La Serie A verso l'autonomia che i Labour vogliono togliere alla Premier League
Gli scontri di potere calcistici si nutrono di grandi paradossi: da noi si insegue il modello inglese, ma il governo di Sua Maestà vuol fare passi indietro rispetto alla libertà dell'EPL
Berlino, 30 ottobre 2024
Il potere non indietreggia mai - eccetto che in presenza di un potere maggiore (Malcolm X)
Domani i club di Serie A si riuniranno per discutere le proposte di modifica dello statuto della FIGC, che regolamenta i principali aspetti normativi del calcio italiano.
Come sempre per avere una narrazione alternativa a quelle ufficiali, che riporta gli scontri interni con tanto di nomi e cognomi è bene seguire Storie Sport che nell’ultimo articolo “Pallone, pesi e poltrone. La serie A si spacca e la Figc cancella gli arbitri. Aia: battaglia su voto e autonomia, protesta contro Gravina” come sempre offre uno scenario completo.
Questa revisione ha l’obiettivo di adattare il regolamento alle nuove esigenze del calcio professionistico, tenendo conto di temi come la sostenibilità finanziaria e le regole di governance.
Ogni club ha interessi specifici, e il confronto promette di essere intenso: si dibatteranno modifiche che potrebbero influenzare il funzionamento dell’intero campionato e le dinamiche tra le società e gli organi centrali della Federazione.
Oltre allo statuto FIGC, un tema centrale per i club di Serie A è l’autonomia gestionale e decisionale all’interno del campionato.
Ne avevo parlato diffusamente in Autonomia dello sport, un valore da difendere.
I club nominalmente vogliono esplorare modi per avere più indipendenza in settori come i diritti televisivi, le strategie di marketing e le iniziative commerciali.
Ma onestamente, chi glielo impedisce? Il vero scontro è sulle poltrone, sul futuro federale e sulle nomine.
Per questo, trovare un accordo su come bilanciare questa autonomia con le esigenze comuni del campionato e della Federazione sarà una sfida cruciale. Anche in considerazione degli appetiti governativi che portano dritti all’Authority sul calcio.
E se in Italia la situazione vede il Governo al momento solo in secondo piano, in Inghilterra - laddove la Premier League è già autonoma da 30 anni, venendo infatti indicata come modello da chi vuole qualcosa di simile anche in Italia - lo scontro è diretto tra EPL e Governo dei laburisti.
E il fatto che ci siano i laburisti al potere non è un dettaglio, perché di fatto destra e sinistra in Inghilterra, sullo sport, dicono le stesse cose, perché in gioco non c’è lo sport, ma il potere o meglio “i poteri” che controlleranno lo scenario.
Il governo britannico (di destra) - come noto - ha proposto un nuovo regolatore indipendente per il calcio inglese, con il potere di gestire le finanze dei club e tutelare i tifosi, specialmente riguardo la stabilità dei club minori. La sinistra ha tirato dritto.
La Premier League critica questa misura, temendo che un controllo esterno possa indebolire la sua competitività globale. Il Segretario alla Cultura Lisa Nandy sostiene invece che il regolatore garantirà trasparenza, proteggendo i club da cattiva gestione finanziaria e preservando l’eredità calcistica inglese.
Un tema che più conservatore non potrebbe essere.
Note a margine.
RedBull Italia. Ci sono queste voci di un interesse di Red Bull al Torino che sono state smentite sia dal sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, che dal presidente Urbano Cairo. Ciclicamente il tema di un arrivo di Red Bull in Italia esce (si era parlato anche di SudTirol nei mesi scorsi) ed a me erano arrivati abboccamenti (che poi non hanno ricevuto conferme) il 12 ottobre scorso. Sull’attuale strategia ho scritto nei giorni scorsi “Klopp e la nuova era del business RedBull”, in cui spiego come in questo momento la casa austriaca stia guardando più a quote di minoranza e alla valorizzazione del know how. Che ovviamente non toglie che qualche grossa opportunità la possa far ingolosire ad entrare in Italia.
Partite all’estero. C’è questo tema ciclico che ritorna di tanto in tanto sui campionati che vorrebbero organizzare le partite all’estero dei propri campionati. Io lo considero un assurdo (capisco una Supercoppa, o un turno di Coppa Italia, ma non il campionato che da noi a differenza che negli sport USA è caratterizzato da calendari egualitari casa / trasferta). La novità è che FIFA ha istituito un gruppo di lavoro per rivedere le regole sui campionati nazionali che giocano partite fuori dai confini del proprio paese. La questione è tornata attuale dopo il tentativo della Liga spagnola di organizzare una partita tra Barcellona e Atlético Madrid a Miami. Il gruppo, che include rappresentanti di club, leghe e associazioni calcistiche, valuterà i criteri per l'approvazione di tali eventi internazionali e presenterà raccomandazioni nei prossimi mesi.
AllMilan. Ieri ho partecipato a questo podcast di AllMilan.it che mi ha invitato a parlare di questioni rossonere: dalla vicenda RedBird Elliott attualmente sotto indagine, alle strategie di mercato, fino alla questione stadio. Chi segue Fubolitix e il mio canale Youtube (o quel che ne rimane) sa che ho parlato distintamente di questi temi:
Una serie in tre video sul caso RedBird - Elliott (prima, seconda e terza puntata)
Due post su Fubolitix: La surreale narrazione su Milan e RedBird - E se i tifosi fossero proprietari degli stadi?
Outro.
L’arroganza del potere.
Il Pallone d’oro è il buffo e anacronistico trofeo di una rivista francese, che sopravvive solo grazie ad esso, e nell’ultimo decennio ha totalmente perso il suo significato. Dal 28 ottobre 2024, inoltre è finito nel calderone dei motivi di conflitto tra istituzioni del calcio e club, che non vedono l’ora di distruggersi a vicenda in nome del loro potere.
Che il Real Madrid si senta defraudato o addirittura inviso al potere è semplicemente buffo e incommentabile. Ma abbiamo dovuto sorbirci anche questo.
Non mi interessa sapere quanto un premio del genere sia orientabile.
So solo che il metodo di calcolo è del tutto assurdo, perché ogni giurato può fare 5 nomi e quindi può vincere anche uno che viene sempre messo come secondo e mai primo, se ad esempio ci sono due contendenti che si dividono le nomination al primo posto.
Un esempio: nel 2019 vinse Lionel Messi di soli 7 voti su Van Dijk ma fu il difensore olandese a ricevere più nomine come primo assoluto.
La cosa del resto è indirettamente confermata dal direttore di France Football, Vincent Garcia quando spiega a The Athletic che Vini sarebbe stato indebolito da Bellingham e Carvajal, visto che molti giurati avrebbero ponderato il loro voto. Che in definitiva è un voto politico ai 5 migliori, non al numero uno della stagione.
Purtroppo il calcio è un gioco del novecento che non è ancora entrato nel nuovo millennio.
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni
PS: per me il miglior giocatore della scorsa stagione è stato Rodri.
Forse sbaglio io ma Van Dijk dovrebbe essere belga