La sentenza Diarra sarà una Bosman-2?
Per ora hanno vinto soprattutto gli avvocati, che avranno maggior voce in capitolo in fase di trattativa e nelle controversie: di certo le normative sportive non godono di particolare salute
Berlino, 9 ottobre 2024
Anche il capitano del Titanic lo diceva: “Ma no ma no, è solo un rumorino… da niente!” (Giovanni Storti)
Il 4 ottobre scorso una sentenza della Corte di Giustizia europea ha riconosciuto che una parte delle norme FIFA sui trasferimenti violano il principio di libera circolazione dei lavoratori nell’Unione Europea.
Siamo di fronte ad una nuova sentenza Bosman?
Come sempre non pretendo di avere la verità in tasca e provo a fornirvi una chiave di lettura. Cercando di andare oltre la retorica (tanta) della Bosman, che a mio modo di vedere - peraltro - non è mai stata raccontata benissimo in questi anni. O meglio: non in modo completo.
Se volete leggere alcuni articoli abbastanza analitici vi consiglio (tutti in inglese, lo scenario è questo): The Guardian, The Athletic, Inside World Football.
Inizio da un post dell’avvocato Felice Raimondo, sempre molto attento alle dinamiche legali dello sport, che ha così commentato sul suo profilo X:
…come sempre accade leggo interpretazioni fantasiose della sentenza odierna. Non vi è stato alcun "tana libera tutti", cioè non è che d'ora in poi i giocatori potranno stracciare i contratti e fare quello che gli pare.
La CGUE ha detto una cosa diversa, ossia che i regolamenti FIFA, nei casi di interruzioni contrattuali senza giusta causa, non possono impedire A PRIORI il trasferimento del giocatore (nè mediante il mancato rilascio del CIT, nè mediante responsabilità presunte che possano scoraggiare la circolazione del lavoratore).
Questo vuol dire che nei casi di interruzione contrattuale senza giusta causa, il calciatore sarà libero di andare dove vuole.
Ma... la società che perde il giocatore resta libera di far causa sia al giocatore che al club che lo acquista. Ergo, fatti salvi i diritti patrimoniali lesi dalla interruzione contrattuale.
Sarà poi ovviamente compito dei Tribunali della FIFA (e del TAS, nel caso) stabilire le responsabilità e quantificare i danni. Libera circolazione non vuol dire giungla dove ognuno fa quello che vuole senza sopportarne le conseguenze.
Partiamo dai fatti.
L'ex calciatore Lassana Diarra ha vinto una causa contro FIFA e la federazione belga per un contratto risolto senza giusta causa. Dopo un litigio col suo allenatore gli era stato imposto un ribasso salariale (dal suo club il Lokomotiv Mosca). Lui ha rifiutato e se ne è andato.
L’Articolo 17 delle regole FIFA prevede sanzioni per la risoluzione ingiustificata di un contratto e rende il nuovo club "responsabile congiuntamente" per le compensazioni. E la FIFA aveva sentenziato in questo senso. Ma secondo la Corte di Giustizia dell’UE queste norme vanno contro la libera circolazione.
Non entriamo in ulteriori dettagli: significa che con i contratti attuali un giocatore può rescindere il contratto senza essere sottoposto a quella norma. Ma chiaramente continueranno ad essere sottoposti alle clausole contrattuali.
La cosa più sostanziale è che in base a questo passaggio non vi è alcun obbligo legale che chiama in causa una terza parte (il club acquirente). E questa è una cosa sostanziale, che non toglie che tale club si voglia permettere di liberare il giocatore, ma la cosa rimane legata alla propria volontà, senza costrizioni legali appunti.
La sentenza potrebbe permettere a molti giocatori di cercare compensazioni per perdite causate (in passato) da queste regole.
Di certo ora la FIFA dovrà rivedere il suo sistema di trasferimenti con una riforma del sistema dei trasferimenti, che certamente prevederà maggiore libertà per i calciatori.
O per essere più chiari: “maggiore libertà” nella misura in cui pensiamo che passare un obbligo legge ad un obbligo contrattuale significhi avere “maggiore libertà”.
Le compensazioni per la risoluzione dei contratti potrebbero infine essere più basse e meno soggette a discrezionalità.
Le regole attuali scoraggiano i giocatori dal rescindere unilateralmente i contratti. Ma la corte ha evidenziato che - stante il diritto dei club ad una certa “stabilità” della rosa, che preferirei tradurre con “programmabilità” - la carriera dei calciatori è breve e che le regole attuali possono accorciarla ulteriormente.
Vi è senza dubbio il rischio compromettere la stabilità delle rose e rendere meno conveniente investire nei giovani talenti, mentre i piccoli club che dipendono dalle vendite dei giocatori formati si lamentano perché rischiano di perdere entrate cruciali.
La FIFA - come il capitano del Titanic di cui sopra - ha minimizzato l'impatto della sentenza, sostenendo che solo alcuni paragrafi del regolamento sono in discussione. La FIFPRO e altri sindacati chiedono che FIFA inizi un dialogo per una riforma condivisa delle regole.
Se ricordate a inizio anno parlavo di “scenario che nessuno vede” con riferimento ad una imminente necessità di sindacalizzazione dello sport, ovvero - sulla falsariga di quanto accade nello sport americano - di un maggiore ricorso ai contratti collettivi.
Ed infatti è lì che la FIFPRO (sindacato internazionale dei calciatori) vuole andare a parare, ed è lì che inevitabilmente si finisce: alla necessità di un quadro contrattuale più diffuso e definito.
La decisione potrebbe portare a un sistema di negoziati collettivi come nel sistema sportivo nordamericano. Per questo la FIFPRO vede la sentenza come una vittoria per i giocatori, mentre i club temono per la stabilità delle loro squadre.
Ora quindi gli stakeholder del calcio devono trovare un compromesso tra i diritti dei giocatori e le esigenze dei club in un quadro contrattuale esclusivamente tra queste due parti.
Gli agenti (o come dico sopra: gli avvocati) vedono la decisione come una possibilità per migliorare i diritti dei calciatori e renderli più ascoltati. Loro del resto sono i vincitori certi della partita proprio per questo spostamento dell’asse dalle norme (FIFA) ai contratti (di cui gli esperti sono loro stessi).
Io rimango convinto che quando si incassano sconfitte in serie (Superlega, Anversa, Diarra…) sia bene ripensare il sistema alla sua radice pena la sua implosione in seguito alla distruzione pezzo per pezzo.
Inutile continuare a ragionare sull’esistente: non potremo capire veramente l’effetto di questa sentenza fino al giorno in cui non si sarà colmata questa sorta di vuoto normativo creata dalla sentenza.
Del resto non bisogna dimenticare che la Bosman stessa non fu una sentenza che portò poi alla rivoluzione totale possibile.
Piccolo flashback di un fatto caduto nel dimenticatoio…
Quando fu emessa la sentenza Bosman i club dissero che sarebbe stata la fine del mondo, poiché i giocatori avrebbero acquisito tutto il potere, il che significava che non avrebbe avuto più senso mantenere le accademie, dato che i talenti migliori se ne sarebbero andati senza costi, e i tifosi potevano dimenticare di affezionarsi a qualcuno, poiché i giocatori migliori avrebbero cambiato squadra ogni anno.
Ma sei anni dopo Bosman, i club, aiutati dalla FIFA e dall'UEFA, riuscirono a convincere la Commissione Europea che troppa libertà di movimento era dannosa per il calcio e che ciò di cui l'industria aveva davvero bisogno era la “stabilità” contrattuale. E riuscirono a far valere politicamente la loro visione riconoscendo le eccezioni sportive dentro il quadro generale.
A quel punto si passò dal vincolo perpetuo al vincolo contrattuale.
Parentesi: questo peraltro per chi frequenta il mondo dilettantistico ebbe effetti ancor più devastanti: la caduta del vincolo perpetuo portò ad accordi di anni distruggendo, lì si, il valore dei club che non avevano più i cartellini da poter vendere perché a fine anno ogni anno ci sarebbe stato il tana libera per tutti.
A questo principio di stabilità, tra le altre cose, fa riferimento la CGUE nel suo recente pronunciamento.
Il risultato della Bosman fu in sostanza la prima versione del Regolamento FIFA sullo Status e il Trasferimento dei Giocatori (RSTP).
Le autorità lo definirono un compromesso tra la necessità dei club di mantenere un certo controllo sui loro beni più preziosi e il diritto di ogni cittadino dell'UE di lasciare un lavoro e prenderne un altro, ovunque nel mercato unico.
I sindacati lo definirono un’imboscata proprio perché rispetto all’apocalisse prefigurata si facevano passi indietro, ma soprattutto perché la contrattazione collettiva veniva bypassata in nome delle regole introdotte dalla FIFA.
Qui, in sostanza, siamo alle solite: regole federali o regole contrattuali interne alle leghe?
Nel 2006 e 2007 ci furono altri due casi (il primo su iniziativa di un difensore scozzese, Andy Webster, il secondo di un ex Serie A, Francelino Matuzalem) che fecero chiamare nuovamente in causa Bosman. Ma qui il risarcimento venne stabilito in base a stipendi rimanenti e quota del cartellino non ammortizzata.
Sostanzialmente quello che è accaduto dopo la Bosman è che i club difendendo i vincoli contrattuali (a tempo, non più perpetui) hanno anche difeso il valore patrimoniale dei cartellini.
Oggi a fronte del caso Diarra è questo valore patrimoniale ad essere nuovamente in pericolo. Il nuovo pronunciamento infatti cita la necessaria stabilità dei club (che non esisteva nel 1995) ma al contempo chiama in causa la legittimità dei parametri.
E soprattutto slega del tutto i club potenziali acquirenti. Ora, passi per un trentenne stagionato, ma che succede quando si parla di un giovane Under 21?
Tutti sappiamo per definizione (tranne quelli che giudicano i 20enni dopo 2 settimane perché “sono stati pagati tanto”) che di un prospetto si paga il potenziale che si crede potrà emergere entro 2-3 stagioni, finendo quindi per aumentare la sua utilità marginale quando l’ammortamento residuo si abbasserà.
Per fare un esempio: tutta la strategia del Manchester City si basa su questo calcolo di prospettiva, ne parla Ferran Soriano in “Il pallone non entra mai per caso”.
Questa cosa quindi sposta totalmente gli equilibri contrattuali indebolendo i club di formazione.
Io personalmente vedo solo una via d’uscita ed è quella del superamento del valore patrimoniale e l’introduzione massiccia contratti collettivi.
Ma quest’ultimo istituto funziona in un mondo (quello del professionismo americano) in cui al contratto collettivo ci sono ferree regole di lega che prevedono tra le altre cose: le rose bloccate, i draft, il salary cap e la ferrea divisione tra l’attività giovanile e quella professionistica.
Ed in cui i settori giovanili (college e università) non sono affatto morti, tutt’altro.
Su questo tema vi preannuncio che sto cercando di organizzare un’intervista con un esperto di sport collegiali e professionistici americani per un approfondimento esclusivo.
È del tutto ovvio che se togliete elementi ad un impianto funzionante, questo il giorno dopo avrà dei problemi.
E qui nasce l’evidente necessità di raggiungere un nuovo equilibrio armonico, tra chi vi spiega che è solo “un rumorino” e chi invece immagina un nuovo scenario competitivo.
Non è escluso che anche questa volta si arrivi ad un piccolo ritocco di make up, ma ad ogni sentenza l’impressione che l’intero impianto vada rivisto è crescente.
Teniamo le antenne alte. Se inoltre volete aggiungere argomenti alla complessità di questa materia, ben sapendo che giocoforza il mio post non può essere esaustivo, vi invito a farlo nei commenti.
Note a margine.
Record MLS. Il campionato americano ha battuto il precedente record di affluenza totale allo stadio superando gli 11 milioni di spettatori totali con 16 partite ancora da giocare. La Lega americana ha contato 23.240 presenze a partita per match sugli spalti. In base ai dati storici dovrebbe essere la settima lega al mondo per presenze medie allo stadio dopo le Big 5 europee (la Francia è sesta) e la 2. Bundesliga.
Governo sugli Ultras. Il governo italiano, con i ministri Abodi e Piantedosi, ha annunciato un piano per combattere la violenza nel calcio. È stato istituito un gruppo di lavoro che coinvolgerà FIGC e le Leghe, per sviluppare nuove misure legislative e tecnologiche. L’obiettivo è garantire maggiore sicurezza e rispetto delle regole sia a livello sportivo che sociale, riconoscendo il calcio come parte integrante della società che necessita di protezione da fenomeni di violenza e criminalità. Chiedo: ma voi ricordate un’iniziativa del genere che venga presa in un momento tranquillo e non in seguito ad una emergenza? Non è un dettaglio, è il dramma di un Paese in cui hai l’impressione che l’agenda di Governo la dettino le prime pagine dei giornali, e che le prime pagine dei giornali le scrivano le procure.
Piano Marshall. Ci mancava solo George Marshall, il segretario di stato Statunitense che fece un piano post bellico per l’Italia. Prendiamo nota, la Lega Calcio - per bocca del presidente Lorenzo Casini - ha chiamato in causa il secondo dopoguerra: “Serve un piano Marshall per gli stadi italiani. Il tema delle infrastrutture non è solo del calcio, c’è una situazione in Italia disarmante sulle condizioni degli impianti sportivi”. Bene il tema. Attendiamo lo svolgimento, sperando che i manager non si fermino a questo vezzo degli slogan un tanto al chilo, già stucchevole quando ostentato dai politici. Perché poi magari i contenuti sono anche buoni, ma il metodo comunicativo li svilisce.
Outro.
Ha vinto il City.
Il Manchester City ha confermato la vittoria contro la Premier League - pubblicando anche le 164 pagine del giudizio - per quanto riguarda il filone sponsor che la vede opposta alla lega inglese.
Ne avevo parlato qualche giorno fa qui sopra, dopo che in precedenza avevo sollevato alcuni dubbi su come la questione (per l’ennesima volta quando si tratta del City) veniva trattata dalla stampa, e il 18 settembre scorso scrivevo un post dal titolo “Manchester City: non uno ma due processi. E un incredibile precedente”, in cui tra le altre cose sottolineavo:
…nelle prossime settimane, ovvero prima di questa sentenza, potrebbe arrivare un colpo di scena.
La questione non è secondaria e non mi capacito di come in tanti non la stiano minimamente menzionando.
Si tratta di un successo che precede la sentenza in arrivo in primavera sulle 115 violazioni contestate al club in materia di Fair play finanziario interno alla lega inglese.
Ed ovviamente anche in questo caso la Premier League ci ha tenuto a farci sapere che è solo un rumorino.
La Premier League accoglie con favore le conclusioni del Tribunale, che ha approvato gli obiettivi generali, il quadro e il processo decisionale del sistema APT.
Il Tribunale, tuttavia, ha individuato un piccolo numero di elementi discreti delle Regole che non sono, nella loro forma attuale, conformi ai requisiti di concorrenza e di diritto pubblico. A questi elementi potranno rimedio in modo rapido ed efficace la Lega e i club.
Praticamente abbiamo un padre accusato di picchiare il figlio che si giustifica dicendo: il tribunale ha riconosciuto il mio diritto ad educare, solo che ha eccepito sui metodi.
Tutto bene insomma.
Anche per oggi è tutto! A presto.
Giovanni
Non sono in salute perchè, non ci sono le condizioni geopolitiche perchè in tempi brevi , ci sia la possibilità di una soluzione politica , definitiva
Grande Giovanni! Ti ho conosciuto su Juventibus ed ora non posso iniziare la giornata senza leggere la tua interessantissima newsletter, dove tratti lo sport con un punto di vista totalmente imparziale e alternativo! Grazie!