Il progetto Juve è sulla strada giusta?
Con Alberto Medici analizziamo gli ultimi bilanci del club bianconero per capire quali possono essere le criticità economico finanziarie e strategiche del club bianconero.
Padova, 13 febbraio 2025
Qualche settimana fa ho chiesto ad Alberto Medici, consulente finanziario ed esperto in materia bilancistica, con cui collaboro dai tempi in cui ero coordinatore editoriale di Calcio e Finanza, di fornirmi una analisi esaustiva dei bilanci Juve di quest’anno, cercando di capirne la strategia e le prospettive.
Vi offro qui il risultato di giorni di confronto e approfondimenti. Vista la lunghezza del pezzo per oggi saltiamo le note a margine. Potete leggere anche solo la parte in grassetto (fino alle Conclusioni) senza perdere il senso dell’intera documentata analisi.
di Alberto Medici
La recente crisi di prestazioni e risultati della Juventus può essere considerata come il terminale di una più profonda ed endemica difficoltà che nasce da alcune decisioni extra-campo e da una struttura societaria e di management profondamente distante da quella che aveva garantito I successi nel decennio 2010-2020.
Proviamo a farci un’idea più approndita sui conti e sulle strategie.
Partiamo dall’analisi dell’ultimo bilancio disponibile, quello al 30/06/2024:
L’esercizio 2023/2024 chiude con una perdita consolidata di € 199,2 milioni, in peggioramento di € 75,5 milioni rispetto alla perdita di € 123,7 milioni consuntivata nell’esercizio precedente.
Potete ora saltare questa parte in corsivo se volete andare diretti all’analisi strategica.
Possiamo spiegare il risultato come segue:
minori ricavi e proventi per complessivi -113,1 milioni, di cui:
-57,4 milioni per minori ricavi da diritti audiovisivi e proventi media (tale voce include circa € -64,6 milioni relativi ai minori ricavi derivanti dalla mancata partecipazione alle competizioni UEFA);
-36,0 milioni per minori proventi da gestione diritti calciatori (le c.d. “plusvalenze” e/ prestiti);
-19,7 milioni complessivi per minori ricavi netti da gare, sponsorizzazioni, vendite di prodotti e altri;
costi operativi e ammortamenti e accantonamenti netti - seppur penalizzati da maggiori oneri non ricorrenti rispetto a quelli dell’esercizio precedente (35,9 milioni rispetto a 22,2 milioni) – in riduzione per 37 milioni complessivi, grazie ai positivi effetti delle azioni di razionalizzazione costi attuate sia nell’esercizio appena concluso che in quelli precedenti.
Le operazioni perfezionate nella Campagna Trasferimenti 2023/2024 hanno comportato complessivamente un aumento del capitale investito di 90,1 milioni, derivante da acquisizioni e incrementi per 99,5 milioni e cessioni per 9,4 milioni (valore contabile netto dei diritti ceduti).
Douglas Luiz (48,7 milioni) – uno dei fiori all’occhiello della campagna acquisti per la stagione 2024/2025 – è già conteggiato all’interno di tale bilancio di esercizio, mentre le operazioni in “concambio” (definite come separate dai revisori e quindi non contabilizzate come permute e disguinte a livello di scritture), cioè Barrenechea e Iling JR, vengono inserite nel 2024/2025 (prezzo di cessione 21 milioni, valore netto contabile dei diritti ceduti 3,5 milioni e plusvalenza 17,5 milioni).
Weah (11,7 milioni), Djalo (5,1 milioni) e Facundo Gonzalez (1,9 milioni) sono gli unici acquisti senior della stagione, mentre € 32,0 milioni (principalmente bonus, oneri per rinnovi e operazioni minori) rappresentano il resto del capitale investito.
L’effetto finanziario netto complessivo, inclusi gli oneri accessori nonché gli oneri e i proventi finanziari impliciti sugli incassi e pagamenti dilazionati, è negativo per € 43,7 milioni. Considerando la registrazione di Douglas Luiz “in coda” al bilancio, come evincibile dal prospetto pubblicato in nota integrativa, nella stagione 2023/2024 l’effetto finanziario netto di periodo è stato positivo per € 308 mila, scaricando sugli esercizi futuri (soprattutto 2024/2025, negativo per € 20,9 milioni di cassa) il peso di tale acquisizione.
Le plusvalenze sono state pari a 22,4 milioni, con Iling JR e Barrenechea rinviati all’esercizio corrente (effetto positivo posticipato per 17,5 milioni).
Infine una nota sui rinnovi contrattuali, che hanno comportato € 12 milioni di minori ammortamenti:
Manuel Locatelli (fino al 30 giugno 2028),
Luca Pellegrini (fino al 30 giugno 2026),
Melo Arthur Enrique Ramos de Oliveira (fino al 30 giugno 2026)
Bremer Gleison Silva Nascimento (fino al 30 giugno 2028)
Lo stato dell’arte
La stagione 2023/24 ha segnato una perdita vicina a 200 milioni di euro spiegata, almeno per una buona metà, della mancata partecipazione alla Champions League e dalle minori plusvalenze legate a cessioni.
In quella stagione non sono stati fatti investimenti di rilievo (a esclusione di Douglas Luiz, inserito per mere ragioni contabili, ma con effetti tecnici ovviamente riferibili solo al 24/25) ed è stato avviato un processo di razionalizzazione dei costi della rosa per ricondurre la gestione economica sotto un alveo di sostenibilità.
Nel 23/24 è stato quindi avviato un processo di razionalizzazione della struttura dei costi, propedeutica all’avvio di una nuova progettualità in area sport.
A livello finanziario la Società
ha completato il rimborso del Prestito Obbligazionario emesso nel 2019 pari a 175 milioni di euro più 5,9 milioni di euro di interessi, mediante l’utilizzo di risorse finanziarie rivenienti da linee bancarie derivanti da linee a medio-lungo termine di factoring che prevedono la cessione pro-solvendo di crediti futuri relativi a diritti audiovisivi;
parallelamente è stato deliberato un aumento di capitale pari a € 200 milioni per dotare la società delle risorse finanziarie a proseguire il suo percorso di crescita (a partire dal 24/25).
Il “rinnovo del progetto”.
Andiamo ora al paragrafo “fatti di rilievo avvenuti dopo il 30 giugno 2024” inserito nel bilancio 23/24.
Focalizziamo l’attenzione sulle scelte in area sport:
Investimenti:
Le operazioni del mercato estivo 2024/2025 hanno comportato complessivamente un aumento del capitale investito di 118,7 milioni di euro, derivante da acquisizioni e incrementi per 150,2 milioni di euro e cessioni per 31,5 milioni di euro (valore contabile netto dei diritti ceduti).
Ai 150,2 milioni di euro andrebbe sommato Douglas Luiz (48,7) se volessimo tenere conto della “competenza sportiva”, alleggerendo pertanto la voce “aumento del capiatale investito netto” (90,1) del precedente esercizio. Parliamo dunque – astrattamente e per ipotesi – di investimenti per la stagione corrente di 198,9 milioni e di 50,8 milioni nella precedente.
Durante la sessione invernale sono stati aggiunti Alberto Costa (€ 13,8 milioni comprensivi di oneri, ma bonus di € 2,5 milioni esclusi) e Martin Kelly (€ 21 milioni, sempre comprensivi di oneri, ma bonus di € 6,5 milioni esclusi)
Gli investimenti pertanto crescono a € 233,7 milioni.
Cessioni:
Parallelamente sono stati ceduti Danilo (con una risoluzione consensuale), Arthur in prestito (con una fee pari a 0,9 milioni) e Fagioli, sempre in prestito, per una fee di 2,7 milioni, ma con diritto e/o obbligo di riscatto fissato a 13,5 milioni: il risparmio generato è l’inferiore costo del fattore lavoro a cui, probabilmente, dovrà essere aggiunta una plusvalenza su Fagioli pari a circa 16 milioni (l’elevato costo del prestito lascia supporre un “facile” obbligo).
Gli oneri netti derivanti da operazioni temporanee sono pari a 10,4 milioni, ma destinati ad aumentare per le operazioni di Kolo Muani (3,6 milioni) e Renato Veiga (4 milioni): tradotto, 18 milioni di prestiti.
Le plusvalenze nette generate dalle cessioni ammontano a 63,2 milioni, di cui vi è un opinabile passaggio nella relazione sulla gestione: “al riguardo si evidenzia che, già al termine della Prima Fase della Campagna Trasferimenti 2024/2025, la Società ha consuntivato proventi significativamente superiori a quelli realizzati nell’intera stagione precedente”, senza sollevare un caso sulle summenzionate operazioni in uscita di Iling JR (11,8 milioni) e Barrenechea (5,6 milioni), per un totale di 17,5 milioni di plusvalenze (il cui trascinamento, in buona sostanza, riequilibrerebbe il delta tra stagione passata e stagione corrente).
Qui vi è un dato che salta all’occhio, sempre in ambito plusvalenze, ed è l’età media dei giocatori ceduti che, fatta eccezione per Chiesa (1997) che ha profonde motivazioni, sono tutti nati dopo il 2000. Storicamente la Juventus ha ceduto calciatori giovani, soprattutto qualora le offerte fossero rilevanti e/o irrinunciabili (ad esempio Pogba), ma in questo caso, dal confronto tra acquisti e cessioni, vi è un evidente squilibrio anagrafico a favore degli acquisiti.
Nessuno sta affermando che i giovani siano incedibili, ma in una fase di ristrutturazione e di nuovo progetto alcune rinunce (come Hujsen, 2006, ceduto per 13,5 milioni), soprattutto in un reparto dove la squadra è in sofferenza da ottobre, pare quantomento opinabile.
L’unica potenziale cessione a titolo definitivo, Fagioli (2001), ne è la conferma.
Viceversa sono stati acquisiti Kelly (1998) e Costa (2003).
L’effetto finanziario netto complessivo della campagna trasferimenti estiva, inclusi gli oneri accessori nonché gli oneri e i proventi finanziari impliciti sugli incassi e pagamenti dilazionati, è negativo ed è pari a € 65,9 milioni, dilazionato in esercizi.
Di questi, 30,1 milioni sono cash-out nella stagione attuale a cui vanno aggiunti gli 20,9 milioni “trascinati” dalla scorsa stagione e le ultime operazioni legate a giocatori presi in prestito quali Kolo Muani e Renato Veiga (ulteriori 7,6 milioni), nonchè Costa (1,75 milioni) e Kelly (3,5 milioni), ma dedotte di Fagioli (0,65 miilioni) e Arthur (0,9 milioni) per un peso complessivo in termini di cash-out, di competenza, pari a 62,3 milioni.
Due dati sono da analizzare con attenzione:
L’elevato ricorso alle operazioni in prestito: 18 milioni che, seppur nel caso di Kalulu finalizzate a un acquisto a titolo definitivo favorevole per un complessivo valore di 17 milioni (3 milioni di prestito e 14 milioni di riscatto obbligatorio) più eventuali 3,3 milioni di bonus, costituiscono puro cash burning da un lato (seppur meno oneroso, nel breve periodo, che investire in acquisizioni a titolo definitivo come impegno di cassa) e non patrimonializzano la società dall’altro, risultando finanche controintuitivamente correlate alla definizione stessa di “progetto sportivo”.
L’investimento della quasi totalità del budget trasferimenti su 4 giocatori: Koopmeiners (1998), Nico Gonzalez (1998), Douglas Luiz (1998) e Di Gregorio (1997), per un totale di 150 milioni di capitale investito (e relativo impegno finanziario dilazionato nelle prossime stagioni) combinato 2023/2024 e 2024/2025. A cui si aggiungono 21 milioni per Kelly (1998), per un totale complessivo che sfonda il muro dei 170 milioni.
Attenzione soprattutto a quest’ultimo punto.
Due principali motivazioni vanno considerate.
1. Analisi economico finanziaria.
L’analisi del piano economico finanziario, non è legata alle performances dei giocatori (o alcuni dei) in questione, ma bensì al costo-opportunità legato a un determinato tipo di scelte riguardo a dei profili di investimento.
Nello specifico, dei calciatori di 26-27 anni avranno sottoscritto un contratto con la società della durata di 4-5 stagioni (anche per spalmare il grande ammortamento che il costo del loro cartellino si trascina).
Questo assunto ha come effetto che il valore di mercato del calciatore stesso al momento della fine del contratto (o di sue successive estensioni) sarà pari o prossimo allo zero: pertanto i 150 milioni di capitale investito produrranno “reddito” (ossia calciatori nel pieno della carriera) solo per un periodo limitato e difficilmente si potranno scambiare o vendere (a un prezzo pari o superiori) giocatori di 30 e più anni. In linea generale, questo tipo di operazioni “bruciano” le casse societarie perchè costringono il club a investire nuovamente denaro fresco con un ciclo molto più breve rispetto a puntare su differenti profili.
Emblematico è il caso di Dusan Vlahovic: quel che è finanziariamente fuori controllo è lo stipendio del serbo (12 milioni a stagione), ma dal punto di vista dell’investimento, nonostante un prezzo di acquisto estremamente elevato, l’operazione ha un senso logico.
Vlahovic fu pagato 85,7 milioni nel gennaio del 2022 e, da quel momento ha totalizzato un totale di 53 gol in maglia Juventus (media tra I 15 e I 20 gol a stagione). Probabilmente il rendimento è stato sotto le attese, specialmente per l’inizio promettente e per il price-tag del suo cartellino nonchè lo stipendio più alto della Serie A, ma se analizziamo tale operazione finanziariamente, ponendo che tra gennaio e giugno (purtroppo anche la scadenza del contratto nel 2026 non gioca a favore dell’esempio) un club come l'Arsenal o una squadra alla ricerca di un centravanti decida di investire su Vlahovic, la Juventus andrebbe a incassare circa 40-50 milioni, il che vorrebbe dire un assorbimento di cassa nel periodo in rosa, pari a meno di 10 milioni a stagione.
Quale altro prospetto in Europa, a 22 anni, sarebbe costato meno? E quale altro giocatore avrebbe un rapporto rendimento-investimento migliore? Probabilmente il solo Haaland, il cui contratto è però doppio rispetto a quello di Vlahovic. I vari Ramos, Nunez, Kolo Muani, Havertz, Marmoush, Zirkzee, Hojlund etc. non hanno un combinato-disposto tanto differente e/o migliore.
In sostanza: un giocatore più giovane (22-24 anni) sconta un prezzo più alto per fattori di mercato, ma avendo un orizzonte di carriera più lungo garantisce maggiore flessibilità in tema di rinnovo contrattuale (per allungare e “spalmare” l’esborso iniziale su più stagioni sportive) oppure permette alla società di avere un asset che, nel caso, può essere rivenduto o scambiato perchè ancora “di valore” alla fine del “ciclo produttivo”.
Non possono essere paragonati cicli sportivi differenti in quanto le operazioni vanno anche, appunto, contestualizzate rispetto al periodo storico di riferimento, ma le operazioni del recente passato bianconero (quali Higuain € 94 milioni, 29enne, Cristiano Ronaldo € 117 milioni, 33enne, o anche il solo Douglas Costa € 46 milioni, 28enne) hanno impattato in modo negativo sulle casse bianconere perchè, al netto del valore espresso sul campo, hanno “distrutto finanza” che, non può non essere a disposizione del club per onorare le proprie pendenze: da questo punto di vista si è reso necessario accendere un bond, effettuare diversi aumenti di capitale etc. Anche l’esagerato costo del fattore lavoro, ora accuratamente riportato entro una soglia di sostenibilità, e l’arrivo della pandemia hanno contributo ad acuire il problema, questo è indubbio, ma la criticità del modello in ogni caso rimane.
Questo non vuol dire che debba essere snaturata la natura stessa della Juventus, che storicamente è una squadra “assorbitrice” e non “generatrice” di plusvalenze finanziarie (ossia non si finanzia col mercato come altri club), non contabili in questo caso, perchè ha come obiettivo quello di poter competere per vincere in ogni trofeo a cui partecipa.
Da uno studio che avevo effettuato nel 2022, avente a perimetro i trasferimenti della decade 2012-2022 dei top-15 club europei, emerge chiaramente che:
normalizzando i valori in base-100 (per tener conto dei differenti livelli di spesa, ad esempio tra Bayern Monaco e Borussia Dortmund) al fine di verificare e approfondire il tema rispetto al “modello di investimento” più che la singola operazione:
club quali Real Madrid (1), Bayern Monaco (2) e Tottenham (3) sono quelli che prediligono investire in calciatori di età inferiore a 24 anni con un investimento pari al 79,3%, 69,1% e 60,6% rispettivamente;
la Juventus, complice gli investimenti di Higuain, Ronaldo e Douglas costa è 12esima con il 53,6% mentre di fatto è la terzultima a “esaurire” la finestra di investimento avendo acquisito, nel decennio, un 33enne (Man United e Inter addirittura un 35enne o oltre);
peggiore è invece il dato (15esima e ultima) se ci spostiamo al target dei 27 anni: qui la Juventus ha allocato, storicamente, “solo” il 67,5% del proprio budget;
club come Liverpool (95,9%) e Manchester City (92,7%) – cioè le due società che hanno dominato l’ultima decade di calcio inglese e non solo – hanno praticamente aggiunto solo piccole operazioni di contorno oltre quella “soglia critica”.
In quegli anni la Juventus è stata molto brava a muoversi sul mercato dei parametri zero: calciatori come Pirlo, Llorente e Khedira sono arrivati senza investire sul mercato e hanno avuto un ottimo rendimento (ma per un periodo limitato). Barzagli e Tevez, al contempo, per delle fee irrisorie, pur essendo anagraficamente avanti con gli anni hanno garantito delle performance top-class.
Quello che il modello vuole analizzare è appunto, essendo un modello, la replicabilità della strategia e la conservazione di valore, sportivo e finanziario, oltre un orizzonte temporale di 3-5 anni, perchè maggiore è la mitigazione del rischio finanziario (es. Vlahovic) oppure sportivo (es. Khedira era spesso infortunato e mancava nelle partite chiave o per lunghi tratti della stagione) legato alla scelta.
2. Analisi strutturale di modello
La seconda ragione possiamo chiamarla strutturale di modello: nel libro "Il pallone non entra mai per caso", Ferran Soriano - l’amministratore delegato che con Txiki Begiristain e Pep Guardiola ha creato il Manchester City come lo abbiamo conosciuto in questi anni - introduce una tabella che descrive come suddividere la rosa di una squadra di calcio in base a ruoli e categorie di giocatori, per bilanciare esperienza, talento e costi.
La tabella suggerisce una divisione ideale in tre gruppi:
Campioni affermati: Giocatori di alto livello con esperienza consolidata, in grado di fornire prestazioni immediate e guidare la squadra.
Giovani promesse: Talenti emergenti, con un grande potenziale di crescita, che possono diventare i campioni del futuro.
Giocatori affidabili: Atleti con buone capacità, che non sono stelle ma garantiscono solidità e continuità.
L'equilibrio ideale suggerito da Soriano potrebbe essere rappresentato così:
Campioni affermati 4-5 Esperienza, leadership, qualità immediata
Giocatori affidabili 7-8 Solidità, flessibilità, costi gestibili
Giovani promesse 4-5 Potenziale, crescita futura, costi contenuti
Questa suddivisione è pensata per ottimizzare il rendimento sportivo e il controllo economico della rosa, creando una squadra equilibrata sia sul campo che nei conti. In questo senso si può raffinare come segue:
(salary in % al totale del budget allocato dalla società, da intendersi fisso+bonus, con il fisso che rappresenta il 60% del totale e il bonus interamente erogato)
Per contestualizzare l’annata di riferimento dell’esempio di Ferran, l’attaccante di 18 anni fascia C era Lionel Messi.
A livello metodologico Soriano considera, per semplicità, solamente gli stipendi, ma in termini aggregati possono essere inseriti anche il valore del trasferimento e quello legato ad oneri accessori (es. procuratori). Tra l’altro valore più facilmente confrontabile sul mercato, incrociando “costo del fattore lavoro aggregato” (sia in logica economica che finanziaria) con le prestazioni, come un vero “Money League”.
L’età media è oggettivamente elevata, ma vent’anni fa (cioè 2006/2007) il livello di managerializzazione e competenze non era quello attuale. Nel suo secondo periodo da CEO, al Manchester City, Ferran Soriano ha notevolmente abbassato questo dato.
Complessivamente viene investito il 49,43% in giocatori di fascia A (star players) su sei giocatori chiave (8,23% cadauno).
Un ulteriore 37,68% viene allocato su giocatori di fascia B (titolari affidabili) su nove giocatori (4,18% cadauno) e il restante 12,89% su giocatori di fascia C (turnover e giovani) per 1,84% cadauno (sette giocatori).
Allo stesso modo il 35,77% è investito in portieri e difensori (di cui due soli star player contribuiscono per il 13,78%), il 26,74% è allocato nei centrocampisti (di cui uno, Deco, contribuisce per l’8,10%) e il restante 38,08% negli attaccanti, di cui il 27,55% per le tre star della squadra.
Replicando questo esercizio con la rosa attuale della Juventus la matrice abbia presenta delle aree “grigie” e/o viceversa l’allocazione di un determinato giocatore in un box non segua Il reale valore.
Considerazioni.
Alcune valutazioni.
In un momento di rebuilding, la leva dei prestiti è stata utilizzata in modo eccessivo distraendo risorse finanziarie: pur vero che Kalulu (obbligo) e Conceicao (diritto) sono di fatto acconti (reali o potenziali) di transazioni future, ma considerando una non finalizzazione delle operazioni con il Porto per lo stesso Conceicao, Kolo Muani e Renato Veiga (certi) parliamo di 15 milioni di prestiti: troppi per il mercato della Juventus.
Il modello e la magnitudo delle operazioni di investimento, portano ad una valutazione errata del “combinato-disposto” tra profilo anagrafico, stato del progetto ed equilibrio della rosa (ved. Ferran Soriano):
La Juventus è andata su profili di giocatori di 26-27 anni, che scontano, come detto, un tema di carattere finanziario e cioè assorbono cassa:
poco si sincronizzano con lo stato attuale del progetto, in quanto si è parlato di un progetto triennale che quindi sconta un tema di crescita, ma alla fine del periodo vedrà questi giocatori “guida/affermati” aver superato (o quasi) i trent’anni, obbligando de facto a investire nuova cassa e “rimettere mano” al progetto,
le valutazioni effettuate in area tecnica sul profilo dei giocatori “guida/affermati” evidenziano qualche criticità perchè, de-facto, di calciatori affermati veramente la Juventus non ne ha acquistati; certo, Koopmeiners ha vinto da leader l’Europa League con l’Atalanta o Nico Gonzalez ha 26 presenze da titolare con la nazionale argentina (oltre a due finali di Conference League con la Fiorentina), però il peso della maglia della Juventus è da considerare.
In ultimo, ma è una valutazione squisitamente tecnica, la scelta dell’allenatore.
Sempre utilizzando il modello di Ferran Soriano, riporto la checklist utilizzata per la scelta, poi rivelatasi vincente, di Pep Guardiola come allenatore della prima squadra del Barcelona nel 2008/2009.
Non commenterò una scelta tecnica, ma mi limiterò a dire che su alcuni punti avrei “approfondito maggiormente”:
Identità di gioco: L'allenatore doveva condividere e promuovere la filosofia del gioco offensivo e spettacolare del Barcellona, basato sul possesso palla, il pressing alto e la creatività. Guardiola incarnava perfettamente questa visione, essendo cresciuto nella "cantera" del club e avendo giocato sotto Johan Cruyff, che aveva definito lo stile del Barça.
Conoscenza del club: Era importante che l'allenatore comprendesse la cultura, i valori e le dinamiche interne del Barcellona. Guardiola, avendo una lunga storia con il club, aveva un'intima conoscenza di ciò che significava essere parte del Barça, mentre Mourinho, pur essendo stato assistente di Bobby Robson al Barça, era visto come un outsider.
Adattabilità e lavoro con i giovani: L'allenatore doveva valorizzare i giovani talenti della Masia, l'accademia giovanile del Barcellona, integrandoli nella prima squadra. Guardiola aveva già dimostrato di saper lavorare con i giovani nella squadra B del Barcellona, mentre Mourinho tendeva a preferire giocatori affermati.
Leadership e personalità: Il Barcellona cercava un leader che fosse umile, collaborativo e capace di ispirare i giocatori, piuttosto che dominare con una forte personalità. Guardiola aveva un approccio calmo e riflessivo, mentre Mourinho era noto per il suo stile provocatorio e talvolta divisivo.
Progetto a lungo termine: Il club voleva un allenatore che costruisse un progetto sostenibile, non solo per vincere subito ma per creare una base solida per il futuro. Guardiola rappresentava una scelta coerente con questa visione, mentre Mourinho era percepito come più orientato ai risultati immediati.
Compatibilità con l'ambiente: Era fondamentale che l'allenatore fosse in grado di gestire la pressione mediatica e le aspettative altissime del Barcellona senza compromettere l'armonia del gruppo. Guardiola si adattava meglio a questo contesto, mentre Mourinho, con il suo stile conflittuale, poteva creare tensioni.
Evoluzione della gestione.
La relazione sulla gestione afferma che
alla data attuale - nel presupposto di performance sportive in linea con quelle previste a Piano e in assenza di eventi non ricorrenti - sia il risultato che il cash-flow operativi dell’esercizio 2024/2025 sono previsti nel range del break-even, in miglioramento rilevante (…). Tale atteso miglioramento deriva peraltro non solo dal venir meno dei sopra citati effetti negativi - non ordinari - sui ricavi e sui costi, ma anche dal crescente impatto positivo derivante dalle incisive azioni di razionalizzazione strutturale dei costi attuate sia nell’esercizio
assunto confermato anche in seguito
il Consiglio di Amministrazione del 27 settembre 2024 ha esaminato l’aggiornamento delle stime di andamento economico, patrimoniale e finanziario sia per l’esercizio in corso che per i successivi due esercizi del Piano (predisposto ad ottobre 2023); tale aggiornamento non ha evidenziato, alla data attuale, significative variazioni rispetto alle stime di tale Piano. Si segnala infine che il Piano - sulla base delle assunzioni ivi contenute, incluse quelle relative alle performance sportive - prevede un progressivo miglioramento dell’andamento economico e finanziario nell’arco del periodo del Piano stesso, con raggiungimento di risultato netto e cash-flow positivi nell’esercizio 2026/2027.
Nel dettaglio quest’anno il conto economico e il cash-flow operativo (quindi senza l’investimento in calciatori e/o altri asset per intenderci) saranno nel range del break-even, quindi portati a pareggio.
Ciò implica che:
per il conto economico il miglioramento possa essere nell’intorno dei 175 milioni (dato dell’esercizio 2023/2024), che con un’accettazione del 20% sul “range di break-even” porterebbe il risultato netto nell’intorno di una perdita contenuta sui 30-40 milioni di euro (miglioramento netto di 130 milioni),
per il rendiconto finanziario significherebbe azzerare il corrente cash burning del cash flow operativo (negativo per 50 milioni).
Realisticamente il pareggio di bilancio operativo è di più difficile attuazione anche perchè, considerando il beneficio legato al ritorno in Champions e al nuovo contratto di vendita dei diritti tv (+20% rispetto al precedente, come riportato in nota integrativa):
l’incremento netto rispetto allo scorso esercizio è pari a 80-90 milioni, mentre i ricavi legati alla Serie A saranno in leggera discesa (-3%, per ipotesi invariato);
tornerebbero a salire I ricavi legati al matchday in virtù delle maggiori partite, cinque almeno, con un ricavo che possiamo stimare in 20-25 milioni;
le plusvalenze, come già detto, sono di 40 milioni superiori a quelle della stagione 2023/2024.
Aggregando il tutto il fatturato 2024/2025 dei bianconeri potrebbe essere di € 150 milioni superiore.
A questo potrebbe essere aggiunto un ulteriore introito legato al mondiale per club da disputarsi nell’estate del 2025: le prime stime indicano in 30 milioni, da capire se tale cifra verrà confermata e se non venga poi ripartita pro-quota (ovvero su due anni diversi). Ipotizziamola di intera competenza.
Quel che, purtroppo per il club verrà a mancare, sarà il contributo del main sponsor Jeep per 45 milioni.
Anche ipotizzando una struttura dei costi invariata (stessi opex e stesso costo del fattore lavoro), il costo legato ai prestiti sarà peggiorativo per 15 milioni e, in virtù dei circa 200 milioni investiti in diritti pluriennali dei calciatori, anche gli ammortamenti saranno più onerosi per almeno 30-40 milioni.
Contrapponendo maggiori ricavi e maggiori costi, l’effetto finale sul reddito operativo potrebbe essere positivo per 80-100 milioni, il che consentirebbe una notevole riduzione della perdita, ma non porterebbe il club a raggiungere il risultato di break-even dichiarato nella relazione sulla gestione.
Gli elementi discriminanti di un risultato maggiormente positivo e allineato potrebbero essere:
la firma di un nuovo main sponsor,
il percorso europeo,
il valore effettivo del mondiale per club,
nuove eventuali plusvalenze (Cambiaso e/o Vlahovic e/o altro).
Outro.
Ancora sull’identità.
Dell’Imoco Prosecco Doc Conegliano ho già parlato in “Identità e promozione” poco dopo la vittoria del Mondiale per club da parte della società, e sono tornato sull’argomento in questi giorni sulle colonne de La Tribuna di Treviso (e su ilNordEst.it) per provare a spiegare come nello sport dei campanili il club abbia saputo sempre di più creare una fan base che va oltre il comune, cosa che raramente capita.
La stessa storia la trovate, se avete piacere, anche in inglese su Volleyball Stories, la mia newsletter di cose pallavolistiche.
Qui aggiungo un paio di informazioni per chi non fosse così dentro le questioni pallavolistiche.
Con Zhu e Seki l’Imoco ha guardato al Far East, e poi con Gabi al Sudamerica, mercati interessanti per il main sponsor Prosecco Doc.
Nel frattempo sono arrivati gli investimenti infrastrutturali:
di fianco al Palaverde che non è di proprietà ma in affitto da VerdeSport-Benetton (lo dico per supportare ulteriormente l’opinione, mia, secondo cui la proprietà degli impianti non è un dogma, anzi) è stato realizzato l'Imoco Center, con campi di padel, ristorante, centro fisioterapico, boutique;
un secondo verrà realizzato a Montebelluna;
vi è poi l'Imoco-Lab a San Vendemiano con gli studi medici;
e l'Imoco Village: palazzine costruite a San Pietro di Feletto (appena fuori Conegliano) dove le giocatrici e lo staff vivono insieme.
E ovviamente ci sono disponibilità finanziarie: finchè il Prosecco tira, il loro business è inattaccabile.
Insomma, si può fare sport sul serio anche in Italia. Checché se ne dica.
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni
Analisi clamorosamente dettagliata! Se ne leggessero di più! Parlando di quisquilie non capisco come mai vi stiate scandalizzando per la cessione di Hujsen. Innanzitutto faceva la panchina anche alla Roma, quindi non sembrava assolutamente un profilo top (al Bournemouth siamo tutti bravi lo vedremo in un grande club. Vi ricordate De Ligt? E altri 150 come lui? Infatti voi stessi fate l'esempio di Barzagli dove nessuno ci avrebbe scommesso un euro) inoltre è stato ceduto in un contesto dove non c'erano due difensori con il crociato rotto. Poi, purtroppo, è altresì innegabile che l'attuale dirigenza stia al calcio come io all'astrofisica e anche questa cosa andrebbe detta (sembra una stupidaggine ma è accettabile che la Juventus - non la Fermana - non abbia ancora uno sponsor di maglia?). È una squadra in un limbo, deve vincere per blasone e storia centenaria ma vorrebbe anche vivere di plusvalenze e non avendo le idee chiare (perché a mio modesto parere sono degli incompetenti) questa società è destinata ad anni particolarmente bui e a ripetere operazioni quantomeno discutibili.
Chiudo dicendo che se Koopmeiners e Douglas Luiz avessero ripetuto le stagioni passate staremmo parlando di operazioni da Nobel di bilancio e sportive, questo perché il calcio, per quanto lo si voglia analizzare ed eviscerare, non è una scienza esatta.
Secondo me non sono sulla strada giusta ma neanche lontanamente!
Scusate lo sproloquio!
Davvero un'analisi molto dettagliata ed interessante, complimenti!
Se posso permettermi, non avrebbe aiutato una "conclusione" che faccia davvero capire in che stato è la Juventus e in che condizioni si troverà se dovesse chiudere la stagione senza trofei o comunque percorso lungo in Europa?
Grazie mille!