L’assurda storia delle partite di Serie A negli USA
La chiusura di una causa legale negli USA ha fatto riaprire il dibattito sulla possibilità che le leghe europee come la NFL facciano disputare all'estero alcuni match. Ma i sistemi sono agli antipodi.
Negli ultimi anni si è tornati a parlare con insistenza della possibilità di disputare partite ufficiali di Serie A negli Stati Uniti. E il nostro campionato non è l’unico a esplorare l’opportunità, la Liga spagnola, ad esempio, sembra ancor più avanti nello sviluppo dell’idea.
La vicenda ha preso nuova linfa negli ultimi giorni in seguito alla chiusura della causa legale tra Relevent Sports, un’importante agenzia americana di marketing sportivo, e la federazione calcistica degli Stati Uniti (US Soccer) di cui ha riferito tra gli altri SportsPro.
Questo accordo potrebbe aprire la porta all'organizzazione di partite di campionato europee sul suolo americano.
Ma ha davvero senso?
La logica americana… che non si applica al calcio europeo
Negli USA, le principali leghe sportive come la NBA e la NFL organizzano abitualmente eventi internazionali, come partite ufficiali a Londra, Città del Messico o Abu Dhabi.
Ma c'è una differenza fondamentale: quelle leghe seguono un formato a conference e playoff, dove le singole partite della stagione regolare hanno un peso relativo.
Una squadra può permettersi di giocare "in trasferta neutra" senza stravolgere gli equilibri del torneo.
Il calcio europeo, invece, vive di un calendario speculare: ogni squadra gioca contro ogni altra in casa e in trasferta.
Spostare una partita di campionato in campo neutro – per di più dall’altra parte dell’oceano – significherebbe alterare uno degli elementi fondamentali della competizione.
Come si può parlare di equità sportiva se, ad esempio, Juventus e Milan affrontano la Roma a Roma… e il Napoli deve affrontarla a New York?
Il caso Relevent e la voglia di esportare il calcio
Relevent, la società dietro questo tentativo di "globalizzazione spinta", è nota per il suo legame con il calcio europeo.
Dopo aver fallito nel 2018 nell’intento di portare un match tra Barcellona e Girona a Miami, si è scontrata legalmente con FIFA e US Soccer, accusandole di ostacolare il progetto per proteggere gli interessi della Major League Soccer (MLS).
La battaglia legale è andata avanti per anni.
Ora, con l’accordo raggiunto con FIFA e US Soccer, Relevent potrà tornare a spingere per l’organizzazione di partite ufficiali in territorio americano.
La Liga ha già manifestato l’interesse a riprovarci, e la Serie A non è da meno: dirigenti italiani hanno dichiarato di voler essere i primi a esportare una giornata di campionato negli USA.
Ma a che prezzo?
Tutto questo è mosso da evidenti interessi commerciali. Il calcio europeo attira sempre più pubblico oltreoceano, e i club vogliono monetizzare questa popolarità.
Il problema, però, è che la Serie A non è uno show itinerante, ma una competizione sportiva con regole precise e una tradizione radicata. Spostare partite per assecondare il mercato statunitense significa snaturare il torneo.
Chi tifa da anni, chi va allo stadio ogni domenica, chi vive il calcio come parte della propria identità territoriale, difficilmente potrà accettare che la propria squadra giochi una partita "in casa" a Las Vegas o Miami.
Peraltro pare del tutto chiaro che ad essere esportabili sarebbero soprattutto i big match.
Lo dimostra la Supercoppa italiana: gli arabi si riservano ogni anno di opzionare la competizione per una semplice ragione, una cosa è avere Juve, Milan e Inter, una cosa non averle.
Diverso sarebbe invece se all’estero si giocasse ad esempio un intero turno di Coppa Italia. Le quattro gare dei quarti di finale, ad esempio.
Ma anche qui: vale davvero la pena?
In un mondo dove il calcio è sempre più business, l’idea di esportare partite di Serie A negli USA può sembrare inevitabile nella ricerca di nuovi ricavi.
Ma qui inizierei con lo sgomberare il campo da un equivoco.
La Serie A non ha bisogno di nuovi ricavi ma di un riequilibrio dei costi. Non c’è alcun incasso a poter spostare questo sottile equilibrio se a cambiare non è prima l’atteggiamento di chi gestisce i club. E questa è una verità che sta nei fatti: bene o male i ricavi sono sempre aumentati, ma non sono mai stati abbastanza. Serve una inversione di tendenza strategica, senza alibi.
Dopo di che, proprio perché il calcio non è la NFL né la NBA, sarebbe il caso di fermarsi un attimo e chiedersi: vale davvero la pena sacrificare la credibilità sportiva di un campionato per inseguire il dollaro?
Per ora, l’unica cosa certa è che l’assurdità di questa proposta non smette di far discutere.
Lo stesso SP ha avanzato dubbi, pur chiarendo lo stato dell’arte:
Gli Stati Uniti sono da tempo una destinazione molto ambita per i club calcistici durante la pausa stagionale, grazie al crescente interesse commerciale e del pubblico nei confronti di questo sport.
…
Sebbene esportare partite oltre Atlantico potrebbe generare importanti ritorni economici, la reazione negativa dei tifosi nei Paesi d’origine sarebbe probabilmente molto forte.
Nonostante ciò, molti nel mondo del calcio sembrano determinati a portare avanti questa idea, soprattutto ora che è stato rimosso un importante ostacolo legale.
Note a margine.
Il cricket alle Olimpiadi. Il cricket tornerà alle Olimpiadi a Los Angeles 2028, dopo l’unica edizione del torneo avvenuta nel 1900 a Parigi, con un torneo T20 a sei squadre sia maschili che femminili. Ogni squadra potrà schierare fino a 15 giocatori, con 90 atleti per genere autorizzati dal CIO. I criteri di qualificazione non sono ancora stati annunciati, ma si punta a coinvolgere l’India, attuale campione del mondo T20 e mercato chiave per visibilità e sponsorizzazioni. Il cricket è apparso alle Olimpiadi solo una volta, nel 1900 a Parigi. Si discute la possibilità di una squadra britannica unificata, con contatti già avviati tra ECB e Cricket Scotland.
Il calendario della MLS. La Major League Soccer (MLS) sta valutando un cambiamento significativo nel proprio calendario, con l'obiettivo di allinearsi al calendario internazionale del calcio, che va da agosto a maggio. Attualmente, la stagione MLS si svolge da febbraio a dicembre. Tuttavia, rispetto a quanto immaginato nelle ultime settimane, eventuali modifiche non entreranno in vigore prima della stagione 2027. La lega considera vari fattori, tra cui i diversi fusi orari e climi delle 30 squadre distribuite tra Stati Uniti e Canada.
La crisi dei diritti tv. A quanto pare nemmeno per i pur preziosi e appetibili diritti tv della Formula 1 c’è la fila. Al momento rimane in piedi l’ipotesi di un accordo (valutato 2 miliardi) per la concessione ad Apple che trasmetterebbe tutto a livello mondiale come fatto per la MLS.
Outro.
L’identità del Wrexham
Un importante fondo di private equity americano ha contattato Jordan Wise, autore di Gameplayer, una pagina Substack che vi consiglio di seguire, per discutere un investimento nel calcio, ispirandosi al "modello Wrexham", ovvero la trasformazione di un club minore in un fenomeno globale.
Tuttavia, l’autore mette in guardia: Wrexham non è un modello replicabile, ma un’eccezione quasi mitica, nata da una combinazione irripetibile di tempismo, celebrità e autenticità.
La vera lezione di Wrexham non è che ogni club possa diventare famoso creando contenuti, ma che l’autenticità e la chiarezza d’identità sono fondamentali.
Ryan Reynolds e Rob McElhenney non hanno solo investito denaro, ma tempo, personalità e storytelling genuino.
Molti investitori sbagliano cercando di trasformare i club in media company solo aumentando il volume di contenuti, ignorando elementi essenziali come visione, rilevanza culturale e distribuzione strategica.
Il messaggio chiave è: non cercare di copiare Wrexham, ma trova la tua identità.
Ogni club ha una propria identità: può essere legato alla comunità, alla tradizione, o a specifiche culture. L’importante è partire da chi sei, cosa rappresenti e perché conti.
In conclusione, il futuro del calcio non è nei contenuti a tutti i costi, ma nella capacità di essere culturalmente rilevanti, autentici e strategicamente chiari. Il successo sostenibile arriva quando identità, strategia e narrazione si allineano.
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni