[81] "La FIFA non è adatta a governare il calcio mondiale"
Lo dice FairSquare, che invita l'UE a promuovere riforme - I sauditi tagliano gli investimenti esteri PIF - Il Crystal Palace in controtendenza, si quota in Borsa - Il doping fra i maratoneti keniani
Berlino, 2 novembre 2024
Prologo
FairSquare è un'organizzazione senza scopo di lucro che sostiene attivamente le violazioni dei diritti umani promuovendo il cambiamento attraverso ricerche ed azioni politiche e legali a supporto. “Produciamo risultati originali per generare dibattiti e dare forma a narrazioni nelle nostre aree specialistiche di migrazione lavorativa, repressione politica e sport - si legge nel suo sito -. Lavoriamo principalmente in Europa, Medio Oriente e Asia meridionale”. Un suo recente studio sostiene che la FIFA non sia adatta a governare il calcio globale e invita l'UE a riformarla. Il documento di 170 pagine, intitolato The case for the external reform of FIFA, afferma che, nonostante la riforma del 2016, FIFA abbia mostrato "poco o nessun miglioramento" e, in alcuni aspetti, addirittura regressi. Il rapporto critica il sistema di distribuzione dei fondi per lo sviluppo, definendolo un sistema di "patronato" che ostacola le riforme interne. Nick McGeehan, co-direttore di FairSquare, descrive la FIFA come un’organizzazione commerciale di diritti, un’organizzazione per lo sviluppo, un'organizzatrice di competizioni e un regolatore globale in un unico sistema caotico. Sebbene sia finanziariamente potente, la FIFA non ha affrontato adeguatamente le numerose violazioni dei diritti umani legate alle sue operazioni, specialmente riguardo allo sviluppo del calcio femminile. Il programma FIFA Forward ha distribuito 2,8 miliardi di dollari tra i membri dal 2016 al 2022, ma FairSquare sostiene che questo sistema mantenga una dipendenza reciproca tra i dirigenti della FIFA e le federazioni calcistiche, che sostengono politicamente il presidente in cambio di fondi. Nonostante il presidente Gianni Infantino affermi che FIFA sia ora trasparente, FairSquare denuncia la mancanza di trasparenza: i conti delle federazioni non vengono resi pubblici e mancano le minute dei principali incontri decisionali. La FIFA ha inoltre ridotto il proprio impegno verso la governance: ha licenziato il capo del Comitato di Governance nel 2017, sciolto il comitato consultivo sui diritti umani nel 2021 e modificato i propri statuti recentemente a Bangkok. FairSquare suggerisce che l'UE potrebbe portare riforme, superando l'attuale autonomia dello sport, per cui la FIFA risponderebbe a standard di regolazione esterna, garantendo un futuro migliore per il calcio. FIFA non ha risposto alla lettera di FairSquare contenente questi risultati.
Questa settimana. Su Fubolitix ho parlato di:
Vota Antonio (Conte). Il Napoli vola a +4 dalla seconda e si candida al ruolo di principale candidata per lo scudetto, ma occhio al calendario. Il derby d'Italia ha rivelato debolezze, ma anche certezze, di Inter e Juve.
La Serie A verso l'autonomia che i Labour vogliono togliere alla Premier League. Gli scontri di potere calcistici si nutrono di grandi paradossi: da noi si insegue il modello inglese, ma il governo di Sua Maestà vuol fare passi indietro rispetto alla libertà dell'EPL.
I direttori sportivi contano più degli allenatori. Per questo in Inghilterra non esiste più il manager all'inglese: la capacità di assemblare un gruppo di lavoro è prioritaria. Chi come il Manchester United non lo capisce finisce per fare enormi danni.
Atalanta, se non ora quando? Vince con la panchina, scavalca la Juve, terza con Fiorentina e Lazio: lo Scudetto sarebbe molto di più del trionfo di un "Leicester italiano". E domenica alle 12.30 c'è scontro diretto con il Napoli.
Vendor Loan. Nell’agosto del 2025 il proprietario del Milan Gerry Cardinale dovrà restituire, tramite RedBird Capital, circa 700 milioni di euro a Elliott: si tratta dell’importo – interessi compresi – del vendor loan finanziato dal fondo statunitense, uno strumento che aveva supportato il leverage buyout del club rossonero. In questa operazione gli interessi sono di tipo Pik, cumulati e pagabili alla scadenza. Nella comunità finanziaria – scrive Calcio e Finanza riprendendo Il Sole 24 Ore – sono tre le strade che vengono ipotizzate per venire incontro alla “deadline”. La prima sarebbe il riscadenziamento del prestito per almeno un altro anno con lo stesso fondo Elliott.
Sostanzialmente si tratta di quello che questa settimana ho detto - tra i vari temi toccati - nel podcast “Al telefono con”, a cui sono stato invitato dagli amici di AllMilan.
Intanto i sauditi… Noi giornalisti siamo spesso abituati a farci un’idea plastica di come stanno le cose, risultando a volte poco attenti alle svolte, ai cambiamenti in divenire, al dinamismo della realtà che, per lo più, evolve di giorno in giorno in controtendenza rispetto alla visione molto più cristallizzata che tendiamo invece a darne. Questa premessa per dire che ha ricevuto poca enfasi, a mio giudizio, la notizia secondo cui il fondo d’investimento saudita PIF prevede di tagliare le spese all'estero per concentrarsi maggiormente sui progetti nazionali. Lo ha detto il suo presidente, Yasir Al-Rumayyan, parlando al summit annuale Future Investment Initiative (FII). Il fondo sovrano prevede di ridurre la quota di investimenti internazionali nel suo portafoglio dal 30 percento a una percentuale compresa tra il 18 e il 20 percento. E la cosa buffa è che questa svolta di PIF, dai più sommariamente descritto come fondo predatore che vuole accaparrarsi tutto lo sport mondiale, potrebbe invece rappresentare un duro colpo per le proprietà sportive internazionali che sperano in investimenti esterni, oltre che la fine di una corsa agli investimenti in asset sportivi strategici che ha avuto una accelerata negli ultimi due anni ma che è in atto da almeno un lustro.
Alle strategie saudite avevo dedicato uno Speciale, circa un anno fa, che mi pare ancora molto d’attualità per gli scenari prefigurati: E allora i sauditi?
Diritti tv. C’è un nuovo capitolo della vicenda che vede coinvolta la piattaforma americana FuboTv un servizio di streaming focalizzato sullo sport (sostanzialmente un aggregatore di canali sportivi che redistribuisce in abbonamento omnicomprensivo), che sta lottando contro colossi come YouTube TV e Hulu + Live TV, supportati da risorse di Disney e altri giganti. Chi segue Fubolitix sa da tempo che considero questa vicenda paradigmatica di un risiko che potrebbe arrivare presto anche in Europa, alla luce delle difficoltà del mercato dei diritti tv sportivi. In settimana FrontOfficeSport ha analizzzato la situazione attorno alla causa di Fubo contro il lancio di Venu (sostenuto da Disney), ottenendo un'ingiunzione temporanea. E l’amara constatazione è che nonostante piccole vittorie, la sua crescita è limitata dalla potenza politica dei concorrenti, con sostegno recente da parte di 6 senatori repubblicani alla causa di Venu. Nonostante questo Fubo continua a lottare per attrarre e mantenere abbonati ma la battaglia non è solo legale.
Calcio in Borsa. Il tema della quotazione pubblica dei club calcistici suona tanto come un qualcosa di legato al passato, tra gli anni tra i 90 e l’inizio di questo secolo, quando cui la quotazione era considerata qualcosa di positivo e fruttuoso per le società che cercavano capitali per finanziare la propria crescita. L’ultimo decennio è stato caratterizzato invece quasi soprattutto da fughe e delisting. E tuttavia in controtendenza rispetto a quanto successo in questi ultimi anni, John Textor (presidente tra le altre cose del club di Premier League del Crystal Palace) prevede - come riportato da InsideWorldFootball - di quotare in borsa negli Stati Uniti la sua holding Eagle Football con una valutazione di circa 1,1 miliardi di dollari nel primo trimestre del 2025. Questo passo servirà a ricapitalizzare l’azienda e ridurre il debito, parte del quale sarà finanziato tramite la cessione delle sue quote nel Crystal Palace. Eagle Football possiede partecipazioni di maggioranza in vari club internazionali, tra cui Olympique Lyonnais, Botafogo e RWD Molenbeek.
In La Juve e il senso di quotare in Borsa un club ho analizzato i pro e contro di un fenomeno nato 40 anni fa passato attraverso varie vicissitudini.
Dortmund Clippers. Il nuovo Intuit Dome dei Los Angeles Clippers - che è stato inaugurato una settimana fa per la partita contro i Phoenix Suns - include una sezione esclusiva chiamata “The Wall,” con 4.500 posti destinati ai fan più appassionati, creata per dare una sorta di effetto tifo all’arena. Ispirata al muro giallo del Borussia Dortmund, la sezione Supporters è accessibile solo a fan certificati e richiede un abbonamento speciale. Con il proprietario Steve Ballmer, il nuovo stadio rappresenta l’impegno a costruire una cultura dinamica intorno alla squadra.
Maratona. Il doping tra gli atleti keniani è una faccenda seria, scrive Lorenzo Bandini nella sua newsletter “A cosa penso quando corro”. Ed ecco, questo è un caso in cui non me la sento di fare una sintesi: il pezzo e le sue riflessioni se siete interessati va letto per intero. E la sua newsletter sta diventando di settimana in settimana sempre più interessante e merita l’iscrizione. Qui vi lascio solo un quote che arriva ad un punto secondo me fondamentale, non solo di questa questione, ma di tantissime questioni sociali dei giorni nostri:
È solo questione di tempo? Finché le giovani generazioni di atleti keniani vivranno nell’illusione che il gioco possa valere la candela, le possibilità di eradicare il problema del doping una volta per tutte sono basse. Basterà educare, istruire, portare mentori tra i giovani sportivi e non? Le risposte semplici non esistono mai, figuriamoci stavolta. Cominciare con il creare percorsi di accesso a una vita dignitosa attraverso l’istruzione e l’educazione non può suonare come un’opzione sbagliata.
Razzismo in MLB? La MLB americana in questi giorni ha celebrato le World Series con il trionfo dei Los Angeles Dodgers contro New York Yankees. I Dodgers sono campioni per l’ottava volta, la precedente nel 2020. Ma il baseball ha fatto parlare di sè soprattutto per un articolo del Guardian che parla di un problema di razzismo e di persistenza di ostacoli e pregiudizi razziali che continuano a colpire i giocatori neri e latini nella Major League Baseball (MLB), quasi ottant’anni dopo che Jackie Robinson ha infranto la barriera razziale nel 1947. Uno studio mostra che, dal 1950, i giocatori neri e latini sono stati penalizzati nei loro avanzamenti verso le leghe maggiori rispetto ai colleghi bianchi, anche quando le loro prestazioni sportive erano comparabili. In particolare, i giocatori di colore, spesso assegnati a ruoli in esterno, hanno subito una serie di ostacoli legati al colore della pelle, con toni più scuri correlati a difficoltà maggiori nel raggiungere le posizioni di rilievo (come lanciatore e ricevitore) o avanzare di livello. I giocatori più noti, come Willie Mays e Hank Aaron, hanno superato tali ostacoli grazie al talento eccezionale, ma molti altri hanno visto le loro carriere troncate o limitate. Oltre alla posizione, il pregiudizio si è manifestato nelle descrizioni dei giocatori: i termini "leader" o "gamer" sono stati applicati prevalentemente ai giocatori bianchi, mentre ai neri e latini venivano spesso attribuiti stereotipi negativi come la "pigrizia".
I limiti dell’AI. Restando al tema sopra, c’è un aspetto evidenziato dallo stesso articolo del Guardian che vale la pena di isolare e sottolinear perché fa riflettere. Nonostante la MLB abbia tentato di applicare analisi statistiche per eliminare il pregiudizio, i modelli di intelligenza artificiale possono finire per perpetuare le discriminazioni presenti nei dati passati. Questo perché per sua natura l’intelligenza artificiale, che va a pescare dall’esperienza di intelligenze naturali, tende a riprodurre contenuti per emulazione risultando quindi, passatemi il termine, più conservatrice che progressista. È un tema sul quale varrà la pena ritornare.
Di AI ho parlato un anno fa per la prima volta in Il connubio tra sport e intelligenza artificiale e più di recente in Come l'IA cambia lo sport che vediamo.
Epilogo
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E’ passato quasi sotto silenzio il risultato di Milan - Napoli di martedì sera, non in termini sportivi ma di ascolti televisivi. La partita, a quasi 30 anni dall’ultima volta, è stata trasmessa in chiaro, ma ha fatto solo 1.883.000 spettatori. Con i soli abbonati due anni fa ne fece 1.850.000, l'anno scorso 1.654.000. In pratica: aggiungendo i fruitori "free" agli abbonati, il pubblico è stato lo stesso di quello che ha seguito lo stesso match nei due ultimi campionati. Ne hanno parlato sia Calcio e Finanza che Paolo Ziliani sulla sua pagina Substack (con toni leggerissimamente diversi). La si può girare come si vuole, ma il dato è preoccupante. Quando CF ad esempio scrive “La sfida tra Milan e Napoli è stato il terzo appuntamento più seguito in tv nella serata di ieri” mi ricorda moltissimo Alberto Gilardino che nei giorni scorsi ha detto, accogliendo Mario Balotelli in squadra: “Per lui parla la sua storia”. Cercare alla voce complimenti non riusciti.