[76] Il ritorno del Decreto Lukaku
Forza Italia chiede la proroga per il benefit fiscale ai calciatori impatriati - La Serie B cerca un nuovo presidente - L'ennesima lezione di Julio Velasco - Complessità di calcio e politica in Ruanda
Berlino, 28 settembre 2024
Prologo
A cinque anni dal varo, il Decreto crescita, che venne pubblicato in Gazzetta ufficiale il 29 settembre 2019, rimane di grande attualità anche nel mondo dello sport, insieme alle sue proroghe. Tra le numerose misure previste vi era infatti la detassazione delle imposte per i lavoratori che trasferiscono la propria residenza in Italia, e questa - in seguito ad una iniziativa di Forza Italia in Senato - potrebbe tornare nella sfera di interesse delle società sportive italiane, con particolare attenzione al mondo del calcio, dopo l’abolizione dello scorso anno divenuta effettiva l’1 gennaio 2024. È un tema che si intreccia con le disparità fiscali tra i vari paesi d’Europa e sul quale al di là delle legittime mosse politiche che possono portare ad agevolazioni, i club calcistici (sportivi più in generale) hanno sempre il problema della loro competitività internazionale, in particolare europea. E qui torna il discorso che spesso facciamo qui dentro, sulla necessità di rivedere il calcio europeo (e per estensione tutto lo sport) in senso unitario, superando le divisioni federali e magari varando un nuovo ambito del tutto inesplorato che omogeneizzi i trattamenti fiscali a cui i club devono rispondere. Fantascienza? Tutto ricade sotto il tema: quale Europa vogliamo? Una somma di stati o una vera unione? E fino a che punto la politica è pronta a spingeresi in un settore, come quello sportivo, con grandi ricadute socio culturali anche sul senso di unitarietà che i cittadini percepiscono? Di certo questa idea di uniformità è migliore di quella propugnata dal Fair play finanziario, capace tutt’al più col proprio egualitarismo di cristallizzare i rapporti di forza tra club forti e deboli. Non sarà la soluzione di tutti i problemi, ma che questa ragione stia dentro il calderone di un nuovo ordine sportivo continentale è fuor di dubbio.
Ne ho scritto su Il Riformista nell’edizione di giovedì.
Presidente cercasi. Il presidente della Serie B, Mauro Balata, ha sospeso l'assemblea elettiva del 10 ottobre, sperando di mantenere il suo ruolo nonostante la crescente sfiducia dei club. In risposta alla richiesta di nuove elezioni, Balata propone un'assemblea operativa per discutere questioni come diritti TV e riforme dei campionati. Intanto, la maggior parte dei club cerca un nuovo presidente, con Luigi Carraro emergente come favorito. La sostanza della mossa di Balata - secondo quanto riportato da Michele Spiezia su StorieSport - è il voler far emergere in modo plastico le contraddizioni tra i suoi oppositori, ben sapendo che oggi ad unirli non è certo una piattaforma programmatica precisa, ma esclusivamente l’opposizione personale alla sua ricandidatura.
Ancora sulla formula Champions. C’è una interessante evoluzione del dibattito attorno alla Champions League, in Inghilterra, dopo il varo della nuova Champions League. In particolare nei giorni scorsi l’Independent ha pubblicato una ampia analisi dove va dritto al punto parlando delle modifiche al formato, spiegando che queste modifiche non risolvono le disuguaglianze crescenti, dato che i club con storici successi europei saranno avvantaggiati, indipendentemente dalle loro prestazioni attuali nei campionati nazionali. Questo ha suscitato preoccupazioni sul fatto che il calcio d'élite si stia chiudendo sempre più in se stesso, a vantaggio solo dei club più ricchi. Nonostante l'opposizione di molti, la Super League non è del tutto morta, conclude l’Independent, che continua a vedere il torneo alternativo come una minaccia, ma non sembra più così convinto sulla narrazione dominante che in Inghilterra ha avuto particolarmente successo, sul calcio del popolo dell’Uefa.
Un “Fabrizio Romano” made in USA. Nei giorni scorsi si è ritirato dalla sua attività giornalistica Adrian Wojnarowski, che per chi non lo conoscesse è stato per l’NBA e il basket americano quello che Fabrizio Romano è per il calcio: il più autorevole giornalista specializzato nel mercato dei giocatori. Una delle cose che più mi hanno colpito in questi giorni è la descrizione che diversi suoi colleghi hanno dato di lui. La sua dedizione estrema al lavoro è stata definita "psicotica" da un ex collega di Yahoo. Lo stesso Romano del resto ha spesso descritto così i suoi ritmi (pur senza quel termine specifico). La sua routine intensa lo ha reso uno dei migliori insider dell'NBA, sempre in competizione con ESPN. Durante il Draft NBA del 2011, Woj consolidò la sua reputazione per accuratezza e velocità su Twitter, portando ESPN ad assumerlo nel 2017. Dopo il ritiro, Woj diventerà General Manager della squadra di basket maschile di St. Bonaventure.
Documenti e documentari. Qualche settimana fa mentre ero in volo verso l’Italia per qualche giorno a casa ho guardato il primo episodio di un documentario Amazon Original che si chiama This is football, dedicato al Ruanda, dal titolo Redemption. Si racconta il ruolo nel calcio nella ricostruzione sociale del paese dopo il genocidio del 1994. Dopo aver apprezzato il messaggio positivo sull’evoluzione di questo paese mi sono imbattuto in un articolo di Karim Zidan su Play the Game in cui si esamina l'uso dello sport da parte di Paul Kagame - presidente che l’autore definisce dittatore - come strumento di softpower per migliorare la sua immagine internazionale. Kagame - che ha preso parte anche a quel documentario - ha stretto legami con il mondo del basket (NBA) e del calcio (sponsorizzazioni con Arsenal e PSG, curiosamente invece il documentario si concentra sui tifosi ruandesi del Liverpool), sfruttando eventi sportivi globali per mascherare la repressione politica interna e i problemi economici del Ruanda. Secondo Zidan: una strategia di "sportswashing" che cerca di distogliere l'attenzione dalle sue violazioni dei diritti umani e dal controllo autoritario, mentre il paese rimane dipendente dagli aiuti esteri. E insomma, io come sapete non sono mai netto nei giudizi, capisco la complessità di governare un paese in cui c’è stato lo sterminio da parte di una etnia maggioritaria ai danni della minoritaria, ma per correttezza amo vedere i fenomeni nella loro interezza, soprattutto un paese che, sempre stando a quanto riportato: continua a investire milioni in alcuni degli sport più redditizi al mondo, scommettendo che una campagna di pubbliche relazioni incentrata sullo sport gli porterà più benefici rispetto agli investimenti a lungo termine in settori critici come l'assistenza sanitaria e l'istruzione.
Velasco. Il Corriere della Sera ha pubblicato una intervista di Aldo Cazzullo a Julio Velasco che, più o meno come tutte le cose ad ampio respiro che ci permettono di apprezzare il pensiero del tecnico di Mar del Plata, merita di essere letta dalla prima all’ultima riga. Ci tengo qui a riportare alcuni passaggi che mi fanno ancor di più apprezzare la libertà di pensiero di un uomo a cui ispirarsi. Ancor più perchè lui, argentino, smonta gli stereotipi degli argentini de noantri che di quel paese danno spesso una immagine quasi caricaturale:
Cosa rappresenta il Che per lei?
L’eroe della nostra generazione. Ma con il tempo ho maturato un distacco critico. Non dall’uomo, che rimane un esempio di altruismo; dalla politica che proponeva.
Come ricorda i Mondiali del 1978?
Avere un Mondiale in casa, assegnato prima del golpe, era un sogno per tutti noi che amavamo il calcio. Boicottarlo sarebbe stato un errore: lo sport appartiene al popolo, non ai politici, tanto meno ai dittatori; ad esempio non avrei vietato di fatto l’Olimpiade agli atleti russi. Da tifoso scesi anch’io per strada a festeggiare la vittoria ai Mondiali. Ma appena vidi le bandiere argentine al vento, ripensai che le ultime le avevo viste ai funerali degli amici ammazzati. Rientrai a casa.
Lei Velasco come visse la guerra delle Malvinas?
Come il vano tentativo dei militari, ormai agli sgoccioli, di restare al potere.
Dazn come Apple. Nei giorni scorsi DAZN e la SLB, la lega di pallacanestro britannica, hanno annunciato che la piattaforma trasmetterà in chiaro e in tutto il mondo le immagini del campionato, compreso il territorio del Regno Unito. È un accordo particolarmente significativo perché ricalca (con qualche differenza, non trattandosi di fatto di un prodotto offerto a pagamento) quello che Apple ha iniziato a fare un paio di anni fa con la MLS, principale lega di calcio americana, aggiudicandosene la trasmissione a livello mondiale. La piattaforma, presente anche in Italia dove detiene i diritti di trasmissione pay del 100% delle partite di Serie A, sta chiaramente esplorando modelli che possano permetterle di superare i confini geografici e capire quali reali margini di crescita possa avere il suo prodotto. Il basket, peraltro, è già ampiamente presente nei palinsesti Dazn anche in Italia, soprattutto dopo l’acquisizione di Eleven Sports avvenuta circa un anno e mezzo fa.
Street Art. A Vicenza è stato scoperto un incredibile (bellissimo) murales di 60 metri di altezza dedicato a Paolo Rossi. Una settimana fa sempre qui parlavo dei numerosi murales di Diego Armando Maradona e ecco, al di là di quello che pensate della street art in generale c’è l’impressione che il calcio stia diventando un tema sempre più preponderante nell’immagine degli street artists.
Se siete appassionati di calcio e vi piace la Street Art mettetevi alla prova con questo test del Guardian e fatemi sapere nei commenti se avete fatto meglio di me: il mio risultato è stato di 9/16.
I metodi delle curve. Fare di tutta l’erba un fascio non è mai corretto, ma non si può nemmeno nascondersi dietro un filo d’erba quando in tutta Italia, da Nord a Sud senza soluzione di continuità, arrivano notizie allarmanti che riguardano il mondo delle curve e praticamente nulla che va in senso opposto. L’Espresso ne aveva parlato diffusamente in un suo reportage ma il tema è stato anche oggetto di un libro analitico ed approfondito come Football Clan. A vari livelli sono state coinvolte negli ultimi anni e nelle ultime settimane Inter, Juventus, Lazio, giusto per alcuni esempi. Al contempo quando accadono cose come quelle degli ultimi giorni tra Samp e Genoa o alla stessa Roma (io mi sono immedesimato ad esempio nel tifoso che avesse voluto autonomamente entrare allo stadio a vedere la partita dal 1’ domenica scorsa, come da suo diritto), il dubbio che vi sia un grande filo conduttore quantomeno metodologico fra le diverse realtà è enorme. E pur tuttavia c’è un non detto che io credo sia bene menzionare una volta per tutte. Io, come forse sapete se mi avete letto spesso su questa newsletter, sono molto critico nei confronti delle proprietà delle società che scelgono piccole piazze per fare calcio. Ma non possiamo nasconderci che se spesso i capoluoghi di provincia (che rappresentano un territorio provinciale, non un singolo comune) sono marginalizzati rispetto ai club “di campanile” è anche perché al crescere del bacino d’utenza cresce il rischio che una determinata curva diventi appetibile a certi ambienti. E quindi, pur non essendo felici per l’andazzo, non possiamo certo biasimare un imprenditore che, pur avendone le possibilità e magari anche le capacità, decide di tenersi ai margini di fenomeni “di branco” con cui non vuol avere nemmeno tangenzialmente a che fare.
Epilogo
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Questa settimana su Fubolitix:
Sul carro di Fonseca. Il Milan vince il derby e il tecnico portoghese (primo per gol e punti attesi) esce dall'accerchiamento mediatico. Torino a sorpresa in testa, le 8 squadre italiane in Europa raccolte in 4 punti.
I calciatori sciopereranno davvero? Carvajal, Rodri e Courtois hanno lanciato l'allarme, ma in questo momento mancano le basi per una protesta significativa: torna il tema della sindacalizzazione dei calciatori, come negli USA.
Moneyball è morto, lunga vita a Moneyball. Gli Oakland Athletics giocano oggi l'ultima storica partita al Coliseum: lasciano un vuoto sportivo ma un grande lascito culturale. Proviamo a riflettere sul reale impatto dell'analisi dati nel calcio
Anche il volley vuole la Superlega Europea. Le stesse ragioni che hanno portato alla rottura dell'aprile 2021 tra club di calcio e Uefa alla base dei progetti secessionisti che potrebbero vedere la nascita di una competizione pallavolistica.
Inoltre nel pomeriggio di giovedì ci sono state novità sulla causa intentata dal Manchester City contro la Premier League, di cui peraltro avevo già anticipato qualcosa in “Manchester City: non uno ma due processi. E un incredibile precedente”.