Colui che inventò i Gruppi multi-club
Giussy Farina, mancato ieri all'età di 91 anni, è ricordato soprattutto per il fallimento del Milan, ma nella sua parabola calcistica fu capace di grandi intuizioni e altrettanti alti e bassi.
Giuseppe "Giussy" Farina - morto ieri all’età di 91 anni - fu un visionario del calcio, un pioniere che anticipò di decenni, ma senza fortuna, il modello multi-proprietario oggi dominante nel panorama calcistico mondiale.
Un tema, quello dei gruppi multiclub, di cui ho parlato diverse volte in questa newsletter, anche in toni non proprio positivi, in particolare in Perché i fondi creano gruppi multi-club e in La natura antisportiva dei gruppi di squadre a proprietario unico.
La sua intuizione, nata in un'epoca in cui il calcio non era ancora il business globalizzato di oggi, merita di essere riscoperta e analizzata alla luce degli sviluppi attuali, e peraltro ci ribadisce come il calcio italiano abbia vissuto nei decenni una evoluzione che è andata di pari passo con gli aspetti più creativi del calciomercato e di quella che ad oggi può apparire come una pre-finanziarizzazione del gioco.
"Aveva fiuto e secondo me era il classico contadino scarpe grosse e cervello fino. Nel senso che era più avanti di tutti gli altri presidenti di Serie A", racconta Giambattista Pastorello, oggi ottantenne, che fu suo fedele collaboratore prima come general manager e poi come presidente del Padova.
Una definizione che inquadra perfettamente la figura di Farina, imprenditore dotato di straordinaria visione strategica in un calcio ancora provinciale.
Nato nel 1933 a Gambellara e laureato in Giurisprudenza a Padova, Farina iniziò la sua avventura nel calcio alla presidenza del Lanerossi Vicenza nel 1968, nonostante possedesse solo il 2% della società.
Per 12 anni guidò il club biancorosso con pugno di ferro, trasformandolo in una realtà sorprendente del calcio italiano, culminando con il secondo posto in Serie A nel 1978, alle spalle della sola Juventus.
Era il "Real" Vicenza di Giambattista Fabbri e Paolo Rossi, giocatore per cui Farina sviluppò un'autentica passione calcistica, arrivando a rifiutare clamorosamente l'offerta della Juventus.
Proprio quel "no" alla potente Signora, secondo Pastorello, fu il suo principale errore: "Il suo vero problema fu proprio Pablito, per lui fece il passo più lungo della gamba. Una provinciale come il Vicenza non avrebbe dovuto dire 'no' alla Juve di Boniperti".
Farina arrivò a chiedere 2.612 milioni per risolvere la comproprietà dell'attaccante e celebre fu la vittoria “alle buste” che lo vide protagonista.
Il progetto multiproprietario: 40 anni in anticipo
Ma è con il progetto delle "società satellite" - che rimane sconosciuto ai più, visto che le sue gesta oggi sono state tramandate a noi soprattutto per la parte relativa ai suoi rapporti con la Juve (da antagonista) ed il Milan (da presidente) - che Farina dimostrò la sua straordinaria visione imprenditoriale, anticipando di fatto quello che oggi viene chiamato "multi-club ownership model".
Nel 1975, Farina acquisì il Padova per 393 milioni di lire, inizialmente come proprietario-ombra, per poi ufficializzare l'operazione nel gennaio 1978. La sua idea era rivoluzionaria: costruire un "calcio diffuso" acquisendo vari club minori del Veneto come Audace San Michele Extra, Valdagno, Legnago, Schio, Rovigo e Belluno.
Si trattava in qualche modo di una evoluzione, con risvolti anche patrimoniali, di quello che in fondo Farina vedeva già fare a Giampiero Boniperti della Juventus.
Il modello Boniperti prevedeva rapporti privilegiati con club come Novara, Alessandria, ma anche le lombarde Atalanta e Cremonese, da cui aveva preso i migliori giovani creando così la Juventus del decennio trapattoniano.
Lui, appunto, andò oltre: acquisiva direttamente le società minori per esercitare il suo dominio territoriale, sul Veneto.
Quel che oggi vediamo con il City Football Group (proprietario del Manchester City e di altri 11 club in tutto il mondo) o la Red Bull (con squadre in Germania, Austria, Stati Uniti e Brasile), Farina lo aveva già concepito negli anni '70.
La differenza fondamentale? L'epoca e il contesto economico-culturale.
Purtroppo il timing non è mai un dettaglio nel successo.
Avere un’idea vincente qualche decennio prima che questa diventi praticabile farà di te un visionario ma difficilmente se non arrivi al momento giusto potrà renderti imprenditore di successo.
E il progetto di Farina fallì appunto perché i tempi non erano maturi.
Mancavano la globalizzazione del mercato calcistico e soprattutto il quadro normativo che oggi consente queste operazioni. Nei primi anni '80, l'idea di gestire un gruppo di club interconnessi era semplicemente troppo avanzata per un calcio ancora legato a dinamiche locali e tradizionali e ad un mercato ricco ma non diffuso come oggi, non così finanziarizzato da poterti permettere una gestione disinvolta che tollerasse anche un margine di errore.
Dal Veneto a Milano: l'epilogo di un visionario
La sua scalata culminò nell’esperienza milanese che iniziò nel 1982, quando rilevò il Milan da Felice Colombo dopo la retrocessione in Serie B.
Sotto la sua guida, i rossoneri tornarono subito in Serie A con Castagner in panchina e, con Liedholm, raggiunsero la qualificazione in Coppa UEFA. Tuttavia, l'avventura milanese si concluse nel 1986, quando, con il club sull'orlo del fallimento, Farina cedette il Milan a Silvio Berlusconi, che avrebbe dato inizio alla sua leggendaria era di successi.
Oggi, osservando i colossi multinazionali che controllano gruppi di club in più paesi, possiamo riconoscere in Farina un precursore, un imprenditore che aveva intuito le potenzialità di un modello di business che sarebbe diventato dominante decenni dopo. La sua visione si scontrò con le limitazioni del suo tempo, ma la storia gli sta dando ragione.
Quello che negli anni '70 sembrava un progetto utopistico è oggi la normalità nel calcio moderno: gruppi di investimento che acquisiscono multiple società calcistiche per creare sinergie, sviluppare talenti, espandere i mercati e ottimizzare le risorse. Farina aveva compreso che il futuro del calcio sarebbe stato nelle economie di scala e nelle reti integrate di club, un'intuizione che oggi vale miliardi di euro.
L'eredità di Giuseppe Farina, scomparso a 91 anni, va dunque rivalutata: non solo come presidente del "Real" Vicenza e del Milan pre-Berlusconi, ma come l'uomo che quarant'anni fa immaginò uno degli aspetti del business calcistico globale.
Note a margine.
Intanto gli arabi. L'Arabia Saudita, paese ospitante dei Mondiali 2034, si è detta favorevole all'espansione del torneo a 64 squadre. Il Principe Abdulaziz bin Salman Al Saud ha dichiarato: "Siamo pronti se la FIFA lo ritiene opportuno". La proposta, avanzata dal presidente CONMEBOL Dominguez dopo l'idea dell'uruguaiano Alonso, ha incontrato resistenze: Čeferin (UEFA) l'ha definita "una cattiva idea", Montagliani (CONCACAF) è contrario, mentre Al Khalifa (AFC) parla di possibile "caos". Un'espansione porterebbe a 128 partite in un mese in uno dei paesi più caldi del mondo (molto probabile lo spostamento all’inverno come successo in Qatar). Il Principe ha assicurato che sono in corso discussioni con la FIFA sul calendario, prioritizzando l'esperienza dei tifosi nonostante la sfida di ospitare anche i Giochi Asiatici nello stesso anno.
Ancora sull’AI. La società specializzata in contenuti basati su intelligenza artificiale, WSC Sports, ha acquisito Infront Lab, la divisione di ricerca e sviluppo tecnologico dell’agenzia svizzera Infront, per ampliare la propria offerta con servizi di live streaming e strumenti di coinvolgimento dei fan. In passato, Infront aveva l’ambizione di essere un fornitore tecnologico completo per lo sport, ma ha ridimensionato il proprio business nel 2022 e venduto i servizi digitali a Next League nel 2023. WSC Sports, già leader nella creazione automatica di clip video sportivi, punta con questa acquisizione a competere con nuove realtà che stanno integrando la generazione automatizzata di video nei propri servizi digitali.
Nel bel mezzo di una guerra commerciale. TikTok e la Major League Soccer (MLS) hanno rinnovato la loro partnership strategica con un accordo pluriennale, rafforzando l'impegno a offrire ai fan un'esperienza calcistica arricchita e un accesso senza precedenti allo sport. Dal 2023, TikTok è diventata una piattaforma di riferimento per gli appassionati di calcio, offrendo contenuti dietro le quinte, highlights delle partite, reazioni dei fan e montaggi creativi.
Outro.
Modric allo Swansea
Lunedì scorso, Luka Modric ha annunciato tramite i social la sua partecipazione come investitore e co-proprietario dello Swansea City, squadra gallese attualmente a metà classifica nel campionato di Championship inglese (la seconda divisione). Una notizia sorprendente, considerando che Modric è uno dei calciatori più decorati nella storia del Real Madrid.
I proprietari del club, Brett Cravatt e Jason Cohen, cercavano una figura di grande profilo internazionale per rafforzare l’immagine dello Swansea e dare credibilità al loro progetto.
Dopo essere stati messi in contatto con Modric tramite un amico comune, le trattative sono proseguite per mesi, fino all'accordo. Il campione croato, pur concentrato sulla sua carriera da giocatore, era già interessato a entrare nel mondo del business sportivo.
Modric conosceva bene lo Swansea e ne apprezzava lo stile di gioco, avendoci giocato contro ai tempi del Tottenham. Ha investito circa il 5% del club e ha mostrato un genuino interesse nel contribuire attivamente, sia con consigli tecnici che in ambito commerciale.
Modric non giocherà per lo Swansea, ma parteciperà alla crescita del club fornendo consulenze sul reclutamento di giocatori e aiutando a espandere il marchio a livello globale.
Il suo coinvolgimento ha un grande potenziale commerciale: con 28 trofei vinti con il Real Madrid e quasi 40 milioni di follower su Instagram, può attrarre sponsor e visibilità internazionale, fondamentali per un club con gravi perdite economiche negli ultimi anni.
Il contratto di Modric con il Real Madrid scade a giugno 2025. Nonostante i suoi 39 anni, ha giocato gran parte delle partite stagionali e vuole continuare almeno per un’altra stagione, ma non è ancora chiaro se il club lo rinnoverà.
Il club, che ha vinto la Coppa di Lega nel 2013, è in cerca di rilancio dopo anni difficili. I nuovi proprietari, tra cui Cravatt e Cohen, hanno portato entusiasmo e nuove idee. Il coinvolgimento di Modric rappresenta una svolta storica e ha entusiasmato i tifosi, che hanno reagito con grande entusiasmo e un po’ di incredulità.
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni
I multi-club non sono necessariamente anti-sportivi. Felice di parlarne se vuoi.