L'ultima volta della Croazia di Modric
Una squadra generazionale che si é presentata in Germania con qualche ruggine difensiva. Agli azzurri il compito di chiudere un'epoca con lo spirito di una partita ad eliminazione diretta.
Berlino, 23 giugno 2024
Gli italiani sono buoni a nulla ma capaci di tutto
(Leo Longanesi)
Partiamo da un dato: la Croazia ha subito 2 gol dall’Albania e 3 dalla Spagna. Se gliene facciamo meno di 2 siamo la peggiore avversaria sul piano della efficacia offensiva che avranno incontrato.
Dobbiamo subirne meno di 2, onestamente per quanto visto fin qui faccio fatica a pensare ad un Donnarumma che esca con più di due gol sul groppone, ma tant’é.
Siamo i favoriti senza se e senza ma. Anche a volerlo perdere sarà difficile.
Se perderemo questa sera contro i croati saremo all’ennesimo anno zero e una profonda riflessione federale andrà fatta. Dal numero uno in giù.
La Croazia è al 10° posto nel ranking FIFA e si è qualificata seconda nel girone con 5 vittorie, 1 pareggio e 2 sconfitte.
Zlatko Dalic, allenatore dal 2017, ha guidato la Croazia a risultati significativi, tra cui il secondo posto ai Mondiali 2018 e il terzo posto nel 2022.
In questi due tornei ha riportato la nazionale croata ai fasti di fine anni ‘90 quando fu chiaro per tutti che l’eredità calcistica dell’ex Jugoslavia era soprattutto raccolta dai croati.
Qualcuno parla di golden generation.
Io la vedo un pochino diversamente. Credo sia più corretto parlare di un’epoca segnata dalla figura di Luka Modric.
La Croazia schiererà con tutta probabilità fino ad 8 giocatori che erano in campo contro l’Argentina nella semifinale persa 3-0 a Qatar 2022.
Della finale persa in Russia contro la Francia invece resistono solo Modric, Perisic e Brozovic, mentre Kramaric entrò nella ripresa insieme a Pjaca, una vita da meteora per chiunque tranne per il bilancio della Juventus dove pur senza pesare eccessivamente ha rappresentato sempre un inutile ingombro.
La squadra gioca con un modulo 4-3-3, focalizzato su un gioco compatto e un possesso palla elevato (lo abbiamo visto con la Spagna, se non hanno la palla fanno più fatica, difensivamente non brillano), grazie al trio di centrocampisti Modric, Brozovic e Kovacic.
Ivan Perisic è il miglior marcatore internazionale della squadra con 33 gol e sta giocando da esterno sinistro di spinta in una difesa che parte a 4, e questo ci dà un primo dato: mancano le stelle offensive.
Kramaric, il più costante tra gli attaccanti, ne ha fatti 29 in 95 partite, che è un dato in media con le percentuali realizzative di una carriera in cui si è distinto più per duttilità che per la prolificità in zona gol.
Il punto di forza della Croazia è l'esperienza dei suoi giocatori chiave, che compensa la mancanza di gioventù con tattiche raffinate e capacità di gestione delle partite.
La debolezza principale è la mancanza di profondità in attacco, con pochi giocatori in grado di impensierire le difese avversarie.
Subisce gol da 9 partite consecutive ai campionati Europei, ne ha presi 10 nelle ultime 3 (5 all’atto dell’eliminazione per mano della Spagna nel 2021).
C’è una cosa che mi preoccupa nel prepartita ed é la situazione Jorginho, che pare destinato alla panchina.
Non tutti i ruoli sono uguali in una squadra e rinunciare al regista a lavori in corso mi sembra una revisione di quelle che se azzeccata fanno di te un fenomeno ma in caso contrario gettano un’ombra sull’intero lavoro di preparazione degli ultimi mesi svolto in vista del torneo.
Sia chiaro: credo che anche in caso di sconfitta l’Italia dovrebbe passare.
Ma questa partita va affrontata con lo spirito di una gara ad eliminazione diretta, giocandola per vincere.
Creerebbe da subito l’abitudine alla partita col coltello tra i denti.
Scendere in campo con un atteggiamento conservativo (conta l’incisività non il possesso palla) potrebbe essere dannoso più per la prossima partita che per l’esito del girone.
Forza Italia!
Note a margine
Migranti integrati. Sabato nel mio outro ho parlato della pigrizia giornalistica e della narrazione attorno ai poveri italiani emigranti. Chi non può essere tacciato di giornalismo pigro é certamente il New York Times che non a caso proprio ieri ha dedicato un interessante articolo ai tifosi turchi con le bandiere turche che tifano Turchia ma… cantano in tedesco.
Occhio al terzino. Se siete in vena di leggere qualcosa di calcio giocato a Euro la newsletter di Michele Tossani é sempre tempo ben speso. Soprattutto perché anche lui si è accorto del valore dell’esterno sinistro della Germania, Mittelstadt, che gioca nello Stoccarda ed avevo indicato come osservato speciale negli equilibri tattici della squadra alla vigilia del torneo.
Sport italiani. Un altro che vale sempre la pena di leggere é Matteo Serra che questa settimana si chiede se i recenti successi di atletica e tennis siano il preludio in Italia per una cultura multisportiva. È un tema interessante, ma mi interessa soprattutto perché Serra ci lascia con una domanda aperta che tutti possiamo farci:
se non avessi 30 anni e non ne avessi passati 27 a dedicarmi al calcio, dovendo scegliere da zero che sport seguire, sceglierei ancora il calcio?
Outro
Da Rio a Bangkok
Nel 1990 quando Julio Velasco vinceva, da campione d’Europa, il primo titolo mondiale della pallavolo italiana a Rio de Janeiro, il calcio era allenato da Azeglio Vicini e il basket dal grande Sandro Gamba.
Sono passate ere geologiche ma l’allora 38enne tecnico argentino allena e vince ancora.
34 anni rimanendo sulla cresta dell’onda sono tantissimi in qualsiasi sport.
Ieri davanti a 6.033 persone che tifavano per il Giappone, a Bangkok in Thailandia, la nazionale femminile di pallavolo ha vinto la sua seconda Nations League negli ultimi tre anni.
In precedenza, quando il torneo prima del 2017 si chiamava World Grand Prix, l’Italia non l’aveva mai vinto, perdendo tre finali.
Julio Velasco alla guida della nazionale femminile ha fatto quel che doveva fare, ed ha continuato ad impartire lezioni.
Due in particolare.
Si vince rendendo semplici le cose semplici.
Quando hai talento da vendere devi saper gestire il talento senza voli pindari tecnico tattici a complicare le cose.
I suoi time out fanno scuola: in uno sport in cui vincono le percentuali sui fondamentali lui riporta tutti alle basi dei fondamentali tecnici.
Alterna voce alta e tranquillità, conosce come pochi i momenti e le pressioni, sa quando deve alzare e quando allentare. È uno spettacolo nello spettacolo.
Ha richiamato De Gennaro, ha risolto in un niente il dualismo Antropova - Egonu, ha dato i gradi da capitano alla ragazza più capace di fare gruppo, mantenere umiltà, essere collante, amata da tutte le sue compatne, Anna Danesi da Roncadelle (Brescia).
Ed ha vinto ripartendo dalla VNL, ultimo trionfo della gestione precedente da cui ci si aspettava un’excalation, in quell’estate del 2022, e da cui invece sono nati e si sono creati problemi inaspettati.
Ha creato uno staff di all star, con Lorenzo Bernardi e Massimo Barbolini al suo servizio.
Raramente uno sport ha dovuto così tanto ad un singolo uomo quanto il volley italiano deve al tecnico di Mar del Plata.
Ora puntiamo a Parigi 2024.
L’oro olimpico resta il nostro (e suo) incubo. Abbiamo l’ennesima occasione (sia coi ragazzi che con le ragazze) di portare a casa la medaglia più brillante e non sarà facile.
Io, nel frattempo, domattina sarò in partenza per Lódz dove andrò a vedere le finali di Nations League maschili che si giocheranno da giovedì a domenica. Con la Polonia favorita e l’Italia subito dietro a rinnovare una rivalità che ci vede prevalere a anni alterni.
Tra le altre cose assisterò al sorteggio dei gironi Olimpici, un’esperienza anche quella, che mi mancava e che metterò tra le cose da tenere in questi anni di viaggi continentali al seguito degli sport che amo.
Continueremo a sentirci nei prossimi giorni, magari con qualche testimonianza in presa diretta dalla Polonia.
A presto, e buon viaggio a me!
Giovanni