Euro 2024, Gravina è responsabile? [2/6]
Ha senso chiedere le dimissioni di un presidente Federale in seguito ad una pessima prestazione della nazionale? Alcune riflessioni su ruoli e compiti della FIGC.
Berlino, 3 luglio 2024
Le dimissioni si minacciano ma non si danno mai
(Francesco Cossiga)
Dopo aver introdotto la serie di riflessioni sulla crisi del calcio italiano (qui la prima puntata) oggi iniziamo a parlare delle varie componenti. Vi ricordo i vari temi.
la posizione del presidente FIGC;
l’autonomia dello sport;
il calcio di club e delle nazionali;
la sostenibilità come metodo;
il calcio di base: giovani, dilettanti… e Coverciano.
Il popolo calcistico chiede a gran voce le dimissioni del presidente FIGC, Gabriele Gravina.
Lui ha invece giocato al rilancio, ovvero con l’unica carta politica che lo mette in una posizione di forza: ha deciso di anticipare le elezioni federali a novembre 2024 anzichè alla scadenza del marzo 2025.
In questo modo (come fa notare il Corriere della Sera) ha giocato d’anticipo sui potenziali avversari provando a ridurre i tempi di una eventuale coalizione contro di lui.
Avversari che naturalmente devono venire dalle varie componenti federali che andranno al voto:
Serie A – 20 delegati (il voto di ciascuno ne vale 3,10 per una somma complessiva di 62);
Serie B – 20 delegati (1,29, per una somma totale di 25,8);
Lega Pro – 58 delegati (1,51, per una somma totale di 87,58);
LND – 91 delegati (1,93, per una somma totale di 175,63);
Calciatori – 52 delegati (1,98, per una somma totale di 102,86);
Allenatori – 26 delegati (1,98, per una somma totale di 51,48);
Arbitri – 9 delegati (1,15, per una somma totale di 10,35).
Ma è giusto chiedere le dimissioni dopo una sconfitta, seppur inappellabile e totale, come quella ad Euro 2024?
Io ritengo sbagliato per principio chiedere la testa di un presidente federale in seguito ad un risultato sportivo.
Ad un presidente va chiesto di realizzare un’idea programmatica d’insieme, un sistema armonico, le riforme quando necessarie, coltivando per citare i latini un’auctoritas che venga prima della potestas: l’autorevolezza che precede l’autorità.
Valeva per Giancarlo Abete e Carlo Tavecchio, che cedettero alle pressioni nel 2014 e nel 2017 e se ne andarono. Valeva e vale per Gabriele Gravina, sia nel 2022 che nel 2024, quando anche l’alibi dell’Europeo vinto poco prima é caduto.
Io credo che Gravina dovrebbe dimettersi per un’altra ragione, ovvero perché incapace, nel suo mandato, di fare la prima cosa necessaria e da programma: la riforma dei campionati e della piramide calcistica italiana.
Gravina venne eletto presidente della Lega Pro partendo dalla promessa opposta: aveva bisogno di voti e quindi mise per iscritto che avrebbe mantenuto l’organico della categoria. Un organico che portava ogni estate ad incertezze e fallimenti, inadeguato all’attuale struttura economica del Paese e del movimento calcistico.
Gravina é un conservatore pavido, da sempre, sullo scranno dei riformisti ci si siede non certo per vocazione, tutt’al più per convenienza, mai per convinzione.
Dopo di lui il presidente Ghirelli (Serie C) una riforma ha provato a farla, ma è stato impallinato perché in Italia non avere idee é fondamentale per mantenere il potere e se provi a riempire il vuoto con un contenuto finirai solo per promuovere un referendum: non su quel contenuto ma sulla tua persona.
A Gravina ho riconosciuto di aver tenuto i conti in ordine (ricordate quelli che dicevano che non andare in Qatar avrebbe portato al fallimento della Figc?) ma questa è roba da amministratori non da leader federali. A questi ultimi si chiedono le riforme. E di quelle non c’è ombra.
Gravina dovrebbe andarsene per questo, non per gli errori di Luciano Spalletti.
E lo stesso Luciano Spalletti, secondo me, va confermato in ossequio ad una scelta programmatica che é stata fatta. Anche se la sua analisi prevalentemente autoassolutoria non mi è piaciuta, ritengo che sbagliare aiuti a non sbagliare una seconda volta, in vista della qualificazione mondiale, sperando che i 16 posti per l’edizione 2026 bastino e che lui diventi un po’ meno allenatore e un po’ più CT.
Che fare?
Stante la mossa delle elezioni anticipate, fossi dentro una delle componenti Federali promuoverei subito un dibattito sui contenuti e sulle necessità a cui vincolare chiunque nel prossimo mandato, confermando a Luciano Spalletti il potere di lavorare secondo le sue peculiarità da qui alla fine del suo contratto.
A proposito di componenti federali arriva con grande tempismo questo articolo di Calcio e Finanza che spiega il funzionamento della FIGC e chi ne fa parte.
Il problema - e vedrete che sarà così - è quello che il dibattito (se ce ne sarà uno) si limiterà ai nomi e alle poltrone e alla fine nessuno parlerà di contenuti, come se uno valesse un altro e non fossero piuttosto le idee e il come realizzarle a fare la differenza.
Dire “cambiamo” non ha alcun senso se non si dice cosa e come.
Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti, sto preparando un contenuto Q&A da pubblicare dopo che saranno uscite tutte le analisi puntuali su Euro 2024 e ogni riflessione è la benvenuta.
Note a margine
Stelle, strisce e capitali. Il Venezia ha annunciato nella giornata di ieri il rafforzamento societario con un aumento di capitale sottoscritto dagli attuali componenti del Comitato operativo e da tre nuovi investitori: APEX, una società di investimento focalizzata sullo sport e sostenuta da oltre 100 atleti in diversi sport, Chiron Sports Group, un asset manager con sede in Svizzera che si occupa di sport e media, ed Elliott Hill, ex dirigente di Nike e attuale membro del consiglio di amministrazione di una serie di marchi leader nel settore dei consumi.
Motivi familiari. Il proprietario dei Celtics, Wyc Grousbeck, insieme ai suoi partner - tra cui Stephen Pagliuca (socio di maggioranza dell’Atalanta) - ha deciso di mettere in vendita la squadra, appena due settimane dopo aver vinto il 18° titolo NBA. La vendita è motivata da considerazioni legate alla pianificazione patrimoniale e familiare. La vendita dei Celtics potrebbe stabilire un nuovo record per una squadra NBA, superando i 4 miliardi di dollari della vendita dei Suns l'anno scorso e i 6 miliardi di dollari per una partecipazione minoritaria nei Nets. Il valore stimato dei Celtics prima dell'ultimo titolo era di 4,7 miliardi di dollari. Sia l'attuale gruppo di proprietà che il prossimo dovranno affrontare elevati oneri fiscali di lusso. L'arena dei Celtics, TD Garden, è di proprietà di Delaware North, e la squadra ha solo una partecipazione minoritaria in NBC Sports Boston. Il centro di allenamento Auerbach Center fa parte di un complesso più ampio controllato da New Balance.
Outro
Immagini d’archivio
In chiusura alla newsletter di oggi vorrei fare un salto nel passato.
Perchè una delle cose più incredibili del dibattito sulle riforme del calcio italiano è che queste tornino ciclicamente e nessuno muova un dito.
Sono andato nel mio archivio ed ho ritrovato quindi questo video in cui parlavo già del bilancio FIGC sotto Gabriele Gravina (a cui ho accennato anche sopra):
Qui invece la mia analisi post uscita dal mondiale Qatar 2022
Ed infine alcune riforme di cui parlai ben 2 anni fa (e che già ai tempi erano obsolete).
A presto!
Giovanni
Sono d’accordo con te al 100%. Il calcio è lo sport più popolare ed anche lo specchio del paese, il comportamento dei suoi dirigenti è simile a quello dei politici ma in fondo sono gli italiani che li vogliono così, gli italiani perdonano tutti tranne quelli che vogliono veramente cambiare.
Grazie Giovanni, la tua frase finale "Il problema - e vedrete che sarà così - è quello che [...] alla fine nessuno parlerà di contenuti" è la chiosa frustrante di una situazione che come sempre è un po' specchio del paese... Ammettere a se stessi che Gravina in fondo ce lo meritiamo tutti, come paese, non come persone, sarebbe il primo passo per una sana autocritica e autoanalisi e che a cambiare le cose possiamo essere solo noi, non "gli altri".