[52] Dai dati alle decisioni: evoluzione della match analysis
L'Intelligenza Artificiale sta facendo fare il salto di qualità: non solo dati da interpretare, ora i sistemi suggeriscono soluzioni. Benvenuti nell'epoca del decision making.
Sono sempre piuttosto irritato quando leggo articoli, anche di giornali sportivi che dovrebbero conoscere la storia e raccontarla per bene, sull’utilizzo di dati, o in generale di supporti scientifici nel calcio come se si trattasse di qualcosa di nuovo.
Il tono è di quelli che ti stanno raccontando l’ultima scoperta, che in realtà tale è solo per chi scrive e alcuni distratti lettori.
Peraltro il 99% di questi cita Moneyball a sproposito, come fosse una storia dell’altro ieri (invece il libro ha 21 anni e il film 13), omettendo che nel frattempo il club protagonista è finito a Las Vegas (e i tifosi non sono felicissimi). Non un successone insomma.
La storia della rilevazione dati in forma digitale nel calcio in realtà ha ormai più di 30 anni, risale all’inizio degli anni ‘90 e, per quanto mi è dato sapere, è iniziata in Italia.
Fu un giovane preparatore atletico del Pisa di Mircea Lucescu, Adriano Bacconi, ad elaborare il primo sistema di rilevazione dati legata al calcio, grazie al supporto di Leonardo Grilli, un programmatore di Cesena conosciuto grazie a Aldo Dolcetti (che negli ultimi anni è stato collaboratore tecnico di Max Allegri alla Juventus).
Nel 1994 Bacconi - che nel frattempo era passato a Brescia col tecnico romeno ed aveva aperto un piccolo laboratorio in via Privata de Vitalis per creare un’azienda - era al seguito della nazionale italiana negli USA per lavorare al fianco di Arrigo Sacchi con questo sistema che ai tempi sì era del tutto sconosciuto. Non vinse il mondiale, come sappiamo, ma si rifarà nel 2006 collaborando con lo staff di Marcello Lippi.
Con Adriano, peraltro, ho avuto il piacere di lavorare tra il 2001 e il 2003 - dopo Euro 2000 l’azienda era stata acquistata dalla Panini - quando mi prese alla DigitalSoccer Project.
Leggevo gli articoli della DSP su Il Nuovo Calcio e fui sorpreso nello scoprire che avevano sede a Gussago, vicino a Brescia, quindi mi candidai immediatamente.
DSP nel frattempo lavorava con una ventina di club italiani come clienti e non solo: tra gli esteri c’era il Valencia di Rafa Benitez vincitore della Liga spagnola 01/02 e due volte finalista in Champions League, che si avvaleva dei nostri servizi dati e video perché ai tempi nessuno faceva qualcosa di simile.
Questi fatti ci confermano una cosa che già sappiamo: in Italia siamo bravissimi quando si tratta di cimentarsi con l’artigianato creativo, anche informatico. Un po’ meno quando si tratta di fare grandi aziende.
Tra le esperienze italiche che conosco c’é Sics, da cui viene Antonio Gagliardi, storico match analyst della nazionale italiana nell’ultimo decennio.
Un’iniziativa recente è quella di Soccerment, che ha fatto il salto culturale: oggi i dati li producono in tantissimi al mondo, l’azienda guidata da Aldo Comi si concentra sugli indici, recentemente ha fatto un grosso lavoro sul clustering (semplificando la definizione dei ruoli dei giocatori in base a dati, posizioni e movimenti).
Un esempio di industrializzazione del settore in Italia é Wyscout, che ha avuto successo anche commerciale, ha creato un incubatore di startup (Wylab) ma ad oggi mi pare scontare la lentezza di un mercato dei capitali strutturalmente poco propenso a rischiare.
Su quest’ultimo tema seguo una newsletter che mi aggiorna su tutte le startup finanziate di settimana in settimana (non solo sport, naturalmente), e paragonare l’Italia al resto d’Europa sul tema è semplicemente imbarazzante.
L’altro problema con cui mi scontrai anni dopo (nel 2018) quando collaborai con Rezzil, è la pressoché totale assenza in Italia (parlo di club ma anche di aziende tout cour) di una vera cultura di ricerca e sviluppo.
Declinata nel mondo del calcio significa la propensione ad acquisire strumenti e collaborare con istituti di ricerca (anche finanziandoli) semplicemente per creare all’interno dell’azienda (club) una conoscenza consapevole, in grado di implementare quanto prima strumenti e processi che vadano a migliorare il lavoro, renderlo più efficiente ed anche più economico.
A Rezzil ad esempio calcolavamo la riduzione dei tempi di recupero dagli infortuni attraverso l’utilizzo della realtà virtuale, che significavano anche un sostanziale risparmio di stipendio su giocatori inutilizzabili perché fermi ai box.
Questa premessa mi serve per raccontare che in settimana sono emerse alcune storie molto interessanti di utilizzo della tecnologia.
La prima è che nel frattempo a investire in Rezzil è stata la stessa Premier League, l’annuncio è di pochi giorni fa.
La parte più consistente invece riguarda il Liverpool, che sta utilizzando un sistema di Intelligenza Artificiale in grado di analizzare i calci piazzati e suggerire le soluzioni tattiche con più probabilità di aver successo.
A quanto pare in questa specifica applicazione l’AI risulta essere migliore dell’intelligenza umana nel 90% dei casi.
Il club è stato protagonista negli ultimi anni di una rivoluzione interna, soprattutto in tema di recruiting dei giocatori con un massiccio utilizzo dell’analisi dati (ne ha scritto tra gli altri Aldo Comi mesi fa nella sua newsletter).
Un’altra collaborazione, stavolta con Zone7, permette allo staff tecnico di Jürgen Klopp di sfruttare gli algoritmi più all’avanguardia per rilevare il rischio di lesioni e raccomandare azioni preventive per evitare infortuni.
Il recente ritorno di Mark Edwards (che aveva lasciato a fine 2022) nel ruolo di direttore sportivo del club, contestualmente all’addio di Jurgen Klopp (che venne scelto proprio da Edwards), ha riportato l’attenzione proprio sulle metodologie utilizzate dal diesse e fortemente supportate dal gruppo Fenway, sin dai tempi di Daniel Comolli, l’ex ceo che i rumors danno come possibile prossimo dirigente del Milan.
Infine un’altra azienda, Genius Sport, sta massicciamente investando per portare l’AI nella produzione di contenuto ad uso e consumo del tifoso per un’esperienza partita sempre più personalizzata. Qualcosa di simile sta accadendo pure nel golf.
Tra le applicazioni immediatamente più comprensibili c’è quello che la MLS col supporto di Apple sta facendo: traducendo in tempo reale le telecronache delle partite.
E su questo punto aggiungo una nota personale: é sempre incredibilmente interessante notare come nel momento in cui più tecnologia diviene disponibile, le persone tornino a dare valore all’evento fisico in presenza, come dicono tra gli altri i numeri del riempimento stadi negli ultimi due anni.
Questa settimana Calcio Futuro, la newsletter di Rivista Undici curata da Alessandro Cappelli, ha dedicato all’intreccio tra calcio e scienza un numero approfondito in cui infine dice secondo me due cose fondamentali da fissare nella mente:
il valore economico:
La data science ha contribuito all’evoluzione del gioco e dell’intera industria calcistica. In campo, lo studio dei dati e gli strumenti più innovativi hanno marginalizzato le soluzioni meno convenienti, come i tiri da oltre 25 metri, in favore di quelle più remunerative. Fuori dal campo, le scelte dei club sempre più spesso sono guidate da nuovi software che accompagnano presidenti e dirigenti nel calciomercato e in ogni altro investimento societario.
l’evoluzione, che Cappelli sintetizza dicendo che: “Sarà sempre più importante allenare il decision making”.
L’esempio del Liverpool, che vuole essere una specie di benchmark, è utile per individuare un approccio in cui a fare la differenza è soprattutto la fiducia riposta nella tecnologia, l’idea che l’intelligenza della macchina possa suggerire soluzioni nuove, diverse, e che in futuro potranno diventare sempre più remunerative, ma anche rapide, quindi sempre più efficienti e sempre più utili in allenamento e poi nella frenesia di una partita ufficiale.
E qui torniamo all’inizio della storia, perché Adriano Bacconi nel frattempo non è più un giovane preparatore atletico, nella vita ha fatto molte cose, e la sua ultima creatura aziendale si chiama Math and Sport ed ha realizzato IM Coach, un sistema già disponibile a tutte le squadre italiane dal 2020, che durante le partite avverte lo staff tecnico su quello che sta accadendo in campo grazie all’analisi dati in tempo reale.
Ed eccoci quindi arrivati anche qui al decision making.
Conclusioni personali.
Sarebbe, ancora una volta, sbagliato dire che in Italia non si fa nulla in questo senso e che gli altri “sono avanti anni luce” come spesso dice il tifoso scettico e poco informato.
La realtà è forse un’altra e io la percepisco così: in Italia manca una cultura dell’innovazione diffusa ed accanto agli innovatori per vocazione continua a persistere un mondo non solo metodologicamente conservatore ma soprattutto aziendalmente poco aperto all’investimento ed alla ricerca, e per questo poco portato a raccontare quanto di buono viene fatto per migliorare prodotti e processi, anche in un’ottica di risparmio economico.
Ed è un peccato, perché quando ci mettiamo la testa siamo i migliori di tutti.
Questa settimana
Sul mio canale Youtube ho parlato di:
Miniserie sul caso Milan - Redbird: la cessione del club, la vicenda giudiziaria, la giustizia sportiva
Perchè la Bundesliga è in utile e la Serie A in profondo rosso? (1 e 2)
Coppa Italia, un’eccellenza italiana di cui troppi parlano a sproposito… anche perché sono tutti bravi a parlare di FA Cup, ma poi anche un Fiorentina - Atalanta di semifinale in Italia non lo guarda nessuno.
90 minuti di calcio sono noiosi? Divagazione su produzione e postproduzione
L’IFAB vuol cambiare la regola del fuorigioco
Due cose su cui non sono d’accordo con Max Allegri
Gli accordi della federazione tedesca di calcio
Nei giorni scorsi si è parlato tantissimo dell’accordo tra DFB, la federcalcio tedesca, e Nike, che interrompe la storica partnership con Adidas. Mi ha stupito la tempistica: l’intesa è stata annunciata 3 anni prima della scadenza, che avverrà nel 2027. Non ho certezze sul perché si sia deciso così, ma siccome a pensare male a volte ci si prende, ho unito i puntini e mi sono chiesto se un ruolo non ce l’abbia anche la necessità di fare meno rumore possibile rispetto all’intesa con TikTok a proposito della quale la Bild e altre testate hanno sollevato dubbi legati alla sicurezza informatica dei dati di molti cittadini tedeschi.
Intanto l’Arabia Saudita…
…ha comprato le Finals WTA (tennis femminle) per i prossimi tre anni. Il nuovo accordo prevede che il torneo di quest'anno offra un montepremi record di 15,25 milioni di dollari.
Premier vendesi
Dopo Liverpool e Manchester United anche il Tottenham Hotspurs sembra pronto a vendere quote. E come nei due casi precedenti il trend confermato è quello di vendere pacchetti di minoranza. Lo ha confermato lo stesso ceo Daniel Levy: “siamo in trattativa con i potenziali investitori, il club della Premier League ha bisogno di un aumento significativo della base azionaria per sfruttare il proprio potenziale a lungo termine”.
Financial fair play in crisi?
Dopo le ultime violazioni del fair play finanziario la Premier League starebbe pensando ad una luxury tax (che sostanzialmente è una multa, ma detto così è molto più cool). Le pesanti penalità inflitte a Everton e Nottingham Forest a cui ha fatto seguito un mercato di gennaio in cui i club hanno speso poco per non rischiare sanzioni hanno portato molti dirigenti a ritenere che le regole non siano adatte allo scopo prefissato. Ma va? Chi l’avrebbe mai detto…
Una cosa che ho capito della cultura inglese quando vivevo in Inghilterra è che quando un reato diventa troppo comune gli inglesi gli cambiano nome, oppure lo depenalizzano. Il che non è per forza un male, anzi. Però mi fa sempre sorridere il loro senso della legalità.
Aucap Juve
Si è concluso l’aumento di capitale della Juventus. È stato infatti sottoscritto il 100% delle nuove azioni a seguito dell’offerta in borsa dei diritti inoptati, come reso noto dal club bianconero, per un controvalore complessivo di 199,9 milioni di euro. Al tema dedicherò un video approfondito su Youtube questa settimana.
Napoli (1)
Calcioefinanza attraverso l’analisi di Fabrizio Vettosi, managing director di Vsl Club Spa Investment & Advisory, ha esaminato in maniera accurata la storia economica del Napoli dal 2004 ad oggi, ovvero gli anni dell’era De Laurentiis, in cui i partenopei sono passati dalla Serie C allo storico terzo scudetto del club.
Napoli (2)
Il Fatto Quotidiano ha raccontato la versione di Aurelio De Laurentiis sull’affare Osimehn (qui in sintesi la vicenda per chi non la conoscesse). Durante l’interrogatorio il presidente avrebbe raccontato nel dettaglio le dinamiche di quell’operazione, partendo da come si sia arrivati a certe valutazioni dei giovani. Ha poi sottolineato come la trattativa fosse puramente sportiva e quindi condotta praticamente per intero dall’allora diesse Cristiano Giuntoli, che tuttavia non è tra gli indagati visto che non aveva potere di firma. Oltre a De Laurentiis sono indagati a Roma tutti i membri del CdA di allora (i figli Edoardo e Valentina, la moglie Jacqueline e Andrea Chiavelli) e il Napoli stesso. Stay tuned.
Scommesse
Nel numero di fine marzo di Linee, la newsletter di Matteo Serra, l’autore fotografa benissimo la situazione del gambling nello sport:
Lo sport è contro le scommesse, ma nei fatti non può e non vuole farne a meno. Una nuova decisione della NBA dimostra ancora una volta quanto le Leghe sportive in giro per il mondo non possano rinunciare ai soldi delle agenzie di scommesse.
Outro
Giovedì sera Chelsea e Manchester United hanno dato vita ad una delle partite più pazze della Premier League di questa stagione.
Avanti 2-0 dopo 20’ il Chelsea si è fatto rimontare. Bruno Fernandes ha pareggiato al 39’ e Garnacho ha riportato avanti i Red Devils nella ripresa.
Al 99’18” (già oltre gli 8’ di recupero concessi) la partita stava sempre sul 2-3, mentre al 100’46” il Chelsea ha chiuso vincendo per 4-3.
La cosa mi ha portato ad una divagazione sul tema - come spesso mi capita, e lo sapete - ovvero a riflettere su un aspetto regolamentare.
Come è possibile che nel 2024 uno sport che muove miliardi come il calcio sia ancorato a regole assurde tra cui, in particolare:
il fatto che non esista di fatto un tempo predefinito ma ogni partita ha una durata variabile a cui viene aggiunto un tempo di recupero assegnato in modo molto arbitrario per cui alla fine le partite durano dai 40 ai 60 minuti circa di tempo effettivo e dai 90 ai 100 ed oltre di tempo cronometrico.
il fatto (questo secondo me è davvero inspiegabile) che le misure del campo prevedano diverse variabili possibili.
E voi? Cosa cambiereste nelle regole del calcio? Ditemelo, se volete nei commenti.
Noi come sempre ci risentiamo tra una settimana.
A presto.
Complimenti Giovanni e grazie mille anche questa volta per la citazione