Miliardi sul campo, ma nessun potere: perchè le Leghe rimangono le Cenerentole del sistema calcistico mondiale
La governance del calcio non è in crisi a causa di regole poco chiare. È in crisi perché chi vive le realtà del calcio moderno non ha potere nel definirle subendo lo strapotere delle Federazioni.
Oggi faccio una cosa un po’ diversa dal solito. Il pezzo che leggerete non è scritto da me ma è l’accurata traduzione di una pagina Substack che seguo da tempo e trovo assolutamente interessante, stimolante e capace in generale di insegnarmi cose nuove e offrirmi nuovi spunti di riflessione.
Football Regulatory Database è curato da Andrew M. Werners, un avvocato sportivo specializzato nel diritto calcistico con oltre 4 anni di esperienza nel settore. Ha ricoperto il ruolo di primo consulente legale presso il World Leagues Forum (ora World Leagues Association), dove ha contribuito alle riforme dei framework FIFA e ha partecipato ai gruppi di lavoro sulla governance del calcio globale.
La sua esperienza include anche il lavoro presso EFFORI Sports Law, dove si è occupato di casi di alto profilo davanti alla Camera di Risoluzione delle Controversie FIFA e ha supportato l'acquisizione di club calcistici professionistici.
Ho pensato che - con il suo benestare - fosse più interessante offrirvi una traduzione letterale di quanto lui ha recentemente scritto che una mia revisione (nell’outro vi offro comunque il mio punto di vista).
Ci troverete, senza dubbio, una opinione molto vicina alla mia, ma espressa nei termini e con lo stile di un avvocato dello sport e non di un giornalista. Il che secondo me è un valore aggiunto importante.
Ma c’è una cosa molto importante che mi preme sottolineare in premessa ed è questa: si tende, nel dibattito quotidiano, a confondere il piano su cui opera la Federazione e quello della Lega calcio, come se fossero due entità identiche se non addirittura la stessa cosa.
Ebbene, scindere anche mentalmente l’idea di quello che deve essere il livello federale da quello di una lega calcistica è il primo passo fondamentale per capire di cosa parliamo quando parliamo di futuro del calcio (e dello sport in generale).
Fatemi sapere se in generale interventi come questo scelti da me vi possono interessare in futuro lasciando un commento. Per questo oggi lascio del tutto aperti i commenti, che solitamente sono invece riservati agli abbonati paganti.
di Andrew M. Werners (Football Regulatory Database)
La governance del calcio non è in crisi a causa di regole poco chiare. È in crisi perché chi vive le realtà del calcio moderno non ha potere nel definirle.
Dopo aver conseguito il Master in Diritto Sportivo Internazionale ed essere entrato nel World Leagues Forum come primo avvocato dell'organizzazione, mi sono trovato immediatamente al centro della crescente tensione tra regolamentazione globale e realtà nazionali. Dai conflitti di calendario all'eccesso di regolamentazione, è diventato chiaro: i campionati — le istituzioni più attive, economicamente rilevanti e innovative del calcio — sono strutturalmente emarginati nel sistema stesso che sostengono.
Prima di parlare del perché questo sia importante, dobbiamo capire cosa sia un campionato. E perché non tutti sono uguali.
🌍 Due Mondi Calcistici: Sistemi Aperti vs Chiusi
Esistono due modelli dominanti di campionato nel calcio mondiale — e raccontano due storie molto diverse.
In Europa e Sud America, il calcio è costruito come un 'ecosistema'. I campionati sono aperti — collegati da una piramide di promozioni e retrocessioni che unisce anche il più piccolo club di terza divisione al sogno della massima categoria. Questi campionati operano in un'economia di mercato decentralizzata, dove i club sono entità autonome con proprietà, ambizioni e governance proprie. Questo modello di competizione aperta respira solidarietà dall'alto verso il basso: meccanismi come l'indennità di formazione e i sistemi di redistribuzione finanziaria dei campionati esistono per mantenere in vita i club più piccoli mentre premiano lo sviluppo dei giocatori a lungo termine. In questo mondo, il calcio è aperto — economicamente e competitivamente.
Attraversando l'oceano verso il Nord America, America Centrale, Caraibi, Guiane, Oceania o parti dell'Asia, l'universo calcistico cambia. I campionati qui sono chiusi.
Non esistono promozioni o retrocessioni, nessuna squadra outsider che scala le classifiche. Invece, i club operano sotto una struttura centralizzata, controllata dal campionato — un'entità, un mandato, un regolamento. Il campionato possiede la competizione, stabilisce i tetti salariali e spesso controlla i diritti commerciali di tutti i suoi club (anche se Liga MX rappresenta un caso particolare).
Gli investitori non acquisiscono club — comprano quote di un sistema. La condivisione dei ricavi appiana le differenze finanziarie, e l'obiettivo è la parità: rendere il prodotto prevedibile, commercializzabile e sostenibile.
Non si tratta solo di modelli di business diversi. Sono filosofie concorrenti — una favorisce la mobilità, l'altra la gestione. Una si basa su rischio, tradizione e solidarietà — l'altra su controllo e crescita.
Entrambi i modelli sono validi. Ma richiedono il riconoscimento del fatto che strutture di governance diverse necessitano di approcci di pensiero differenti.
🧠 Dove Si Collocano i Campionati nella Governance FIFA?
Ecco la verità scomoda: i campionati, indipendentemente dalla loro struttura o contributo economico, sono ancora sistematicamente esclusi dagli organi decisionali centrali del calcio.
Vengono infatti incanalati nel Comitato degli Stakeholder Calcistici della FIFA — un organo consultivo non vincolante che può emettere raccomandazioni ma non ha potere di voto.
La vera autorità risiede nel Consiglio FIFA, dove i campionati, a differenza delle Federazioni Nazionali, non hanno rappresentanza formale. Come ho approfondito maggiormente in Football Legal, questa configurazione solleva serie questioni sulla legittimità, responsabilità e integrità della governance calcistica globale.
La FIFA controlla il regolamento, il calendario internazionale e l'agenda normativa — mentre contemporaneamente compete con i campionati nazionali attraverso i propri tornei.
Questo doppio ruolo di legislatore e organizzatore di competizioni crea conflitti di interesse intrinseci, specialmente per i campionati che operano in calendari congestionati con influenza limitata sulle decisioni politiche che li impattano direttamente. Il Mondiale per Club FIFA 2025 rappresenta un esempio molto pertinente.
⚖️ Un Cambiamento Silenzioso: L'Accordo Globale sul Lavoro
Per affrontare la realtà della loroesclusione, campionati e calciatori — le due parti più colpite nel calcio globale — hanno iniziato a creare nuovi framework completamente al di fuori della FIFA.
Per questo, con il supporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), tra il World Leagues Forum (che rappresenta le leghe) e FIFPro (che rappresenta i calciatori) è stato firmato l'Accordo Globale sul Lavoro (GLA).
Il GLA segna una svolta: un riconoscimento diretto di datori di lavoro (campionati) e dipendenti (giocatori) che lavorano insieme a livello globale — alle loro condizioni.
È ancora presto, ma il simbolismo è potente: se la FIFA non includerà i campionati in modo significativo, i campionati creeranno nuovi canali di influenza.
🎯 Cosa è in Gioco?
La governance del calcio non è teoria.
Influenza come operano i club, come vengono trattati i giocatori, come vengono condivise le entrate e quanto sostenibile sia il sistema, particolarmente per gli stakeholder rilevanti che sono colpiti dalle decisioni FIFA.
Se ignoriamo l'esclusione strutturale dei campionati — e le enormi differenze tra sistemi aperti e chiusi — rischiamo di imporre un modello globale che non si adatta a nessuno.
Quello che funziona per LaLiga potrebbe non funzionare per l'MLS. Quello che si adatta alla Bundesliga potrebbe non dare gli stessi risultati alla Canadian Premier League. E quello che soddisfa entrambi potrebbe ancora essere insufficiente in regioni come i Caraibi — dove lo sviluppo calcistico affronta realtà strutturali ed economiche completamente diverse.
La governance deve riflettere le realtà regionali sul campo. Non imporre strutture dall'alto verso il basso.
È tempo che la FIFA smetta di trattare i campionati come ospiti in casa propria — e inizi a vederli come co-architetti del futuro del calcio.
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Note a margine.
Sindacato. Quanto scritto da Andrew Werners riporta secondo me all’attualità una mia newsletter di fine 2023 Sport 2024, lo scenario che nessuno vede, in cui, ispirato da una newsletter di Roger Mitchell, parlavo del sindacalismo (che poi è ciò che si è espresso attraverso l’accordo di cui sopra) come di un inevitabile protagonista del futuro del calcio. Un numero di Fubolitix che credo valga la pena di rileggere integralmente.
Crisi. Lo stato fallimentare del calcio francese si è manifestato nella sua pienezza in questi giorni in cui il Lione è stato retrocesso dalla Ligue 1 dall'organo di controllo finanziario francese DNCG per oltre 420 milioni di sterline di debiti. Il club del proprietario americano John Textor farà ricorso, sostenendo di aver migliorato significativamente la posizione finanziaria tramite investimenti azionari e la vendita del Crystal Palace. Quel che interessa a noi qui è sottolineare come sia evidente lo scenario delineato in Adieu France, le big5 non ci sono più.
Governance. Da tempo sto monitorando i movimenti azionari all’interno della Juventus ed è quindi giusto registrare che Tether è salito al 10,7% dichiarando apertamente di puntare ad un posto in CdA. Negli ultimi mesi, Tether e Juventus si sono scambiati lettere nel tentativo di organizzare un incontro, anche se non è ancora stata fissata una data.
Outro.
La newsletter di oggi merita, credo, una mia riflessione a margine.
Quanto sta accadendo - nel silenzio dei più, perché nessun organo di stampa si sta interessanto di questo movimento - è il risultato della reazione di FIFA e UEFA alle sentenze UE sulla Superlega del dicembre 2023.
Quelle sentenze impongono alle federazioni internazionali di mettere paletti chiari a chi vuole stare dentro o fuori i loro sistemi, cosa che di fatto è rimasta per un anno e mezzo lettera morta.
Finora piuttosto abbiamo avuto una reazione muscolare di FIFA e UEFA che hanno continuato a fare di testa loro attraverso nuove competizioni ovvero più soldi elargiti ai club. Nulla è stato fatto nella direzione di una ridefinizione del quadro normativo.
C’è una volontà politica molto chiara, ed è quello che una settimana fa chiamavo Potere per il potere. Davanti ad un sistema economicamente disastrato FIFA e UEFA puntano a rafforzarsi ignorando le istanze di sostenibilità che vengono da più parti e si limitano a foraggiare interlocutori che, dal canto loro, sono troppo preoccupati della sopravvivenza, dell’oggi, e non hanno alcuna capacità prospettica.
La scommessa è chiara: si sta puntando su un sistema futuro monocratico, in cui le istanze UE implodano a fronte di una sostanziale debolezza delle istituzioni europee ad imporre i propri principi, ed in cui a menar le danze siano piuttosto i potentati economici globali che puntano a riaffermare il loro ruolo nello scacchiere mondiale attraverso lo sport (gli USA, che fanno questo fuori dai proprio confini, non all’interno, i paesi del Golfo, la Cina, la Russia quando tornerà in campo…).
Non è solo uno scontro di potere per governare il calcio, è un vero e proprio scontro di civilità in cui i soldi diventano il mezzo attraverso il quale il potere punta ad imporre i propri principi.
E siamo nel bel mezzo della partita.
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni
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Dear Giovanni, could you please copy the authentic link?
Thanks for the article!