Sono caduti due totem arbitrali [IVC #27]
I Europa protestano tutti a partire dal Real Madrid. In Turchia è caos, con Mou nel mezzo: nonostante il Var e l'esperimento diaffidare la partita a un arbitro straniero i toni peggiorano.
In Europa stanno perdendo tutti la testa, domenica sera in Ligue 1 anche l'ex tecnico del Milan, Paulo Fonseca, ha perso le staffe ed è finito ad un testa contro testa con l'arbitro di Lione-Brest. Ora rischia sette mesi di squalifica. La situazione arriva in un momento delicato per il calcio francese dove le polemiche hanno raggiunto livelli ancora più gravi.
Pablo Longoria, presidente del Marsiglia, è stato ripreso mentre accusava gli arbitri di corruzione dopo una sconfitta per 3-0 contro l'Auxerre. Longoria - che nei giorni scorsi ha subito una pesante squalifica di 15 giornate in cui non potrà esercitare alcuna funzione ufficiale del suo club - ha poi cercato di ridimensionare le sue dichiarazioni, sostenendo che la parola corruzione ha un significato diverso in spagnolo rispetto al francese, ma il danno era ormai fatto.
Il Milan, in caduta libera in campionato, ha recentemente scritto all'Associazione Italiana Arbitri per lamentarsi della mancanza di rispetto da parte dei direttori di gara nei confronti dei propri giocatori. Zlatan Ibrahimović ha parlato di una situazione inaccettabile. Le proteste del Milan si inseriscono in un contesto storico in cui le squadre della Serie A, senza alcuna eccezione, quando insoddisfatte dei risultati, tendono a puntare il dito contro gli arbitri piuttosto che ammettere i propri limiti.
Purtroppo sul tema abbiamo fatto scuola e i toni non sono mai stati così alti e allarmanti in tutta Europa: non solo il Var non ha messo fine alle polemiche, ma la situazione sembra addirittura peggiorata.
Il Real Madrid, ad esempio, ha inviato una lettera di quattro pagine alla federazione spagnola, denunciando un sistema arbitrale «completamente difettoso» e sostenendo che le decisioni contro la squadra abbiano raggiunto un livello di manipolazione inaccettabile.
Un atto senza precedenti per un club della sua importanza, non frutto di una reazione a caldo dopo una sconfitta, ma di una comunicazione ufficiale, dettagliata e ponderata.
Situazione per certi versipeggiore in Turchia, dove è caduto un totem evocato per anni in Italia, ovvero la necessità di affidare le partite ad arbitri stranieri. Slavko Vincic, arbitro sloveno, è stato il primo straniero a dirigere un match della Süper Lig turca in oltre 50 anni, ovvero il derby tra Galatasaray e Fenerbahçe. La partita, finita 0-0, si è svolta tra tensioni sugli spalti e polemiche tra le panchine, con Galatasaray che ha accusato José Mourinho di commenti razzisti, cosa che il Fenerbahçe ha negato.
L'arbitraggio è stato impeccabile, come lo stesso Mourinho ha ammesso a fine partita, e questo peggiora lo scenario: alla fine non ha placato le tensioni del calcio turco, attraversato da complotti e sospetti sulle decisioni arbitrali e non solo, un contesto dentro al quale i toni di Mourinho negli anni italiani, riletti oggi, possono essere derubricati a colorita goliardia.
Emerge una tendenza pericolosa: le accuse di manipolazione non provengono dai tifosi, ma direttamente dai vertici dei club più importanti d'Europa.
Un atteggiamento che rischia di avere conseguenze devastanti: senza la buona volontà delle società, a partire da quella dei loro presidenti non se ne esce.
Note a margine
Statistiche Opta prese da SportMediaset.
Quota 40. Negli ultimi dieci anni, la quota salvezza in Serie A ha mostrato una tendenza al ribasso, con una media di circa 34,3 punti. Negli ultimi cinque è ulteriormente scesa a circa 33,2 punti. La retorica fa spesso parlare di quota 40 per salvarsi, ma ormai è un retaggio del passato. Nelle ultime 5 giornate le ultime 4 in classifica hanno collezionato solo 7 punti. Poi alla fine si comincerà a correre, come sempre, ma nel frattempo la situazione è questa. Peraltro la quartultima oscilla sempre tra 22 e 27 e anche quest’anno non fa eccezione.
Quando non gira. L’Atalanta ha pareggiato tre match interni consecutivi per la prima volta nella sua era, con due 0-0 di fila che non si vedevano dal 2004. Inoltre, la Dea ha colpito ben 16 legni in campionato, più di qualsiasi altra squadra, segnale di una mancanza di fortuna sotto porta. Se da un lato la difesa è solida con quattro clean sheet consecutivi, dall’altro la difficoltà nel concretizzare le occasioni sta frenando la corsa europea degli orobici in questa stagione. Per pesare le chances scudetto dei bergamaschi bisogna ricordare che il massimo punteggio dell'Atalanta in Serie A è stato 78 punti, raggiunto nella stagione 2019/20. In quell'annata, la squadra di Gian Piero Gasperini concluse il campionato al 3º posto, registrando anche il miglior attacco del torneo con 98 gol segnati. Due dati quindi:
Punizioni. Negli ultimi anni, segnare su punizione diretta in Serie A è diventato sempre più raro. L’Inter, ad esempio, ha ritrovato il gol da calcio piazzato solo nella recente sfida contro il Napoli, dopo un’astinenza che durava dal novembre 2022, sempre con Federico Dimarco. Dal 2021, solo Cristiano Biraghi ha segnato più reti su punizione diretta rispetto al difensore nerazzurro, a conferma di un trend in calo. La difficoltà crescente nel battere i portieri su calcio piazzato evidenzia come le difese siano sempre più preparate e i tiratori specializzati sempre meno decisivi rispetto al passato.
Outro.
Allenare a tutte le età
Analizzando le traiettorie professionali di molti allenatori in questi anni ho sempre avuto la convinzione che essi debbano cambiare a cammino in corso. Una cosa è allenare nei primi anni, quando sei un quasi coetaneo di molti tuoi giocatori (spesso dei più influenti) ed un’altra quando scollinati i 50 (grosso modo) ti ritrovi a parlare ad uno spogliatoio di gente che non ha giocato con te con un gap di una o due generazioni.
Di questo tema ha parlato per la prima volta in maniera diretta Erik Ten Hag in un’intervista al podcast SEG Stories (ne parla Il palo di Resernbrink).
In particolare l’ex tecnico del Manchester United parla delle difficoltà nell’allenare la Generazione Z, evidenziando la loro scarsa propensione ad accettare critiche. Ha sottolineato come, rispetto al passato, i giovani di oggi siano più sensibili e meno inclini a un approccio diretto, che potrebbe demotivarli.
Il problema si inserisce in un più ampio divario tra le generazioni, in cui i nativi digitali mostrano una minore predisposizione a riconoscere l’autorità, sia nello sport che in altri contesti, come la scuola. A ciò si aggiunge la mancanza di figure di riferimento capaci di fornire linee guida educative chiare.
Un altro tema rilevante è la ridotta soglia di attenzione, come evidenziato anche dall’allenatore Emilio Longo.
Un allenatore deve sviluppare abilità comunicative e relazionali più che fare affidamento sulla propria esperienza da ex calciatore, poiché il mondo del calcio si evolve rapidamente e ciò che era valido pochi anni fa può sembrare già superato.
Non è una novità. Io ne scrivevo a proposito di come ho visto cambiare Josè Mourinho dall’Inter al Manchester United (squadra quest’ultima che seguivo quotidianamente per Tuttosport da Manchester negli anni del portoghese), ma appunto, il tema è centrale nelle carriere di molti tecnici.
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni
Beh, senza eccezioni non direi. La Juve non si lamenta mai anche davanti ad episodi enormi tipo la spinta su vlahovic davanti al portiere e il braccio in modalità uomo vitruviano vs il verona.