La mappa del potere saudita nello sport
Dove sono e su chi esercitano la loro influenza i soldi degli arabi - Nuovo accordo DAZN Warner Bros - Il Tas per la prima volta decide un campione nazionale - Regolatore britannico al via.
Negli ultimi anni l’Arabia Saudita ha compiuto una trasformazione strategica che ha pochi eguali al mondo, scegliendo lo sport come leva principale per ridefinire il proprio ruolo internazionale e dare impulso al processo di modernizzazione previsto dal piano Vision 2030. Il paese, storicamente legato alla rendita petrolifera, sta spostando ingenti risorse verso il comparto sportivo con una regia centralizzata nelle mani del potente fondo sovrano Public Investment Fund (PIF), il cui patrimonio supera i 900 miliardi di dollari.
Nel calcio, in particolare, il regno ha avviato una vera e propria rivoluzione. Alla base della strategia c’è la volontà di diventare non solo una potenza locale ma un attore globale attraverso diversi livelli di intervento: dall’acquisto di campioni internazionali che militano oggi nella Saudi Pro League, al controllo diretto di club europei come il Newcastle United, fino agli accordi per ospitare grandi eventi come la Supercoppa italiana e spagnola e, soprattutto, i Mondiali FIFA del 2034.
Sul piano interno, gli investimenti sono colossali: oltre un miliardo di euro per nuovi stadi, infrastrutture avveniristiche e la creazione di una lega calcistica competitiva che ha già richiamato calciatori del calibro di Cristiano Ronaldo, Neymar, Benzema.
Il modello operativo saudita, alimentato da risorse finanziarie pressoché illimitate, spazia anche dal basket al tennis, dal motorsport al pugilato, con eventi e partnership di portata mondiale
Non si tratta soltanto di attrattività sportiva. L’obiettivo dichiarato, oltre a quello di aumentare il PIL dello sport fino al 3% entro il 2030 e creare migliaia di posti di lavoro, è quello di cambiare la narrazione internazionale sul paese, presentandolo come hub di progresso e avanguardia.
L’idea è chiara: investire nello sport per rafforzare, attraverso la visibilità globale degli eventi, un'immagine moderna e aperta del regno nonostante le persistenti problematiche legate ai diritti civili e umani. Secondo i critici una cosa inaccettabile, secondo i riformisti l’unica strada per poter gestire una transizione (!) verso un nuovo modello in contrapposizione a paesi ben più conservatori e chiusi dell’area.
Decisiva è anche la presenza dei sauditi nel settore dei diritti televisivi. Attraverso veicoli d’investimento come SURJ Sports Investments e la partecipazione in piattaforme come DAZN, Riyadh aumenta la propria influenza sulla distribuzione globale di campionati di calcio e altri grandi eventi, accedendo a una platea di milioni di spettatori e consolidando la sua posizione al tavolo della governance sportiva mondiale.
A livello geopolitico questa strategia fa apparire l’Arabia Saudita come un vero e proprio crocevia di collaborazioni internazionali e un polo imprescindibile per multinazionali, sponsor e imprenditori interessati a un mercato in espansione7. Se da una parte è innegabile l’impatto positivo in termini di crescita economica (investimenti calcolati in centinaia di miliardi, oltre 600 solo per il calcio nei prossimi dieci anni), dall’altra rimane aperta la questione della sostenibilità a lungo termine di un modello fortemente dipendente dalle fluttuazioni del petrolio e dal consenso sociale e politico interno.
Alla prova dei fatti, dunque, l’Arabia Saudita si afferma come nuovo epicentro della geopolitica sportiva. Ha rivoluzionato il mercato globale dello sport, imposto nuovi standard finanziari e cambiato le regole del gioco per ingaggi, sponsorizzazioni e diritti TV. Resta da vedere se questa impressionante espansione riuscirà a produrre un cambiamento duraturo e strutturale o se si rivelerà una parentesi nel tentativo di ridefinire l’identità del regno sulla scena mondiale.
PS: se sei interessato ad approfondire, ogni link porta ad una precedente newsletter che ti permette di capire in profondità cosa sta accadendo, cose scritte negli ultimi due anni ma di estrema attualità.
Note a margine
Piattaforme. Nel frattempo sono iniziati i movimenti in vista della nuova stagione. Ed in attesa di poter avere un quadro chiaro sul dove vedere i nostri eventi sportivi si segnala l’accordo Dazn - Warner Bros che hanno rinnovato e ampliato l’accordo sui canali Eurosport fino al 2026, includendo Eurosport 1 HD e 2 HD sulla piattaforma in Italia (va ricordato che invece questi canali non saranno più su Sky) e in altri quattro paesi europei. Gli utenti potranno seguire in streaming tutti i principali eventi di tennis (come Australian Open e Roland Garros), ciclismo (Tour de France, Giro d’Italia, Vuelta), sport invernali, UFC, golf, motori e altro ancora. L’intesa rafforza l’offerta multisport di DAZN, arricchita anche da nuovi canali d’intrattenimento del gruppo Warner Bros. Discovery, e conferma DAZN come punto di riferimento per lo sport live.
Ha deciso il CAS. La prossima volta che direte “solo in Italia” pensateci due volte. Il Tribunale Arbitrale dello Sport (CAS) per la prima volta nella storia ha annullato la decisione della Federcalcio indiana (AIFF) riguardante l’irregolarità nella registrazione del centrocampista spagnolo Marco Barco, che aveva portato alla sottrazione del titolo I-League all’Inter Kashi FC e all’assegnazione ai Churchill Brothers. Dopo il ricorso di Inter Kashi, il CAS ha ripristinato i punti persi, riportando la squadra in vetta alla classifica con 42 punti, due in più dei Churchill Brothers, e ordinato all’AIFF di proclamarla campione. È la prima volta che una sentenza CAS cambia il vincitore di un campionato nazionale di calcio.
Tanto piovve. Il nuovo regolatore indipendente del calcio britannico inizierà a operare entro la fine dell’anno, con il compito di supervisionare la governance e la sostenibilità finanziaria dei club. Il regolatore dovrà definire criteri chiari per la copertura “adeguata” degli eventi principali e garantire il bilanciamento tra valore commerciale, sostenibilità dei broadcaster pubblici e accessibilità per il pubblico. Il tema non è secondario rispetto a quanto dicevamo sopra sui sauditi. È anzi la conferma di come lo sport più popolare, il calcio, si stia sempre più allontanando da un modello di mercato per passare ad un modello politico - dirigista - populista in cui il più potente motore di aggregazione e identificazione della gente finisce in mano agli interessi di chi esercita il potere.
Outro.
Nonostante la crescente attenzione mediatica e qualche timore culturale verso il potere economico dell'Arabia Saudita, rimangono gli Stati Uniti il paese con più potere e influenza nel mondo. Questo primato si fonda non solo sulla vastità dell’economia e sulle capacità tecnologiche e militari, ma anche sulla capacità di attrarre capitali internazionali: emblematico è il recente ciclo di investimenti sauditi negli USA, rinnovati e ampliati proprio su impulso della nuova amministrazione Trump.
Mentre molti in Occidente osservano l’espansione araba—soprattutto saudita—con una certa diffidenza o preoccupazione, spesso si trascura il dato concreto che vede gli Stati Uniti veri catalizzatori di risorse planetarie. Solo negli ultimi mesi, infatti, l’Arabia Saudita ha promesso investimenti negli Stati Uniti per un ammontare che può superare i mille miliardi di dollari in pochi anni, abbracciando settori che vanno dalla difesa alle infrastrutture, dall’intelligenza artificiale alla tecnologia, alle forniture energetiche.
Questa relazione evidenzia un aspetto spesso sottovalutato nell’opinione pubblica occidentale: se le monarchie del Golfo, e i sauditi in particolare, possono oggi investire all’estero e accrescere la loro influenza—compresi i grandi progetti sportivi di cui molto si parla—ciò è possibile anche grazie al ruolo di forza, stabilità, attrattività e centralità globale garantito dagli Stati Uniti. Il rapporto tra Washington e Riyad, pur tra tensioni e fasi alterne, resta infatti quello tra un paese finanziariamente potente e un mercato che, più di ogni altro, concentra la leadership economica, strategica e tecnologica del pianeta.
L’Occidente, dunque, tende spesso a "rassicurarsi" osservando gli Stati Uniti come partner e modello, sottovalutando forse l’energia colossale che spinge i paesi arabi ad accrescere la loro presenza globale. Ma i numeri e gli accordi raccontano che la vera calamita di influenza, ricchezza e proiezione internazionale—nel bene e nel male—resta saldamente negli USA, che restano il principale arbitro delle sfide globali, anche quando qualcun altro appare momentaneamente al centro della scena.
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni