Inter - PSG e la teoria del punto debole [IVC #36]
Una teoria che prende il nome dal disastro dello Space Shuttle Challenger del 1986 spiega come mai Inter e PSG sono arrivate in finale nonostante la cessione di alcune stelle.
Partite come Inter - Barcellona, finita con un aggregato di 7-6, sono a mio modo di vedere difficilmente analizzabili e spiegabili perché sfuggono per imprevedibilità a qualsiasi previsione statistica razionale.
Tuttavia, una delle notazioni secondo me più pertinenti data da Simone Inzaghi dopo la semifinale contro il Barcellona, sulla vittoria dei suoi, riguarda il fatto che “chi è subentrato ha fatto la differenza”.
Si tratta della stessa impressione che personalmente ho avuto, non solo perché a segnare è stato Davide Frattesi, ma perché in generale l’Inter dei supplementari è stata più brillante del Barcellona. Posto che poi se Sommer non fa il fenomeno finisce diversamente, ma se pensate a cosa era la squadra prima e dopo l’uscita di Calhanoglu e Mkhitaryan potrete forse convenire con questo rilievo.
La spiegazione mi ha riportato alla mente la "O-Ring Theory", teoria dell’anello debole, proposta dall'economista Michael Kremer nel 1993, citata peraltro nei giorni scorsi anche da Stefan Bienkowski sul suo Substack, che prende il nome dal disastro dello Space Shuttle Challenger del 1986, causato dal guasto di una piccola guarnizione chiamata O-ring.
Questo evento ha spiegato per anni in diversi campi come un singolo componente difettoso possa compromettere l'intero sistema.
Applicata all'economia e al lavoro di squadra, la teoria suggerisce che in processi produttivi complessi, la qualità complessiva è determinata molto più dall'elemento più debole che da quello più forte.
In altre parole, l'efficienza di un team dipende dal suo membro meno competente, poiché un errore può compromettere l'intero risultato.
Nel contesto sportivo, come ad esempio nel calcio, questa teoria implica che il rendimento di una squadra è limitato dalle prestazioni del giocatore più debole. Anche con stelle di alto livello, una squadra può fallire se alcuni membri non sono all'altezza.
Pertanto, è più efficace concentrarsi nel migliorare i punti deboli piuttosto che concentrarsi esclusivamente sui talenti eccezionali.
Questo mi ricorda anche una delle questioni che ho sentito spesso evocare a Pep Guardiola, che in questo contesto sintetizzerei così: il valore di una squadra si capisce molto più rilevando la qualità media che riesce ad esprimere con continuità che non dal suo valore assoluto.
Tornando invece alla "O-Ring Theory", questa evidenzia l'importanza di un approccio equilibrato, dove ogni componente del sistema deve funzionare adeguatamente per garantire il successo complessivo.
Nei giorni scorsi alcuni osservatori e match analyst hanno usato - come avete già intuito - questa teoria per spiegare l’approdo in finale di Inter e Paris Saint Germain.
Sostanzialmente il Paris Saint-Germain e l’Inter sono arrivate in finale di Champions League grazie al fatto che il rendimento di una squadra è determinato più dal giocatore più scarso che da quello più forte.
Il PSG è tornato in finale senza Mbappé, Messi e Neymar, e sembra più equilibrato senza di loro. Banalizzando, se ti mancano i 100 non vuol dire che tu non possa aver spostato il tuo valore medio da 80 a 85 o più.
Potremmo anche aggiungere che una maggiore omogeneità di valori nello spogliatoio rende forse più disponibili al sacrificio gli uni gli altri i calciatori, senza prime donne a prendersi la scena. Il famoso “gruppo”, spesso citato a sproposito, forse qui trova applicazione e spiegazione concreta.
Ci sono altri esempi recenti: il Borussia Dortmund con Haaland segnava molti gol, ma non migliorava in classifica. Al Manchester City, Haaland ha segnato tantissimo, ma il rendimento della squadra in campionato è calato quest’anno, quando si sono aperte debolezze altrove (come la perdita di Rodri o Walker).
La lezione non è che le stelle siano un problema, ma che le squadre - una volta raggiunti determinati livelli di eccellenza, sia chiaro, perchè una media 50 non sarà mai una media 80, per dire - devono prioritariamente proteggersi dagli anelli deboli, come dimostra l’Inter di Inzaghi, solida e attenta agli errori, che ha battuto il Barcellona sfruttando le debolezze della difesa avversaria e grazie a rotazioni più efficaci dei blaugrana.
Il calcio europeo sembra insomma premiare l’equilibrio e la solidità più che il talento individuale.
Non stiamo parlando di verità assolute, ma di un dato interessante che può servire anche per capire alcuni approcci di mercato.
Ad esempio il perché l’Inter, pur rinunciando in questi anni a alcuni grossi calibri, abbia mantenuto un livello alto sufficiente a farla lottare sempre per obiettivi primari.
O perché appunto il PSG possa fare a meno delle sue stelle.
Non è il solito dibattito su giochismo e risultatismo, siamo qui puramente al valore tecnico individuale, e mi pare di tutta evidenza che la teoria dell’anello debole ci dica qualcosa di molto valido in proposito.
Note a margine
L’altra Parigi. Nei mesi scorsi vi avevo parlato dell’ingresso nel mondo del calcio di Bernard Arnault attraverso il Paris FC e il gruppo RedBull. Ebbene, la squadra è stata promossa in Ligue 1 e quindi l’anno prossimo tornerà un derby parigino nella massima divisione francese dopo 35 anni. L’ultimo “derby parigino” in Ligue 1 (allora ancora chiamata Division 1) risale alla stagione 1989-90 ed è stato disputato il 25 febbraio 1990, quando il Paris Saint-Germain ha ospitato il Racing Club Paris al Parc des Princes (2-1).
Italia agli europei di pallamano. La nostra nazionale guidata dal tedesco Bob Hanning si è qualificata dopo 27 anni per gli europei di pallamano. Questo grazie a risultati positivi soprattutto dagli altri campi. Ma si tratta pur sempre di un traguardo importante che va ricordato e celebrato. Nei prossimi giorni avrò il piacere di intervistare il CT tedesco.
Sacchi. Destination Calcio ha celebrato i 79 anni di Arrigo Sacchi con una bella intervista (in inglese) che merita di essere letta ma che secondo me non rende totalmente merito a quella che fu la Storia economica del Milan di Berlusconi di cui ho parlato tempo fa in due video su Youtube che vi lascio qui e qui se avrete voglia di approfondire.
Outro.
L’autogol degli americani
Il Guardian nei giorni scorsi ha espresso una curiosa opinione che vi sintetizzo qui ed a cui non avevo pensato quando scrissi su questa colonna “L’assurda storia delle partite di Serie A negli USA”.
Negli ultimi anni, molti investitori americani hanno acquisito club europei, attratti da valutazioni più accessibili rispetto alla Major League Soccer (MLS) e da una maggiore esposizione globale. Questa strategia ha portato alcuni club di proprietà americana a ottenere successi significativi in campionati come la Premier League, la Serie A e la Ligue 1.
Tuttavia, con la crescente globalizzazione del calcio e la rimozione di alcune barriere legali, i club europei stanno muovendosi per organizzare partite negli Stati Uniti, minacciando la quota di mercato della MLS. FIFA sta cercando di regolamentare queste partite internazionali, mentre la MLS mira a proteggere la sua base di fan e le entrate.
In sostanza, l'afflusso di capitali americani nel calcio globale sta ridefinendo il panorama sportivo, sfumando i confini internazionali e mettendo in discussione la sostenibilità degli investimenti domestici nel calcio.
Gli stessi investitori americani potrebbero trovarsi in competizione tra le loro proprietà europee e le squadre della MLS, creando una dinamica in cui "gli americani saranno i peggiori rivali degli americani".
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni
grazie per aver ricordato la qualificazione della squadra italiana ai prossimi europei. La pallamano che è uno sport bellissimo e praticatissimo nel Mondo e che riporta sempre un grande successo di affluenza non solo agli europei e ai mondiali ma anche e soprattutto alle Olimpiadi ha bisogno di attenzione dai media e con questi risultati se la sta meritando. E' con grande piacere che leggerò l'intervista al Direttore Tecnico Bob Hanning, ma mi piacerebbe che si rilevasse che questa qualificazione è anche e forse soprattutto una preziosa eredità lasciata dal Direttore Tecnico italiano Riccardo Trillini, che non solo ha riportato l'Italia ai Mondiali dopo un 'assenza durata 28 anni, ma che prima di essere esonerato appena dopo i Mondiali aveva battuto nelle qualificazioni per gli Europei la Serbia, vittoria che è risultata determinante ai fini della conquista della qualificazione. Infatti per qualificarsi alla manifestazione continentale non è sufficiente arrivare terzi nel proprio girone come ha fatto l'italia ma è anche necessario acquisire punti contro una delle prime due squadre dello stesso girone... grazie ancora per l'attenzione al mondo della pallamano e anche in anticipo per la lettura di queste righe Beppe Tedesco