Un finale di stagione mai visto
7 squadre delle prime 10 italiane senza allenatore, una nel mezzo di una crisi societaria, 3 top europee senza guida tecnica. Intano la Bundesliga ha celebrato un finale da brividi.
Berlino 20 maggio 2024
Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine la Germania vince. (Gary Lineker)
Amici,
Stiamo entrando nel mese e mezzo più folle degli ultimi anni:
7 squadre delle prime 10 italiane (Milan, Juve, Napoli, Atalanta, Bologna, Fiorentina e Torino) devono scegliere l'allenatore (solo Lazio, Roma e Inter hanno certezze al 100%)
l’Inter è ad uno snodo societario cruciale
3 grandi panchine europee sono libere (Manchester United, Bayern Monaco e Barcellona)
Sul campo:
si giocano le finali delle 3 coppe europee
un derby di Manchester tra City e United per la FA Cup a Wembley che è già storia
per la prima volta nella storia Campionati Europei e Copa America praticamente in contemporanea: dal 14 giugno al 14 luglio (la Copa dal 21 giugno)
dal 26 luglio andranno in scena le Olimpiadi di Parigi
Sul piano personale ho in programma alcune trasferte lavorative (pallamano e pallavolo) di cui vi parlerò strada facendo.
Negli ultimi giorni mi sono reso conto che ci sono tantissime cose da raccontare.
Per questo - fermo restando l’appuntamento del sabato, che continuerà ad uscire nel consueto formato - in queste settimane pubblicherò quasi quotidianamente, per raccontare quel che vedo, sento e tocco con mano con una visione sportiva a 360 gradi.
Inoltre mi sono accorto che tante cose che ho scritto o detto negli ultimi mesi non meritano di finire nel dimenticatoio e di volta in volta le linkerò qui.
Per credibilità più che per coerenza.
Per indole personale preferisco raccontare il pallone quando la palla è ferma, e divertirmi a guardarlo quando si gioca per non perdermi il gusto dell’imprevisto, dell’iperbole, della sfumatura.
Ma anche per guardare le cose dalla giusta distanza, provando a orientarmi nella complessità, senza temerla ma senza ricadere nelle dicotomie.
Che nel giornalismo dovrebbe essere regola. Ed invece è eccezione.
Anche per questo la fine della stagione, che rende storia quel che è accaduto, mette sempre quel pizzico di sale narrativo che permette di parlare con più compiutezza dei fatti a cui si assiste.
Tutti voi, in quanto iscritti a Fubolitix, riceverete ogni uscita automaticamente, ma potete gestire le preferenze optando solo per l’edizione del sabato (che conterrà il recap di quanto uscito in settimana) ovvero rinunciando alla categoria chiamata FuX+.
Alcune promesse:
sarò lento, aspetterò l’evoluzione delle cose senza fretta di dire la mia a tutti i costi sul fatto del giorno
non mi dilungherò: quando potrò riportare condivisibili analisi ed opinioni altrui mi limiterò a link e brevi quote
tradurrò quando utile pezzi in lingue diverse dall’italiano se li riterrò particolarmente utili ad una analisi complessiva dei fenomeni sportivi (Internazionale, il settimanale, è da sempre un mio modello e ne sogno da tempo uno a tema sportivo)
sarò originale e fedele al mio background culturale, potrete non condividere qualcosa ma sappiate che sarò sempre assolutamente onesto nei giudizi
parlerò di sport, società, economia e cultura; il calcio (anche di campo) non sarà solo ma naturalmente le mie preferenze (pallavolo, pallamano, tennis) avranno uno spazio non solo affettivo.
Inoltre sto lavorando con alcuni amici e colleghi ad un nuovo podcast. Ma questo lo scoprirete strada facendo.
L’ispirazione mi è venuta sabato pomeriggio 18 maggio, assistendo all’ultima giornata di Bundesliga in una non normale giornata al pub.
Lo sport tedesco non lo puoi raccontare finché non lo vivi stando tra i tedeschi.
Anche perché come mi ha scritto Paolo Condò: “in generale ne sappiamo poco perché la barriera linguistica ci porta a leggere meno che in inglese e francese”.
Nel 2015 andai a vivere in Inghilterra perché volevo viverne la cultura e scrivere di Premier League (poi l’ho fatto per 5 anni su Tuttosport), in Germania ci sono arrivato nel gennaio 2019 più per caso, per la sopraggiunta offerta di lavoro a OneFootball.
Scoprire la cultura sportiva (non solo calcistica) tedesca vivendola da dentro é ogni giorno emozionante.
Capita soprattutto quando sei in un locale (la Sportslounge di Milastraße a Prenzlauerberg, Berlino) a poche centinaia di metri ad Est del muro, e noti alle pareti la foto celebrativa del gol di Jurgen Sparwasser in Germania Est - Germania Ovest 1-0 al Mondiale 1974. Il tutto senza alcuna contraddizione con il murales all’ingresso che celebra il mondiale 2014 raffigurando una rovesciata di Thomas Müller.
Orgoglio e identità.
Eravamo un centinaio di persone davanti a una decina di schermi in tre stanzoni separati.
Il calcio tedesco ha una particolarità unica: mentre in Italia l’85% dei tifosi si dichiarano tifosi di 5 squadre (la concentrazione non è dissimile in Spagna, e nemmeno in Inghilterra), in Germania i sondaggi più attendibili dicono che per soddisfare l’80% dei follower servono circa 20 squadre, e di queste un quarto sta in 2.Bundesliga.
Immaginatevi quindi la varietà di incroci. Sui due divani ravvicinati in cui ero seduto io c’erano tifosi di Werder Brema (finito nono, fuori dall’Europa), Union Berlin (salvo vincendo in casa col Friburgo), Bayer Leverkusen (già sapete), Borussia Moenchengladbach (ininfluente in zona tranquillità).
Oltre alla partita dell’Union, trasmessa integralmente, tutti gli altri hanno guardato la Konferenz, equivalente della nostra Diretta Gol.
La Germania è un paese conservatore capace di accelerazioni imprevedibili.
Il calcio visto così ha il gusto del rito, collettivo ed egualitario, di un Tutto il calcio minuto per minuto visto alla tv, col valore aggiunto della condivisione nello stesso luogo.
È un rito nuovo che sa di antico antico perché mantiene tradizione, identità e identificazione innestate sulle dinamiche moderne.
Com’è finita forse già lo sapete. Il termine straordinario è tra i più abusati nello sport.
Ma anche la straordinarietà ha dimensioni.
E questa è quella del Bayer Leverkusen (90) che quest’anno ha vinto la sua prima Bundesliga:
prima squadra tedesca a chiudere un campionato senza mai perdere
quinta in Europa dopo Benfica, Perugia, Milan e Juventus.
L’imprevedibilità domina:
il Colonia, in Europa nel 2022/23, è retrocesso in 2.Bundesliga.
l’Union Berlin, in Champions league quest’anno, dopo che Leonardo Bonucci le ha spostato gli equilibri nel girone d’andata è riuscita a salvarsi all’ultima estromettendo il Friburgo dall’Europa dopo due stagioni di fila.
lo Stoccarda (73 punti) è arrivato secondo con più punti di quelli che un anno fa servirono al Bayern Monaco (71 come il Borussia Dortmund) a diventare campione. Un anno fa arrivò 16esimo e si salvò ai playoff vinti contro l’Amburgo. In settimana parlando a House of Calcio avevo analizzato proprio la straordinarietà della squadra. In vista degli europei: occhio al già 27enne terzino sinistro Maximilian Mittelstädt.
l’Heidenheim, neopromosso, chiude ottavo e può diventare la 13esima squadra tedesca in 5 anni ad entrare in Europa se sabato sera all’Olimpiastadion di Berlino il Bayer Leverkusen vincerà la DFB Pokal in finale contro la sorpresa Kaiserslautern (2.Bundesliga).
L’Heidenheim è un club di campanile, da una città di 50 mila abitanti. Quest’anno alla Voith-Arena ha fatto 17 volte tutto esaurito con 15 mila persone presenti.
Della competitività interna della Bundesliga, che potrebbe mandare la 13esima squadra diversa in Europa in 5 anni (trend confermato negli ultimi 10), ho parlato qui.
A titolo di raffronto: il Bologna sarà solo l’ottava squadra negli ultimi 5 anni a rappresentare in Europa una Serie A molto più livellata, meno fluida.
In tutto questo i club tedeschi hanno bilanci che portano 44 milioni di utile complessivo contro i 400 milioni di perdite dei club di Serie A (qui e qui gli approfondimenti).
Il campionato ha tutto per vedere un futuro radioso, anche analizzando un ultimo dato, che riguarda l’evoluzione tecnico tattica manageriale.
Dal 2015 in poi hanno esordito in Premier League 10 allenatori di formazione teutonica: 6 tedeschi (Jurgen Klopp, Daniel Farke, Jan Siewert, Thomas Tuchel e Ralf Rangnick), 2 americani (Jesse Marsch e David Wagner) e 2 austriaci (Oliver Glasner e Ralph Hassenhuttl).
L’idea tedesca di allenatore è una forma evoluta di uomo-azienda: background di campo, gestione di un team complesso (staff e squadra), comunicazione interna (proprietà, direzione sportiva) e esterna (media) impeccabili.
Prima del 2015, 1 solo tedesco (Felix Magath) aveva allenato in Premier League, nessun austriaco e uno statunitense di tutt’altra estrazione (Bob Bradley).
L’Italia rimane il paese che conta più allenatori vincitori di almeno una Premier League (4: Carlo Ancelotti, Roberto Mancini, Claudio Ranieri, Antonio Conte).
Ma la nostra rischia di rimanere una testimonianza storica.
Fino al 2016 sono stati 9 gli allenatori italiani ad esordire su panchine inglesi (Gianluca Vialli, Roberto Di Matteo, Carlo Ancelotti, Claudio Ranieri, Attilio Lombardo, Paolo Di Canio, Gianfranco Zola, Francesco Guidolin, Walter Mazzarri, Antonio Conte).
Di questi ben 5 (Vialli, Di Matteo, Lombardo, Di Canio e Zola) devono la chiamata soprattutto al loro trascorso da calciatori in Premier League più che a una provenienza covercianina o ad una consolidata fama manageriale.
Il 2016 fu un anno spartiacque: Claudio Ranieri campione col Leicester, ben 3 italiani esordienti quell’anno.
Da allora solo Maurizio Sarri e Roberto De Zerbi contro i 9 allenatori (i 10 citati sopra tranne Jurgen Klopp arrivato un anno prima) di estrazione teutonica.
Ci sarebbe tutta una riflessione sul discorso permanenza, vittorie, gestione, managerialità. Un tema di adattamento alla Gran Bretagna non sempre facile per i tecnici di scuola tedesca, e in generale nemmeno per i nostri visto che uniamo tantissimi vincitori e molti poco meno che comprimari, ma ci arriveremo.
Perché di Serie A e Bundesliga ci sarà molto da parlare nelle prossime settimane con 2 tedesche e 2 italiane nelle finali europee.
Note a margine
La Premier League si è chiusa con la quinta vittoria in 6 anni del Manchester City. Phil Foden, giocatore dell’anno nel campionato più ricco del mondo, ci ha messo la firma. Domani analizzerò qui perché il dominio City ha un senso diverso da quelli visti in Italia, Francia e Germania negli ultimi anni.
C’è una bella intervista a Francesco Farioli (allenatore del Nizza in odore di trasferimento all’Ajax) su Cronache di spogliatoio.
Sul Bayern Monaco (72 punti, terzo posto, ma con un punto più dello scorso anno) insisto da qualche settimana: una crisi più dirigenziale che tecnica. Vale la pena di leggere l’analisi di Michele Tossani, che aggiunge una sua valutazione tecnico tattica di quelle che sono invece le colpe di Thomas Tuchel.
L’Associated Press fa una analisi finale del campionato saudita dominato dall’Al Hilal nonostante Neymar: 34 vittorie di fila. L’opinione è che si tratti di un work in progress che traghetterà il paese al mondiale 2034 e prepara la “post-oil era” (l’era post petrolio). Tante cose condivisibili ma io aspetto sempre i sauditi al crocevia della Superlega, non appena riprenderà fiato dopo l’esperimento della nuova Champions League allargata.
L’Italia di volley femminile guidata da Julio Velasco ha chiuso la prima settimana di Nations League con 3 vittorie su 4 al quarto posto e le Olimpiadi sono ora vicinissime, servirebbe un cataclisma per fallire la qualificazione a favore della nazionale dei Paesi Bassi.
Il tweet
Outro
Se questo format è piaciuto…
Nei prossimi giorni ci saranno tanti temi da trattare, dalle panchine bollenti in Serie A e nel resto d’Europa alla situazione societaria dell’Inter.
Naturalmente l’invito è quello di continuare a seguire anche il mio canale Youtube sul quale mercoledì uscirà una analisi in più punti della stagione Juve 2023/24.
A presto!
Giovanni
Well written and very interesting!
Per non parlare del finale di stagione della League1 e ... beh ... pallamano ? ci si vede ai Mondiali !!!!!!