La caffeina nel calcio, quando la Wada decide cosa è doping (e cosa no)
L'uso, e l'abuso, della sostanza, torna sotto osservazione a circa 20 anni del sostanziale azzeramento dei parametri in materia. Una riflessione su come l'antidoping sia benaltro che monolitico.
Se guardate la Premier League abitualmente avrete notato diversi calciatori masticare una gomma durante una partita, vi sarete probabilmente chiesti il motivo.
Come mai? La risposta più probabile è che stanno assumendo caffeina, come raccontato da un articolo di The Athletic in questi giorni.
Secondo nuovi dati, citati dal sito sportivo del New York Times, il 97% dei club professionistici in Inghilterra somministra caffeina ai propri giocatori, con le gomme alla caffeina che rappresentano il secondo metodo più popolare, superato solo dagli shot di caffeina.
Jamie Vardy, attaccante del Leicester City, nel suo libro autobiografico del 2016 "From Nowhere: My Story" ha rivelato di consumare tre lattine di Red Bull e un doppio espresso nei giorni di partita. Tra il risveglio e l’ingresso in campo, la sua assunzione totale di caffeina raggiungeva circa 350mg, rientrando comunque nel limite giornaliero di 400mg raccomandato dall'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare.
Questo dato colpisce se si considera che, in passato, l'uso eccessivo di caffeina era vietato dall'Agenzia Mondiale Antidoping (WADA), che tra il 1987 e il 2004 stabiliva un limite massimo di 12 microgrammi per millilitro nelle urine.
Il dottor Adam Field, esperto in scienza dello sport, ha condotto uno studio sull'effetto di questa gomma nei tempi supplementari e spiega che il vantaggio principale è la rapidità di assorbimento: mentre una bevanda alla caffeina richiede fino a 60 minuti per fare effetto, la gomma entra in circolo in soli 5-10 minuti. Ma lo stesso Field avverte che la caffeina può influenzare negativamente il controllo emotivo, un fattore critico nei momenti decisivi di una partita, come i calci di rigore.
Qualcuno tra voi forse ricorderà il caso che riguardò il ciclista Gianni Bugno negli anni 90, trovato positivo alla sostanza. Un caso che recentemente ha toccato nuovamente il diretto interessato (era il 2021) perché la squalifica lo ha reso ineleggibile alla Federazione italiana.
La caffeina è stata rimossa dalla lista delle sostanze proibite più di vent'anni fa, ma nel 2025 tornerà sotto osservazione per monitorare eventuali abusi. Nel frattempo, il suo utilizzo si è normalizzato.
Su The Athletic, come detto, trovate una analisi approfondita sull’utilizzo della caffeina nel calcio.
Qui mi interessa invece tornare a quanto ho scritto sabato a proposito degli Enhanced Games, i giochi (di cui conosceremo data di svolgimento e sede a inizio maggio, secondo mie fonti recenti) che vorrebbero allargare le maglie dei controlli antidoping nello sport.
…una considerazione di metodo, che prendo da un recente libro di April Henning e Paul Dimeo, «Doping una storia di sport» (edito da 66thand2nd), che spiega come l’antidoping ed il sistema Wada vadano considerati non in quanto in grado di evitare il doping, ma di regolarlo entro parametri considerati non lesivi della salute.
…non bisogna mai dimenticare che alla fine, Wada o non Wada, ci sono due aspetti che non possono essere elusi: il primo è che la farmacologia oggi è dentro tutti gli aspetti della nostra vita, e che è già nello sport, anche in forma legale (ricordate i processi per doping che si sarebbero dovuti chiamare “per abuso di farmaci” e che quindi finirono praticamente in un nulla di fatto? ecco…) e non può essere in alcun modo azzerata; il secondo, di conseguenza, è che non stiamo parlando di bianco o nero ma di dove fissare l’asticella dei limiti, e che quantomeno su una cosa dovremmo tutti essere d’accordo con i promotori degli EG.
Stiamo insomma parlando di scelte che per loro natura sono politiche. E uso questo termine senza alcun significato di valore ma semplicemente per dire che appunto si tratta di scelte discrezionali, che cambiano nel tempo ed in base a quello che la ricerca scientifica ci dice, e che quindi un allargamento delle maglie a mio giudizio non va visto come eresia, ma come diverso approccio metodologico, soprattutto alla luce del fatto che, come appunto dicevo sabato:
quantomeno su una cosa dovremmo tutti essere d’accordo con i promotori degli EG, ed è il fatto che i controlli dovrebbero essere costanti e preventivi, soprattutto a certi livelli, a tutela della salute degli atleti, e non solo successivi e limitati ai medagliati, a tutela della correttezza dei risultati.
Nel frattempo non sono mancati casi controversi.
Il boom della gomma alla caffeina ha portato alla crescita di brand specializzati come OneGum, oggi utilizzato da club prestigiosi come Real Madrid e Paris Saint-Germain. Il fondatore Ludovic Rachou racconta che molti giocatori hanno sviluppato una sorta di dipendenza mentale dal prodotto. "Ricevo chiamate dai fisioterapisti che mi dicono: ‘Se non abbiamo la gomma per questa partita, sarà un disastro’. I giocatori ormai ne sono dipendenti, anche solo psicologicamente."
Vi è stato inoltre un caso, quello di Antonee Robinson, terzino del Fulham, il cui trasferimento al Milan nel 2020 saltò a causa di un’aritmia cardiaca rilevata durante le visite mediche. Il problema scomparve nei mesi successivi, durante i quali Robinson aveva smesso di assumere caffeina. "Mi sono reso conto che non ne avevo bisogno per giocare bene, e con il senno di poi avrei voluto non prenderla mai", ha dichiarato.
Ognuno, come sempre, può farsi la sua idea.
Io per quanto mi riguarda leggo e racconto queste cose con grande consapevolezza e - mi ripeto - senza la pretesa di una conoscenza scientifica che non ho. Ma per parte mia non posso che registrare come il tema dell’antidoping sia molto più controverso di quello che normalmente saremmo portati a pensare.
Note a margine.
Errata corrige. La prima nota di oggi riguarda l’errore di ieri quando ho scritto che la Juventus è “la squadra di Allegri”. Una svista, naturalmente, con buona pace del buon Thiago Motta. A questo aggiungo che, siccome gli errori aiutano ad imparare, questo fatto mi ha riportato alla realtà del fatto di scrivere una newsletter che ogni giorno entra nelle vostre mail. Ho sempre notato che c’è, in generale nella media, una maggiore cura in quello che si scrive per la carta (che viene stampato) e quello che invece va in digitale e può essere corretto. Ebbene, una newsletter sta a metà perché una volta inviata è quella e la puoi cambiare solo sul sito che la ospita. È una lezione che tengo e che mi conferma comunque che scrivere e spedire è onere e onore. Dell’errore fatto naturalmente mi scuso con tutti voi lettori.
Calcio femminile in Europa. Recenti statistiche indicano che l'audience della UWCL, la Champions League femminile, è aumentata del 157% dal 2021/22 al 2023/24, con un record di 5,1 milioni di spettatori sintonizzati per la finale della scorsa stagione.
Uefa e i diritti tv. UEFA ha annunciato la fine della storica collaborazione con TEAM Marketing, che dal 1992 ha gestito la vendita dei diritti commerciali della Champions League. Dal 2027 al 2033 il nuovo partner sarà Relevent Sports, un'agenzia con sede a New York, scelta in accordo con l’European Club Association (ECA). TEAM ha garantito ricavi commerciali di almeno 4,4 miliardi di euro a stagione fino al 2027, ma UEFA ed ECA hanno deciso di cambiare strategia, affidandosi a Relevent, sostenuta dal proprietario dei Miami Dolphins, Stephen Ross. Guy-Laurent Epstein di UEFA ha sottolineato la necessità di innovare, mentre il CEO di Relevent, Danny Sillman, ha promesso crescita e sviluppo globale. Il nuovo accordo coprirà Champions League, Europa League, Conference League, Supercoppa e altre competizioni UEFA. UEFA ha motivato la scelta con la visione innovativa di Relevent, che punta a massimizzare il valore per club, sponsor e tifosi.
Outro.
Ancora Gasp
Torno sul mio pezzo di ieri “La fine dell’era Gasperini” perché alcuni di voi mi hanno scritto, con toni critici ma costruttivi, a proposito della mia analisi.
E voglio qui soprattutto rivendicare una cosa che ancora una volta attiene non tanto alla competenza con cui si fa (con cui faccio, meglio dire) una analisi, ma puramente al metodo.
Perché è questo ciò a cui maggiormente tengo e per cui scrivo ogni giorno Fubolitix: non certo per fare sfoggio di competenza calcistica (sono certo che molti di voi guardano più calcio di me e conoscono molto più di me) ma per proporre quello che é un metodo di analisi delle cose sportive.
Metodo che poi spesso mi porta a dire cose originali, non per forza giuste o sbagliate, ma frutto di una mia impostazione e del mio background analitico.
E quindi, tornando all’Atalanta, ricordo bene di aver scritto dopo dieci giornate “Atalanta, se non ora quando?” indicando i bergamaschi come pretendenti di diritto al titolo.
Ma il fatto che poi questo titolo finirà con tutta probabilità altrove, ed il fatto che oggi parlo anche di monte ingaggi per raccontare cosa ancora divide l’Atalanta da uno scudetto possibile, non sposta secondo me di una virgola la validità di quel che dicevo a inizio anno, e che poi evidentemente si sta verificando in forma diversa.
Il fatto stesso che a 9 partite dal termine i bergamaschi siano lì, e che siano in piena corsa per il loro record di punti storico in Serie A, mette la stagione nella giusta luce.
Luce che non é quella di un fallimento, ma di una performance ai massimi livelli storici del club con un personal best alla portata. Aspetti che rappresentano sfumature di sostanza, irrilevanti solo per chi è abituato a leggere i fatti di calcio solo secondo la lente distorcente del vinto/perso.
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni