Il futuro di Wimbledon
C'è un dibattito aperto sul futuro del club tennistico più famoso al mondo tra interessi sportivi, ambientali e sociali: un equilibrio sempre più difficile da mantenere in qualsiasi paese democratico.
Il prestigioso All England Lawn Tennis Club ha presentato un ambizioso progetto da 200 milioni di sterline per espandere il complesso di Wimbledon, che prevede la costruzione di 39 nuovi campi da tennis e di uno stadio da 8.000 posti.
Il piano punta a riportare le qualificazioni del torneo principale all’interno del sito ufficiale, rafforzando la posizione di Wimbledon tra gli Slam internazionali.
Tuttavia, l’iniziativa ha scatenato un acceso dibattito tra i sostenitori della tradizione e i residenti locali, preoccupati per le gravi conseguenze ambientali. Cose, insomma, che non succedono solo in Italia.
Tra le principali controversie figura la possibile distruzione di centinaia di alberi in una storica area verde, Wimbledon Park, progettata originariamente dal celebre paesaggista Capability Brown.
Gruppi ambientalisti e cittadini denunciano il progetto come un “ecocidio corporativo” che minaccia l’ecosistema locale e lo spazio pubblico.
Alcuni, come l’attrice centenaria Thelma Ruby, hanno addirittura promesso di incatenarsi agli alberi per impedire i lavori.
Le proteste hanno portato a decisioni contrastanti da parte dei municipi coinvolti: il consiglio di Wandsworth ha bocciato l’espansione, mentre Merton l’ha approvata. Al centro della disputa vi è anche un antico vincolo legale (covenant) che vieterebbe la costruzione nell’area acquisita dall’ex golf club, anche se l’AELTC sostiene che non sia più applicabile. I
Il caso arriverà alla High Court a luglio per un riesame legale. Nonostante le rassicurazioni del club – che promette la creazione di 23 acri di spazi verdi pubblici, nuovi percorsi pedonali e strutture ecologiche – i critici temono che si tratti solo di una “vetrina verde” per giustificare un’operazione di tipo speculativo.
La battaglia per il futuro di Wimbledon si gioca quindi non solo sul campo, ma anche tra interessi sportivi, ambientali e sociali, in un equilibrio sempre più difficile da mantenere e che crea dibattiti e opposizioni non solo in Italia ma in ogni zona del mondo.
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Note a margine.
The Sports Bra. Spesso scrivo qui come negli USA (ma non solo) lo sport al femminile stia notevolmente crescendo in interesse. In risposta al boom dei diritti e della visibilità degli sport femminili, negli USA stanno nascendo sempre più bar dedicati esclusivamente alle competizioni femminili, come Title 9 a Phoenix, Jolene Jolene ad Atlanta e The Sports Bra a Portland. Questi locali attirano comunità variegate, famiglie e fan LGBTQ+, contribuendo alla crescita del pubblico e alla normalizzazione delle partite femminili. Tuttavia, emergono sfide: alcuni imprenditori affrontano ostacoli nei finanziamenti bancari e subiscono attacchi sessisti o omofobi . La loro sostenibilità resta incerta, ma il trend evidenzia un mercato in espansione e un movimento culturale in evoluzione.
Aucap. La Juventus ieri sera è uscita dal mondiale per club. Al di là degli ottimi incassi dal torneo c’è a mio giudizio una realtà che i tifosi non possono ignorare. Negli ultimi 20 anni la famiglia Agnelli, tramite Exor, ha investito circa 1,15 miliardi di euro nella Juventus tra aumenti di capitale e sponsor correlati. Solo tra il 2017 e il 2024 sono stati coperti circa 900 milioni di perdite, incluso un rosso di 176 milioni nell’esercizio 2023‑24. Nel marzo 2025 Exor ha versato un primo contributo di 15 milioni, con la possibilità di arrivare fino a 110 milioni, per sostenere il bilancio club, legato al rendimento sportivo e alla qualificazione Champions. In sostanza, Exor continua a ricapitalizzare la Juve con ampie iniezioni di liquidità per contenere le perdite, garantire continuità aziendale e preservare la competitività sul campo. La peggior gestione del club di sempre.
Marocco. Il successo del Marocco ai Mondiali 2022 ha rafforzato il suo soft power, permettendogli di rappresentare simbolicamente Nord Africa e Medio Oriente. Questo risultato, frutto di una strategia a lungo termine sul calcio, culminerà con il co-hosting del Mondiale 2030. Eventi calcistici futuri, come la Coppa d’Africa e il Mondiale U-17 femminile, rafforzano l’immagine del Paese. Il calcio è strumento diplomatico: Regno Unito e USA sostengono la sovranità marocchina sul Sahara Occidentale, anche per accedere a investimenti e risorse chiave come i fosfati. Anche il calcio marocchino è dunque un veicolo geopolitico, economico e d’influenza internazionale.
Outro.
Caldo estremo
Il sindacato mondiale dei calciatori FIFPRO ha espresso forte preoccupazione per le condizioni climatiche estreme durante il nuovo Mondiale per Club a 32 squadre negli Stati Uniti. Le temperature, spesso superiori ai 40 °C, hanno reso le partite un pericolo per la salute dei giocatori.
FIFPRO chiede alla FIFA misure immediate: intervalli allungati a 20 minuti, pause rinfrescanti ogni 15 minuti e revisione degli orari di inizio delle gare, molte delle quali si giocano nelle ore più calde per favorire le audience televisive europee.
Con lo sguardo al Mondiale 2026, che si terrà tra USA, Canada e Messico e prevede fino a sei partite al giorno, il sindacato avverte che città come Miami, Dallas e Houston rappresentano un rischio estremo di colpi di calore. Servono regole più rigide e protocolli di sicurezza chiari per proteggere la salute degli atleti.
FIFPRO ha definito il torneo in corso un “campanello d’allarme” e invitato la FIFA ad agire subito per garantire condizioni di gioco sicure.
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni