
Non resta che attendere. Ancora una volta sarà l’Europa ad influire sul futuro, in uno scenario sempre più chiaro in cui le vecchie istituzioni (parlo qui di federazioni ma anche di politica e stati tout court) esercitano una forza - prevalentemente dialettica - spesso critica e contraria, ma che alla prova dei fatti è più dannosa che benefica sia per se stesse (basterebbe ripassare quanto accaduto in pandemia) che per i cittadini che devono rappresentare e tutelare.
Outro
Fubolitix vi saluta per una settimana. L’ultimo numero dell’anno uscirà sabato 30 dicembre.
Certo, tra una settimana ci sarà il verdetto sulla Superlega, ma preferisco prendermi il giusto tempo di riflessione per offrirvi qualcosa di ragionato e non frettoloso in uscita in giorni che giustamente dedicherete a brindisi e panettoni.
Ci rivediamo quindi per uno speciale numero di fine anno, in cui ci racconteremo come è andata la vicenda Superlega alla CGUE e guarderemo soprattutto all’anno che verrà.
A presto.
Giovanni