Splendori e miserie del calcio greco
L'Olympiakos ha vinto il primo titolo europeo di sempre, ma non è tutto oro quel che luccica: dalla violenza al malaffare il calcio ellenico rimane dentro una spirale pericolosa
Berlino, 4 giugno 2024
Gli hooligans nel calcio? Bene, tanto per cominciare ci sono 92 presidenti
(Brian Clough)
Il 25 maggio scorso l’Olympiakos Pireo, la squadra che ha dominato il calcio greco in questo millennio vincendo 22 degli ultimi 30 campionati, ha trionfato in Conference League battendo la Fiorentina per 1-0 in finale: primo titolo per un club greco a livello Uefa.
È una bella notizia dentro un mare di problemi che le organizzazioni sportive elleniche si portano dentro da anni.
Lo sport greco è afflitto da una violenza endemica tra i tifosi, che spesso si estende anche ad altri sport come il basket e non solo.
Due settimane fa qui a Berlino in occasione delle final four di Eurolega di basket (presenti Panatinaikos e Olympiakos) i disordini sono stati agghiaccianti: gente incappucciata con mazze da baseball che colpiva ignari passanti alla stazione di Prenzlauer Allee oltre a scontri con tifosi turchi del Fenerbahce.
Una persona è ancora in condizioni gravissime, due gravi, decine i feriti.
Dal 2020 ad oggi sono già morte tre persone per incidenti legati al calcio in Grecia.
Nel febbraio 2022 a Salonicco, Alkis Kambanos, un diciannovenne, è stato assassinato da una gang di tifosi del PAOK; nell'agosto 2023 Michalis Katsouris, un tifoso dell'AEK Atene, è stato accoltellato a morte durante una rissa con hooligan della Dinamo Zagabria. L’Uefa dovette posticipare la partita di andata del terzo turno di qualificazione della Champions League tra le due squadre dopo circa 100 arresti.
Dal 1983, quando è stata registrata la prima morte, almeno 13 persone hanno perso la vita in Grecia a causa della violenza degli hooligan calcistici e si sono verificati una miriade di attacchi violenti contro sostenitori delle squadre rivali o la polizia.
La differenza tra gli attacchi recenti e quelli avvenuti più di un decennio fa, è che gli hooligan ora sono meglio organizzati e utilizzano i social media per reclutare membri e coordinare le loro azioni violente.
Secondo gli analisti, il profilo degli hooligan in Grecia non somiglia in alcun modo a quello di altri paesi, per esempio il Regno Unito negli anni '80. Gli hooligan in Grecia sono in gran parte indipendenti dalle squadre di calcio e sono considerati criminali con profondi legami con altre attività illegali.
Il calcio greco è stato dominato negli ultimi anni dalla figura di Evangelos Marinakis, a cui nei giorni scorsi Il Post ha dedicato un interessante profilo.
Marinakis, imprenditore e armatore, ha ampliato l'eredità del padre Miltiadis, trasformando la loro compagnia navale in una delle più grandi flotte cargo al mondo. Controlla anche vari media in Grecia.
Paragonato a Berlusconi, Marinakis è influente in politica e nei media. Ha finanziato progetti sociali al Pireo. È anche stato coinvolto in diverse controversie e scandali giudiziari, senza mai essere incriminato.
Nonostante le accuse di corruzione e contrabbando di droga, Marinakis mantiene un forte sostegno tra i tifosi dell'Olympiacos grazie ai successi sportivi e alla sua presenza attiva nelle squadre, sia in Grecia che in Inghilterra.
Proprio per le sue vicende extra sportive rimase a lungo in forse il suo acquisto del Nottingham Forest, di cui è a tutt’oggi proprietario, perché come noto le leghe inglesi hanno una stringente regolamentazione “Fit and proper” per accettare che un determinano investitore possa acquistare un club oltre Manica.
Forse averlo avuto come uomo simbolo non ha fatto particolarmente bene.
Il campionato greco rimane decisamente un campionato minore, ma tutto sommato discretamente valorizzato visto che il prezzo dei diritti tv annuale é di 62 milioni di euro (come quello polacco ma a fronte di una popolazione numericamente inferiore di 3,6 volte circa: a grandi linee 36 milioni contro 10 milioni).
L’ultima volta di un club greco in semifinale di Champions League è stato nel 1996 quando il Panathinaikos uscì contro l’Ajax poi battuto dalla Juventus.
A quel punto il movimento è stato vittima - come accaduto in tutti i paesi dell’Est europeo - della legge Bosman, che globalizzando il mercato ha concentrato il talento in pochi club e pochi campionati.
Alla riforma della Champions League il calcio greco si presentò nel 2000 con tre squadre ammesse, ma dopo la vittoria dell'Europeo 2004 il declino è stato drammatico.
Ad oggi nessuna squadra greca si qualifica automaticamente per le competizioni europee.
Il ranking del campionato greco è precipitato dal 6° posto nel 2002/03 al 20° nel 2020/21. Questo calo ha portato alla perdita delle qualificazioni automatiche alle competizioni europee, riflettendo un periodo di scarsi risultati a livello internazionale.
In queste situazioni, come sempre, il malaffare, la corruzione e la cattiva gestione trovano terreno fertile, e in questi anni hanno gravemente danneggiato il calcio greco.
I riflessi sono noti e quando il calcio non si propone di creare valore ma solo di far girare denaro le statistiche non mentono mai.
L’età media rilevata dal CIES nel massimo campionato è di 28,6 anni: la più alta tra le prime divisioni europee. L’utilizzo dei giovani provenienti dai vivai imbarazzante: 5,4% il minutaggio stagionale (solo la Turchia fa peggio, la nostra Serie A ha il 5,5%) con un’incidenza del 70,6% dei calciatori stranieri.
Panathinaikos e AEK Atene, una volta squadre forti, hanno vissuto declini significativi, con AEK retrocessa in terza divisione nel 2012/13.
La vittoria in Conference League, in fondo, è la classica rondine che non fa primavera: avviene soprattutto perché la terza coppa europea ha abbassato il livello competitivo per tutti.
Certamente è positivo che federazioni come quella greca (ma anche - pur senza tutti questi problemi strutturali - quella olandese che due anni fa arrivò seconda nel ranking stagionale) possano avere spazio e godere di risultati migliori.
Ma le valutazioni vanno poi parametrate e contestualizzate.
Diverso il discorso sulle nazionali. Avere una rappresentativa forte è per lo più un fatto generazionale, i dati di giovani e stranieri in campionato certo non aiutano, ma tant’è: quella del 2004 era soprattutto una nazionale d’esportazione figlia di un decennio di splendore basato su tutt’altri parametri.
Dopo il successo nel 2004 il calcio della nazionale greca è piombato nell’oblio e nel marzo scorso ha fallito la qualificazione ad Euro per la terza volta di fila e non partecipa a un torneo internazionale da Brasile 2014.
Rimango convinto di una cosa: non esiste un buon merito (in questo caso la qualità calcistica) senza un buon metodo (un modello di business, una capacità programmatica di lungo periodo).
Per migliorare, il calcio greco dovrà implementare cambiamenti strutturali a livello di club e federazione. Solo così potrà riequilibrare il proprio sistema.
La ripresa economica del paese rappresenta la miglior occasione in questo senso.
Oggi, dopo la crisi del debito, l'economia è in forte crescita, con un aumento previsto del 3% nel 2024, avvicinandosi ai livelli pre-crisi del 2009 e superando la media della zona euro.
I costi di prestito della Grecia sono scesi sotto quelli dell'Italia e le banche, salvate durante la crisi, stanno per essere completamente privatizzate, un segnale di normalità per gli investitori.
Tuttavia, il recupero non è ancora percepito da tutti, con disuguaglianze che persistono e proteste per salari più alti.
Permangono problemi radicali che riguardano i lavoratori, fin qui esclusi dai miglioramenti economici, che non hanno avuto impatto nelle loro condizioni di vita (con una disoccupazione che resta alta e i salari inferiori a 15 anni fa).
Ma la Grecia ha risanato il sistema bancario, ha ripagato anticipatamente il debito con l'FMI e ha visto un ritorno dei turisti.
Il momento giusto per una riflessione è ora: la vittoria dovrà far da contraltare ai problemi. Gli splendori dovranno essere la spinta ad uscire dalle miserie di questi anni ed ai problemi persistenti.
In fondo, in questo calcio, non ci rimane che la speranza.
Note a margine
Il Grantham Institute ha fatto una ricerca per sensibilizzare sui temi del cambiamento climatico in FA Cup e in un Post su X ha fotografato la situazione della temperatura durante la finale di FA Cup nell’ultimo secolo e mezzo.
Con la promozione del Venezia in Serie A l’anno prossimo metà dei club saranno guidati da stranieri. Quest’anno 3 su 3: Parma (USA), Como (Indonesia) e Venezia (USA). Le altre sono Atalanta, Milan, Inter, Roma, Udinese, Bologna, Genoa.
Ai ferri corti sui calendari. Continua lo scontro tra FIFPRO e la FIFA. Il sindacato calciatori per la prima volta ha minacciato lo sciopero. La review della FifPro ha rivelato che oltre il 50% dei giocatori ha giocato almeno una volta da infortunato e l'82% degli allenatori ha schierato giocatori che avevano bisogno di riposo. Premier League e Liga si sono schierate anch’esse contro la FIFA minacciando la partecipazione al prossimo Mondiale per Club 2025.
Outro.
Il Football Americano tedesco
Nei giorni scorsi ho visto per la prima volta nella mia vita una partita di football americano dal vivo.
Allo Jahn Stadion di Berlino (anche conosciuto come vecchio stadio della Dynamo Berlin) i Thunders, squadra locale, hanno battuto i Prague Lions nella seconda giornata della European League of Football davanti a quasi 5.000 persone.
Nel frattempo a Brema, al Weser Stadion, quello del Werder, una squadra chiamata Amburgo giocava davanti a 13 mila spettatori.
Come se al Rigamonti venisse a giocare una squadra di Bergamo… a prescindere da calcio o meno: non credo che correremmo in massa.
Partendo dal fatto che i tedeschi sono chiaramente un popolo di appassionati tifosi da stadio (la Bundesliga ha la media di affluenza più alta al mondo per un campionato di calcio e sport popolari come pallamano e basket, ma anche secondari per i tedeschi come la pallavolo, attirano sempre più gente), mi sono chiesto il perché di questa popolarità.
Ne ho ottenuto un interessante spaccato sociale.
Società. La cultura tedesca è fortemente influenzata da quella americana, includendo musica, cinema e sport. Il football americano è stato introdotto in Germania dai soldati americani dopo la Seconda Guerra Mondiale. Molti tedeschi hanno invece scoperto il football americano durante scambi studenteschi, semestri all'estero o come au pair negli Stati Uniti.
Target. Il football americano è particolarmente popolare tra i giovani tedeschi, con il 54% dei fan di età compresa tra i 16 e i 34 anni. Questo target demografico è attraente per gli sponsor, in quanto giovane, ben istruito e con un buon reddito, rendendo il football americano un'opzione interessante per le aziende che cercano di espandere il proprio mercato.
Cultura. La cultura dei tifosi di football americano, caratterizzata da rituali come guardare le partite insieme la domenica e i barbecue prima delle partite, è molto apprezzata. Questo senso di comunità e coinvolgimento è diventato un aspetto importante per i fan tedeschi.
Marketing. La NFL ha riconosciuto il potenziale del mercato tedesco e ha investito significativamente, organizzando partite della stagione regolare in Germania e collaborando con partner locali per promuovere il football americano. Eventi come le partite a Monaco e Francoforte hanno attirato migliaia di spettatori.
Organizzazione. La presenza di club e competizioni locali, insieme agli eventi NFL in Europa, ha consolidato la passione per questo sport nel paese.
Mi pare un’ottima traccia, che lascio qui per chiunque stia ragionando su come sport, cultura, società ed economia possono incontrarsi in un circolo virtuoso.
Non tutti abbiamo la fortuna del traino culturale degli USA, ma tutti possiamo interrogarci e costruire un percorso virtuoso di identità e investimenti.
A presto!
Giovanni