Cambiare tutto per non cambiare niente
L'esonero di Motta aumenta il numero di coloro che alla Juve si dovranno prendere le colpe in caso di mancata qualificazione Champions. In caso contrario il vincitore sarà il più debole di tutti.
La gattopardesca situazione che si è creata alla Juventus viene ben sintetizzata dalla famosa frase di Tomasi di Lampedusa, titolo di questa newsletter. Tutti responsabili, nessuno responsabile.
L’esonero di Thiago Motta tradisce tutti i proclami estivi, conferma che non esiste progettualità se non su base stagionale, e conferma l’estemporaneità delle scelte.
Sorrido sempre quando leggo che i diesse, tutti, devono fare le squadre su misura per i tecnici. Contratti da 3 a 5 anni per gente che dura oltre il primo solo se vince? Che assurdità. È piuttosto il bravo tecnico a dover fare con quel che ha.
Marcello Lippi, il migliore di tutti quelli che sono stati in bianconero negli ultimi 30 anni, faceva giocare la sua Juve in mille e uno modi diversi. Ora di lotta, ora di governo.
Piuttosto, ho sempre considerato questa Juve, figlia di un’utopia, erede legittima di quella che Gigi Maifredi nel 1990 prese dopo la mai sufficientemente celebrata epoca in cui Dino Zoff vinse Coppa Uefa e Coppa Italia nelle stesse condizioni in cui lo ha fatto lo scorso anno Max Allegri: con una società che vuol alzare l’asticella senza reale consapevolezza di se stessa.
Thiago Motta non ha capito quel che Maurizio Sarri disse in una intervista successiva alla sua esperienza bianconera: “Ad un certo punto, verso natale - parole di Sarri - dovevo decidere se essere me stesso fino in fondo e farmi cacciare di lì a poco, o adattarmi e vincere a prescindere”.
La nouvelle vague del calcio champagne aveva inebriato la proprietà juventina già nel 1990. Questa volta pensavo fosse bastato un anno con Andrea Pirlo in panchina per fare due conti. Ma quella era una proprietà che si prendeva le sue responsabilità e che cambiò solo a fine anno a partire dall’uomo (Luca Cordero di Montezemolo) che l’aveva pensata. Cacciare il tecnico in fondo era consequenziale ma secondario.
Fra tre mesi sapremo se Igor Tudor allenerà la Juventus anche nella prossima stagione. Non sarà facile: che credibilità ha un tecnico che inizia con un contratto di 3 mesi che scade durante un impegno ufficiale del club?
Il Mondiale USA vedrà la Juve certamente impegnata fino al 26 giugno quando scenderà in campo contro il Manchester City, far scadere Tudor il 30 fa come minimo sorridere.
Se Tudor sarà bravo porterà i bianconeri in Champions League, ma a quel punto sconfesserà le scelte di una dirigenza che non crede in lui, perché se ci credesse gli avrebbe fatto un contratto vero.
La Juve, fuor di metafora, corre il rischio di replicare in bianconero quel che è accaduto alla Roma con Daniele De Rossi.
Un conoscitore dell’ambiente viene chiamato per necessaria velocità di adattamento. Fa bene e viene rinnovato, ma al primo problema emerge il perchè la sua chiamata sia stata estemporanea, di pancia, tutt’altro che progettuale.
Se Tudor non sarà bravo, e fallirà l’obiettivo maggiore di qualificarsi in Champions, ipotecherà pesantemente il prossimo triennio bianconero, perché in un bilancio già ingolfato dai pagherò dei prestiti ci sarà il peso dei mancati introiti europei.
Ne avevo scritto in “Juve, mercato in attivo: il dato a sorpresa”.
A rileggerlo forse è più chiaro, ma averlo scritto ieri (o meglio, ad inizio settembre) mette tutto nella giusta luce:
Il mercato della Juventus è invece segnato da due aspetti.
Il primo strategico: va invece letto nella logica biennale. Quest’anno chiaramente Cristiano Giuntoli ha voluto investire di più per affidare a Thiago Motta una squadra rinnovata e considerata più competitiva.
Questo dovrebbe in parte far riflettere sullo stato del progetto lo scorso anno, con una squadra costruita in maniera conservativa per fare all in quest’anno. (cut)
Il secondo economico. E qui viene il dato chiave (a sorpresa): il prossimo bilancio della Juventus sarà alleggerito di 74 milioni circa rispetto al precedente proprio grazie al mercato.
Si tratta del miglior risultato tra tutti i club di Serie A.
L’impatto a bilancio dei giocatori acquistati genererà maggiori costi per circa 86,1 milioni di euro mentre le operazioni in uscita dovrebbero avere, secondo le stime di Calcio e Finanza, un impatto positivo per circa 160 milioni di euro per il bilancio 2024/25.
Sono due dati da enfatizzare perchè se si fa una pura operazione tra cartellini acquistati e cartellini ceduti si ottiene che la Juventus ha un saldo negativo di 103 milioni, in realtà quei cartellini peseranno nel bilancio solo per la parte di ammortamento, e quindi gli effetti a conto economico portano ad un saldo positivo di 73 milioni di euro.
Inoltre la lucida analisi di Alberto Medici “Il progetto Juve è sulla strada giusta?” ci aveva ulteriormente detto qualcosa di più.
Alcune valutazioni.
In un momento di rebuilding, la leva dei prestiti è stata utilizzata in modo eccessivo distraendo risorse finanziarie: pur vero che Kalulu (obbligo) e Conceicao (diritto) sono di fatto acconti (reali o potenziali) di transazioni future, ma considerando una non finalizzazione delle operazioni con il Porto per lo stesso Conceicao, Kolo Muani e Renato Veiga (certi) parliamo di 15 milioni di prestiti: troppi per il mercato della Juventus.
Il modello e la magnitudo delle operazioni di investimento, portano ad una valutazione errata del “combinato-disposto” tra profilo anagrafico, stato del progetto ed equilibrio della rosa (ved. Ferran Soriano):
La Juventus è andata su profili di giocatori di 26-27 anni, che scontano, come detto, un tema di carattere finanziario e cioè assorbono cassa:
poco si sincronizzano con lo stato attuale del progetto, in quanto si è parlato di un progetto triennale che quindi sconta un tema di crescita, ma alla fine del periodo vedrà questi giocatori “guida/affermati” aver superato (o quasi) i trent’anni, obbligando de facto a investire nuova cassa e “rimettere mano” al progetto,
le valutazioni effettuate in area tecnica sul profilo dei giocatori “guida/affermati” evidenziano qualche criticità perchè, de-facto, di calciatori affermati veramente la Juventus non ne ha acquistati; certo, Koopmeiners ha vinto da leader l’Europa League con l’Atalanta o Nico Gonzalez ha 26 presenze da titolare con la nazionale argentina (oltre a due finali di Conference League con la Fiorentina), però il peso della maglia della Juventus è da considerare.
Questi i fatti, spiegati prima che accadesse quel che è accaduto nelle ultime ore. A voi i commenti.
Note a margine
Identità blaugrana. Una bella analisi di Goal.com racconta come negli ultimi anni, il Barcellona ha intensificato gli sforzi per sviluppare talenti femminili attraverso La Masia, la sua rinomata accademia giovanile. Tradizionalmente focalizzata su giocatrici locali o provenienti da altre regioni spagnole, come Aitana Bonmatí, Claudia Pina e Ona Batlle, l'accademia ha recentemente ampliato il proprio raggio d'azione reclutando giovani promesse internazionali. Esempi notevoli includono l'italiana Giulia Dragoni, la polacca Emilia Szymczak e la svizzera Sydney Schertenleib, tutte inserite nella lista NXGN 2025 delle migliori giovani calciatrici. Questa strategia di internazionalizzazione riflette l'impegno del Barcellona nel consolidare la sua posizione di leader nel calcio femminile, attirando e sviluppando talenti da tutto il mondo rimanendo fedele al suo modello di sviluppo consolidato in anni di calcio maschile.
Allenatori francesi. Negli ultimi anni, scrive il Guardian, il numero di allenatori francesi attivi nei principali campionati europei è diminuito significativamente. Mentre in passato figure come Arsène Wenger e Gérard Houllier erano prominenti in Premier League, oggi solo Patrick Vieira guida una squadra di alto livello, il Genoa in Serie A. Didier Deschamps, attuale commissario tecnico della nazionale francese, ha annunciato che lascerà l'incarico dopo i Mondiali del 2026. Tuttavia, la scarsità di allenatori francesi emergenti solleva interrogativi su chi potrebbe succedergli. Zinedine Zidane è considerato un candidato naturale, ma al di là di lui, le opzioni sembrano limitate, evidenziando una possibile crisi nel settore tecnico francese.
Il migliore di sempre. Questa é una vera nota a margine a proposito di Andrea Pirlo. Da me citato sopra. Considero Pirlo il miglior giocatore italiano di sempre e voglio spiegare il perchè. So bene che ci sono calciatori che tecnicamente sono forse stati più forti di lui (sicuramente Roberto Baggio, poi metteteci chi volete voi), ma la mia preferenza per Pirlo riflette il mio modo di vedere il calcio. Un modo molto terra terra. Come se stessi facendo la mia squadra all’oratorio. Utilizzerei questi parametri principali per creare la squadra: qualità tecnica, capacità di risolvere tatticamente le questioni, giocatore a disposizione della squadra, personalità. Le mie prime tre scelte sarebbero Andrea Pirlo, Paolo Maldini, Roberto Mancini. Il resto lo lascio a voi, ma per me il calcio, pur dominato dalla tecnica sopra la tattica, non è puro gesto. È qualità e contesto. Da qui le scelte: quelle qualitativamente più alte, in grado al contempo di creare il contesto ideale.
Outro.
Nations League
I quarti di finale sono andati in archivio con l’impressione plastica che la competizione potrebbe essere bellissima se non arrivasse come la pubblicità ad interrompere i film sul più bello.
Il calendario resta un problema ma preferisco passare oltre.
Quel che ho visto in campo è tanta casualità in ciascuno dei quattro quarti di finale disputati, che hanno infine qualificato Spagna, Germania, Francia e Portogallo. Probabilmente il meglio che il calcio europeo esprime in questo momento a livello di nazionali.
Noi abbiamo fatto l’ennesimo sfoggio di a-test-alt-ismo, ma non possiamo dimenticare che il nostro numero 10 é un panchinaro dell’Atalanta e il nostro miglior centravanti un bravissimo giocatore che difficilmente può competere per essere titolare nei top club europei.
Il resto è quello che avete visto in campo nei 180’. Chiacchiere comprese.
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni
"[•••] o adattarmi e vincere a prescindere" le parole di Sarri, rilette oggi, sembrano ancora più veritiere.
Giovanni, condivido pienamente il tuo pensiero quando dici che questa è una società che vuole alzare l'asticella senza una reale consapevolezza di se stessa, e aggiungo: se l'allenatore della prossima stagione, Tudor o chi per lui, non sarà appoggiato da Giuntoli e da almeno un'altra eventuale ulteriore figura dirigenziale (Chiellini?) che agisca sulla comunicazione, al primo intoppo la Juventus si ritroverà punto e a capo.
No dai Mancio meglio di Roby no.