Il ritorno del basket collegiale nei videogiochi
Uno degli effetti della nuova legislazione NIL, che permette agli studenti negli USA di farsi remunerare, è la regolamentazione di un nuovo meccanismo di distribuzione dei diritti d'immagine.
Dopo anni di assenza, EA Sports è tornata trionfalmente nello sport collegiale con il reboot di College Football 2025, aprendo la strada al possibile ritorno anche di videogiochi dedicati al basket universitario. Ne ha scritto nei giorni scorsi SportsPro.
Il successo del rilancio — più di 5 milioni di giocatori unici nella prima settimana e record di vendite — ha riacceso l’interesse per un genere che sembrava ormai abbandonato. A rendere possibile questa rinascita è stato soprattutto il cambiamento fondamentale nella regolamentazione dello sport collegiale americano: la legislazione NIL, che finalmente permette agli atleti universitari di monetizzare il proprio nome, la propria immagine e la propria somiglianza (Name, Image, Likeness).
Ne avevo parlato in “Sport e social media, la rivoluzione silente”.
Il basket universitario è meno popolare del football nei videogiochi: l’ultimo titolo della serie EA, NCAA Basketball 10, risale al 2009, mentre la serie College Hoops 2K di 2K Sports fu interrotta nel 2008.
Le ragioni erano molteplici: scarsa redditività rispetto ad altri titoli sportivi, concorrenza feroce e predominio di NBA 2K sul mercato dei giochi di basket professionale. Ma soprattutto, problemi di licenze: le regole NCAA vietavano agli atleti di ricevere compensi, rendendo impossibile includere legalmente i loro nomi e volti nei giochi.
EA riusciva a pagare l’NCAA e le università per usare loghi, divise e tornei, ma non gli atleti.
Una causa intentata da Ed O’Bannon — ex giocatore UCLA — dimostrò che EA aveva usato il suo aspetto senza compenso, portando a una sentenza che diede il via a un cambiamento epocale.
La causa O’Bannon fu la scintilla che avviò riforme legislative. Dal 2021, infatti, gli atleti universitari possono monetizzare i propri diritti NIL grazie a nuove leggi statali e a un accordo collettivo che consente anche pagamenti diretti dalle università agli atleti. Questo ha finalmente dato a EA Sports la possibilità di includere i giocatori nei giochi in modo legale e remunerato. Per College Football 2025, EA ha negoziato un accordo NIL senza precedenti, pagando circa 6 milioni di dollari per i diritti collettivi degli atleti.
EA Sports ha pubblicato un messaggio criptico su X: «Bring the Madness. Let’s run it back», con un pallone da basket, suggerendo fortemente che un nuovo gioco di basket universitario sia in cantiere, probabilmente per il 2028
Senza il NIL, questo ritorno sarebbe stato impossibile. La nuova regolamentazione ha trasformato gli atleti universitari da semplici “studenti dilettanti” a veri e propri protagonisti del mercato sportivo e mediatico, permettendo loro di essere remunerati equamente per la propria immagine.
Il programma NIL utilizzato per il football ha fatto da modello, dimostrando come un accordo collettivo possa soddisfare atleti, università, licenziatari e fan. Per il basket, però, il costo potrebbe essere ancora più alto: la crescente notorietà e visibilità degli atleti — soprattutto delle stelle del torneo femminile — potrebbe spingere verso compensi superiori.
Il mercato dovrà capire se ci sarà spazio per due titoli, EA e 2K, oppure se uno solo dominerà. EA ha la forza economica e il know-how della recente esperienza con il football, mentre 2K ha già una solida base tecnica e commerciale grazie alla sua serie NBA 2K. In ogni caso, il ritorno di un videogioco dedicato al basket universitario segnerebbe un nuovo capitolo, non solo per il gaming ma per lo sport collegiale stesso.
Sarebbe anche un potente strumento di rappresentazione e promozione per lo sport femminile, consolidando la crescente parità tra tornei maschili e femminili.
Il ritorno di EA Sports nello sport collegiale è un esempio perfetto di come la regolamentazione NIL abbia cambiato radicalmente il panorama. Da ostacolo legale, la possibilità di pagare gli atleti si è trasformata in un’opportunità commerciale, culturale e tecnologica, in grado di far rivivere un genere di videogiochi molto amato e di ampliare la visibilità dello sport collegiale su scala globale.
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Note a margine.
Mondiale per club. La finale della Coppa Infantino verrà disputata tra PSG e Chelsea. Un club che non aveva mai vinto un trofeo internazionale fino a poche settimane fa ed un altro che può completare la collezione, vincendoli tutti, dopo aver iniziato a trionfare meno di 30 anni fa. E’ un segno dei tempi. In un certo senso non poteva esserci finale migliore. Qui la classifica dei fatturati.
Retegui. Secondo Gravina il fatto che Retegui vada in Arabia Saudita “é un effetto negativo della globalizzazione”. Invece, probabilmente, il fatto che un argentino nato a Tigres che non ha mai parlato una parola di italiano vada a giocare in Serie A dopo essere diventato un giocatore della nazionale grazie ad una rete discouting che lo ha scovato in Argentina deve essere un effetto positivo. Perché il calcio (e con lui il calciomercato) non dovrebbe essere uguale per tutti?
Corsi e ricorsi. Il ricorso respinto al TAR della Salernitana viene considerato da Storiesport uno strumento di distrazione, servito in altre parole principalmente a spostare l’attenzione pubblica e mediatica dalle responsabilità sportive e gestionali del club, piuttosto che a perseguire una reale chance legale di successo. La strategia legale post-retrocessione, tardiva e rischiosa, aveva scarse probabilità di ribaltare il verdetto sportivo, e sarebbe atata usata per guadagnare tempo e creare confusione, distogliendo tifosi e opinione pubblica dalle cause profonde della retrocessione. Un modo per evitare di affrontare direttamente conseguenze sportive e amministrative già certe.
Outro.
Spegni e riaccendi
Alcuni tennisti hanno iniziato a mettere in dubbio l’affidabilità del sistema elettronico di chiamata delle linee (ELC) a Wimbledon. Personalmente credo davvero nel valore dell’innovazione per rendere lo sport più piacevole ed efficiente e la polemica sembra assurda: i tennisti, in passato, hanno sempre accettato senza problemi Hawk-Eye per contestare le decisioni dei giudici umani, e l’ELC usa la stessa tecnologia ma in tempo reale.
Durante il match tra Pavlyuchenkova e Kartal, qualcosa è andato storto: il sistema non ha segnalato una palla chiaramente fuori. Qualcuno ha pensato subito a un complotto per favorire la giocatrice britannica, ma la verità era molto più banale: un errore umano. Qualcuno, da qualche parte, aveva semplicemente spento il sistema per sbaglio.
Capita, come nel caso del famoso gol del Liverpool annullato nel 2023 per un malinteso tra il VAR e gli arbitri. Questo però non significa che la tecnologia sia infallibile. Ma proprio il fatto che in tanti anni non fosse mai successo nulla di simile dimostra quanto il sistema sia affidabile.
Ma la tecnologia, da sola, non basta: serve un processo ben gestito e, soprattutto, la fiducia delle persone che la usano. La resistenza culturale rimane l’ostacolo più grande all’innovazione e come gli errori umani restino la principale vulnerabilità.
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni