Plusvalenze: Premier League all'italiana
Il calciomercato inglese 2024 somiglia a quello di Serie A. Scambi, favori reciproci e valori discutibili senza regolamentazione sul come vengano stabiliti per rientrare nei parametri finanziari
Łódź, 1 luglio 2024
Sono riuscito ad avere i tre quarti di Gentile e i sette ottavi di Collovati, più la metà di Mike Bongiorno. In conclusione abbiamo ottenuto la comproprietà di Maradona in cambio di Falchetti e Mengoni. (Presidente Borlotti, L’Allenatore nel pallone, ‘84)
Non ho visto Italia - Svizzera perché ero a vedere una storica semifinale di VNL di pallavolo tra Polonia e Francia (che poi ieri si è aggiudicata la Nations league 2024 di pallavolo) e vi assicuro che la vittoria al tie break dei francesi è stata molto più divertente.
Qui vi lascio lo screenshot del mio post su X post-partita. Sono anche li.
Se siete in vena di analisi di campo la newsletter (iscrizione gratuita se volete leggerla) Calcio Datato ha scritto il classico pezzo che fa dire “vorrei averlo scritto io”.
Io mi prendo il tempo per una riflessione a 360 gradi e nei prossimi giorni tornerò con qualche riflessione ad ampio raggio.
Oggi è l’1 luglio, che oltre ad essere il compleanno del mio migliore amico che non c’é più, è anche il giorno in cui ufficialmente si apre il calciomercato, e in cui io vorrei sparire per tornare quando la palla comincerà a rotolare, o meglio: dopo la prima pausa nazionali di settembre, quando tutti avrete fatto anche l’asta del fantacalcio.
Ma sarà una bella estate: e tra Olimpiadi e il resto prometto che ci divertiremo.
È ormai opinione comune che siano due le date chiave del calciomercato (Sky Sports Uk lo ha spiegato nel dettaglio qui):
la prima il 30 giugno, quando tutti i club chiudono il bilancio precedente e devono essere in regola,
la seconda il 31 agosto quando finiscono le operazioni di compravendita
L’inizio delle operazioni 2024 è stato segnato da numerose operazioni “sospette” in Premier League a cui ha dedicato spazio la BBC (se leggete l’inglese questo articolo è una pietra miliare).
Questa cosa non è nuova in Italia, tutti sappiamo come sono stati mitizzati negli anni scorsi i direttori sportivi re delle plusvalenze - almeno fino al caso Juve 2023, da allora noto una certa prudenza giornalistica ad enfatizzarle.
Tuttavia, quando la stessa cosa accade nel mercato che immette più soldi nel circuito, ovvero quello inglese, questo ha effetti a catena su cui è bene riflettere.
E nessuno può gioire.
Alcuni osservatori inglesi prevedono che il mercato complessivo a fine agosto vedrà una contrazione dei movimenti rispetto alla spesa record di 2,8 miliardi di euro da parte delle squadre della Premier League.
Secondo me non è detto: bisognerà piuttosto capire quante operazioni saranno di vera compravendita e quanti saranno scambi. Ci arriviamo tra un attimo.
La Premier League sta imitando la Serie A! Chi l’avrebbe mai detto.
Due numeri per capire:
Estate 2019 (ultima pre-Covid): saldo di -677 milioni di euro (1,5 miliardi spesi e 874 milioni di valore delle cessioni)
Estate 2020: saldo -1 miliardo (1,4 mld spesi e 400 mln incassati)
Estate 2021: saldo -675 milioni (1,3 mld spesi e 685 mln incassati)
Estate 2022: saldo -1,3 miliardi (2,2 spesi e 900 mln incassati)
Estate 2023: saldo -1,3 miliardi (2,8 spesi e 1,5 incassati)
Al di là delle valutazioni che ciascuno può fare sul ciclo quinquennale io mi concentrerei su un aspetto:
negli ultimi due anni il saldo è rimasto identico, la spesa maggiore è stata assorbita dalla comparsa di nuovi investitori (ovvero l’Arabia Saudita).
Partiamo quindi da alcuni paletti per capire lo scenario:
i vincoli finanziari, guidati dalle regole di redditività e sostenibilità della Premier League (PSR), stanno influenzando le strategie di tutti i club. La penalizzazione di Everton e Nottingham nella scorsa stagione spaventa e impone cautela;
club come Chelsea, Aston Villa e Newcastle United, protagonisti del mercato 2023 e finiti sotto osservazione dovranno vendere giocatori per finanziare nuove acquisizioni;
non aiuta l’attivismo della Premier League contro le cosiddette plusvalenze gonfiate: una regolamentazione non esiste e già solo evocarle dà un senso di arbitrarietà che disincentiva a spendere;
l’evoluzione del caso Manchester City (che in attesa del processo di ottobre è andato all’attacco contestando le regole stesse) immette ulteriore incertezza. Non tanto per il City come finanziatore del sistema, ma sulla tenuta del sistema stesso (le regole inglesi di sostenibilità);
lo scorso anno gli investimenti dall’Arabia Saudita misero liquidità nel mercato, stavolta anche dalla Saudi Pro League ci si attendono spese più misurate;
un’incognita è rappresentata dai top club esterni che solitamente investono:
sul PSG che ha perso Kylian Mbappé c’è l’incognita Qatar: con il mondiale 2022 andato e Al Khelaifi presidente Eca pappa e ciccia con Ceferin Uefa quale sarà la strategia qatariota?
il Real Madrid potrebbe aver addirittura già completato il mercato;
Vi sono poi le dinamiche tecniche:
tutti siamo portati a pensare che un club abbia un budget di mercato, in realtà la capacità di spesa cambia in divenire, lungo i due mesi da luglio e agosto. La liquidità potrebbe aumentare o diminuire in corso d’opera in base ai movimenti fatti o non fatti;
le regole di bilancio permettono di acquistare subito un giocatore e poi dilazionarne gli effetti sia sul piano finanziario (rateizzazione dei pagamenti) che sul piano economico (ammortamenti annuali a bilancio).
per questo ad esempio puoi vendere un giocatore che ha valore residuo 0 a bilancio per 50 e comprarne 5 a 50 da ammortizzare in 5 anni risultando in equilibrio: il primo genererà plusvalenza 50 e gli entranti 5 ammortamenti annuali da 10 (tra un anno poi saranno cavoli tuoi, ma intanto…).
Infine, old but gold: mettetevi nei preferiti questo vecchio pezzo del Guardian sui miti di calciomercato da sfatare. Vi aiuterà nella comprensione di molte dinamiche e di tanti inutili miti del calciomercato per come ve lo raccontano (il fax, le maglie che pagano il mercato e tutta la compagnia di bufalacce spacciate per verità) nonostante siano passati ormai 7 anni.
La Premier League rimarrà certamente centrale. Ma la prudenza giocherà un ruolo più significativo.
The Athletic parla di “mosse strategiche piuttosto che spese frenetiche” ma qui secondo me è difficile generalizzare e giudicare gli affari uno ad uno.
Credo che sia possibile alla fine di agosto fare i conti con alcune cose di cui già siamo stati testimoni in Italia:
un aumento del numero di giocatori che si muovono (la Serie A è sempre il campionato che fa più affari, perché molti sono puro maquillage di bilancio che esula da scelte tecniche)
valori nominali che non scendono di molto rispetto ai precedenti, ma che sono coperti soprattutto da favori reciproci
una contrazione del valore medio degli scambi, perché a muoversi saranno le seconde e terze linee più che i campioni
E quindi, direte voi, cosa interessa a noi che guardiamo la Serie A se loro spenderanno meno?
Ci sarà più talento sul mercato a cui avere accesso? Purtroppo no.
Il mercato calcistico per come è strutturato funziona a cascata, per interdipendenze.
Il talento va dove viene remunerato meglio, ovvero in Inghilterra, oppure in una delle 4-5 grandi d’Europa. Agli altri spettano i rimasugli a prescindere.
Non è una questione di calciatori esosi o dirigenti incapaci, è semplicemente l’ingegneria attuale del calcio mercato europeo.
Quando i sistemi al vertice vanno in crisi o tagliano le spese, le leghe ai piani inferiori (soprattutto quelle che spendono molto, come quella italiana che annualmente muove più giocatori e risorse di Spagna e Germania) soffrono maggiormente, semplicemente per il fatto che gli “investimenti” quasi mai sono fatti da denaro fresco immesso dai presidenti ma sempre dal reinvestimento di quanto incassato cedendo altrove.
Anche per questo il sistema calcistico (e sportivo in generale) europeo necessita di una svolta che dia vita ad un sistema diverso che superi l’attuale interdipendenza finanziaria.
Se così non sarà vi rimarrà al massimo la favola di Davide e Golia da raccontarvi all’infinito.
Note a margine
Estremismi. Il New York Times ha raccontato come l’estrema destra (ungherese e non solo) abbia provato a politicizzare Euro 2024 attraverso i movimenti ultras.
Sostenibilità. La UEFA ha messo in atto una serie di iniziative e strategie ambiziose per rendere Euro 2024 il torneo il più sostenibile possibile, con misure concrete per ridurre l'impatto ambientale e promuovere la sostenibilità. Tra queste il Climate Fund, promozioni per la mobilità sostenibile, l'uso di infrastrutture esistenti e moderne, e l'introduzione di packaging riciclabile e opzioni alimentari vegane negli stadi. Qui potete approfondire.
E se c’ero dormivo. Calcio e Finanza ha intervistato Andres Blazquez, CEO del Genoa, club di proprietà di 777 partners (a cui nei giorni scorsi avevo dedicato questo approfondimento). A specifica domanda sullo stato di salute del gruppo, il CEO del Genoa ha risposto così: “Sa, io, come tutti qui, sono dipendente del Genoa e non di 777 Partners, e quello che accade sopra la nostra testa a volte lo sappiamo soprattutto dalla stampa”. Sostanzialmente Blazquez nell’intervista delinea un roseo futuro. Però, piccolo dettaglio, non sa come siano le finanze del suo finanziatore, che al momento ha problemi con il Vasco da Gama, lo Standard Liegi, la compagnia aerea Bonza e il basket inglese, ma di cui lui sa solo perché lo scrivono i giornali. E poi c’è chi dice che il giornalismo non serve a nulla!
Outro
Volleyball Nations League
Non so a cosa ci porterà la sentenza del 21 dicembre scorso della Corte di Giusteiza Europea che liberalizza la possibilità (in tutti gli sport) di organizzare leghe indipendenti dalle Federazioni.
Ma di una cosa sono certo: quella libertà è l’unica arma che rimane per uscire dal circolo vizioso di questa follia dei calendari che riguarda tutti gli sport. Calcio, tennis, pallavolo e tutti quelli che volete aggiungere voi in base alle vostre conoscenze.
Oggi sono di ritorno a Berlino dopo una settimana a Łódź, in cui ho imparato a scrivere Łódź (ma alla seconda volta lo copincollo) e dove ho assistito alle Final Eight di VNL maschile.
La pallavolo è lo sport peggio organizzato al mondo:
i club perdono i loro giocatori per 5 mesi all’anno mandandoli in nazionale lo scorso anno (2023) i club hanno lasciato i giocatori il 15 maggio alle nazionali e li hanno riavuti dopo il preolimpico ai primi di ottobre
ogni anno si gioca una Nations League mondiale che comprime i calendari
ogni due anni dal 2025 si giocheranno i mondiali
ogni due anni ci sono pure gli europei
Praticamente ogni anno si assegnano 1,5 titoli di valore “mondiale” più l’Olimpiade quadriennale. Peggio della pallanuoto, che fa un mondiale all’anno.
Le proteste, inascoltate, come quelle di Fefè De Giorgi (con cui in questa intervista ho parlato di calendari, allenamenti e necessità di riposo dei giocatori) o del tecnico della Slovenia Georghe Cretu (con cui qui ho parlato, in italiano, dell’organizzazione di un evento in cui ad alcune squadre vengono date meno di 24 ore di riposo tra una gara e l’altra) sono all’ordine del giorno ma totalmente inascoltati.
Ci sono giocatori fortissimi che sono esclusi dal circuito maggiore per metà dell’anno perché nati in paesi sbagliati, senza tradizione.
Io amo la pallavolo e eventi come le Final Eight dove in una settimana vedi 8 squadre fortissime.
Venerdì sera dopo aver visto 10 set e oltre 5 ore di gioco ho detto a Carlo Lisi, direttore di iVolleyMagazine e storico addetto stampa della Generazione di Fenomeni, che se fosse stato per me sarei rimasto a vedermi ancora un paio di match :)
Poi però l’Italia (legittimamente) si presenta con le seconde linee e lascia 8 giocatori ad allenarsi in Trentino in vista delle Olimpiadi, ed alla fine un torneo chiamato Nations League finisce per essere (anche per gli altri) terreno di esperimenti più che di eventi memorabili.
Mi fa inalberare chi mi dice “è business”. No signori, questo non é business!
Questo è il contrario del business, questo è inflazionare gli eventi e svuotare completamente di senso l’idea di avere un campione mondiale.
Lo sport deve vivere di eventi, e gli eventi per essere tali devono essere unici, dare il senso dell’esclusività, anche ai giocatori che devono vivere un titolo mondiale come qualcosa di eccezionale, un coronamento, non un appuntamento che se fallisci oggi vincerai domani.
Un mondiale ogni 4 anni va più che bene.
Il resto va rivisto valorizzando quello che realmente è l’anima dello sport: i club e i loro investimenti, le leghe libere e indipendenti, tutto il contrario delle federazioni che rispondono a criteri sempre più esclusivi ed obsoleti per il mondo in cui viviamo.
A presto!
Giovanni