Faresti il Fanta con budget 20 volte inferiore agli altri?
Può sembrare assurdo, ma è quello che di fatto accade nel calcio moderno in qualsiasi competizione: ma c'è di più, le regole finanziarie sono fatte in modo che non sia possibile diminuire il gap.
Berlino, 27 novembre 2024
La causa della rivolta è sempre l’ineguaglianza (Aristotele)
Il titolo di oggi NON è una provocazione.
Ogni anno in ogni competizione calcistica c’è chi parte potendo spendere X e chi invece può spendere solo 20 volte meno di X.
È esattamente come se all’asta del fantacalcio si andasse tutti con budget diversi: Marco può spendere 400 crediti, Tommaso 200, Giovanni solo 20.
Vi ricordate quando facevamo le squadre all’oratorio? Si sceglievano due giocatori grosso modo dello stesso valore e questi iniziavano a chiamare un compagno alla volta.
Nel calcio moderno invece c’è uno che chiama tutti i giocatori prima e l’altro prende quel che resta.
Nei giorni scorsi la Premier League ha votato (16 voti favorevoli) le regole sul Fair play finanziario interno, confermando tra le altre cose che gli sponsor devono essere fatti secondo il Fair Market Value (FMV).
Ovvero il corretto valore di mercato.
Il sito specializzato The Sponsor un anno fa aveva elaborato un modello per calcolare l’FMV. Ecco cosa ne è uscito, ovvero quelli che sono i valori rilevati per gli sponsor di maglia delle varie squadre rapportati agli sponsor in corso ed alla differenza:
Le metriche adottate dal suddetto sito includono: performance in campo, follower sui social, presenza digitale, visione della TV, dati demografici e comportamentali del pubblico, prezzi dei biglietti, variazione dei prezzi dei biglietti in caso di crisi del costo della vita, donazioni di beneficenza, valutazioni ambientali, supporto al gioco femminile e di base e altro ancora.
Non è nulla di ufficiale, quindi non vale la pena stare a dire chi sarebbe dentro e chi fuori secondo questi numeri.
Ma il tema è un altro: è del tutto evidente che nel mondo reale ci siano differenze tra diverse aziende, ancor più tra i club di calcio, e che l’egualitarismo sia una chimera, oltre che sbagliato.
Ma qui siamo in presenza di regole che non permettono minimamente di ridurre le differenze.
Non ci sono solo le assurde norme che parametrano i salari al fatturato, cosicché il Real Madrid può spendere il 70% di un miliardo, senza alcuna logica competitiva.
E il problema non è il City, come tutti sono portati a pensare, ma l’Aston Villa, ad esempio (uno dei club che hanno votato contro), club di cui avevo parlato quest’estate in “L’ira dell’Aston Villa costretto a cedere Douglas Luiz alla Juventus” un club sano, he sta crescendo sul campo, il cui presidente è disposto ad investire (e non fa capo ad un fondo sovrano), ma che viene vessato da regole assurde.
In nessun momento si tiene conto del fatto che il centro dello sport non sono i club, ma le leghe. E che quindi se si vuol mantenere questo occhio morboso sui ricavi (anziché sul controllo dei costi, ovvero istituendo un vero salary cap uguale per tutti, non parametrato ai ricavi) i principi vigenti devono uniformarsi al valore della Lega e non del club.
In altre parole: se gioco un torneo con City e United e due volte all’anno sfido quelle squadre, in quell’occasione i miei parametri di visibilità ed esposizione del marchio non possono essere diversi dai loro…
Ma c’è un’altra cosa da notare. Questa struttura risulta essere particolarmente appetibile per investimenti aggressivi finalizzati esclusivamente alla speculazione ed alla compravendita dei club. Alla faccia dei tifosi.
Perché ormai il giochino è chiaro: comprare club di categorie inferiori e provare a farli crescere per poi rivenderli in tutto o in parte. Speculazione pura.
Eppure chi come la Premier League e l’Uefa certifica questo sistema passa per essere difensore del calcio del popolo.
Chiunque, libero di non condividere quanto sopra, può tranquillamente rispondere alla domanda posta dal titolo: accettereste di giocare al fanta con un budget fino a 20 volte inferiore a quello dei vostri avversari?
Note a margine.
Sponsor militari. Simon Chadwick, che è professore di sport business a Parigi, ha scritto in un suo recente post su Substack, relativo alla vicenda Rehinmetall - Borussia Dortmund (di cui io avevo scritto in “Sponsorizzare i carri armati nel 2024“):
Il rapporto dello sport con conflitti, guerre e battaglie per il potere sembra essere più stretto che mai, il che implica che i decisori del settore ora si trovano ad affrontare una serie di parametri decisionali che non hanno incontrato per almeno mezzo secolo.
Prima o poi, il settore dello sport deve abbracciare la valutazione del rischio geopolitico come parte della sua governance e delle sue operazioni.Premier colonizzata. Nei giorni scorsi la BBC ha parlato con Adam Sommerfeld, specialista di investimenti sportivi di Certus Capital Partners, che ha affermato che, entro i prossimi cinque-dieci anni, tutti i club della Premier League e della English Football League (EFL) potrebbero essere di proprietà di investitori americani. Attualmente, 14 dei 20 club della Premier League hanno già una partecipazione minoritaria statunitense, e almeno un terzo dei club della EFL è nella stessa situazione. Sommerfeld ha sottolineato che l’acquisto di un club di League One o Two, con costi iniziali relativamente bassi (tra 10 e 15 milioni di sterline), rappresenta una prospettiva "sexy" per gli investitori americani. Il modello prevede di migliorare il valore del club, potenzialmente fino alla Premier League, sfruttando il fascino del calcio inglese, inclusi la FA Cup e il sistema di promozione e retrocessione, che non esistono nello sport statunitense.
Ho creato un mostro. L’ex presidente della FIFA, Joseph Blatter, si è iscritto all’elenco dei critici di Gianni Infantino. La cosa farebbe già sorridere così se non fosse che Blatter ha appunto detto di “aver creato un mostro” assumendosi quindi parte delle responsabilità sull’escalation. Inside World Football ha riportato l’opinione dell’ex presidente che accusa l’attuale gestione di dare priorità al profitto rispetto ai valori dello sport. Lo stesso sito ha anche riportato la presa di posizione di due senatori Democratici che hanno chiesto alla FIFA di non assegnare il mondiale 2034 all’Arabia Saudita (delle prese di posizione delle organizzazioni per i diritti umani avevo scritto in “Mondiale 2034, diritti umani à la carte”).
Outro.
Il calcio del popolo.
A Praga lunedi sera c’erano circa 600 tifosi dell’FC United of Manchester a seguire la partita di ritorno degli ottavi di finale di Fenix Trophy tra la loro squadra e i Praga Raptors.
Gli inglesi hanno vinto 3-0 bissando il successo dell’andata (che fu per 5-0).
Io credo che l’Inghilterra, al mondo, sia l’unico paese in grado di muovere centinaia di persone che tifano un club di settimo livello per vedere una partita di un torneo che non promuove a nulla e non ha alcuna tradizione.
L’idea del Fenix Trophy è molto bella: squadre dilettantistiche si incontrano per contendersi un titolo che lo scorso anno vide le finali giocate a Desenzano del Garda.
La realizzazione decisamente scadente: ieri (ed a tutt’ora) il sito riportava uno stadio sbagliato (fortunatamente abbiamo seguito le indicazioni del sito della squadra ospitante) ed al momento in cui scrivo non sono stati ancora aggiornati i risultati.
Lo scorso anno vinsero proprio gli FC United in finale contro la stessa squadra eliminata lunedi.
Ma restando sul tema della partecipazione: il calcio in Inghilterra è un’altra cosa. Non è solo tifo, passione, attaccamento. Non è solo la mentalità di un paese che ha inventato i club e le associazioni.
Certamente c’è molto di identità e identificazione dei tifosi nella squadra, l’FC United in particolare, che ha una storia unica.
È il calcio del popolo. Per davvero.
Di questo tema avevo parlato - peraltro citando proprio il suddetto club - nel video “Non è solo un gioco, l’importanza dell’identità nello sport“.
E anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni
Ciao Giovanni, vorrei tanto, tanto, aprire il capitolo salary cap e modelli in Europa vs USA, ma sarebbe davvero un argomento troppo esteso. Piuttosto, dato il tuo interesse relativamente ai modelli di business legati ai diritti TV, allego di seguito un articolo da una newsletter che seguo, se ti va dacci un occhio: https://open.substack.com/pub/huddleup/p/inside-amazons-100-million-plan-to?utm_source=share&utm_medium=android&r=1q9rpv