[16] Il Governo Uk mette sotto scacco la Premier
Superlega addio. La pubblicazione del white paper chiude alla possibilità dei club di partecipare a "nuove nuove competizioni che non soddisfano criteri prestabiliti, in consultazione FA e tifosi".
Voglio tornare su una inflazionatissima frase che di questi tempi si sente dire da molti dirigenti calcistici, giornalisti o semplici tifosi.
La Superlega esiste già ed é la Premier League.
Una frase priva di senso logico, a meno che non si sia in malafede (e si abbiano - anche legittimamente - interessi divergenti da quelli di un campionato paneuropeo) o si ignorino alcuni passaggi chiave.
In questo secondo caso é bene puntualizzare due passaggi.
Primo. In ogni paese (lo dimostrano i valori dei diritti tv) i 3 tornei più quotati e seguiti sono: il campionato nazionale, la Champions League, la Premier League.
Non vi é nessuna ragione per immaginare che la Premier League possa inserirsi alle prime due posizioni. E sapete perché? Perché la gente tifa la propria squadra.
La Superlega, coinvolgendo i top club, invece può scalzare la Champions in seconda posizione, o addirittura salire al primo (é il timore delle Leghe nazionali).
Secondo. Inghilterra e Galles (le due nazioni in cui si gioca la Premier League) hanno 60 milioni di abitanti. L’Unione Europea 440 milioni. 7 volte tanto.
L’estensione del mercato potenziale ha un senso nello sport? Se si ragiona in termini professionistici ovviamente si. Di certo uno dei più importanti.
Certo la Superlega non sarà egemone dal primo giorno di vita. Ma pure la Premier League lo é diventata all’incirca dopo 20 anni. E non si é mai preoccupata del fatto che quando nacque i migliori giocatori stavano in Serie A.
É un tema ovvio per chiunque abbia minima contezza di come funzionano i mercati, non solo sportivi.
Questo argomento può sembrare altro rispetto al titolo di questa newsletter. Ed invece ne é il cuore.
La Superlega (o come la si vorrà chiamare) é lo scheletro di quel che serve per superare la crisi dello sport delle Federazioni, come lo abbiamo conosciuto negli ultimi decenni.
E quanto sta accadendo in Inghilterra non é la soluzione ma il sintomo, della crisi. E probabilmente pure un grave errore di diagnosi e cura.
Con una raccomandazione.
Su questo tema serve sempre un approccio laico, non fideistico, soprattutto se si esce dal sistema-calcio, perché sport diversi possono avere interessi diversi e diversi modi di attrarre interesse, e la composizione di interessi complessi non é mai un qualcosa di semplificabile con un format standard e replicabile in provetta.
I flop organizzativi dell’Uefa
L’effetto del libro bianco del Governo inglese é anche - di riflesso - quello di vincolare i club inglesi, al di fuori dei confini nazionali, alle competizioni Uefa (Rainews).
Ma in caso di nascita della Superlega, le attuali Coppe europee rischierebbero di perdere moltissimo valore sia sportivo che economico. Privando quindi i club inglesi - almeno in partenza - di un mercato crescente e di nuove opportunità.
Una settimana fa ho scritto di come le cessioni di Liverpool, Manchester United e Tottenham possano in fondo avere come retroscena questa limitata capacità d’azione dei proprietari dei club. Mi consola il fatto che qualche giorno dopo le stesse cose le abbia scritte il Times di Londra (Calcioefinanza).
Questo accade mentre l’Uefa perde appeal e popolarità proprio in Inghilterra.
A nessuno sono sfuggiti i fischi dei tifosi del Liverpool all’inno della Champions League prima della partita contro il Real Madrid ad Anfield.
Non ci si può stupire: l’interesse dell’Uefa ha coinciso con le rivendicazioni dei tifosi inglesi nell’aprile del 2021 solo per coincidenza, non per una reale unione d’intenti. Capita, a volte, di trovarsi d’accordo con qualcuno che non si condivide per nulla d’altro.
Quel che stona é il vincolo indiretto imposto dal libro bianco.
I fischi, per onor di cronaca, erano motivati dalla pubblicazione dell’Independent Review 2022 UEFA Champions League Final, sugli incidenti del 28 maggio 2022 prima della finale di Champions League tra Liverpool e Real Madrid, allo Stade de France di Parigi, in cui l’Uefa ha ammesso le proprie colpe organizzative che hanno portato a gravissimi rischi per i tifosi.
Già la finale di Euro 2021 aveva avuto qualche problema di ordine pubblico. Come molti ricorderanno.
La coppa di Lega inglese a rischio
É di questa settimana anche la notizia dei rischi che sta correndo la Coppa di Lega inglese, che potrebbe addirittura non disputarsi in futuro, avere le squadre riserve delle qualificate alle coppe europee o nella migliore delle ipotesi ridurre drasticamente il numero di gare a causa del nuovo format di Champions League che prevede più turni di adesso.
Va del resto ricordato che il torneo non rappresenta una fonte significativa di ricavi per i grandi club, che ricevono solo 100 mila euro in caso di vittoria, ma é decisiva per la vita della English Football League, la lega che gestisce i campionati professionistici minori (dal secondo al quarto livello).
L’atteggiamento acritico nei confronti dell’Uefa, da parte delle istituzioni inglesi, anche in questo caso pare rivoltarsi contro di esse negando al cosiddetto “calcio del popolo” - che di certo ha più radicamento in quarta lega inglese che in Champions - una entrata determinante.
Champions League vs Superbowl
Su un altro piano, ma sempre sul tema delle perplessità circa le capacità organizzative e di business dell’Uefa, ha preso voce nelle ultime settimane anche chi contesta all’Uefa l’efficienza economica delle proprie competizioni, come scritto dal direttore di Calcio e Finanza Luciano Mondellini una settimana fa nella sua rubrica Football Affairs, in cui si fa notare la dimensione del business Usa, decisamente superiore a quello della pur più seguita finale del calcio di club europeo.
L’inflazione sui cartellini dei calciatori
Una ricerca del CIES ha stimato l’inflazione sui prezzi dei calciatori nel mercato europeo degli ultimi 10 anni che sono di fatto più che raddoppiati.
Molto interessante un dato in particolare. Ad aumentare secondo l'analisi sono stati più i difensori che i giocatori di altre posizioni in campo.
E qui potremmo aprire un dibattito. Che ne pensate? Potete farlo commentando questa newsletter.
La data analytics nel calcio italiano
Interessante approfondimento di Aldo Comi - Ceo di Soccerment - che sulla sua pagina Substack sostiene che vi sia un alto fabbisogno di data analyst nel mondo del calcio italiano.
Aggiungo io, non solo nel calcio ma nell’intero mondo dello sport. Non a caso recentemente Wylab di Chiavari ha lanciato il primo corso per data analys del volley che si terrà nei prossimi mesi.
Comi, da esperto del settore, scrive: tutti i Club di Serie A e Serie B, a mio avviso, dovrebbero impiegare team di Data Analysis, costituiti da tre figure: Data Analyst, Data Scientist e Data Engineer, che riassumo come Data Specialist.
L’ordine con cui proverò a definirli si basa su quanto questi tre ruoli si discostano da quelli attualmente presenti negli staff tecnici dei Club. Se, infatti, i Data Analyst hanno qualche similarità con i Match Analyst, i Coach Assistant o in qualche caso gli Scout, i Data Engineer invece sono molto più simili, per funzione e background, al personale che cura l’IT dei Club.
Quello che hanno in comune le tre figure, raggruppate nel macro-insieme Data Specialist, è l’esposizione ai dati tecnico-tattici dei giocatori, provenienti da diverse fonti, come i provider di dati-evento Wyscout, Opta e Statsbomb, piuttosto che i cosiddetti dati di tracking, quali quelli forniti da SkillCorner.
É un passaggio fondamentale per capire il contesto organizzativo, sul quale mi sono permesso, esclusivamente, di esprimere una mia perplessità. Perché se sul piano appunto organizzativo non vi é dubbio che l’idea di Comi sia quella giusta, vi é un piccolo cavillo culturale strategico, per usare un eufemismo, su cui non si può tacere.
La Superlega é un modello per tutti gli sport?
Nell’introduzione dicevo a proposito di Superlega che nei suoi confronti bisogna avere un approccio laico, non fideistico, perché sport diversi possono avere interessi diversi e diversi modi di attrarre interesse, e la composizione di interessi complessi non é mai un qualcosa di semplificabile con un format standard e replicabile in provetta.
Ne é un esempio la pallavolo.
Il problema sportivo di fondo é molto simile. Lo ha denunciato tra gli altri il coach della nazionale Fefé De Giorgi: si gioca troppo.
Nel mirino delle società vi sono anche in questo caso le competizioni internazionali, come la Nations League (ex World League).
Tuttavia non vi é dubbio che il ruolo di promozione dello sport che la maglia azzurra ha in certi contesti, come quello pallavolistico, come fa capire indirettamente Andrea Lucchetta in questo articolo sul Fatto Quotidiano, sia decisivo per il seguito che poi a cascata interessa i club.
Il punto insomma é quello capire le reali dimensioni di un movimento sportivo, tenere conto delle condizioni di salute degli atleti, strutturare calendari equilibrati e definire quale sia il miglior approccio economico - sportivo dato il contesto.
I problemi del Barcellona (spiegati bene)
Per capire bene il caso che riguarda i blaugrana é bene leggere il pezzo de Il Post a riguardo.
Questo, quantomeno, per non fare la figura dei chiacchieroni come accaduto in settimana a Karl-Heinz Rummenigge intervistato dal Corsport.
Outro
In questo numero di Fubolitix ho parlato molto di Inghilterra, un paese che nella storia si é distinto per la grande capacità normativa in campo sportivo.
Diceva il giornalista francese Serge Uzzan: “Gli inglesi hanno inventato il calcio, i francesi lo hanno organizzato, gli italiani lo hanno messo in scena”.
E siccome la storia é maestra di vita non é una novità che gli inglesi si chiamino fuori nei momenti delle grandi riforme sportive, in nome di una loro superiorità. In passato era una presunta superiorità tecnica, oggi é un accertato vantaggio economico, ma il passaggio é poi identico.
Accadde alla nascita dell’Uefa, della Fifa e del Campionato mondiale. Sta succedendo di nuovo. Poi arrivano anche loro, per lo più quando spinti da necessità ma sempre senza capire appieno di non essere il centro del mondo.
Tuttavia, per rendere onore alla comunque grande tradizione politico sportiva d’Oltremanica, vi consiglio la lettura di un libro che personalmente mi ha affascinato.
Si chiama Ping pong diplomacy ed é la storia di come una spia britannica al soldo dei sovietici organizzò il tennistavolo a livello internazionale, uno sport che poi venne usato come veicolo per l’avvicinamento diplomatico tra Usa e Cina negli anni ‘60.
Un intreccio appassionante.
Fatemi sapere, se avrete tempo e voglia di leggerlo.
E come sempre, teniamoci in contato.
A presto!