Jannik Sinner, icona mondiale senza cliché
Il numero uno del tennis, anche senza volerlo, sfugge a tutti gli stereotipi sull'italianità e ci ricorda in ogni momento che le individualità sono complesse e sovrastano le banali semplificazioni.
Berlino, 28 novembre 2024
Filini fissò il campo da tennis per la domenica più rigida dell'anno, dalle sei alle sette antelucane. Tutte le altre ore, man mano che si avvicinava il mezzogiorno, erano occupate da giocatori di casta sempre più elevata. (Paolo Villaggio, Fantozzi)
Esiste davvero una cosa chiamata italianità?
Premetto: io sono d’accordo con Klemens von Metternich e il suo celebre “L’Italia è solo un’espressione geografica”.
Vivendo negli ultimi dieci anni in Inghilterra e Germania si è accentuata la mia percezione dell’Italia come di un Paese che certamente è uno Stato, ma non una Nazione.
L’identità nazionale italiana è la più frastagliata e controversa possibile. Checché ne dicano alcuni per convenienze politiche.
Inoltre mi chiedo: l’italianità non è forse un qualcosa che tutti noi, individualmente, utilizziamo solo a nostro vantaggio e quando ci fa comodo, mentre nella maggior parte dei casi della vita “italiani sono gli altri”?
Jannik Sinner da San Candido è italiano di nascita, viene da un posto divenuto italiano 105 anni fa, nel 1919, al termine della Prima Guerra Mondiale, quando il Sud Tirolo divenne italiano dopo 1400 anni da austriaco.
Ma conta davvero qualcosa? Sinner è un uomo di confine, e tutti gli uomini di confine a loro modo sfuggono alle identificazioni semplicistiche di facciata.
Fosse nato in Istria, per dire, avrebbe potuto essere italiano, sloveno o più probabilmente croato.
Vive a Montecarlo, come la stragrande maggioranza dei tennisti di successo. E ci vive per davvero, perché per il resto dell’anno viaggia per il mondo e poi torna lì dove ha strutture di primo livello per allenarsi e trova facilmente (sembra una banalità ma è così) sparring partners per il lavoro settimanale.
Ma conta davvero qualcosa?
Ha portato due coppe Davis all’Italia. Insieme agli altri, of course, ma sappiamo tutti bene quanto c’è di Sinner in quei successi.
Per questi successi vestiti di tricolore tutti si sentono quasi in obbligo di amarlo anche se molti non vorrebbero.
E forse anche questo è un bene, perché di lui tutti apprezzeremo (forse) le gesta sportive senza per forza condividere tutto di lui fuori dal campo.
Non ci scommetterei. Sono quasi certo che si cercherà di piegarlo suo malgrado a qualche stereotipo di comodo.
Jannik Sinner è un’icona mondiale in divenire, figlio di un mondo globale, che ci ostiniamo ad interpretare per frasi fatte senza renderci conto della velocità col quale cambiano i confini.
Ragioniamo, nella migliore delle ipotesi, con categorie che sono state valide dalla fine della Seconda guerra Mondiale al crollo del Muro di Berlino, ma che oggi sembrano superate.
È poco allineato ai cliché italici, o a quelli che vorremmo essere universalmente accettati, al punto di infastidire i napoletani se snobba la statuetta del presepe a lui dedicata.
Involontariamente, in ogni cosa che fa, ci ricorda che nel mondo esistono miliardi di individualità che spesso vorremmo ridurre ed identificare con pochi cliché in una operazione impossibile.
Note a margine.
Ultras, indagine sportiva. L’ANSA ieri ha riportato che sono arrivati alla procura della Federcalcio gli atti, richiesti lo scorso 1 ottobre, dalla procura di Milano sull'inchiesta che vede coinvolti gli ultras delle curve di Milan e Inter.
Contestualmente all'arrivo degli atti è stata aperta un'indagine della giustizia sportiva.
Il caso Puma. La casa tedesca di abbigliamento sportivo Puma, a fine anno terminerà il suo contratto con la Federazione israeliana di calcio. Situazione controversa: Puma parla di naturale scadenza ma nelle ultime settimane era anche finita nel mirino delle proteste antisraeliane, confermando quanto sia sempre più difficile per le aziende muoversi nel mondo delle sponsorizzazioni sportive (ne parla Simon Chadwick qui).
Pirateria. Nell’ambito dell’operazione “Taken down” della polizia contro lo streaming illegale – il più vasto blitz contro la pirateria audiovisiva condotto in Italia e in Europa –, coordinata dalla Procura di Catania, sono stati sequestrati oltre 2.500 canali illegali e server che gestivano la maggior parte dei segnali illeciti in Europa che permettevano un giro illegale di affari di oltre 250 milioni di euro mensili.
Outro.
Diritti tv della Serie A.
Il ministro dello sport, Andrea Abodi, ha dichiarato che presto la Legge Melandri sulla divisione dei diritti tv della Serie A verrà rivista.
Sarà interessante capire in quale direzione si muoverà il legislatore, ma due cose possono essere dette già in anticipo.
Difficilmente una nuova legge potrebbe avere un impatto se si trattasse puramente di rivedere le percentuali di divisione che attualmente prevedono: 50% in parti uguali tra tutti i club; 28% in base ai risultati sportivi; 22% in base al radicamento sociale (di cui almeno il 5% del 22% legato al minutaggio dei giovani).
Da capire gli obiettivi di questa rivisitazione.
La Legge Melandri verrà riscritta perché sono passati troppi anni e il contesto generale è cambiato, il calcio italiano può fare un salto di qualità e può scoprire il suo valore nel mondo che oggi è molto sacrificato.
Frasi del ministro per lo sport e per i giovani, Andrea Abodi, durante lo “Sport Industry Talk” di RCS a Roma, che vogliono dire tutto e niente.
In particolare:
nessuna ottima legge può cambiare il fatto che i diritti tv sono in crisi in tutto il mondo e non crescono per nessuno. Del resto quel passaggio sul “salto di qualità” e sul “valore nel mondo” sembra riferito ai mercati più che alla divisione dei soldi, ovvero alla commercializzazione e non alla distribuzione (che è quello di cui la legge si occupa);
nessuna ottima legge può cambiare i limiti (ed i rischi) di un sistema che di fatto distribuisce risorse in una sola categoria (la Serie A) e che dipende fortemente dai risultati del campo visto che l’elemento di maggior rischio sono le retrocessioni (ed al contempo le mancate qualificazioni in Europa per le squadre di fascia alta).
Rimaniamo sintonizzati.
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni