Il risiko dello sport streaming in Europa
Dopo un 2024 di stagnazione, con l'archiviazione del caso Venu negli USA, nel 2025 l'attenzione è tutta sul Vecchio Continente in cui Dazn ha una posizione dominante che potrebbe far gola a molti.
All’inizio del 2025 negli USA è stato definitivamente archiviato il progetto Venu, la piattaforma streaming dedicata allo sport alla quale stavano lavorando Disney, Fox e Warner Bros Discovery da oltre un anno.
Fin dall’inizio il progetto aveva suscitato dubbi e timori per le eventuali ripercussioni sul mercato. Prima ad opporsi era stata la piccola startup Fubo Tv (a cui in tempi non sospetti questa newsletter si è ispirata per il suo nome), ottenendo il sostegno indiretto di altri ‘piccoli’ come DirecTV, Dish, Newsmax, e di gruppi di difesa pubblica come American Economic Liberties Project, Electronic Frontier Foundation, Open Markets Institute e Sports Fans Coalition.
Nell’agosto scorso proprio Fubo Tv aveva ottenuto una vittoria in tribunale, con un’inginzione preliminare dalla corte di Manhattan che aveva bloccato Venu. L’accordo siglato tra Fubo e Disney, divenuta azionista di maggioranza della piattaforma a inizio anno, aveva portato alla fine della controversia.
Archiviato Venu, ora le tre big pare abbiano intenzione di focalizzare la loro attenzione su accordi con i distributori di pay TV esistenti.
Il risiko dello streaming, di cui ho parlato in Diritti tv, 2024 fuga dal mercato e in La fine dei diritti tv (per come li abbiamo conosciuti), nel 2025 avrà invece l’Europa come teatro principale, in uno scenario che si è già aperto con l’acquisizione di una quota di Dazn da parte del fondo saudita PIF.
Recentemente una analisi di Minal Modha su SportsProMedia ha puntualizzato la situazione evidenziando come il mercato sia decisamente stagnante. alla luce dei numeri visti nel 2024 e, come sempre, questo tipo di scenario porti ad un possibile terremoto strutturale.
Nel 2024 i diritti sportivi hanno fruttato circa 18 miliardi di dollari in Europa, ma senza Olimpiadi di Parigi e Euro 2024, il totale è sceso a 16,3 miliardi di dollari, restando invariato rispetto al 2023.
È evidente, quindi, che il mercato è diventato estremamente complesso per la vendita dei diritti sportivi.
Lo strapotere di DAZN e il possibile cambio di scenario
Uno dei principali problemi è stata la mancanza di concorrenza.
Sia negli Stati Uniti che in Europa, le piattaforme di streaming hanno coperto circa il 20% della spesa per i diritti sportivi. Negli Stati Uniti, però, questa quota si è distribuita tra colossi come Paramount+, Max, Netflix e Amazon. In Europa, invece, la quasi totalità di questo investimento è arrivata da un solo attore: DAZN.
Che i sauditi se ne siano accorti prima del recente investimento?
Un recente articolo di The Information ha rivelato che Amazon ha deciso di puntare sullo sport in diretta, ridimensionando il focus su film e serie TV, per accelerare il percorso verso la redditività.
Il motivo è semplice: lo sport dal vivo attira un pubblico numeroso e garantito, rendendo l’investimento molto appetibile per gli inserzionisti pubblicitari.
Inoltre, i consumatori di sport in streaming sono coloro che sono disposti a spendere le cifre maggiori rispetto a chi invece cerca film, serie tv, documentari.
Negli ultimi anni, la pubblicità è tornata centrale, anche per i colossi dello streaming, che hanno diversificato le proprie entrate lanciando abbonamenti con annunci pubblicitari.
La strategia ha funzionato: i dati di Ampere mostrano che nel Regno Unito, nel 2024, un terzo delle nuove iscrizioni a Disney+ ha riguardato il piano con pubblicità, mentre per Netflix e Amazon la percentuale è stata ancora più alta.
Questa tendenza obbliga le piattaforme a offrire contenuti che garantiscano un pubblico stabile e continuativo, e lo sport in diretta è la soluzione perfetta.
Netflix, Amazon e la nuova strategia sportiva
Negli Stati Uniti, Amazon ha iniziato a proporre eventi sportivi in diretta ogni mese, creando una continuità che mantiene alta l’attenzione del pubblico e riduce il rischio di cancellazioni da parte degli abbonati. Questo modello ha aumentato le entrate, combinando gli abbonamenti con i ricavi pubblicitari.
Anche Netflix ha seguito la stessa strada.
Nell’ultimo anno, la piattaforma ha stretto accordi con WWE, la National Football League (NFL) e la FIFA. Alcuni di questi contratti, come quelli tra Netflix e WWE o tra Amazon e la NBA, coprono più territori, ma l’attenzione principale è stata rivolta al mercato statunitense.
Ora, con i grandi contratti nordamericani ormai assegnati, le piattaforme di streaming stanno cercando nuove opportunità. E l’Europa è la prossima frontiera.
L’Europa: un campo di battaglia frammentato
A differenza degli Stati Uniti, dove alcuni sport dominano l’intera nazione, in Europa i gusti variano molto da paese a paese, rendendo necessaria una strategia mirata per ogni mercato.
Il calcio è lo sport più seguito, ma i diritti dei cinque principali campionati nazionali sono già stati assegnati per i prossimi anni. Per questo motivo, le piattaforme dovranno guardare altrove.
In questo scenario, emergono diverse opportunità.
Nel Regno Unito, i diritti del cricket verranno rinnovati nel 2028, e le piattaforme di streaming potrebbero essere partner ideali per attirare un pubblico più giovane. In Spagna, la Copa del Rey e la Liga Endesa andranno presto sul mercato.
In Italia, eventi come il Giro d'Italia, la Coppa Italia e la LVF (il campionato femminile di volley) rappresentano asset strategici.
Proprio quest’ultima recentemente ha annunciato un disimpegno da Volleyball World (ne ho parlato qui), la piattaforma di CVC partners che dopo una partenza lanciata ha tirato i remi in barca da inizio 2022 in poi, con un servizio rimasto fermo e peggiorato sul piano della produzione (il beach volley a telecamera unica da dietro è uno scempio).
L’onda lunga dell’oro olimpico potrebbe rendere appetibile un asset (la LVF appunto) che potrebbe essere anche relativamente economico. Recentemente, per dire, DAZN e Sky si sono aggiudicate le coppe europee di volley per circa 150 mila euro a testa (dato ufficioso). Noccioline per chi vuole eventualmente fare un esperimento.
Vi è poi un vecchio tema che è quello dell’accesso, di cui parlo da tempo, in particolare in Diritti tv, un futuro senza limiti geografici.
È un aspetto che si è imposto all’attenzione a partire da quando Apple ha fatto l’accordo per trasmettere in tutto il mondo la MLS. E che naturalmente può diventare decisivo in due direzioni:
per un torneo come la Champions league che va su più mercati europei;
per i tornei nazionali che vedono ormai retrocedere i loro ricavi internazionali (ovvero quelli su mercati non domestici).
La Champions League in particolare va in scadenza nel 2027. Al momento non ci sono scenari diversi (leggi: Superleghe) all’orizzonte, anche se una remota ipotesi è quella che qualcuno si metta in mente di crearsi il proprio campionato investendo qualche miliardo, del resto prendere la Champions in tutto il mondo significa parlare di un investimento che parte da 2,5 miliardi in su.
Attenzione naturalmente anche alla Ryder Cup di golf e il Sei Nazioni di rugby, soprattutto come operazioni di assaggio.
Per ora siamo agli esperimenti. Disney+ ne ha fatti in Scandinavia, ma il mercato europeo rimane il prossimo obiettivo per le piattaforme anche con modelli basati sulla pubblicità.
Se i grandi player dello streaming dovessero aumentare la competizione sul territorio europeo, dove per ora DAZN ha avuto mano libera, i detentori dei diritti vedrebbero la luce in fondo al tunnel e soprattutto si potrebbe rimettere il mercato al centro di uno scenario che come ho scritto in L’ingresso dei sauditi in Dazn, scenari e prospettive oggi sembra destinato a sottostare a mire geopolitiche più che a valutazioni coerenti di domanda e offerta.
Fare previsioni certe è sempre rischioso, ma sarebbe sorprendente se nel 2025 le piattaforme di streaming non incrementassero il loro investimento nei diritti sportivi in Europa.
Note a margine.
Bayern 125. Il Bayern Monaco ha celebrato il suo 125º anniversario il 27 febbraio 2025, consolidando la sua posizione come uno dei club più prestigiosi al mondo e sul Guardian Philipp Lahm parla del modello del club che nel 2024 ha fatto registrare il 32esimo utile consecutivo. Gran parte di questo successo è attribuito all'eredità di Franz Beckenbauer. Secondo l’ex terzino, che Guardiola reinventò playmaker, il successo duraturo del Bayern Monaco può essere attribuito a una combinazione di identità culturale forte, leadership esperta e una filosofia calcistica che valorizza l'intuizione e la semplicità. Questi elementi hanno reso il club una forza dominante nel calcio europeo e mondiale.
Tutti allo stadio. Gli ultimi dati resi disponibili da Calcio e Finanza confermano il trend di cui ho parlato in Miracolo in Serie A, stadi brutti ma pieni. Fino a questo momento la Serie A, nel suo complesso, sta mantenendo una media piuttosto alta: 30.619 spettatori per ogni gara, con un tasso di riempimento degli stadi pari al 91,57%. Vola anche questo dato, in netta crescita – almeno fino a questo momento – rispetto all’83% del 2023/24.
Juve in rialzo. Lunedi 3 marzo il titolo della Juventus ha chiuso la giornata in crescita del 12,03% a 3,3700 euro per azione. Il titolo del club bianconero ha così raggiunto i suoi massimi dal giugno 2022, ultima volta in cui aveva superato i 3,37 euro per azione, con una forte crescita nell’ultimo mese. Alti anche i volumi, con oltre 6 milioni di pezzi scambiati nel corso della giornata su una media quotidiana negli ultimi tre mesi di 1,57 milioni. Recentemente ne ho parlato in Le azioni della Juventus come indicatore di sistema.
Outro
Ancora sull’identità
Come sapete se mi seguite da un po’ il tema dell’identità nello sport mi appassiona sempre. Ne ho scritto in particolare in un libro di Oxigenio acquistabile online e varie volte su questa newsletter.
Nell'ultima settimana l’inglese When Saturday Comes, una vera e propria bibbia se siete amanti del calcio inglese, ha raccontato come negli ultimi anni, il calcio non professionistico inglese abbia registrato un notevole incremento di spettatori, con dodici club del terzo livello del sistema calcistico che attualmente vantano una media di oltre 1.000 presenze a partita.
Questo fenomeno è attribuibile a diversi fattori, tra cui l'aumento dei costi degli abbonamenti nella Premier League, che ha portato molti tifosi a sentirsi esclusi.
Le squadre di vertice inoltre sembrano privilegiare i tifosi internazionali disposti a pagare prezzi elevati, trascurando quelli locali.
In risposta, molti appassionati si sono rivolti ai club non professionistici, attratti da un ambiente più accessibile e comunitario.
Ad esempio, il Football Club United of Manchester (FC United), fondato nel 2005 dai tifosi del Manchester United in disaccordo con la gestione del club, ha registrato medie spettatori paragonabili a quelle di club professionistici, dimostrando l'efficacia di un modello basato sulla partecipazione attiva dei tifosi.
Qui posso dare una testimonianza diretta: a fine novembre con il mio gruppo di amici di Manchester eravamo in 700 a seguire la squadra in Fenix Trophy a Praga.
Questo spostamento verso il calcio non professionistico evidenzia una crescente domanda di esperienze calcistiche autentiche e comunitarie, lontane dalle dinamiche commerciali delle leghe superiori.
È un qualcosa di cui tutti dovrebbero tener conto a diversi livelli.
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni