Prestiti dei proprietari, come i club di Premier aggirano le loro stesse regole
Rinviata l'assemblea di oggi: la vittoria del City in tribunale ha aperto lo scontro. I vertici avevano detto di aver vinto loro, ma non sanno che pesci pigliare. È la più grave crisi dalla fondazione
Berlino, 17 ottobre 2024
È meglio donare che prestare. (proverbio italiano)
Anni fa (2022) realizzai il video “Come il Chelsea ha ingannato l’Uefa” in cui parlai di come il club londinese aveva aggirato il Fair play finanziario nel modo più inosservato possibile: attraverso i numerosi prestiti che Roman Abramovich aveva concesso al club (immettendoli nella holding di controllo) senza che venissero mai restituiti, fino alla decisione di condonarli in toto al momento della cessione a Todd Bohely.
Il tema è stato poco o nulla dibattuto in questi anni, a differenza della questione sugli sponsor.
Ed è una cosa buffa perché sarebbe stato molto più semplice capire il vantaggio di certe iniezioni di liquidità travestite da finanziamenti fasulli (ad esempio paragonando i tassi accordati con quelli bancari) che i confini di liceità delle sponsorizzazioni, sulle quali nessuno ha mai saputo definire il perimetro o quantomeno il concetto di “valore di mercato” tanto sbandierato dalle sacre carte, come avevo peraltro spiegato in “Sponsorizzare il proprio club è reato?”.
Ora, Abramovic ha fatto scuola e la pratica si è diffusa in Premier League. Ne ha dato conto nei giorni scorsi The Athletic.
E la stessa questione è anche alla base del rinvio dell’assemblea dei club di Premier League che si sarebbe dovuta tenere oggi (giovedì, 17 ottobre 2024).
La Premier League ha posticipato la riunione per discutere il da farsi in seguito alla disputa legale con il Manchester City riguardante le regole sugli sponsor, dopo che il tribunale aveva stabilito che alcune parti delle norme sugli accordi commerciali con società legate ai club sono illegali, in particolare assimilando (come sosteneva il City) i prestiti dei proprietari alle sponsorizzazioni.
La Premier League, come sempre accade in questi casi, dopo la sentenza aveva detto di aver vinto. Stesso stile comunicativo di Uefa e Fifa quando perdono in tribunale, ci avete fatto caso?
Adesso però non sa che pesci pigliare, ed al contempo il City ha espresso preoccupazione per una reazione frettolosa, minacciando ulteriori azioni legali.
E la riunione è stata rinviata alla prossima settimana. Proprio una bella vittoria…
I club che hanno più prestiti in essere dai loro azionisti sono Everton, Brighton e Arsenal. Questi tre insieme hanno accumulato un totale di 1,08 miliardi di sterline in prestiti azionari.
In particolare, l’Everton ha ricevuto 451 milioni di sterline dal proprietario Farhad Moshiri, mentre il Brighton ha ottenuto 373 milioni di sterline dal suo proprietario Tony Bloom, e l’Arsenal ha ricevuto 259 milioni di sterline dalla Kroenke Sports & Entertainment.
Ma andiamo con ordine.
Cosa sono i prestiti degli azionisti?
Semplificando si tratta di fondi che i proprietari dei club iniettano direttamente nella società, senza richiedere in cambio quote di partecipazione (equity).
Questi prestiti sono spesso a lungo termine e, nella maggior parte dei casi, non prevedono interessi.
Si tratta di un meccanismo con cui i proprietari possono sostenere finanziariamente il club, mantenendo la possibilità di recuperare i propri fondi in futuro. Ma come visto nel caso del Chelsea, finiscono anche per andare a fondo perduto.
Rispetto all'equity, poi, il prestito è un'opzione più flessibile e vantaggiosa dal punto di vista fiscale. E soprattutto sfugge ai controlli del fair play finanziario.
Il Manchester City ha contestato l'esclusione dei prestiti degli azionisti dalle regole delle "Associated Party Transactions" (APT) della Premier League, sostenendo che fosse ingiusta e distorsiva.
Secondo il club, escludere i prestiti azionari dalle regole che valutano la "fair market value" (valore di mercato equo) è una forma di concorrenza sleale.
In pratica, il City ha sostenuto che prestiti a tasso zero, che nessuna banca concederebbe, costituiscono un vantaggio ingiusto per i club che li ricevono.
In tutta onestà pare difficile dire il contrario. Anche perché benché distorti i rapporti con gli sponsor sono sempre bilaterali (quantomeno c’è un bilancio di carico ed uno di scarico) mentre i prestiti dei presidenti sono sempre unilaterali.
Il City ha chiesto che tali prestiti vengano trattati allo stesso modo delle sponsorizzazioni, poiché entrambi rappresentano forme di finanziamento che possono distorcere la competizione.
Secondo la posizione del Manchester City, sì.
Il club ha sostenuto che non c'è differenza tra un prestito azionario e una sponsorizzazione gonfiata.
Entrambi sono modi per aumentare i fondi a disposizione del club, e quindi dovrebbero essere soggetti alle stesse regole di valutazione del valore di mercato equo.
Attualmente, la Premier League tratta i prestiti azionari come esenti dalle regole delle APT, ma la recente sentenza ha dichiarato che dovranno essere inclusi.
Di conseguenza i prestiti degli azionisti dovranno essere soggetti alle stesse regole delle APT, cioè devono riflettere il valore di mercato equo e includere tassi di interesse comparabili a quelli commerciali.
Questo cambierà le regole della Premier League, che ora dovrà allinearsi con le normative UEFA, dove i prestiti azionari vengono già trattati in base al valore di mercato.
In pratica, i club che ricevono prestiti a tasso zero o molto basso dai loro proprietari dovranno aggiustare i loro calcoli per il Profit and Sustainability (PSR) della lega, e potrebbero trovarsi in difficoltà se questi prestiti non riflettono più il valore di mercato.
Questa sentenza rappresenta una vittoria importante per il Manchester City e potrebbe costringere la Premier League a rivedere il trattamento delle transazioni tra parti associate, con possibili conseguenze legali e finanziarie per altri club.
Prevedere un terremoto non è difficile. E sullo sfondo rimangono le famose 155 contestazioni per violazione del FFP inglese che come una valanga potrebbero ricadere su tutto il sistema una volta acquisita la sentenza che parifica sponsorizzazioni e prestiti dei proprietari.
Note a margine.
Ferguson out. Sir Jim Ratcliffe non guarda in faccia nessuno e come riportato da The Athletic nell’ambito del piano di tagli del Manchester United (che nelle scorse settimane ha visto licenziare 250 persone) ha chiuso il contratto con un ambasciatore di lusso come Sir Alex Ferguson. Che Ferguson fosse sempre rimasto a vario titolo sin dall’addio alla panchina nel 2013 tra i consiglieri più influenti del club è storia nota, ora forse si può veramente parlare di fine dell’era Ferguson. Curiosamente alla notizia ha fatto seguito un pezzo in cui Nick Miller sempre su The Athletic sostiene che in questo modo il Man U avrebbe “tagliato la sua anima” con una serie di motivazioni tra il serio e il patetico a cui la gente ha risposto sostanzialmente che un club che ha tagliato 250 posti di lavoro di gente che probabilmetne di quel lavoro ci vive avrebbe dovuto prioritizzare i -2 milioni a Ferguson solo per apparire alle inaugurazioni. Ed ecco, in Italia spesso si incensano i giornalisti inglesi, soprattutto quando dicono cose che suonano bene alla squadra che tifiamo, ma quando c’è da coprirsi di ridicolo anche Oltremanica noi giornalisti non siamo secondi a nessuno.
Plusvalenze. La prima udienza sul caso Juventus si terrà a Roma il 5 dicembre prossimo. La trasmissione dell’indagine a Roma era stata decisa dalla Cassazione che aveva dichiarato l’incompetenza territoriale di Torino, ordinando lo spostamento del fascicolo nella Capitale. La richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura di Roma per gli ex vertici della società risale allo scorso 17 luglio. Tra le ipotesi di reato contestate, a vario titolo, ci sono aggiotaggio, false fatturazioni e ostacolo alla vigilanza.
Calcio Datato. L’ultimo numero della newsletter dedicata alla match analysis contiene 5 studi spiegati dall’autore che sono stati presentati recentemente presentati alla conferenza di StatsBomb. Se avete qualche interesse per i numeri del calcio è imperdibile e non potete non iscrivervi. Non aggiungo altro qui perché si tratta di una lettura che ha bisogno di tempo e un riassunto sarebbe svilente.
Outro.
Panchina lunga.
Il concetto di panchina lunga risale ai primi anni ‘80 ed a Nils Liedholm, ripresa più volte da Lino Banfi in L’allenatore nel pallone.
Grazie, self control… c’ha tutto quello che vuole il Barone Nils Liedholm: il vigneto, oliveto, i vini doc, i vini dic e pure i soldi. Sempre! Panchina lunngaa…
Mi ha riportato a questa pietra miliare del cinema all’italiana un lettore di Fubolitix, Mario Mantini, che mi scrive via mail:
Vorrei aggiungere un'altro aspetto alla riflessione delle tante partite: i calendari così estesi obbligano le squadre ad avere rose composte da giocatori di spessore anche nelle seconde linee, ma con quali effetti collaterali?
I tifosi si trovano a non vedere più sui campi tantissimi campioni che fanno parte delle panchine delle grandi squadre, col risultato di impoverire la qualità.
Un calendario meno fitto non obbligherebbe a rose così ampie e alcuni giocatori rimarrebbero esclusi dalle grandi squadre, facendo così la fortuna di tutti i tifosi delle altre squadre.
Il fenomeno è certamente vero ma è in voga praticamente da quando Silvio Berlusconi al Milan varò la rosa allargata come ulteriore evoluzione della panchina lunga di cui si parlava da inizio anni ‘80.
Da allora in una ipotetica classfica di squadre per talento dietro agli undici titolari delle prime 5 squadre di Serie A si piazzano le riserve di quelle stesse squadre.
E da lì è nato pure il “non ha vinto niente” come giudizio tecnico che (per assurdo) potrebbe arrivare a considerare Pinsoglio al livello di un Totti perchè il primo ha vinto un sacco…
Il problema della distribuzione del talento, tuttavia, non lo si risolve col calendario, ma con rose bloccate, salary cap e draft. Il resto sono palliativi.
Tra le varie riflessioni nella contro risposta Mario mi dice:
Salary cap e rose bloccate si potrebbero introdurre in un tempo ragionevole a mio avviso, ma il meccanismo del draft che ammetto di non conoscere approfonditamente, sarebbe un vero cambio di mentalità che credo necessiterebbe di più tempo per essere metabolizzato.
Da tempo anch'io sostengo che i cartellini non dovrebbero costare nulla, questo porterebbe diversi vantaggi.
Ci sarebbe il problema della sostenibilità delle piccole squadre che "vivono" di quello...
Ed è a questo punto che ho realizzato ciò che ho twittato poco dopo, e che ci porta come sempre al punto: non puoi fare alcuna riforma se non superi i retaggi mentali del passato:
Siamo talmente immersi nel sistema che giustifichiamo cose tipo “i club che vivono di cessioni” e non ci rendiamo conto che si tratta di un concetto sportivamente inconcepibile che andrebbe debellato in nome di un sistema equilibrato.
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni