Come l'IA cambia lo sport che vediamo
La crisi dei diritti tv può essere una grande opportunità per introdurre novità sia tecnologiche che di formato: personalizzazione si, ma anche spostamento dai broadcaster alle piattaforme.
Berlino, 2 ottobre 2024
Bender, a me non interessa se sei ricco. Ti amo per la tua intelligenza artificiale e il simulatore di sincerità. (Futurama)
Lo sport è stato una costante della programmazione televisiva sin dagli albori del mezzo quasi un secolo fa.
Le trasmissioni in diretta hanno portato eventi importanti al pubblico nazionale e globale, mentre l'avvento di satellite e cavo ha introdotto canali sportivi dedicati e aumentato drasticamente il numero di partite trasmesse.
Con lo streaming e le piattaforme digitali, si è aperta una nuova rivoluzione, superando i limiti della distribuzione lineare e offrendo modi innovativi per consumare sport su qualsiasi dispositivo nel mondo.
Tuttavia, queste opportunità comportano nuove sfide, di cui tra gli altri ha parlato SportsMediaPro nelle scorse settimane.
Oggi, i consumatori hanno accesso a una vasta gamma di intrattenimenti e si aspettano contenuti personalizzati e coinvolgenti e l’impressione di una saturazione è sempre più presente, con riflessi anche nei numeri degli ascolti rilevati.
Le proprietà sportive non competono più solo tra loro, ma anche con contenuti generati da influencer su piattaforme come YouTube e TikTok. In particolare, il pubblico giovane è meno incline a guardare eventi sportivi di lunga durata e cerca esperienze più personalizzate.
È uno dei motivi per cui l’atletica leggera ha più successo che in passato: eventi relativamente corti, di qualche secondo, che possono essere ben riprodotti in loop dalle piattaforme.
Per affrontare queste sfide, i detentori di diritti e i broadcaster si rivolgono anche all'intelligenza artificiale (IA) per migliorare la produzione, creare nuove esperienze digitali per i fan e ampliare l'appeal delle loro trasmissioni.
Ad esempio, l'IA viene utilizzata per generare grafici e visualizzazioni dati in tempo reale, come mostrato dalla collaborazione tra la NFL e Genius Sports o tra la Bundesliga e AWS, che consentono di raccontare storie più ricche e coinvolgenti grazie a statistiche avanzate e modelli linguistici.
Ne parlavo nei giorni scorsi, ad esempio, in Moneyball è morto, lunga vita a Moneyball sul come la narrazione sportiva sia cambiata con l’introduzione dei dati. L’IA rappresenta un passaggio ulteriore: l’automatizzazione di alcuni processi, con standardizzazioni alla base delle quali ci siano processi logici sempre più evoluti.
Si passa ad esempio dal mostrare il conto degli angoli quando c’è un calcio d’angolo ad un macrodato più evoluto, ad esempio la % di passaggi progressivi (verticalizzazioni) quando questo in seguito ad una bella giocata assume dimensioni rilevanti.
L'IA ha un impatto significativo anche nella copertura degli eventi.
Dato che i fan più giovani tendono a consumare sport tramite brevi clip sui social media, l'IA aiuta ad automatizzare il processo di creazione e distribuzione di highlights in tempi rapidi.
Non stiamo più parlando degli HL tipo novantesimo minuto: quei 3 minuti di sintesi oggi sono un tempo infinito. Ragioniamo piuttosto su singoli gesti tecnici, gol, assist, azioni particolarmente rapide e impattanti.
Naturalmente non parliamo solo del calcio: strumenti come quelli di IBM a Wimbledon o WSC Sports nella Liga Spagnola consentono di produrre pacchetti di highlights in pochi minuti, migliorando la velocità e la qualità della produzione.
Quello che vediamo qui è molto semplice: il tentativo di produrre attenzione (misurata in termini di minuti di video visti) che possa essere monetizzata in un momento in cui il flusso dei 90 minuti sembra perdere rilevanza.
Vi è poi il tema della sostituzione umana.
Le telecamere alimentate dall'IA stanno eliminando la necessità di operatori umani, permettendo ai club, anche dilettantistici, di trasmettere eventi in diretta e di analizzare le partite. Club come il Bayern Monaco e il Real Madrid, ma anche campionati minori, utilizzano questi strumenti per produrre contenuti per i fan e per scopi analitici. Qui un esempio.
Infine, l'IA generativa (Gen AI) sta trasformando ulteriormente l'esperienza degli spettatori, creando nuovi contenuti e commenti in tempo reale in più lingue. Ad esempio, la MLS utilizza Gen AI per tradurre i commenti, mentre IBM ne genera per gli highlights di Wimbledon e dei Masters di golf.
Il futuro della trasmissione sportiva potrebbe includere contenuti personalizzati per ciascun fan, con pacchetti creati su richiesta tramite l'IA.
Ma alcune novità potrebbero presto essere introdotte: a me ad esempio piacerebbe vedere un sistema di tracciamento tipo quello dei videogiochi che mi dica in sovraimpressione in tempo reale chi è il giocatore in possesso di palla, magari con anche un piccolo schermo con il tracking in tempo reale dei calciatori.
Il problema, come sempre, è la volontà di investire in questi prodotti e metterli in campo, che in questi anni è mancata soprattutto perché nei momenti di crescita si pensa soprattutto a incassare (quando ci sarebbero invece i margini per migliorare nettamente i prodotti).
La crisi dei diritti tv, tuttavia, potrebbe essere il momento di rottura per un passaggio definitivo verso un nuovo modo di consumare i contenuti sportivi, sia live che non.
Note a margine.
E i social? A completamento del tema di oggi, sempre SportsProMedia analizza anche la produzione di contenuti social nel mondo sportivo descrivendo una strategia in quattro fasi per aiutare i club sportivi a costruire la propria base di follower, sfruttando al meglio il contenuto digitale per attrarre, coinvolgere e monetizzare i fan. Le quattro fasi sono consapevolezza (ovvero l’adattamento all’esistente), interesse (ovvero il coinvolgimento al fine di portare gli utenti in un proprio ecosistema, come ad esempio l’app di un club), azione (ovvero la monetizzazione di questo interesse) e fidelizzazione (offrendo esperienze continue e personalizzate): un approccio olistico e tecnologico, che sfrutti ogni fase del coinvolgimento dei fan per costruire una relazione duratura.
Allenatori giovani. The Athletic nei giorni scorsi ha approfondito il fenomeno dei manager sempre più giovani nella Premier League e nel calcio europeo in generale. Attualmente, l'età media degli allenatori della Premier League è di 47 anni, la più bassa degli ultimi 20 anni. Questo è in parte dovuto all'ingresso di giovani come Fabian Hurzeler, allenatore del Brighton di 31 anni e altri due allenatori sotto i 40 anni, Kieran McKenna (Ipswich) e Russell Martin (Southampton). Questa tendenza (che si vede anche in club spagnoli e tedeschi) riflette un cambiamento: il ruolo del manager è diventato più circoscritto, con altre figure a gestire molte responsabilità. I club preferiscono allenatori giovani perché più malleabili e pronti ad adattarsi a una visione collettiva, piuttosto che dirigere tutto in prima persona, come facevano gli allenatori più anziani. Di questo fenomeno, e dell’aziendalismo di fondo, avevo parlato proprio all’inizio del mercato estivo in ““.
Velasco ti amo. Titoletto volutamente esagerato per parlare ancora una volta del divo Julio, che a mio modo di vedere dice cose del tutto normali, ma che nell’omologazione conformista dei nostri giorni finisce per sembrare un rivoluzionario. Parlando con l’ANSA nei giorni scorsi l’allenatore della nazionale femminile di volley ha dichiarato (ed io sottoscrivo ogni singola parola):
Stamattina sentivo una signora alla radio che diceva: speriamo che rimettano la leva obbligatoria perché l'80% dei ragazzi sono sbandati. Non so dove abbia visto la statistica questa signora, io so che dietro a questi ragazzi che vincono ce ne sono migliaia e migliaia che fanno sport, musica, lavorano, vanno all'estero. E quindi i giovani non sono come dicono gli adulti, o alcuni adulti che dicono: noi eravamo meglio di voi. Io ho grande ammirazione per i ragazzi.
Outro.
Indagine Ultras.
Il tema del momento nella cronaca calcistica extra sportiva è l’indagine sulle curve di Milan e Inter. Intanto con tempismo incredibile al Governo è arrivata in votazione una legge sull'ingresso dei tifosi nei CdA dei club professionistici, che visti gli ultimi fatti di cronaca (ma attenzione perché stiamo parlando di situazioni che si vanno ripetendo da anni non solo a Milano) fa già preoccupare di per sé.
Non è mia intenzione seguire su Fubolitix le novità minuto per minuto della vicenda (sarebbe impossibile e fuori luogo). Mi interessa piuttosto ragionare sugli scenari che quanto sta accadendo apre.
Ed in questo senso vedo almeno 4 ambiti interessanti:
il racconto mediatico che viene fatto;
i riflessi giudiziari penali;
i riflessi giudiziari sportivi;
un’analisi più ampia sul contesto del calcio italiano e le sue evoluzioni, dentro la quale si inserisce anche la norma in discussione di cui ho accennato sopra.
Sul primo mi riservo un approfondimento futuro, qui mi limito a rilevare che oggi si esprime più apertamente l’idea che “così fan tutti” molto più di quando qualche anno fa venne coinvolta la Juventus.
I riflessi giudiziari necessitano di competenze che non ho e sulle quali mi limiterò a prendere atto delle sentenze, mentre quelli in tema di giustizia sportiva stanno iniziando ad emergere seppur cautamente con articoli (come questo di Calcio e Finanza) che richiamano i tesserati alle loro responsabilità. Anche qui prenderò atto di quanto accadrà.
Per sua natura, invece, Fubolitix ragiona più sugli scenari e le analisi sociali e macroeconomiche, ed allora mi pare giusto riproporre qui quel che scrivevo nella newsletter di sabato, poco prima che l’intero caso giudiziario esplodesse in una nota titolata “I metodi delle curve” in cui tra le altre cose scrivevo:
Io, come forse sapete se mi avete letto spesso su questa newsletter, sono molto critico nei confronti delle proprietà delle società che scelgono piccole piazze per fare calcio.
Ma non possiamo nasconderci che se spesso i capoluoghi di provincia (che rappresentano un territorio provinciale, non un singolo comune) sono marginalizzati rispetto ai club “di campanile” è anche perché al crescere del bacino d’utenza cresce il rischio che una determinata curva diventi appetibile a certi ambienti.
E quindi, pur non essendo felici per l’andazzo, non possiamo certo biasimare un imprenditore che, pur avendone le possibilità e magari anche le capacità, decide di tenersi ai margini di fenomeni “di branco” con cui non vuol avere nemmeno tangenzialmente a che fare.
E dico questo non per parlare d’altro, ma perché temi come bacini d’utenza, sostenibilità, partecipazione, crescita e strutturazione del sistema, di cui questa newsletter si occupa quasi quotidianamente, finiscono per essere direttamente influenzati da realtà come quella che sta emergendo in questi giorni attorno ai club calcistici.
Ci torneremo approfonditamente in questi giorni.
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni
mi piace soprattutto per le parole sensate di Velasco che anche io ammiro tanto e che in quanto padre di due ragazze confermo!