Manchester City: non uno ma due processi. E un incredibile precedente
La causa alla Premier League in nome della libera concorrenza precederà il verdetto sul FFP inglese e potrebbe stravolgerlo, anche se tutti parlano solo del processo iniziato in questi giorni.
Berlino, 18 settembre 2024
Essere un tifoso del ManCity in una giungla di tifosi del ManUnited è come essere un animale in via d’estinzione (Jimmy Grimble)
Lunedì 16 settembre è iniziato - in una località sconosciuta per mantenere riserbo lontano dai tribunali del popolo - il processo al Manchester City, quello dei 115 capi di imputazione che - riprendendo le linee del processo Uefa sul Fair play finanziario - dovrà stabilire se il club ha violato i regolamenti della Premier league.
Se siete interessati al clamoroso precedente storico che vede protagonista il City potete saltare direttamente all’Outro.
Qui invece il mio intento è soprattutto quello di provare a fissare alcuni punti e schematizzare lo scenario, al di fuori dei sensazionalismi SEO teleguidati dalle ricerche sui motori di ricerca che prefigurano scenari apocalittici in cambio di click, senza saper bene di cosa si sta parlando.
Nei giorni scorsi la BBC ha dedicato un lungo articolo in cui parla di “processo sportivo del secolo”.
I punti chiave (elencati da Sky UK qui).
La Premier League indaga da 5 anni.
L’udienza sarà privata, tenuta da una commissione indipendente.
Il dibattimento dovrebbe durare una decina di settimane.
Una decisione non è attesa prima della primavera del 2025.
Si tratterà di un lungo processo proprio perché stiamo parlando di 115 capi d’accusa e di tutte le informazioni connesse che necessitano di essere analizzate.
L’intero processo, ricorsi compresi, potrebbe concludersi a fine 2025. L’impegno è che tutto avvenga nell’arco del prossimo anno solare.
Il Manchester City è accusato di aver violato le regole del Financial Fair Play per 9 anni, dal 2009 al 2018: periodo nel quale è stato incoronato campione della Premier League per 3 volte.
Il Manchester City respinge tutte le accuse e va considerato innocente fino a prova contraria.
Questi i dettagli, ma lo scenario è più ampio perché nelle prossime settimane, ovvero prima di questa sentenza, potrebbe arrivare un colpo di scena.
La questione non è secondaria e non mi capacito di come in tanti non la stiano minimamente menzionando.
Facciamo un passo indietro: martedi 4 giugno 2024.
In quella data il Times di Londra scrive un pezzo dal titolo eloquente: “Il Manchester City sceglie l'opzione nucleare: il risultato sarà l'anarchia”.
Il quotidiano ha avuto accesso ad un documento di 165 pagine relativo alla causa intentata dal Manchester City contro la Premier League.
Ed è da quel momento in poi che si può dire qualcosa su quei 115 capi d’accusa di cui in realtà si conosceva praticamente nulla in precedenza.
A contestualizzare dettagliatamente è Sam Lee su The Athletic:
Quando la Premier League ha annunciato le accuse a febbraio dell'anno scorso (2023 ndr), la maggior parte del comunicato era così:
"(a) for Season 2009-10, Premier League Rules B.13, C.71, C.72 and C.75 (from 10 September 2009, Premier League Rules B.13, C.71, C.72, C.79 and C.80)."
A meno che non siate esperti legali, potevate sapere poco oltre alla portata delle implicazioni (i famosi 115 capi d’accusa Ndr) e, a dire il vero, ancora oggi sono in pochi a essere certi di quali potrebbero essere le punizioni se il City venisse dichiarato colpevole. Verrebbero privati dei titoli? Chi lo sa onestamente?
A differenza che in Italia, quegli atti sono rimasti effettivamente segreti, non sono mai arrivati ai giornali. Infatti i dibattiti social tra tifoserie inglesi sono “Abbiamo vinto” contro “Hai barato” mentre in Italia orde di esperti giuristi si abbeverano agli infiniti reportage di altrettanti espertoni e sedicenti insiders che dicono tutto e il suo contrario. Oppure ai copincolla dei giornali.
Ed è per quello che il 115 è rimasto un numero chiave della vicenda: a lungo tutto quel che si sapeva della vicenda era che la Premier League contestava un sacco di cose.
Pure oggi non si va molto oltre, anche se ad esempio la Gazzetta fa una sintesi per macro temi (54 per questo, 14 per quell’altro…) pur senza entrare nel merito.
Poi, il 4 giugno scorso appunto, quel pezzo del Times ha cambiato lo scenario:
Dopo che The Times è entrato in possesso del documento di 165 pagine che il City ha presentato a sostegno della propria causa, sappiamo esattamente cosa si sta sostenendo.
La causa in sé sembra ragionevole, anche se non tutti sono d'accordo: si ritiene che il City stia cercando una modifica alle normative APT, piuttosto che la loro abolizione, e sostiene che tali regole vanno contro la legge britannica sulla concorrenza.
Fonti autorevoli di altri club ritengono che abbiano buone possibilità di vincere: non è un caso frivolo da portare avanti.
Ma alcune delle argomentazioni, sebbene perfettamente normali in un contesto legale, sono difficili da accettare perché sembrano usare l'essenza stessa del calcio, i tifosi e la comunità, quasi come merce di scambio.
Quest’ultimo passaggio riporta con la mente a quanto disse di fronte alla Corte di Giustizia dell’UE, sul caso Superlega, l’avvocato austriaco Franz Koppensteiner (unica voce veramente fuori dal coro) durante l’audizione dei vari paesi:
Le restrizioni della UEFA violano chiaramente il diritto della concorrenza dell’UE, ma sono giustificate per salvaguardare il modello sportivo europeo.
Sappiamo chiaramente come è finita la vicenda, che ha dato ragione alle istanze indipendentiste contro l’UEFA.
Qui chiaramente stiamo parlando di Gran Bretagna e non di UE ma gli ambiti si somigliano: concorrenza tra aziende contro eccezioni sportive, club che in quanto aziende si appellano al diritto ordinario.
In tutti gli articoli che sto leggendo in questi giorni trovo questo difetto “di scenario” secondo me abbastanza rilevante.
In ordine di tempo l’ultima notizia è chiaramente l’inizio del processo, e su quello si concentrano le cronache, tuttavia come scrive The Athletic:
La sfida per la Premier League ora non riguarda solo il proprio caso contro il City, ma anche il fatto che il City ha avviato una propria azione legale contro la Premier League, cercando di rivedere le regole, rafforzate nel 2021, che insistono sul fatto che gli accordi di sponsorizzazione devono essere valutati in modo indipendente per avere un giusto valore di mercato all'interno della competizione.
L'obiettivo era impedire ai club di ricevere fondi tramite accordi di sponsorizzazione artificialmente gonfiati legati alla proprietà di un club o accordi gonfiati tra squadre in un gruppo di proprietà multi-club.
Il Times ha riferito a giugno che il City ha affermato di essere stato vittima di "discriminazione" in un documento legale di 165 pagine, affermando che una "tirannia della maggioranza" delle squadre in tutta la lega si era coalizzata contro di loro per implementare regole volte a impedirne il successo.
Un verdetto su questa questione è previsto entro il mese prossimo (tra ottobre e novembre Ndr) e, se il City avesse successo, potrebbe anche minare un elemento centrale del caso più ampio della Premier League contro il club perché gli accordi di sponsorizzazione presumibilmente gonfiati legati ad Abu Dhabi sono tra le presunte violazioni.
Siamo in altre parole in presenza di un processo aperto che potrebbe vedere le regole stesse saltare in corso d’audizione.
Non si può non parlare del verdetto che arriverà a gennaio 2025 senza dire che qualche mese prima (tra qualche settimana) ce ne sarà uno che potrebbe influenzarlo direttamente.
Non rilevante ai fini processuali, ma per gli effetti che questi possono avere sul sistema della Premier League in futuro, giusto dire che sul piano politico-sportivo il City non è il solo club a pensarla così: l’ultima assemblea di Lega della Premier vide altri 6 club allinearsi sulle sue posizioni e 2 astenuti.
Infine, ancora con The Athletic, ricordiamo:
Secondo fonti vicine a entrambe le parti, la Premier League e il City hanno dichiarato che intendono presentare ricorso contro la decisione qualora dovesse rivelarsi contro di loro in relazione a queste transazioni tra parti associate.
Prima ironicamente facevo riferimento ai titoli SEO che naturalmente puntano l’attenzione su retrocessione, radiazione, distruzione del Manchester City: è il sangue che i tifosi vogliono veder scorrere a prescindere da ragioni di merito. Fa click.
Poi al contrario c’è chi - come Front Office Sports - si prende la briga di raccogliere pareri di altri club o di legali chiedendo un pronostico fondato su basi di diritto su cosa possa accadere.
Ed a quel punto si scopre che lo scenario è ampio: da chi parla di retrocessione a chi parla solo di multa economica.
Finì così con l’UEFA al Tas: multa per mancata collaborazione, ma è giusto dire che rispetto ad allora nei famosi 115 capi di imputazione ce ne sono diversi che non sono caduti in prescrizione.
Interessanti soprattutto i pareri legali:
Diversi avvocati che lavorano nel calcio, e hanno parlato con FOS a condizione di mantenere l'anonimato, hanno concordato che tutto è sul tavolo in termini di potenziali sanzioni.
“La retrocessione e la revoca dei titoli di campionato sono sul tavolo, ma nessuno sa quanto sia probabile" dice una fonte con riferimento alle sanzioni inflitte a Everton e Nottingham Forest, che nell'anno e mezzo trascorso da quando la Premier League ha accusato il Manchester City, hanno entrambi ricevuto detrazioni di punti per aver infranto le regole finanziarie della lega.
E la stessa fonte afferma che "i casi e le sanzioni di Forest ed Everton non sono un gran paragone, dato che le loro violazioni non erano affatto come le presunte violazioni del City" e che i club hanno fornito un accesso completo e dettagliato ai loro conti affinché la lega decidesse (oltre peraltro ad ammettere la loro colpevolezza salvo poi contestare l’entità della sua sanzione, non la punizione in quanto tale ndr).
Tutto in netto contrasto con l'approccio del City.
Quando la vicenda esplose con l’Uefa nella parte dell’accusa, io in prima persona - ai tempi corrispondente da Manchester di Tuttosport - provai ad approfondire ottenendo pareri legali (tra cui quelli di una persona direttamente coinvolta, in quanto intercettata e citata nelle carte processuali) che mai misero in dubbio il fatto che il City sarebbe uscito sostanzialmente (ovvero sportivamente, che poi è l’unica cosa che conta) illeso, principalmente per due questioni:
prescrizioni;
situazioni già giudicate e quindi non più ammissibili.
In quegli anni lo scrivevo a chiare lettere, pur incorniciato da titoli un po’ meno netti. Oggi invece non ho quelle certezze.
Se allora mi fosse stato chiesto (come accadde): come va a finire? Vi avrei detto (e l’ho scritto più volte, anche su Twitter): “Vince il City”.
Oggi no. Vi dico onestamente: non lo so, perché il quadro è complesso e io (e come me tutti gli altri che scrivono) non ho elementi chiave per dire su cosa verrà eventualmente punito il City.
E come me non hanno certezze legalmente fondate tutti gli altri che scrivono. Altrimenti lo scriverebbero, andrebbero al merito, anticiperebbero il perimetro della sentenza. E invece non lo fanno.
E mi sento pure di aggiungere allo scenario, due ulteriori elementi di complessità, perché bisogna certo ricordare che la giustizia si basa sulle leggi, ma è amministrata da persone.
La prima, è una questione tutta politica.
La Premier League da tempo è sotto scacco del Parlamento inglese che vuole imporre un regolatore indipendente che finirebbe per limitarne l’autonomia (ne riparlo nelle note a margine).
Formalmente vi è l’appoggio del governo, ma l’inattivismo quando si tratta di far passare il famoso White Paper è quantomeno sospetto. Gli ultimi proclami risalgono a febbraio. Recentemente abbiamo avuto le elezioni del ribaltone vinte dai laburisti. Ho l’impressione che oggi Keir Starmer abbia altre priorità, in un paese con il tasso di criminalità più alto degli ultimi 20 anni. Lui il regolatore indipendente lo condivide, ma passi avanti non se ne vedono e la Premier vuole, da qui a là, dimostrare di meritare credito e una rinnovata autonomia.
La seconda, riguarda gli effetti in un senso o nell’altro delle sentenze.
Torniamo al The Times che parlava di “arma nucleare” in mano al City. Ma diciamola tutta: anche la Premier League ha un’arma di distruzione sportiva di massa nelle proprie mani.
Scrive ancora FOS:
Per quanto i proprietari dei club di Premier League non siano d'accordo su cosa potrebbe accadere, c'è un consenso tra loro: molti non sono sicuri se la lega abbia i denti o il team legale per imporre una punizione massiccia.
…perché - aggiungo io - quella punizione massiccia potrebbe risultare autodistruttiva.
Quanto potrebbe dirsi vincitore un sistema la cui efficienza sarebbe totalmente sconfessata, visto che stiamo parlando di violazioni che risalgono ad un decennio fa relative ad un club che ha sempre giocato (e vinto, più di chiunque altro nell’ultimo decennio) senza il minimo ostacolo legale da chi oggi lo sanziona?
Lo sport in materia di giustizia è un animale strano. Se per la giustizia ordinaria le punizioni sono il deterrente, in quella sportiva l’esistenza della regola è essa stessa il deterrente. I sistemi funzionanti devono agire prima del fischio d’inizio. Non 10 anni dopo, altrimenti insieme ai colpevoli rischiano di saltare loro stessi in quanto incapaci di garantire la competizione nel momento del suo svolgimento.
Diffidate insomma degli articoli SEO e dei titoloni acchiappaclick che fioccano in questi casi. Non solo non sappiamo come andrà a finire, ma vi è la certezza che coloro che dovranno premere il bottone finale non possono garantire che quel bottone finisca per far saltare in aria anche gli apparenti vincitori.
Note a margine.
L’altra Manchester. Nelle scorse settimane avevo parlato diffusamente anche dei piani di Jim Ratcliffe per il rilancio del Manchester United. Nel frattempo il club ha chiuso il bilancio 2023/24 con un rosso pari a circa 135 milioni di euro. Si tratta del quinto bilancio consecutivo in perdita per i Red Devils, e complessivamente negli ultimi cinque anni la società d’oltremanica ha fatto registrare perdite per oltre 370 milioni di sterline. Nel frattempo l’ultima notizia è che il club ha licenziato 250 dipendenti per risparmiare oltre 50 milioni. Grazie a questa mossa, i Red Devils prevedono di mettere a bilancio un risparmio importante negli esercizi 2025 e 2026.
Uefa vs Inghilterra. Tornando invece al caso del Manchester City, giusto ricordare che, come sempre accade in queste situazioni, il disegno governativo che prevede l’introduzione di un “regolatore indipendente” nel calcio inglese non piace all’Uefa che ha minacciato la Federazione, anche in vista di Euro 2028. È un ulteriore elemento di pressione e complessità di cui tenere conto e di cui scrive anche Calcio e Finanza: il documento riguardante l’ente regolatore è alle ultime valutazioni del governo che sta studiando come rafforzare il coinvolgimento dei tifosi e garantire l’inclusione della diversità e uguaglianza nel mandato del regolatore. Insomma, non è previsto un passo indietro a breve, nonostante la lettera della UEFA dello scorso 2 settembre.
Abodi va fino in fondo. E sullo stesso tema di cui sopra va ricordato che anche il ministro dello sport Andrea Abodi - nonostante le rimostranze dell’Uefa - ha ribadito di voler andare fino in fondo con l’Authority sullo sport.
Outro.
Quando la FA distrusse il City.
Se siete cultori della storia del calcio inglese, forse già conoscete questa vicenda. Io ne sono venuto a conoscenza leggendo “Manchester, a football history”, un bellissmo libro di Gary James sulla storia di tutti i club della Greater Manchester (non solo City e United ovviamente, anche se a loro è dedicata la parte più cospicua).
Oltre un secolo fa, alla fine della stagione 1905-06 il Manchester City fu indagato dalla FA, accusato di aver assegnato bonus economici ai giocatori, che all'epoca erano contrari alle normative della FA. Il club fu dichiarato colpevole e diciassette giocatori furono multati, sospesi dal calcio fino al 1° gennaio 1907 e banditi dalla rappresentanza del Manchester City in futuro.
Come risultato dello scandalo il Manchester City fu costretto a pagare 900 sterline, 17 giocatori furono multati individualmente e furono sospesi fino al giorno di Capodanno del 1907. La Football Association costrinse anche il Manchester City a mettere in vendita tutti i suoi giocatori in una asta che si svolse al Queen's Hotel di Manchester.
Il manager del Manchester United, Ernest Mangnall, acquistò molti dei giocatori più talentuosi, tra cui Billy Meredith (per 500 sterline), Herbert Burgess, Sandy Turnbull e Jimmy Bannister.
Meredith si trasferì al Manchester United nel maggio 1906, mentre era ancora squalificato; divenne presto il cuore della squadra dello United mentre procedevano a vincere il campionato 1907-08. Il 31 dicembre 1906 vennero revocati tutti i divieti ai giocatori del Manchester City.
Se avete visto il film Jimmy Grimble, in cui il Manchester United è dipinto come un club predatore che ruba i migliori talenti al City beh, ora sapete dove nasce il mito.
Quella vicenda fu decisiva nella storia dei due club di Manchester che tuttavia - va ricordato - non hanno mai avuto una accesissima rivalità storica. In quell’occasione molti mancuniani speravano che i giocatori restassero in città piuttosto che vederli giocare altrove mentre dopo la seconda guerra mondiale il City prestò il suo stadio (Maine Road) allo United perché Old Trafford era stato bombardato.
È il risultato di uno spirito cittadino in cui la rivalità non eccede quasi mai.
Questa storia, peraltro nota, mi è stata raccontata in presa diretta da un anziano ex dipendente del City che l’aveva vissuta in prima persona nella sua infanzia.
Tra le cose che mi hanno sempre colpito a Manchester c’è il grande senso di cordoglio (con partecipazione di delegazioni di tifosi) che l’8 febbraio unisce le due tifoserie a commemorare la strage aerea di Monaco di Baviera in cui morirono molti giocatori dello United.
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni