Tutto è relativo [IVC #24]
Finalmente la classifica fotografa una situazione reale e senza asterischi. Sia Napoli che Inter hanno avuto negli ultimi 7 giorni gioie e dolori, ora li aspetta una lunga volata a due.
Padova, 11 febbraio 2025
Statistiche Opta prese da SportMediaset.
Succede che prima l’Inter regala al Napoli un vantaggio di 3 punti e poi se ne rosicchia 2. Che l’Atalanta continui ad inseguire a distanza tale che le due davanti guardino più a se stesse che ad un suo possibile arrivo, e che in zona Champions Lazio, Juve e Fiorentina si giocano due posti in attesa che il Milan recuperi contro il Bologna e si sappia a chi di queste due dare credito.
Qualche settimana fa avevo previsto l’andamento delle due sfide tra Inter e Fiorentina quando il 17 dicembre scorso scrissi:
L’Inter è potenzialmente prima alla pari con gli altri nerazzurri, perché le manca una partita all’appello, ma sarà contro la Fiorentina che va in difficoltà quando attaccata, mentre l’Inter tende a far giocare, in certe partite, per esprimersi al meglio.
E questo con i viola potrebbe essere controproducente.
Non è un caso se a Firenze l’Inter ha lasciato maggiormente palla ai Viola (-10% di possesso palla nel primo tempo, sullo 0-0, rispetto alla gara di ritorno) ed ha subito, mentre a San Siro ha interpretato una partita più intraprendente (anche perché in casa) ed alla fine a tentato 22 tiri totali, esattamente il doppio di quelli registrati in tutto il precedente match contro la Fiorentina (11).
Del Napoli c’è poco da dire se non sottolineare il peso specifico di Scott McTominay: tra i centrocampisti solamente Tijjani Reijnders e Mattia Zaccagni (sette ciascuno) hanno segnato più gol di Scott McTominay in questa Serie A (sei, come Christian Pulisic).
Lo scozzese rientra tra quegli investimenti in arrivo dalla Premier League di cui parlavo recentemente.
Un esubero (di fatto) del Manchester United, che diventa decisivo da noi a conferma del fatto che oggi il campionato inglese ha al suo interno una bolla sia finanziaria (ne ho parlato qui nei capitoletti Calciomercato e Bolla) che tecnica, perché a calcio si gioca in 11 e spesso le rose ridondanti della Premier League sviliscono il reale valore di certi interpreti.
A chi contesta il valore analitico delle statistiche nel calcio propongo questo ragionamento semplice.
Come rispondente a chi vi offre un giudizio su Kolo Muani, nuovo attaccante della Juventus - squadra reduce dalla sua partita numero 3.100 in Serie A - autore di 5 reti in 3 gare? Potete andare ad intuito e dire che è un campione o un bluff. Oppure potete contestualizzare.
Ad esempio facendo notare che Randal Kolo Muani ha trovato la via della rete per tre match di fila (vs Napoli, Empoli e Como in Serie A) solo per la 3ª volta in carriera nei Big-5 campionati europei – dopo esserci riuscito nel 2022/23 con l’Eintracht Francoforte e nel 2020/21 con la maglia del Nantes.
Siamo insomma di fronte ad una eccezione, per un giocatore diventato - con la doppietta al Como - il primo giocatore della Juventus a segnare in tutte le sue prime tre presenze in Serie A nell’era dei tre punti a vittoria (dal 1994/95) e primo giocatore capace di segnare almeno cinque gol nelle sue prime tre presenze di Serie A nell’era dei tre punti a vittoria (dal 1994/95).
Insomma, è lecito attendersi un ridimensionamento, a meno di una esplosione totale, anche perchè, e qui stanno forse i due aspetti principali che delineano il profilo realizzativo del giocatore, Kolo Muani ha realizzato una marcatura multipla in trasferta (doppietta vs Como in Serie A) solo per la seconda volta in carriera nei Big-5 campionati europei – dopo esserci riuscito il 16 maggio 2021 contro il Dijon con il Nantes in Ligue 1, doppietta anche in quel caso e ha trovato la via della rete per tre match di fila solo per la 3ª volta in carriera nei Big-5 campionati europei – dopo esserci riuscito nel 2022/23 con l’Eintracht Francoforte e nel 2020/21 con la maglia del Nantes.
Intanto è giusto che gli juventini si godano questo attaccante che ha ridato sostanza alla fase di finalizzazione bianconera, in attesa di capire poi nell’arco di una decina di partite quanto il suo apporto avrà realmente alzato il livello di performance (realizzativa ed in termini di punti) della squadra.
Note a margine
Zona retrocessione. So di dedicare poco spazio a quanto accade nei quartieri meno nobili della classifica, ma questa settimana mi vengono in aiuto gli indici di correttezza del risultato che dicono come il Monza e il Venezia, ovvero ventesima e diciannovesima in classifica, sono quelle che hanno concesso la seconda e terza vittoria con l’indice più veritiero (la prima è stata Inter - Fiorentina, secondo l’ICR risultato sacrosanto). Con una differenza sostanziale che va evidenziata: mentre il Monza gioca già come se fosse retrocessa, il Venezia ha venduto cara la pelle, perdendo solo su rigore (il classico rigorino, che però ha gli effetti di un rigorone perché alla fine si tratta sempre di concedere un tiro da 0.79 xg all’avversario). E dico questo prima dell’Outro di oggi, dedicato al VAR, per chiarire che la mia posizione contraria alla prosecuzione dell’uso degli arbitri davanti alla tv non è legata agli episodi ma proprio al principio in sè ed agli effetti che questo ha avuto sul gioco in generale.
Giant Killers. Non posso non parlare della FA Cup che ha visto uscire il Liverpool per mano del Plymouth (1-0) rinverdendo i fasti del torneo più antico del mondo. Un torneo che fa guadagnare meno della Coppa Italia, che da noi sarebbe improponibile, ma che resiste proprio per la sua unicità. Il Liverpool ha subito una clamorosa sconfitta in FA Cup contro il Plymouth Argyle, squadra in lotta per la salvezza in Championship, nonostante un divario di 44 posizioni in classifica e un gap salariale di oltre 350 milioni di sterline. L'allenatore Arne Slot ha schierato una formazione molto rimaneggiata, ma la profondità della rosa non è stata all’altezza. Il Plymouth, guidato dal bosniaco Miron Muslic, ha mostrato grande spirito e determinazione, centrando una storica vittoria per 1-0.
Realtà e narrazione. Tutti pensano - anche in base a quel che scrivevo qui sopra sulle ammazzagrandi - che la FA Cup sia un torneo conservatore, tradizionale ed immutabile, ed invece quest’anno per la prima volta ha abolito i replay, ovvero la ripetizione della partita in caso di parità al 90’. Era inevitabile e ESPN racconta bene come è nata la cosa. Come spesso accade le opinioni dei tradizionalisti a proposito di queste innovazioni sono del tutto infondate. Quella più comune è che i replay sono stati aboliti perché il calcio privilegia logiche economiche e non tecniche. Ed invece l’aver rinunciato al replay è un vantaggio in più per la piccola squadra, che giocandosela in meno minuti (120 anzichè 180) offre all’avversario più dotato tecnicamente. E di contro non giocando il replay rinuncia ad un incasso che magari avrebbe fatto comodo. Ecco quindi che a contare per i piccoli sono i soldi più che la gloria del campo, in una logica che si avvita su se stessa e dimostra l’esatto contrario di ciò che i nostalmagici vorrebbero spiegarci.
Outro.
I paradossi del VAR
Nella sua consueta rubrica Palla Quadrata, il direttore Giancarlo Padovan è tornato su un punto sul quale ho detto la mia qui e qui, ovvero la necessità di rivedere radicalmente il protocollo VAR.
È un pezzo interessante che personalmente vi invito a leggere ed a commentare qui sotto. Non mi interessa soffermarmi sugli episodi della giornata, ma concentrarmi ancora una volta sul senso stesso di non affidarsi totalmente alla tecnologia laddove disponibile (ad esempio nelle rilevazioni di linea) e andare invece a dare potere ad arbitri in sala video totalmente avulsi dalla dinamica di gioco e da quello che una volta era il parametro cardine di ogni decisione: l’intensità dei contatti.
Arbitri che avrebbero dovuto decretare la fine dei tuffatori e invece ne sono diventati i principali protettori.
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni