[56] L'Italia ha superato la Spagna nel ranking Uefa
Oltre al quinto posto nella prossima Champions League la Serie A torna al secondo posto dopo quasi 20 anni: cosa significa e cosa serve per consolidare la posizione.
Antalya, 4 maggio 2024
(tempo di lettura: circa 8 minuti)
Mentre state leggendo questa newsletter mi trovo in Turchia dove domani mi vedrò le Super Finals di Champions League di pallavolo.
Sto scrivendo da un simpatico posto in cui davanti a me un gruppo di adolescenti americani è impegnato in quello che credo sia l’equivalente del nostro catechismo, finendo ovviamente a parlare di sesso e sessismo con buona pace del catechista che prova a riportarli in topic, mentre in sottofondo alle 17 in punto sono partite le preghiere del muezzin.
Il mondo è un posto bellissimo.
Tornando al volley: tre squadre italiane sono in finale. Nel torneo femminile Conegliano contro Monza, in quello maschile Trento sfida i polacchi di Wegiel.
Sarà soprattutto l’occasione per Paola Egonu di diventare la prima pallavolista al mondo a vincere 4 volte la Champions con 4 club diversi. A 25 anni.
E onestamente, anche se non ce la facesse ora, questo con molta probabilità accadrà nei prossimi anni.
Il tutto con buona pace di Andrea Lucchetta, che lo scorso anno per lucrare qualche posizione di rendita con l’attuale governo di destra ci spiegava che Egonu - che è sempre un tema facile se si vuol fare del criptorazzismo un tanto al chilo - non aveva riportato in Italia un bagaglio tecnico commisurato al suo talento. Dimendicando che anche lo scorso anno, come nel 2021, fu la sua squadra (il Vakifbank Istanbul) a vincere il maggior trofeo continentale.
Mentre ero in volo, l’Italia del calcio ha invece conquistato ufficialmente sia il quinto posto in Champions League (l’altra wild card va alla Germania), sia il secondo posto nel ranking Uefa a spese della Spagna.
Ora, sono sicuro che se quest’estate la nazionale non dovesse essere particolarmente brillante all’europeo di Germania uno dei temi sarà: “ma come? I nostri club sono stati i migliori in Europa e gli azzurri???”.
La realtà è sotto gli occhi di tutti: non solo i due mondi sono indipendenti, ma viaggiano proprio su binari opposti.
In aggiunta a questo, mettiamocelo in testa una volta per tutte: il calcio delle nazionali è un fatto generazionale, ed è dominato da una casualità marcatissima.
Il calcio dei club invece è fatto di maggior programmazione, anche se a volte ci si trova dentro fenomeni inaspettati.
A questo punto infatti si impongono alcune riflessioni, perché se nella pallavolo sappiamo benissimo perché dominiamo (spendiamo più degli altri), nel calcio rimangono alcuni temi aperti: come siamo arrivati qui? E cosa accadrà nei prossimi anni?
Abbiamo ottenuto risultati eccellenti a dispetto del fatto che non abbiamo vere ammiraglie in Europa. Sono stati i punti conquistati in Europa League e Conference a portarci fin qui.
E potremmo anche non mandare alcuna squadra in finale quest’anno.
Ci si chiede quindi come questi risultati siano stati possibili. Anche perché il modello economico (ne ha parlato in settimana Calcio e Finanza) rimane lontano dall’ottimale, visto che nei bilanci al 30 giugno 2023 dei top club emerge una situazione in cui le società bruciano ancora parecchia cassa.
Poco consola che siano in generale i campionati europei maggiori ad essere insostenibili, con l’eccezione della Germania che ha chiuso con ricavi aggregati che portano ad un utile di 44 milioni contro i 400 di perdita del calcio italiano (ne ho parlato qui e qui).
È evidente che si possono ottenere risultati a dispetto della ricchezza (ma non la smetteremo di guardare con invidia l’Eldorado Premier League), ed anche a dispetto degli equilibri di bilancio.
L’unico elemento valido che ho trovato è quello di cui parlavo una settimana fa.
Negli ultimi 5 anni (quelli che fanno ranking al momento) abbiamo visto la fine del dominio Juventus ma soprattutto il nostro campionato è stato quello che ha qualificato meno squadre in Europa: solo 9 di cui 4 sempre presenti.
Anche per questo rimango convinto che sulla via del consolidamento un campionato a 16 squadre con una nobiltà consolidata, meno impegni e più qualità, potrebbe dare vita ad un “modello italiano” di successo.
Ma non accadrà.
In attesa del prossimo miracolo italiano.
Questa settimana
Sul mio canale Youtube:
Arriva il Salary Cap della Premier League
Il calcio italiano parla americano
Calcio e sostenibilità
Ci sono due newsletter che vi consiglio assolutamente se vi interessa approfondire l’impegno del mondo dello sport, calcio in particolare, a proposito di sostenibilità. Una è italiana e la scrive da un anno Andrea Barbuti, si chiama Robin. L’altra è in inglese e si chiama Football and climate change.
le segnalo anche perché queste due iniziative mi hanno riportato alla mente un discorso fattomi da una persona che faceva parte del board di un fondo di investimento anni fa, secondo cui oggi più che di tecnologia (“abbiamo già tutto” diceva) c’è bisogno di sensibilità ad utilizzarla. E secondo questa persona il calcio per questioni di fidelizzazione dei tifosi é il miglior veicolo di marketing al mondo.
…intanto i Sauditi
Hanno firmato un accordo con la FIFA attraverso Aramco. La compagnia energetica ha firmato una partnership quadriennale che includerà la Coppa del Mondo maschile del 2026 e la Coppa del Mondo femminile del 2027. Secondo alcuni rumors dei mesi scorsi dovrebbe trattarsi di un accordo da 100 milioni di dollari all'anno.
Calendari folli
Nella newsletter di Ubitennis di questa settimana, che si chiama Warning, Claudio Giuliani riflette sui numerosi ritiri dal Master 1000 di Madrid (a partire da quello di Jannick Sinner) e scrive:
l’impressione generale è che le nuove generazioni del tennis vogliano vivere di più rispetto al passato, chiedono e si prendono più tempo libero, più vacanza. Vogliono giocare meno, non di più. L’ATP e la WTA vanno in direzione opposta.
Questi campioni, che guadagnano bene e vogliono godersi di più la giovinezza, non decidono niente; ogni volta basta un leggero aumento di montepremi per mandare giù bocconi cinesi o arabi, e intanto Gaudenzi sistema il calendario come meglio crede, con la WTA che si accoda e riempie i buchi dei tornei da 96 giocatori per un tozzo di pane in più. E noi spettatori dovremmo rispondere sempre presenti dietro gli schermi. Ma sicuramente.
Tutti contro tutti in Uk
Quello dei calendari è un tema a 360 gradi toccato in settimana anche da Richard Masters, Ceo della Premier League, che ha criticato la FIFA per aver organizzato il prossimo Mondiale per Club negli USA.
Ma l’Inghilterra in queste settimane continua a segnalarsi per il tutti contro tutti che coinvolge leghe e federazione. In particolare:
la Premier League non ha dato l’ok alla cessione di due hotel da parte del Chelsea, un escamotage del club per rientrare nei parametri del fair play finanziario. Il club è quindi fortemente a rischio in tema di Fair play finanziario. I Blues avevano messo a bilancio un’operazione da più di 80 milioni di euro così da abbassare il proprio rosso per la stagione 22/23. Ma l’affare è stato concluso da due sussidiarie della holding di Todd Boehly e soci.
la EFL (English Football League) ha invece protestato con la FA per la reintroduzione dei replay in FA Cup. Per i club minori non poter far affidamento sulla pur casuale roulette dei sorteggi che spesso permettono ai club di fare un incasso in più sembra essere diventata questione di vita o di morte.
Adidas vola
Adidas ha superato le aspettative con un aumento dell'8% su base annua delle vendite del primo trimestre. Il colosso tedesco dell'abbigliamento sportivo ha registrato forti vendite nei suoi prodotti calzaturieri, con ricavi in crescita del 13% (SportsProMedia).
Outro
Arrigo Sacchi, a chi gli contestava di non essere mai stato un calciatore, diceva che non serve essere un cavallo per diventare un fantino di successo.
In settimana in un famoso podcast inglese, Alan Shearer ha definito “una merda” gli expected goals (ho edulcorato, ha detto qualcosa di un po’ più volgare).
Sulla scorta di questa acuta analisi, mi viene da dire, parafrasando l’ex tecnico del Milan, che essere stati un buon cavallo non aiuta nemmeno ad essere un buon opinionista.
Curioso che Shearer nel suo dotto argomentare fosse opposto a Micah Richards, che per chi non lo sapesse è stato un promettente difensore del Manchester City con una buona carriera in Premier League fatta di lavoro e abnegazione più che di innato talento e senso del gol come il buon Alan, che rimane il primo marcatore della storia del torneo.
Mancava solo il “non sapevi fare due palleggi con le mani” e poi mi sarebbe venuta pure un po’ di italica nostalgia.
Sul nostro pianeta di sfortunati normodotati non baciati dal talento, invece, Nick Harris ha scritto un bel post di Sporting Intelligence in cui quota Rory Smith autore di un libro sugli xG che a proposito dell’utilizzo dei dati nel calcio raccontò così il pre stagione di Big Sam Allardyce (il primo a creare un vero staff di data analyst, non esattamente uno che ha guidato i club più talentuosi d’Inghilterra) nella stagione in cui gli venne chiesto di salvare il Bolton in Premier League (2001/02):
Sapeva che, se la sua squadra avesse mantenuto la porta inviolata 16 volte nel corso di una stagione di 38 partite, non sarebbe retrocessa.
Sapeva che se la sua squadra avesse segnato per prima, avrebbe avuto il 70% di possibilità di vincere la partita.
Sapeva che se i suoi giocatori avessero coperto una distanza maggiore a una velocità superiore a 5,5 metri al secondo rispetto ai loro avversari, le loro possibilità di vincere sarebbero aumentate alle stelle.
E sapeva che un terzo di tutti i gol proveniva da calci piazzati.
Tutto questo lo sapeva, invece di crederci, perché questo gli dicevano i numeri. E così ha costruito una squadra in base alle conoscenze che aveva raccolto.
Anche se i suoi giocatori non erano propriamente baciati dal talento come Alan Shearer.
Ogni altro commento mi pare superfluo. Anche per questa settimana è tutto.
A presto!
Giovanni