Basta retorica, la Serie A punti sui vecchi
Il mercato fin qui si sta caratterizzando per l'interesse di molti club per giocatori pronti ed esperti: è la strada giusta per essere competitivi nell'immediato. I giovani accettino la concorrenza
Negli ultimi anni i rapporti tra Serie A e Premier League si sono fatti sempre più intensi, con un flusso costante di giocatori che si spostano tra i due campionati. Ed anche questa sessione di mercato sembra essere allineata al trend di cui avevo parlato in Serie A, dal '19 triplicato il valore degli acquisti in Premier League.
Alla base di questo andirivieni c’è naturalmente il divario economico.
La Premier League continua a essere il campionato più ricco e attrattivo, capace di attirare i migliori talenti mondiali grazie a investimenti ingenti, visibilità internazionale e risultati di rilievo nelle competizioni europee. La Serie A, invece, fatica a competere sia sul piano finanziario che su quello della qualità complessiva delle rose.
In questo contesto, si sta consolidando un trend ben preciso: i club italiani stanno importando sempre più giocatori over 30, spesso provenienti proprio dalla Premier League o da altri top campionati europei.
Questa strategia nasce dalla necessità di colmare il gap di esperienza e personalità nelle proprie squadre, affidandosi a calciatori già affermati che, pur avendo superato la soglia dei trent’anni, possono ancora garantire un rendimento elevato e portare valore aggiunto immediato.
Il fenomeno al contempo riflette le difficoltà strutturali del calcio italiano, che fatica non tanto a valorizzare i giovani talenti - a prescindere dalla loro nazionalità - quanto a trattenerli nel pieno della carriera, preferendo invece puntare su profili di comprovata affidabilità, anche a costo di investimenti significativi.
Complessivamente devo ammettere che non ritengo questo trend una cosa negativa.
Per creare squadre di successo serve soprattutto grande pragmatismo, e l’esperienza non può mai mancare.
In Elogio degli Instant Team parlavo della capacità di fare squadre immediatamente pronte a qualsiasi competizione. In questo l’Inter è stato il modello virtuoso degli ultimi anni, riuscendo ad andare oltre un pignoramento, grazie ad una strategia chiara ed ovviamente alle capacità dei suoi dirigenti.
Ma il punto qui è anche un altro.
Ad oggi a meno di shock significativi e imprevedibili colmare il divario economico con i club inglesi è impossibile. Ed è del tutto inutile appellarsi ai diritti tv.
Non è sul piano dei ricavi che si gioca la competizione.
Nonostante questo negli ultimi 5 anni (dal 2020 al 2025) le squadre italiane sono passate dal quarto posto in Europa con 70.653 punti all’attuale secondo a 97.231.
Insomma, potete criticare fin che volete il nostro calcio, ma negli ultimi 5 anni i nostri risultati europei (che non vuol dire vincere trofei ma vincere partite una per una contro le avversarie quali che siano) sono stati migliori di Spagna e Germania.
Dopo di che i tedeschi hanno il Bayern, gli spagnoli hanno il Real Madrid in attesa che il Barcellona torni a vincere, e quindi loro alzano la Champions League ogni tanto, ma noi paradossalmente proprio per questo abbiamo un campionato molto più avvincente che negli ultimi sei anni ha visto ben 4 squadre diverse vincere, come non accadeva dal periodo d’oro a ridosso degli anni ‘90.
Se di contro su vuol criticare la gestione economica dei club sappiate che un eventuale taglio drastico degli investimenti in nome della sostenibilità non potrebbe prescindere da una quota di giocatori esperti da portare nei ranghi.
Oggi prendere o scoprire un 20enne in Serie A serve solo a valorizzarlo per una squadra di Premier league che lo pagherà il triplo a 23-24 anni. E consolarsi con la plusvalenza serve giusto agli allocchi che gustano le plusvalenze come fossero premonizioni di ricchezza, grandi acquisti e grandi successi futuri.
Per vincere serve esperienza (e molte altre cose), pensare che la Serie A debba adottare come modello comune le pur encomiabili strategie di Udinese o Atalanta è semplicemente da fette di salame sugli occhi.
Del resto non vi è dubbio che la bolsa retorica giovanilista non ha alcuna ragione di esistere. Al contrario: i giovani tornino a capire che per affermarsi devono competere e togliere il posto a gente più esperta. Solo così gli allievi possono superare i maestri.
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Note a margine
Mondiali a porte chiuse. Il presidente Trump ha aggiunto 36 paesi alla lista di divieto di viaggio USA, principalmente africani, a meno che non migliorino la documentazione dei cittadini e affrontino l'immigrazione illegale. Nove di questi paesi potrebbero qualificarsi ai Mondiali 2026 che si terranno negli Stati Uniti, Messico e Canada. Quattro paesi (RD Congo, Egitto, Ghana, Costa d'Avorio) guidano attualmente i gruppi di qualificazione africani. Una task force della Casa Bianca con rappresentante FIFA gestirà i visti per le squadre, ma i tifosi potrebbero non riuscire a seguire le loro nazionali. A questo si aggiunge naturalmente la delicata situazione dell’Iran, che al momento è qualificato per il torneo. Nel frattempo alla nazionale femminile senegalese di basket è stato negato il visto per entrare nel paese per un periodo di allenamenti.
Ex giocatori. Nella newsletter del 19 giugno ho affrontato il tema degli ex calciatori diventati opinionisti. Quanto dicevo lì vale anche quando si parla di allenatori che non sono stati grandi calciatori. Un recente post di Rich and Rob su Substack analizza bene a tal proposito la scelta del Tottenham di affidarsi a Thomas Frank (Brentford) spiegando che un tecnico non deve essere stato un grande calciatore perché il successo deriva da intelligenza emotiva, autenticità e capacità di costruire relazioni solide. Thomas Frank nella sua carriera fin qui ha dimostrato che motivare i giocatori e creare una cultura di squadra positiva è più importante delle abilità individuali. La leadership efficace si basa sulla capacità di far sentire speciali i singoli, promuovere un ambiente di fiducia e responsabilità, e valorizzare il lavoro di squadra, elementi che non richiedono necessariamente un passato da grande atleta.
Intanto le Leghe. L’organizzazione European Leagues, sempre più esclusa da FIFA nelle decisioni sul calendario internazionale che influenzano i campionati europei, si è avvicinata all’Unione Europea per tutelare il calcio europeo. Il presidente Claudius Schäfer e altri dirigenti hanno incontrato il Commissario europeo Glenn Micallef per discutere governance, lotta alla pirateria online e valori del modello sportivo europeo. European Leagues e Fifpro Europe hanno presentato un reclamo contro FIFA per decisioni unilaterali che danneggiano i campionati nazionali e la salute dei giocatori. Pur senza ancora una decisione, si punta a difendere il modello sportivo europeo basato su solidarietà, merito sportivo e sostenibilità economica. Al tema del ruolo marginale delle Leghe nell’organizzazione attuale del calcio dedicherò la prossima newsletter, giovedi.
Outro.
Giovanilismo un tanto al chilo
L’altra sera prima del quarto di finale della nazionale Under 21 all’europeo di categoria un giornalista RAI ha chiesto a Gennaro Gattuso un giudizio sui giovani e le loro possibilità di fare il salto immediato in Nazionale A.
Gattuso, che si trova in quel ruolo assolutamente per caso, a coprire i limiti altrui con i propri, ha dato una risposta assai generica sulla necessità di far crescere i giovani, laddove vi era una sola cosa da dire: le nazionali giovanili esistono per far fare esperienza, mentre la nazionale maggiore ha bisogno di gente pronta, non di progetti.
La nazionale vive del qui ed ora, deve schierare gli undici tecnicamente più forti, sani ed esperti e da questo provare a plasmare in poche settimane un passaggio vincente della sua storia.
Spesso ci dimentichiamo che le vittorie storiche della Under 21 avvennero con Cesare Maldini e Marco Tardelli, non esattamente due esponenti del calcio totale all’olandese, e in quella squadra ci giocava gente come Andrea Pirlo, che militò talmente a lungo nell’Under 21 da far pensare che di anno in anno gli falsificassero la carta d’identità.
E insomma, forse sarebbe bene risvegliarsi un po’ tutti da questi bagni di retorica e tornare a qualcosa di più fattuale.
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni