Dopo 8 anni cinesi il fondo ha toccato l'Inter
Oaktree ha emesso il comunicato ufficiale che sancisce la fine dell'era Suning - Zhang: ecco cosa è successo nelle due fasi salienti del ciclo iniziato nel 2016
Berlino, 24 maggio 2024
L’Inter è una meravigliosa capriola della vita
(Michele Serra)
Il secondo presidente più vincente della storia dell’Inter è stato esautorato mercoledì 22 maggio alle 11.16 da un comunicato di Oaktree che ha ufficializzato di essere diventato proprietario del club in seguito al mancato rimborso del prestito triennale concesso da Oaktree alle holding dell’Inter, scaduto il 21 maggio 2024 con un saldo complessivo non versato di circa 395 milioni di euro.
Triste, solitario e finale (ma pronto a battaglie legali), Steven Zhang, dopo aver provato attraverso un comunicato del 18 maggio a convincere i tifosi che la terra è piatta, è stato espropriato del suo club.
Marco Iaria, giornalista della Gazzetta dello sport specializzato in questioni economico finanziarie sul suo profilo X ha commentato così quel comunicato:
Nel mondo capovolto la stabilità di un club è a rischio per colpa del creditore dispettoso, non del proprietario inadempiente.
Inizia così la prima proprietà statunitense nerazzurra, dopo quella indonesiana (2013/2016) e quella cinese (2016/2024).
Ora entrambi i club di Milano sono a guida americana.
Sui social capita di leggere alcuni paralleli tra la situazione Inter e quella del Milan che portò all’avvento di Elliott.
La similitudine, dentro due casi diversi, mi pare una sola: ad un certo punto il proprietario cinese non era in grado di far fronte agli impegni presi e il fondo statunitense che lo aveva finanziato (nel caso del Milan va precisato l’impegno mancato da Li non era direttamente con il fondo) si è preso tutto il club.
La proprietà cinese di Suning lascia dopo 900 milioni spesi e sette trofei (2 scudetti, 2 Coppa Italia, 3 Supercoppa italiana), tra cui lo scudetto festeggiato nelle ultime settimane che è valso la seconda stella.
Nel comunicato di Oaktree (riportato qui da CF) c’è un passaggio importante che definisce i rapporti del fondo con Suning:
Nel maggio 2021, con l’Inter che si avviava a registrare perdite finanziarie record per l’esercizio finanziario 2020/2021, Oaktree ha fornito alle holding dell’Inter le risorse necessarie per stabilizzare la situazione finanziaria del club e continuare così ad operare, garantendo anche il pagamento di giocatori e dipendenti.
Ci sono state sostanzialmente due fasi, nell’era Suning all’Inter.
La prima è durata dal 2016 all’estate del 2020.
Fu caratterizzata - con un bilancio già ampiamente in perdita - da espansione e investimenti della proprietà, che aveva un certo peso politico in Cina ed era riuscita anche a portare sponsor asiatici a sostegno della causa.
La seconda dall’estate 2020 al 22 maggio 2024.
In quel momento Suning è entrata in una crisi economico finanziaria che l’ha portata progressivamente a perdere potere e rilevanza ed ha messo in guai giudiziari la famiglia Zhang.
Semplificando potremmo quasi chiamare la prima “era Suning” e la seconda “era Zhang”, perché l’azienda era ormai fuori e rimaneva solo il giovane Steven.
Il momento spartiacque lo ha sancito Antonio Conte il 2 febbraio 2021: “Avevamo un progetto ad agosto che si è fermato”. L’agosto di cui parlava Conte era quello del 2020 quando la pandemia fece da moltiplicatore di problemi che con tutta probabilità sarebbero emersi a prescindere.
Quella sera l’Inter aveva perso 2-1 a San Siro in casa contro la Juventus la semifinale di andata di Coppa Italia. Una settimana prima (il 26 gennaio 2021) Eriksen le aveva invece fatto vincere il quarto di finale contro il Milan con un gol su punizione, da subentrato.
In quel semestre tenne banco il tema degli stipendi non pagati.
Dall’inter trapelavano spifferi gelidi: una cosa alquanto strana perché in quel momento molti club erano in difficoltà di cassa. Ho sempre avuto l’impressione che qualcuno non contento di come si stesse muovendo il mercato di quel gennaio 2021 avesse interesse a creare scompiglio.
Il club avrebbe poi onorato gli impegni entro fine stagione. In una diretta Youtube parlai di quel caso spiegando che difficilmente il club sarebbe risultato insolvente in quella fase. I fatti successivi sono noti.
Queste fasi (16-20 e 20-24), come spesso accade, sono puramente economico-finanziarie e solo in parte si riflettono sui risultati sportivi della squadra.
In altre parole: se il club non è insolvente continua a operare e la squadra a giocare, e magari a vincere.
Con Suning l’Inter ha vinto il titolo nel 2020/21 e nel 2023/24 e si può legittimamente pensare che se la squadra non fosse stata costretta ogni anno a cedere per stare in equilibrio anche i titoli 2022 e 2023 potevano essere suoi.
Ma chiaramente la consistenza della proprietà non è un dettaglio.
Nel frattempo il conto economico del club ha visto un progressivo miglioramento, ma il risanamento necessario per tornare in utile è ancora lungo.
Non è mai facile ricostruire le vicende aziendali di società cinesi, ma quel che è chiaro è che Suning negli ultimi anni ha visto notevolmente ridimensionarsi il proprio perimetro.
Del fallimento cinese nel calcio europeo, con una visuale più ampia, scriverò nella newsletter di domani.
Se la prima fase era maggiormente caratterizzata dalla figura di Zhang Jindong, la seconda lo ha visto sparire con il solo figlio Steven Zhang (che era diventato formalmente presidente nel 2018) sulla scena, supportato dal 13 dicembre 2018 da Beppe Marotta nel ruolo di direttore generale.
Inutile qui ricostruire quanto accaduto a Suning in Cina (Forbes aveva fatto un pezzo di scenario a fine giugno 2021), quel che conta è che il club dall’estate 2020 in poi ha dovuto prescindere dagli investimenti in arrivo dalla casa madre.
Da quel momento in avanti Suning non era materialmente più la stessa cosa.
Per questo la proprietà nerazzurra ha operato a partire dal 2021 in tre direzioni:
debito in capo alla società lussemburghese che controlla il club (principalmente quello con Oaktree che ebbe in pegno la società e il 22 maggio ha esercitato il suo diritto di prendersi il club)
obbligazioni in capo all’Inter che scadranno nel 2027 con un piano di rimborso dei 400 milioni che avrà piccole rate fino alla maxirata finale da 391,67 milioni di euro entro il 9 febbraio 2027
mercato in uscita per riequilibrare i conti del club
La resistenza è durata fino alla scadenza del maggio 2024 che era nota da tempo. La situazione debitoria corrente dell’Inter è stata ben descritta qui.
Non concordo con alcune analisi, fatte anche da autori autorevoli, sul fatto che Zhang si sarebbe ridotto all’ultimo minuto sbagliando strategia.
Penso piuttosto che nessun possibile rifinanziatore (magari dopo aver trattato) si sia sentito attratto dall’entrare in una vicenda in cui vai a sostenere un imprenditore la cui libertà è limitata per guai giudiziari in Cina riconosciuti anche in Italia.
La mia opinione è che quanto accaduto all’Inter sia molto simile ai casi Parmalat - Parma e Cirio - Lazio, con la differenza di una (per quel che ne sappiamo fin qui, legittima) ingegneria finanziaria molto più accorta che in questa situazione è riuscita a tenere il club lontano da guai maggiori.
Il club grazie alla dirigenza guidata da Beppe Marotta é riuscito a mantenere la rotta riuscendo addirittura a vincere un altro scudetto.
E io credo che, oggi, Marotta possa essere un autorevolissimo candidato a diventare il prossimo presidente dell’Inter, con un ruolo operativo e di prestigio in grado di comunicare al mercato che Oaktree (che, non va dimenticato, aveva già due consiglieri in CdA) lavorerà al risanamento, ma lo farà collaborando strettamente con una figura dirigenziale in grado da rappresentare la massima garanzia della tenuta sportiva del club.
Una scelta che starebbe a significare quel che il fondo statunitense ha sempre voluto far trapelare: un disinteresse ad occuparsi del club in quanto tale e obiettivo di medio periodo puntato ad ottimizzare il ritorno sull’investimento che Oaktree persegue.
Ma per capire i prossimi passaggi ci sarà tempo.
Quel che è chiaro è che Steven Zhang si sta preparando ad una battaglia legale che potrebbe non giovare all’ambiente, come avevo detto (qui) auspicando per il bene dell’Inter che la vicenda si chiudesse con chiarezza è senza strascichi.
Note a margine
Qualche mese fa Niemann Lab, una fondazione di ricerca americana che si occupa di giornalismo, ha parlato delle scommesse come fattore di rischio per il giornalismo sportivo. È un articolo che secondo me merita di essere letto.
Le finali NBA di quest’anno sono abbastanza strane da un punto di vista economico e di business. La prima preoccupazione senza Denver e New York riguarda le audiences piccole dei club coinvolti. La seconda è relativa al fatto che solo un giocatore dei primi 15 più pagati sarà presente: il centro di Minnesota, Rudy Gobert. I Timberwolves, favoriti per le finali NBA, vivono una transizione caotica di proprietà tra Glen Taylor e i nuovi investitori Rodriguez e Lore. I Dallas Mavericks affrontano invece playoff con nuovi proprietari dopo la vendita di Cuban.
L’Atalanta ha vinto l’Europa League sollevando il trofeo che 25 anni fu italiano per l’ultima volta (col Parma). La partita è stata la più vista della stagione. Il club bergamasco ha guadagnato la possibilità di giocare la prossima Champions league, e circa 35 milioni di euro.
Tre anni fa lo sport americano di college ha aperto ai cosiddetti NIL (acronimo di naming, image and likeness) ovvero i guadagni degli sportivi collegiali prima proibiti in quanto considerati solo studenti. Ora per la prima volta nella storia i fondi stanno per entrare nello sport collegiale americano. Le principali conferences e la NCAA stanno votando per un accordo da 2,7 miliardi di dollari per risarcire gli atleti per i mancati guadagni da diritti di immagine pre-2021 e una quota dei ricavi televisivi. RedBird Capital Partners e Weatherford Capital lanceranno un fondo dedicato per fornire capitali agli atenei senza acquisire quote di proprietà. Alcuni dirigenti sono scettici, ma l'afflusso di denaro immediato è visto come un vantaggio per coprire i nuovi costi.
Outro
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Alla settima Commissione Cultura e Istruzione del Senato, sono intervenuti diversi esponenti di alcuni club della Serie A in merito alle “Prospettive di riforma del calcio italiano”.
Il tema centrale che accomuna i grandi club è quello della riduzione delle squadre in Serie A.
Alcuni lo hanno detto in maniera più diretta come Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, altri come il direttore generale della Juventus, Francesco Calvo, in modo più velato parlando di “meno squadre professionistiche” tout court.
Il ministro dello sport Andrea Abodi rimane particolarmente attivo (e solleticato da chi come De Laurentiis sollecita espressamente l’attivismo politico) ed ha a affermato che i tanti club falliti in questi anni sono l’occasione per il Governo di intervenire.
Al di là di quello che ne pensiate credo si possa convenire su due punti:
il fatto che questo avvenga in Senato rappresenta una sconfitta in sé per la FIGC che sarebbe il luogo preposto a discutere di questi argomenti. Dopo anni il presidente Gabriele Gravina non è riuscito a fare alcun passo avanti su un tema che era centrale nel suo mandato.
l’aspetto più preoccupante è che questa riduzione non ha alla base alcuna visione d’insieme del calcio nazionale, nessuna prospettiva, solo la volontà di tagliare qualcuno per incassare più dalle tv. E qui l’immobilismo federale e il disorientamento politico emergono nella loro plasticità.
Io resto convinto che il modello debba essere quello tedesco, con distribuzione dei diritti tv su due livelli e quindi una Lega unificata (A e B) da 16 squadre ciascuna.
Permetterebbe di dare un segno di grande mutualità, allargare lo spettro di chi si divide il famoso “miliardo” delle tv, e non limitare la discussione a grandi contro piccoli.
Ovviamente le retrocessioni dalla B alla C andrebbero molto limitate in nome della stabilità progettuale di cui i club di calcio necessitano, come qualsiasi altra realtà aziendale.
Ma in Italia è meglio non avere idee, perché averne dà solo punti di riferimento ai propri nemici. Per questo certi uomini di potere resistono sempre al loro posto.
Anche per oggi è tutto.
A presto
Giovanni