[15] Top Club di Premier League VENDESI
La lega più ricca del mondo vive dentro una contraddizione: 3 dei 6 club più quotati sono stati messi in vendita. E anche stavolta forse c'entra la SuperLega.
A far da contraltare al clamore che i media riservano a una notizia vecchia di almeno 5 anni, ovvero il dominio economico della Premier League sul calcio mondiale, vi é l’attualità segnata da un evento di segno opposto: al momento ci sono ben 3 grandi club inglesi sul mercato.
Manchester United, Tottenham e Liverpool sono stati messi in vendita in diversi momenti nell’ultimo anno (2022).
Non possiamo sapere quanto il deragliamento del primo progetto di Superlega abbia influito, o quanto abbiano influito (soprattutto nel caso di ManUnited e Liverpool) le vibranti proteste dei tifosi.
Certo é che, senza fantasticare troppo, non é facile immaginare che gli investitori americani si sentano un po’ con le mani legate in un sistema che impone loro di tornare sui loro passi su scelte strategiche come la SuperLega, subendo poi l’emersione di un crescente attivismo politico che - come raccontato la settimana scorsa - porterà presto all’emanazione del libro bianco del Governo volto a ridisegnare la governance calcistica nel Paese.
Ingerenze che, accompagnate da una lettura di lungo periodo, hanno certamente due effetti: disincentivare chi investe nel calcio in una logica puramente economica (leggi: gli americani e tutti coloro che provengono da economie di mercato), incentivare chi opera sulla base di obiettivi non sempre spiegabili in una logica costi - ricavi (leggi: gli arabi, i russi e tutti coloro che provengono da economie non prevalentemente di mercato, dove le finalità politiche hanno - quantomeno nel breve - priorità).
Ne parliamo approfonditamente in questo numero di Fubolitix.
Prima di iniziare, tuttavia, permettetemi questa settimana di suggerire la lettura di questo articolo de Lavoce.info: Riglobalizzazione, dalla supremazia dell’economia a quella della politica, perché credo che il tema di fondo della geopolitica calcistica che raccontiamo ogni settimana in questa newsletter sia in fondo la stessa che tutto il mondo sta vivendo in questi anni: il braccio di ferro tra economia di mercato e potere politico.
Diritti tv, fine della corsa?
Ci sono due fronti aperti, sul mercato italiano, per quanto riguarda l’assegnazione dei prossimi cicli di diritti tv delle due competizioni più importanti: la Serie A e la Champions League, e non stupisce che le battute iniziali lascino intendere che le offerte non siano esattamente esaltanti per i club.
In base a quanto riportato da Calcio e Finanza, i primi contatti per aggiudicare i diritti tv del prossimo ciclo di Champions League (con la riforma a 36 squadre ed un aumento delle partite da trasmettere che saranno 8 per ciascuna delle 4 squadre italiane nella fase a girone unico) non hanno soddisfatto l’Uefa che si aspetta di passare dai 220 milioni attuali ad una cifra fra 300 e 400 milioni totali.
Sul fronte Serie A invece rimane aperto il tema politico dell’emendamento Lotito (l’allungamento di 2 anni dell’attuale contratto, previa accettazione di Sky e Dazn), che era stato approvato in Parlamento ma é stato poi bocciato dal Quirinale.
E giustamente in settimana sempre Calcio e Finanza ha evidenziato come Sky e Dazn siano al momento fredde su questa “opportunità”.
Che il mercato dei diritti tv non sia in crescita non sorprende. La situazione non é solo italiana: la stessa Premier League ha dovuto fare i conti con un mercato saturo, ed infatti all’indomani del primo lockdown si affrettò a rinnovare il triennio 22-25 alle stesse condizioni del precedente, perché gli studi di mercato parlavano di un possibile calo di mezzo miliardo all’anno.
Va da sé che la situazione non appaia migliore in Italia (dove l’ultimo ciclo ha già visto una contrazione dei diritti internazionali) dove Sky e Dazn potrebbero a questo punto preferire un nuovo bando per risparmiare rispetto all’ultimo ciclo, pur correndo il rischio di perdere le posizioni attuali.
Ed alla fine si torna al punto di partenza: davanti ad un mercato di questo tipo l’emendamento Lotito é ad oggi l’unica (debole) strategia in campo per contenere le perdite. Nessuna visione prospettica, zero riforme, nessun piano realistico per ritagliare la realtà del calcio italiano in base alle capacità economiche. Solo un emendamento, meritorio sia chiaro, con la speranza che i destinatari se lo bevano.
Deprimente.
Investire in Serie B e C
Ho letto con attenzione il report di Alix Partners che in estrema sintesi supporta l’idea che investire nei campionati italiani minori sia conveniente.
Ma mi pare che le tesi a supporto soffrano di un problema abbastanza evidente. Se da un lato infatti é vero che i costi sono relativamente contenuti, dall’altro é altrettanto chiaro come risulti difficile vedere risultati apprezzabili in termini di ricavi e valutazione del club se non supportati da risultati sportivi (e salti di categoria).
Il problema, insomma, rimane strutturale: gli asset nel calcio (su tutti il parco giocatori e la categoria con il suo ricavo in termini di diritti tv) sono eccessivamente volatili, e il rischio retrocessione può vanificare in un anno quanto costruito nei precedenti.
In Italia, poi, vi é un problema aggiuntivo, legato alla piramide assai ristretta. Chi fallisce tra i pro infatti - come noto - riparte dalla Serie D. Il che significa (sempre nella logica del “se sei bravo e vinci”) poter tornare potenzialmente in B nell’arco diciamo di un triennio (accadde ad esempio al Parma).
Intanto in India
Trovo sempre estremamente interessante seguire Andrew Petcash nelle sue varie attività online. Dai post su Substack passando per i podcast e Youtube. Questa settimana Petcash ha parlato tra le altre cose dei motivi per cui l’India sta crescendo notevolmente nello sport.
Vi ripropongo qui la sua ricerca in 10 punti perché credo che chiunque sia interessato alla materia possa trovarvi interessanti spunti per capire cosa un sistema Paese deve fare per risultare attrattivo quando parliamo di investimenti. Sportivi e non.
SISTEMA PAESE:
1️⃣ Stile di governo democratico.
2️⃣ Numerosa (e in crescita) popolazione anglofona.
3️⃣ Il 27,3% della sua popolazione ha un'età compresa tra i 15 e i 29 anni, rendendo l'India uno dei paesi più giovani del mondo.
4️⃣ L'India contava 750 milioni di utenti di smartphone nel 2021 e si prevede che raggiungerà 1 miliardo nei prossimi anni.
5️⃣ Società a bassa fiducia che porta a modelli di business "conglomerati".
SISTEMA SPORTIVO:
6️⃣ Mumbai si è classificata come la prima città in termini di investimenti in tecnologia sportiva nel 2021 con un ampio margine sulle altre.
7️⃣ Lo sport contribuisce per circa il 5% al PIL in molti paesi, mentre in India contribuisce solo allo 0,1% del PIL (quindi grande margine di crescita).
8️⃣ Enorme aumento delle valutazioni delle franchigie della Premier League indiana (IPL), con alcune che ora valgono oltre $ 1 miliardo di dollari.
9️⃣ Atleti che si lanciano in iniziative imprenditoriali, come la star del cricket Shikhar Dhawan che ha recentemente lanciato un fondo da 75 milioni di dollari.
Difficilmente l’India diventerà un gigante sportivo, ma il recente lancio della Lega nazionale di pallavolo e il crescente appeal internazionale del cricket sono certamente segnali di una presenza destinata alla crescita nei prossimi anni.
La multa a Neuer
Manuel Neuer dovrà pagare 1,6 milioni di euro al Bayern Monaco per aver violato il divieto di sciare che lo ha poi visto protagonista di un incidente che ne ha chiuso anzitempo la stagione.
Al di là della notizia in sé non si può non evidenziare la tempistica e la gestione della vicenda. Senza farsi trascinare dal sensazionalismo il Bayern si é chiuso a riccio, ha augurato pronta guarigione a Neuer e poi, in tempi e modi consoni sul piano legale e funzionali ad una comunicazione non sensazionalistica ha emesso la sentenza nei confronti del suo tesserato.
La capacità gestionale di un grande club si vede anche da questi passaggi.
I poteri di Francesco Calvo
La Juventus ha un uovo “uomo forte” nell’area sportiva, ed é Francesco Calvo, che nelle varie esperienze nazionali e internazionali aveva avuto ruoli prevalentemente nelle aree commerciali, marketing e sviluppo. Calcioefinanza ha documentato con la consueta precisione le attribuzioni del tecnico (che sembrano molto simili a quanto emerso in precedenza rispetto al ruolo che venne ricoperto da Fabio Paratici).
Premier League vendesi
Manchester United, Liverpool e Tottenham sono stati messi in vendita dai loro rispettivi azionisti.
Vediamo nel dettaglio la situazione.
Il Manchester United viene valutato circa 4 miliardi di euro (fonte: Sportico). Quando i Glazers nel 2005 ne presero il controllo era valutato 900 milioni. Ha quindi moltiplicato il suo valore di oltre 4 volte.
L’operazione fu famigerata per il fatto che i Glazers lavorarono interamente a debito, aggiudicandosi il club grazie al sostegno bancario e portandolo immediatamente da una situazione completamente priva di debito ad un carico di 600 milioni di euro complessivi. La vicenda generò il disappunto dei tifosi e la nascita del club ribelle Fc United of Manchester.
Sul Manchester United ci sono state voci apparentemente di un interessamento di Elon Musk, ma anche quelle assai più gettonate di una imminente offerta della Qatar Investment Authority. Nella giornata di venerdi 17 febbraio SkySport Uk ha riportato un’offerta da 5,1 miliardi.
Un passaggio, questo, che aprirebbe un tema interessante quanto scottante di conflitto d’interessi perché la proprietà sarebbe di fatto la stessa del Paris Saint Germain, anche se i due fondi sarebbero apparentemente distinti.
Il Liverpool viene valutato 3,5 miliardi. Il gruppo Fenway Sports lo acquistò per circa 340 milioni il 15 ottobre 2010. Da allora quindi é cresciuto di ben 10 volte. Gli ultimi report in proposito riferiscono che i proprietari sarebbero al momento interessati a vendere una quota non avendo trovato al momento alcuno in grado di soddisfare una richiesta che si avvicinerebbe ai 4,5 miliardi di euro.
Il Tottenham Hotspurs viene valutato 2,4 miliardi. La maggioranza del club é detenuta dalla ENIC di Joe Lewis che ne detiene l’85% dopo varie operazioni iniziate dagli anni 90. Il restante 15% é in mano a circa 30 mila piccoli azionisti. Complessivamente (al netto delle rivalutazioni temporali) l’investimento di ENIC per le azioni del club é stato storicamente inferiore ai 100 milioni di euro.
Nella giornata di mercoledí si é diffusa la notizia secondo la quale il miliardario iraniano-americano Jahm Najafi sta preparando un'offerta pubblica di acquisto da 3,75 miliardi di dollari (3,5 miliardi di euro). L'offerta - come riportato in Italia anche da Radiocor - valuterebbe il club circa 3 miliardi di dollari a cui vanno aggiunti i circa 750 milioni di dollari di debito sui libri contabili del club.
Considerazioni. Mi pare del tutto evidente, al di là dei retroscena politici accennati nell’introduzione a questo numero di Fubolitix, che si possa trovare una connessione di tali scelte anche con la crescita esponenziale del valore dei club nel periodo in cui gli attuali proprietari ne hanno detenuto la maggioranza o la totalità delle quote.
In altre parole, sembrerebbe che ad oggi i proprietari dei top club trovino più saggio incassare che scommettere su una crescita ulteriore dei loro asset. Ed in questo certamente quanto detto in precedenza sui diritti tv anche inglesi fa il paio con il quadro politico.
Va peraltro ricordato a proposito degli altri 3 top clubs, che il Chelsea (per vicende legate soprattutto alla figura politica di Roman Abramovich) é già stato ceduto nel 2021, l’Arsenal sta vivendo ora una fase sportivamente positiva che potrebbe accelerarne la crescita, mentre il Manchester City é retto da interessi che come detto più volte sono solo in parte guidati dai puri parametri economici.
Di qualcosa di simile avevo parlato in uno dei primi video sul mio canale Youtube.
Outro
Il consiglio di lettura di questa settimana é legato alla notizia di una acquisizione avvenuta in Serie C. La Lucchese infatti é passata all’imprenditore trapanese Andrea Bulgarella.
Il Gruppo Bulgarella Holding, presieduto da Andrea Bulgarella, ha la proprietà di 30 alberghi di categoria 4 e 5 stelle distribuiti in Sicilia, Toscana, Veneto, Emilia Romagna e Liguria per un totale di 2.450 camere, con un valore patrimoniale di circa 350 milioni di euro.
Bulgarella ha narrato in due libri le sue vicende giudiziarie. Finale di partita: La mia lotta contro il sistema: ultimo atto, in particolare, é il secondo libro in cui Bulgarella, dopo il successo de “La partita truccata” del 2018, con la collaborazione del giornalista Giacomo Di Girolamo, racconta la sua lotta contro il “sistema”.
“Io - racconta Bulgarella - denuncio da quaranta anni, funzionari, politici, imprenditori che si autodefiniscono “paladini della legalità” solo per avere un lasciapassare per fare quello che vogliono. Sono stanco dell’equazione “impresa siciliana uguale mafia”, perché a molti torna comodo dimenticare il vero ruolo che ha avuto il sud nello sviluppo dell’Italia”.
Buona lettura.
Restiamo in contatto!
A presto.