Mercato Juve 2024, i giovani tra realtà e narrazione
Anche se John Elkann garantiva che sarebbero stato il futuro il mercato di giugno ne ha visti partire in gran quantità: analizziamo perché questo accade e che valore ha la seconda squadra.
Berlino, 15 luglio 2024
Nei giorni scorsi mi sono imbattuto in un articolo di Mirko Nicolino, giornalista specializzato in cose juventine, che parte da una constatazione:
In questa sessione estiva di mercato, la Juventus ha già lasciato andare Alcaraz (2002, rientrato al Southampton per mancato riscatto), Kaio Jorge (2002), Barrenechea (2001), Iling Junior (2003), Felix Correia (2001), Kean (2000). E ancora l’estate è lunga e tra gli altri potrebbero salutare la truppa di Thiago Motta i vari Soulé (2003), Huijsen (2005) e Miretti (2003).
Mirko è sufficientemente attento e intelligente dal distinguere subito due piani: quello narrativo (John Elkann garantiva che questi giovani erano “il futuro della Juventus”) e quello reale: se si può vendere per accedere ad un upgrade lo si fa con tanto di ringraziamenti alla giovane plusvalenza.
Il tema generale riguarda i giovani, le seconde squadre e le reali necessità diciamo così “formative” dei top club di serie A. Da quest’anno dopo la Juventus e l’Atalanta (dal 2023/24) anche il Milan ha attivato una Squadra B che si chiama Milan Futuro. Ed è quindi bene che tutti i tifosi capiscano cosa sono realmente queste seconde squadre e come funzionano nel sistema italiano.
Fare riferimento a quel che succede all’estero (Spagna in particolare) secondo me è fuorviante. La Liga spagnola è un campionato in cui i giovani cresciuti nel vivaio di un club coprono ogni anno dal 20 al 25% del minutaggio totale. In Italia quella quota è da 4 a 7 volte inferiore a seconda degli anni presi come riferimento. Significa che se in Spagna stanno stabilmente in campo 3-4 ex canterani in Italia quando va bene ce n’è uno.
Questo accade per il sistema competitivo interno: la Spagna è strutturata su un duopolio storico a cui oggi si aggiunge l’Atletico Madrid. L’Italia ha una competizione interna molto più marcata che non permette ai top club di lasciare 5-6 slot in rosa per ex giocatori del vivaio, pena una flessione competitiva, che peraltro la Juve ha già sperimentato nelle ultime due stagioni.
La Juventus - come del resto l’Inter, il Milan, la Roma e il Napoli - mira a competere per vincere il più presto possibile, preferibilmente subito. Negli ultimi due anni si è trovata suo malgrado a schierare obbligatoriamente diversi Under 23, non per pianificazione.
Quando nacque la seconda squadra al di là delle buone intenzioni era chiaro a tutti che per il club (come per Atalanta e Milan) l’occasione fosse ghiotta per allargare la platea dei giocatori a disposizione sia come futuri prospetti interni che come carne da plusvalenza.
Non da oggi la priorità è quella di alzare il livello della rosa utilizzando gli ex Next Gen come merce di scambio, anche se questo non va sventolato troppo dopo i fatti del 2023.
Un dato di fatto rimane: con l'abbassamento dell'età media della squadra, i risultati sono peggiorati, dimostrando che la giovinezza non garantisce il successo. La storia è piena di giovani promesse che non sono mai diventate campioni: quello che i tifosi devono fare è semplicemente un bagno di realismo sulle reali dinamiche di mercato di un club.
Il campo dirà se la politica di Cristiano Giuntoli sia corretta e se la Juventus abbia ceduto potenziali campioni o giocatori normali, ma anche in quel caso sarà importante non perdere di vista il punto chiave: la vittoria subito contro la crescita bilanciata.
Note a margine.
Iniziamo da una breve nota personale. Nei giorni scorsi ho iniziato a collaborare con Il Riformista accettando la proposta del direttore Claudio Velardi. Il mio primo articolo è stato pubblicato sabato 13 luglio e parla di tennis. Di volta in volta vi posterò i miei pezzi anche qui, sperando di fare cosa gradita, si parlerà di calcio e altri sport sotto l’aspetto economico, culturale e sociale.
Questa mattina invece ho scritto il mio personalissimo bilancio finale di Euro 2024 in cui ho parlato di identità, hollywoodizzazione del calcio e calcio fast foot.
Maiuna gioia. La Ryder Cup 2023, tenutasi al Marco Simone Golf and Country Club di Roma, ha incrementato l'attività economica in Italia di €262 milioni (US$284 milioni), segnando un record per l'evento in Europa. L'importo rappresenta un aumento dell'11% rispetto ai €235 milioni (US$254 milioni) generati dalla Ryder Cup 2018 a Le Golf National in Francia. (SportsProMedia)…intanto gli arabi. Era da un po’ che non tornavo sugli investimenti arabi nello sport e oggi abbiamo ben 2 notizie: l’Arabia Saudita si prende le Olimpiadi di Esports e il Qatar guarda alla Nations League di rugby. L’ondata non è ancora passata.
La tv non incanta più. La Ligue 1 francese ha accettato l’accordo con DAZN da 500 milioni a stagione e vede diminuire nettamente il valore delle proprie trasmissioni sul mercato interno. La situazione del mercato dei diritti tv continua ad essere estremamente difficili ulteriori rallentamenti sono previsti.
Outro
Modello inglese
Dopo la finale di Euro 2024 tanto si è detto di questi fantastici giovanotti spagnoli. Ma le analisi complete non possono mai prescindere dal considerare anche chi - come gli inglesi - pur perdendo due finali consecutive, stanno godendo di un momento particolarmente propizio in tema di crescita e affermazione di talenti.
E qui ci viene in aiuto un articolo di Abraham Romero che su El Mundo racconta come il successo della Spagna tra il 2008 e il 2012 abbia ispirato l'Inghilterra a sviluppare un sistema simile, portando alla creazione dell'ADN England sotto la guida di Dan Ashworth e Gareth Southgate.
Quest’ultimo è proprio l’attuale CT, a conferma di quel che dicevo nei giorni scorsi: se i centri federali lavorano bene avere tecnici federali a guida delle nazionali è un approdo naturale, quantomai moderno e certamente molto proficuo.
L'Inghilterra ha investito nel calcio giovanile con un sistema strutturato, ottenendo titoli nelle categorie inferiori come i Mondiali Under 20 e Under 17 e diversi Europei Under 21, Under 19 e Under 17.
Grazie all'ADN England, sebbene la nazionale inglese sia ancora in cerca di un grande titolo dal 1966, sono arrivati i migliori risultati della nazionale degli ultimi 60 anni.
«La FA e la Premier League hanno creato un sistema per promuovere il talento. La Premier investe e ogni club deve seguire delle direttive per il settore giovanile se vuole ricevere i fondi. È un sistema di quattro categorie, con la 1 come la più alta», ha spiegato Pep Clotet, che ha lavorato al Birmingham City, dove ha coinciso con Bellingham, all'Oxford United, al Leeds e allo Swansea (ma anche in Italia, al Brescia e alla Spal).
«A Swansea, per esempio, siamo passati dal livello 2 al 1 e la differenza era che dovevamo investire 5 milioni in totale nel settore giovanile. Ma la FA e la Premier richiedono obiettivi e supervisionano tutto ogni sei settimane attraverso un sistema chiamato 'Review' che implica una strategia per tutte le categorie del club. A livello fisico, nutrizionale, psicologico, di allenamento, di strutture... E la FA e la Premier coordinano tutto attraverso uno strumento tecnologico. Hanno una strategia per ogni calciatore», spiega Clotet.
Nessun obbligo di giocare in prima squadra, insomma, ma un focus attento sulle categorie giovanili. Come sempre: non si tratta di copiare nessuno ma di capire quali ingredienti sono stati usati per promuovere il miglioramento.
A presto.
Giovanni
Grazie Giovanni.
La narrativa sui giovani e sull'età media troppo alta è stata distorta negli ultimi anni, e son contento che con l'oggettività dei dati torniamo tutti sulla terra. La politica di Giuntoli prevede e prevederà sicuramente qualche mal di pancia presente e (spero il meno possibile, da juventino) futuro, ma mi sembra evidente che a guadagnarci sicuramente saranno i conti della società.
In bocca al lupo per la nuova collaborazione al Riformista.