La FIFA nei nuovi equilibri mondiali
Mondiale a 64 squadre, l'ennesima assurdità, mentre European Leagues va fino in fondo nella causa alla CGUE e in America il nuovo corso trumpiano incassa la sudditanza di Gianni Infantino.
Nei giorni scorsi si è parlato della ipotesi di mondiale 2030 a 64 squadre. Ne hanno scritto tra gli altri The Times, The Guardian e reuters.com.
Se non fosse che finora purtroppo tutto quello che il presidente della FIFA, Gianni Infantino, ha pensato (tranne il folle mondiale ogni due anni) poi lo ha fatto, penseremmo ad una assurda boutade.
C’è un interessante articolo di So Foot, in proposito, che critica la proposta evidenziando diversi punti problematici:
Svalutazione della competizione: L'aumento del numero di squadre partecipanti ridurrà ulteriormente il livello qualitativo del torneo.
Giustificazioni deboli: La FIFA ha motivato l'espansione con l'inclusione di "piccole nazioni" e la celebrazione del centenario del torneo. Sono evidentemente dei pretesti.
Sovraccarico del calendario: L'introduzione di un numero maggiore di partite potrebbe portare a un sovraffollamento del calendario calcistico, aumentando il rischio di infortuni per i giocatori e riducendo l'interesse dei tifosi.
Eccessiva commercializzazione: La proposta è vista come un ulteriore passo verso la commercializzazione del calcio, allontanandosi dai valori tradizionali dello sport e alienando i tifosi storici.
Mi fermo soprattutto su quest’ultimo aspetto, che mi pare controverso, mentre gli altri sono evidenti e incontestabili.
So Foot vede la cosa da un punto di vista conservatore e critica la FIFA per la commercializzazione, in un contesto in cui So Foot considera la commercializzazione un male in sé, mentre la FIFA è buona o cattiva in base a quello che fa.
Ma il problema non è questo.
Il problema è che la FIFA deve fare la FIFA, dev’essere riportata alla sua natura di Federazione, di ente regolatore molto più che organizzatore di eventi (per questo nascono le Federazioni!) e non può diventare (lo sta diventando a grandi passi) un pachiderma che ingurgita il calcio soffocando le iniziative delle sue stesse federazioni e delle leghe in nome del suo tornaconto.
E qui prendo la parola per esprimere una mia convinzione:
La crisi che oggi vediamo sia una crisi di sistema in cui non è più possibile immaginare che il calcio business, il calcio come estensione culturale ed il calcio come fenomeno sociale di inclusione possano stare in uno stesso contenitore.
Una unità, questa, tutta politica, ma che non regge e non può reggere nel mondo reale se non al costo di fortissime disparità e inefficienze.
Non va dimenticato del resto che in questo momento la FIFA deve fronteggiare una causa di European Leagues, l’associazione delle leghe europee di calcio, che le contestano un abuso di posizione dominante, in particolare per il calendario delle partite internazionali.
Una posizione leggermente ipocrita, ma che possiamo sintetizzare così.
Le leghe europee, che si sono fortemente opposte alla Superlega, stanno usando la sentenza che ha visto vincere la Superlega alla Corte di Giustizia dell’UE per il loro tornaconto personale.
Ma ovviamente non fanno nulla per spingere l’UEFA (e la FIFA stessa) a rispondere a quello che la sentenza del 21 dicembre 2023 ha imposto, ovvero di chiarire a quali condizioni uno o più club possono uscire dal sistema senza incorrere in sanzioni.
Mi pare del tutto ovvio che la posizione dominante della FIFA sia nei fatti, e del resto European Leagues - all’interno della quale il presidente della Lega Serie B, Paolo Bedin, e il ceo della Lega di A, Luigi De Siervo, sono stati eletti recentemente nel Board of Directors - afferma che non farà marcia indietro nella sua controversia legale con la FIFA e che è sempre più fiducioso della sua causa.
Lo scorso ottobre, le leghe europee hanno unito le forze con la FIFPRO, il sindacato internazionale dei giocatori, presentando un reclamo alla Commissione europea per "abuso di posizione dominante" da parte della FIFA, in particolare per il calendario delle partite internazionali.
Il reclamo sostiene che la FIFA ha un conflitto di interessi nel suo ruolo di organizzatore di competizioni e organo di governo e che sta violando la legge europea sulla concorrenza.
Al centro del reclamo c'è anche il fatto che la FIFA ha imposto il suo calendario internazionale a giocatori e campionati senza alcun accordo significativo o discussione con loro.
La FIFA nega. Con la stessa credibilità del bambino qui sotto.
Note a margine
Panini arabi. Il fondo di private equity Silver Lake, che detiene il 18% del City Football Group (proprietario di club come Manchester City, Girona e Palermo), è interessato ad acquisire una partecipazione nella società italiana Panini. Nota per le sue figurine, Panini ha registrato nel 2023 un fatturato di 1,5 miliardi di euro e un EBITDA di 384 milioni. La valutazione dell'azienda potrebbe raggiungere circa 4 miliardi di euro, considerando un multiplo di 10-12 volte l'EBITDA. L'interesse per le figurine collezionabili è in crescita, specialmente negli Stati Uniti, dove una figurina del 1959 di Mickey Mantle è stata venduta all'asta per 12 milioni di dollari. Nonostante l'interesse degli investitori, Panini non ha fretta di cedere quote societarie, anche in vista dei prossimi Mondiali del 2026 e 2030, che rappresentano periodi di picco nei ricavi dell'azienda.
Di necessità virtù. Kiandra Browne, una studentessa e giocatrice di basket presso la Duquesne University, ha recentemente abbracciato la fede musulmana e iniziato a indossare l'hijab. In seguito, ha fondato il marchio di abbigliamento sportivo "UpLifT". Questo brand offre capi attivi, modesti e traspiranti a prezzi accessibili, rivolgendosi in particolare alle donne musulmane che desiderano conciliare modestia e comfort durante l'attività fisica. La sua iniziativa è nata dall'esigenza personale di trovare abbigliamento sportivo che rispettasse i suoi valori religiosi senza compromettere le prestazioni atletiche. Attualmente, Browne gestisce l'attività su piccola scala, accettando ordini tramite messaggi diretti su Instagram. Oltre a "UpLifT", si dedica al coaching online, aiutando imprenditrici musulmane a ottimizzare salute e mentalità per massimizzare le prestazioni.
Il report. Nel 2023, le entrate dei club europei hanno raggiunto i 26,8 miliardi di euro, grazie a diritti TV, sponsorizzazioni e ricavi da stadio. Ne hanno scritto tra gli altri Inside World Football e Gazzetta. Tuttavia, anche i costi sono aumentati, con un incremento delle spese per salari e operazioni. La Serie A è quarta in Europa con quasi 3 miliardi di ricavi, evidenziando una buona performance, ma anche una disparità tra le grandi squadre e le altre. La crescita è trainata dai diritti televisivi e dalla visibilità internazionale, pur con sfide strutturali, ma il tema centrale rimane quello di un sistema che alimenta una crescente disparità anti-competitiva.
Outro
Make America Great.
“Donald Trump vuole mettere in discussione tutto lo status quo” mi ha detto recentemente un uomo d’affari che ha appena chiuso un round di finanziamento per una sua iniziativa, in cui tra gli investitori figura anche Donald Trump jr. La mia intervista uscirà nei prossimi giorni e ovviamente la troverete anche qui.
Trump mette in discussione tutto, tranne ciò che si piega al suo volere. È la mia riflessione di rimando.
Lo ha capito bene proprio Gianni Infantino che nei primi 100 giorni della nuova presidenza americana ha rimarcato in tutti i modi possibili (qui, qui e qui alcuni esempi) la sua sudditanza al nuovo leader.
E del resto credo sia tempo di riconoscere che se da anni parliamo dell’ascesa araba nel calcio, sia anche bene notare come l’ultimo decennio sia anche quello di una certa centralità degli USA nel sistema politico del calcio.
Negli Stati Uniti che è esplosa una vera e propria rivoluzione del mondo del pallone, una sorta di 'make american soccer great': l'obiettivo è spostare il baricentro calcistico dall'Europa verso l'Atlantico.
Non solo proprieta' americane per i club europei, italiani in testa, e non solo voglia di una partita di campionato sul territorio statunitense, come ribadito nei giorni scorsi dal presidente della Lega di A, Ezio Maria Simonelli.
Gli indizi sono chiari, come la prima edizione dei Mondiali per Club a giugno, la Coppa del Mondo nel 2026 ed ora anche la candidatura a stelle e strisce per ospitare la Coppa del Mondo femminile del 2031.
La prova di quanto il baricentro del calcio stia cambiando, almeno a livello di istituzioni, è, come sempre, il denaro: fiumi di dollari di sponsorizzazioni ed investimenti scorrono tra New York, Toronto, Miami e Los Angeles attorno al nuovo business del calcio.
Questi nuovi equilibri vedono la FIFA particolarmente attiva.
Non è un mistero che il presidente Infantino abbia a cuore lo sviluppo del "soccer" e che spinga per questa apertura.
La nascita della MLS ha segnato la svolta.
Mentre noi parliamo degli arabi (e ne abbiamo ben donde, perché una cosa è fare affari con gli americani che ogni 4 anni votano, una cosa con chi non vota mai) il "boost" della Fifa ha trasformato per i prossimi anni gli Stati Uniti nel centro del calcio mondiale.
Anche per oggi é tutto. A presto!
Giovanni
Very interesting like usually!
Ciao Giovanni! A tuo parere l’estensione della portata del Soccer può portare ad una maggiore spettacolarizzazione e meno “sportività” alla disciplina? L’outro è molto interessante!