Credibilità, questa sconosciuta
Ci prepariamo all'ennesima estate di carte bollate del calcio italiano. Ma è inutile prendersela con Gravina: non si tratta di un nominato ma di un eletto che esprime l'essenza del nostro calcio.
L’1 febbraio 2023 scrivevo un mio pezzo in morte di Carlo Tavecchio, ex presidente della Federazione italiana gioco calcio, in cui dicevo tra le altre cose.
Il politico prima di incarnare sé stesso, incarna l’ambiente che rappresenta. Tavecchio non otteneva nomine (che dipendono dal rapporto diretto con una persona) ma cariche elettive (che prevedono una elezione, un consenso assembleare). Si presentava, raccoglieva i voti, veniva eletto.
…
Tavecchio, con le sue astuzie e le sue contraddizioni, piaccia o non piaccia, nel bene e nel male, ha incarnato molto di quello che sono la politica e la politica sportiva, in particolare calcistica, in Italia.
Quelli come lui sono la sommatoria di quello che eravamo e che siamo. Parafrasando un antico aforisma italico: “Più del Tavecchio in sé, temo il Tavecchio in me”… in tutti noi.
Lo stesso ragionamento, naturalmente, vale per Gabriele Gravina.
Il presidente della FIGC non è un catapultato, non è un nominato. Il presidente della FIGC è eletto dalle componenti del calcio e con questo siamo al suo terzo mandato presidenziale. Il presidente FIGC, fosse solo per questo, incarna in pieno quello che il nostro calcio è ed esprime e vuole a livello di leadership.
Chi sostiene il contrario o ha qualcosa da nascondere o è in malafede.
E dire questo naturalmente non significa sostenere o condividere Gravina, solo prendere atto della natura del suo potere e del perimetro del suo esercizio.
Questo, naturalmente, soprattutto in questo momento in cui il calcio italiano si trova intrappolato in un circolo vizioso che si ripete puntualmente ogni estate, trasformando la programmazione dei campionati in un caos regolamentare e giudiziario. Ogni anno, invece di celebrare la sportività e la preparazione delle squadre, ci si ritrova a dover attendere decisioni di tribunali sportivi e amministrativi, con società sospese nel limbo, calendari incompleti e verdetti che arrivano a competizioni iniziate o addirittura in corso.
A tal proposito vi invito a leggere Michele Spiezia su StorieSport nel suo post di questi giorni.
Nel 2023 la situazione fu emblematica: il campionato di Serie B partì con squadre ancora non ufficialmente iscritte, rappresentate da “X” e “Y” nei calendari, e ben 14 club di Serie B, Lega Pro e Serie D in attesa di giudizi. La definizione delle partecipanti arriverà solo a fine agosto, oltre due mesi dopo il primo verdetto della Covisoc (l’organo di controllo economico-finanziario della FIGC), mentre la Lega Pro aveva già dovuto rinviare le prime due giornate e la Serie B disputava partite monche, con squadre costrette a fermarsi in attesa di sentenze.
Il presidente federale Gabriele Gravina aveva parlato della necessità di mettere fine a questo andazzo, chiedendo rispetto per chi vince e ammonendo chi continua a ricorrere ai tribunali per ottenere ripescaggi.
Ma le parole non si sono tradotte in azioni concrete. Anzi, sotto la sua guida il sistema ha continuato a produrre le stesse distorsioni.
La giustizia sportiva e quella amministrativa si intrecciano in un groviglio senza fine, con sentenze che spesso ribaltano verdetti sportivi e tempistiche che rendono inutili i controlli preventivi.
Anche la Procura federale appare selettiva e incoerente: mentre alcune società vengono punite rapidamente, altre, coinvolte in vicende gravi come truffe fiscali o infiltrazioni mafiose, sembrano sfuggire a qualsiasi indagine tempestiva.
Nel frattempo, club come l’Audace Cerignola si ritrovano penalizzati per fattori esterni: era primo nel suo girone, ma ha perso la vetta dopo l’esclusione di due squadre per motivi economici, che ha comportato una riscrittura della classifica. Anche in questo caso, i regolamenti sono stati applicati, ma il risultato finale appare iniquo.
Il caso Sampdoria è ancora più grave: la FIGC ha concesso la licenza per l’iscrizione in Serie B a un club con oltre 150 milioni di debiti, sulla base di un piano di ristrutturazione che prevedeva il ritorno immediato in Serie A e il mantenimento della categoria.
Nulla di tutto ciò si è realizzato: la Samp è rimasta in B, e ora è addirittura retrocessa in C, aggravando la sua situazione finanziaria. La mancata ricapitalizzazione potrebbe portare al fallimento del club, lasciando sulle spalle del giudice fallimentare una responsabilità enorme, anche a fronte di una tifoseria esasperata.
Dietro questi problemi c’è anche una macchina organizzativa logora:
La Covisoc è da anni considerata inefficace, con membri spesso nominati in extremis, dimissionari o in proroga proprio nei periodi cruciali.
Il nuovo organismo di controllo, l’Authority per la vigilanza economico-finanziaria dei club, voluto dal ministro dello Sport Andrea Abodi, è stato annunciato un anno fa ma non è mai entrato in funzione. I nomi dei componenti sono stati proposti, ma tutto è ancora fermo per ragioni politiche.
Il sistema appare impermeabile al cambiamento: né la FIGC, né il CONI, né il Ministero dello Sport sembrano realmente intenzionati o quantomeno in grado di mettere mano a una riforma seria.
Tutti si rifugiano dietro il rispetto delle regole, ma è evidente che le regole stesse sono spesso applicate con doppio standard, tra deroghe, interpretazioni e tempistiche che cambiano da caso a caso.
Il risultato è un calcio italiano sempre meno credibile, sempre più in ritardo, e con un “brand” – come lo definisce lo stesso Gravina – che continua a danneggiarsi proprio per l’incapacità di garantire regole certe, tempi chiari e rispetto sportivo.
Ogni estate, invece di programmare, si rattoppano i buchi di un sistema che non ha mai il coraggio di riformarsi davvero.
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Note a margine.
Mercato aggiuntivo. La FIFA ha annunciato una finestra di trasferimento speciale dal 1° al 10 giugno 2025 per i 32 club partecipanti al Mondiale per Club negli Stati Uniti. Durante questo periodo, le squadre potranno ingaggiare nuovi giocatori per il torneo, con la lista definitiva da presentare entro il 10 giugno. È prevista anche una seconda fase di registrazione dal 27 giugno al 3 luglio per modifiche durante la competizione.
Il ritorno delle coreografie (in UK). C’è un curioso ritorno delle coreografie negli stadi inglesi dopo anni di repressione e controllo degli spazi negli stadi. I supporter stanno riscoprendo modi creativi per esprimere la loro passione. Questa tendenza riflette un desiderio crescente di autenticità e partecipazione attiva, sfidando le restrizioni imposte e riaffermando l'importanza del tifo organizzato come elemento centrale dell'esperienza calcistica. Ne ha parlato Simon Chadwick su Geosport.
Enhanced Games. La prima edizione degli Enhanced Games, i giochi che si ripromettono di riscrivere i protocolli antidoping dello sport, si svolgeranno a Las Vegas nel 2026 esattamente tra un anno, dal 21 al 24 maggio. Sulla complessità e i risvolti politici di questi giochi ho scritto in “Le alternative olimpiche di Putin e Trump”, “C'è una "Superlega" che sfida le Olimpiadi” e “La caffeina nel calcio, quando la Wada decide cosa è doping (e cosa no)”.
Outro.
Campo e bilanci.
Di quello che ha scritto Storiesport, tengo a sottolineare la parte finale, che vi ripropongo qui, perché secondo me al di là dei problemi burocratici è la parte che più di tutte merita di essere focalizzata, nonché quella su cui bisogna intervenire prioritariamente.
Torniamo dal palco alla realtà. Il “caso Brescia” e il “caos serie B” pongono ancora una volta all’attenzione (per chi è interessato e non abbia paraocchi) una questione di fondo.
È possibile che, dopo tanti anni, ancora non siano stati fissati dei criteri per i quali – quando il campionato finisce – il risultato sia quello del campo?
È possibile, è accettabile, che si continui invece a intervenire (e modificare) sui risultati del campo, con interventi ex post? E con la Figc che impartisce le misure (le sanzioni) con ampia discrezionalità?
Ad esempio: quanti punti do al Cosenza, o alla Lucchese, o alla Ternana, o ancora al Brescia? Perché non considerare invece sanzioni economiche pesantissime nei confronti dei club, o meglio dei loro azionisti?
Perché continuare a sacrificare, vanificare e mortificare gli sforzi dei giocatori, la passione dei tifosi, il cambiamento delle classifiche (a beneficio o detrimento di un club piuttosto che di un altro, e solo per le responsabilità di altri club: vedasi il girone C di Legapro di quest’anno)? Basta, sono anni, sono decenni, che va così.
Questa illogica differenziazione di disciplina quando si fanno differenze tra imprese calcistiche e imprese comuni (con manuali di centinaia di pagine che crescono ogni anno e che ricordano le grida si cui parla il Manzoni nei Promessi sposi) ha creato il caos. Basta.
E basta ad esempio con evidenti disparità (e incongruenze) tra l’ordinamento statale e quello della federazione, che pare una sorta di enclave, di monarchia. Torniamo al caso Brescia.
Premesso che Cellino si è assunto tutte le responsabilità e i rischi del caso con l’operazione di cessione del credito fiscale (su diversa scala, l’operazione è stata fatta anche dal governo Conte col 110%), bisogna almeno ricordare che l’operazione è ammessa dalle norme federali.
Però, a differenza dell’ordinamento statale per il quale un truffato può denunciare il truffatore ma non viene mica “eliminato” o doppiamente penalizzato e anzi può chiedere al truffatore il risarcimento, quello federale prevede una penalizzazione che rischia anche di provocarne la fine (Campobasso e Chievo docet): come è possibile che ciò che non è punito nell’ordinamento statale diventi invece oggetto di punizione nell’ordinamento sportivo?
E come è possibile che i responsi ai controlli sulle operazioni economico-finanziarie-fiscali dei club arrivino dopo mesi: non si concede così anche il beneficio del dubbio (e se quel provvedimento stazionava? E se quel responso è uscito fuori alla bisogna?)?
E come è possibile che non spetti agli enti fiscali e previdenziali comunicare immediatamente agli organi di controllo federali l’esito di operazioni te-le-ma-ti-che? La risposta a questo ennesimo guazzabuglio qual è stata?
Sospendere la disputa dei playout a 24 ore dall’inizio e procrastinarli sine die (Salernitana-Sampdoria resta l’ipotesi più probabile), in attesa del giudizio…
Dopo il quale arriverà, statene certi, l’ennesima solenne promessa: dall’anno prossima si cambia registro….
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni