L'immortalità camaleontica del ciclismo
Dagli albori ai tempi moderni, attraverso alterne fortune, la specialità ha sempre saputo reinventarsi fino a diventare oggi portatrice di valori sociali legati a tecnologia, ambiente e sostenibilità
Nel panorama sportivo mondiale, poche discipline hanno dimostrato la resilienza e l'immortalità del ciclismo. Come la radio, che ha saputo attraversare epoche e rivoluzioni tecnologiche rimanendo un punto di riferimento per l'informazione e l'intrattenimento, il ciclismo ha resistito a sfide epocali, trasformandosi e adattandosi, senza mai perdere il proprio fascino.
Ne ha recentemente parlato nella sua newsletter mensile l’agenzia Sportfive, che gestisce club, campioni e leghe dal punto di vista commerciale.
La nascita della bicicletta moderna, con ruote di dimensioni simili, un sistema a catena e pneumatici gonfiabili, risale alla fine del 1800, quando vennero introdotte le cosiddette "safety bicycles".
Se in origine la bicicletta era considerata un passatempo per pochi audaci, con il miglioramento del tenore di vita in Europa tra il XIX e il XX secolo, il ciclismo divenne un mezzo di trasporto accessibile e uno sport organizzato.
La sua inclusione nelle Olimpiadi del 1896 sancì il definitivo riconoscimento della disciplina, aprendo la strada alle grandi corse su strada europee, spesso organizzate da giornali in cerca di pubblicità e diffusione.
In Italia, e nella storia del giornalismo sportivo italiano, fu il ciclismo il primo sport popolare di massa, prima che il calcio fagocitasse l’interesse dei più.
A metà del XX secolo, tuttavia, con l'aumento dei redditi e la riduzione delle ore lavorative, automobili e motociclette iniziarono a soppiantare la bicicletta come principale mezzo di trasporto.
Le aziende ciclistiche ridussero gli investimenti nelle squadre, mentre la televisione, con le sue difficoltà nella trasmissione in diretta delle gare su strada, non privilegiò il ciclismo rispetto ad altri sport più facilmente fruibili.
Nonostante ciò, il ciclismo mantenne un nucleo di appassionati, in particolare oltre al nostro anche in paesi come Francia, Spagna, Belgio, Paesi Bassi e Danimarca.
Negli anni '80 e '90, la globalizzazione e la riduzione dei costi di trasporto permisero di estendere le corse a nuovi territori e di attrarre atleti provenienti da aree prive di una grande tradizione ciclistica, come il Nord America, l'Europa dell'Est e l'Oceania.
Con l'avvento delle trasmissioni digitali e l'aumento dei diritti televisivi, il ciclismo è tornato a prosperare, con premi in denaro più alti e maggiori investimenti tecnologici.
Secondo un articolo pubblicato su Rouleur, il ciclismo professionistico sta attraversando un periodo di crescita economica significativa:
dal 2022, il budget complessivo del WorldTour maschile è aumentato del 33%
mentre quello femminile è raddoppiato, raggiungendo i 70 milioni di euro (e confermando il momento d’oro dal punto di vista delle opportunità per lo sport femminile).
Vi è poi un esempio lampante di come anche il ciclismo sia diventato un veicolo di soft power - o in questo caso sarebbe più corretto dire, di identità nazionale - è rappresentato dalla Danimarca.
Ne ho già parlato due volte qui su Fubolitix, ma vale la pena ricordarle, la prima in a proposito della strategia seguita da Copenaghen e da tutto il paese nell’outro del 2 marzo di un anno fa. La seconda in “C’è del brand in Danimarca”, in cui in particolare riconoscevo la grande capacità del paese di creare identità territoriali con precisi e assolutamente vincenti piani di marketing strategico.
Il paese scandinavo - prima ancora di pensare all’identificazione sportiva - ha costruito un'intera identità attorno alla cultura della bicicletta, trasformandola in un simbolo di sostenibilità, benessere e innovazione.
Con infrastrutture all'avanguardia, come piste ciclabili sicure e una rete di trasporto pubblico integrata con l'uso della bicicletta, la Danimarca ha esportato il proprio modello in tutto il mondo.
L'ospitalità di eventi ciclistici di risonanza internazionale, come il Grand Départ del Tour de France nel 2022, ha consolidato la reputazione della Danimarca come una nazione leader nella promozione della mobilità sostenibile. Questo impegno ha non solo rafforzato l'immagine del paese, ma ha anche ispirato altre città a seguire il modello danese.
Oggi, il ciclismo è tra gli sport più seguiti al mondo, con una base di fan sempre più internazionale.
Secondo le ricerche di mercato, nel 2023 il ciclismo era l'ottavo sport più seguito a livello globale, con il 25% degli intervistati che dichiaravano di seguirlo con interesse.
A differenza di sport più centralizzati negli stadi, il ciclismo offre un'esperienza unica, che unisce competizione, spettacolo, accessibilità e innovazione tecnologica.
Un recente studio di Oliver Wyman evidenzia il grande potenziale economico del ciclismo in Italia, ancora poco sfruttato.
Il Giro d'Italia coinvolge 10 milioni di spettatori lungo il percorso e un'audience televisiva globale di 790 milioni di persone. L'Italia inoltre eccelle nella produzione di biciclette e componenti, con il 77% delle squadre del Giro che utilizzano attrezzature Made in Italy.
Nonostante il potenziale, il settore affronta ostacoli, tra cui la mancanza di investimenti nel cicloturismo, che potrebbe generare tra 110.000 e 350.000 euro per km di pista ciclabile. Tuttavia, i fondi pubblici dedicati restano limitati.
Secondo la ricerca, investire nel ciclismo potrebbe rafforzare la crescita industriale italiana, migliorare la fedeltà dei clienti e promuovere valori come sostenibilità e benessere.
In definitiva, così come la radio ha mantenuto la sua rilevanza nonostante l'avvento della televisione e di internet, il ciclismo continua a evolversi senza perdere il suo fascino intramontabile.
Grazie a paesi come la Danimarca, che hanno fatto della bicicletta un emblema culturale e politico, il ciclismo rimane più vivo che mai, pronto a pedalare verso un futuro sostenibile e globale, portatore di valori non solo sportivi ma di civiltà tout-court.
Note a margine.
Contro il presidente. A differenza di quanto accade in Italia, con i tifosi a difesa dei propri presidenti a prescindere, tranne quando devono cacciare i soldi per il mercato, i tifosi del Chelsea hanno espresso profonda preoccupazione riguardo ai legami del co-proprietario Todd Boehly con Vivid Seats, una piattaforma di rivendita di biglietti. Il Chelsea Supporters' Trust (CST), la principale associazione di sostenitori del club, ha inviato una lettera all'amministratore delegato della Premier League, Richard Masters, sollecitando un'indagine su questo apparente conflitto di interessi.
NBA Europea. Ieri sera il commissioner Adam Silver ha presentato ai 30 proprietari delle franchigie NBA, il progetto di una NBA europea, delineando una competizione che potrebbe includere tra le 8 e le 10 squadre. Alcune di queste potrebbero essere nuove franchigie in città strategiche come Londra, Parigi, Berlino e Milano. Ne ho parlato, con chiaro riferimento alla Superlega del calcio, in Superlega: il basket progetta, il calcio archivia.
Diritti tv LBA. Il futuro della copertura televisiva della Lega Basket Serie A (LBA) è in fase di ridefinizione con l'imminente bando per l'assegnazione dei diritti televisivi e streaming per il triennio 2025-2028. Milanosportiva ha fatto un bel quadro della situazione evidenziando come attualmente, diverse emittenti stanno valutando la possibilità di acquisire tali diritti. Si stima che il valore dei diritti per il prossimo triennio sarà simile a quello dell'accordo 2022-2025, con le società che potrebbero ricevere circa 200.000 euro ciascuna, ma alcune di esse potrebbero anche muoversi per agire autonomamente, se i primi round non fossero particolarmente soddisfacenti. Anche nel basket si confermano le difficoltà strutturali del mondo dei diritti tv come lo abbiamo conosciuto fin qui. Ne ho parlato in La fine dei diritti tv (per come li abbiamo conosciuti).
Outro
Il vero protagonista del calcio
Un recente articolo di The Athletic parla di quando gli allenatori si lamentano dei palloni perché le differenze tra i vari modelli possono influenzare in modo significativo il gioco.
Secondo l’articolo, i palloni non si comportano tutti allo stesso modo: alcuni sono più difficili da controllare, altri volano più facilmente, altri ancora non permettono di imprimere effetti precisi ai tiri.
Ad esempio, il Mitre utilizzato in FA Cup è stato criticato da Pep Guardiola perché “pesante” e difficile da gestire, mentre il Puma usato in Carabao Cup è stato menzionato da Mikel Arteta perché tende a volare troppo. La varietà dei palloni tra le competizioni può creare problemi ai giocatori, che devono adattarsi a caratteristiche diverse, influenzando la precisione dei tiri e la qualità complessiva del gioco.
Un altro punto sollevato dall’articolo è che i produttori di palloni sono incentivati a creare modelli distintivi per farsi notare, il che può portare a design che alterano il gioco in modo imprevedibile, come avvenuto con l’Adidas Jabulani nel 2010. Inoltre, anche se le specifiche FIFA impongono limiti su dimensioni e peso, esiste comunque un margine di variazione che può rendere un pallone più leggero o più pesante rispetto a un altro, con effetti concreti sulle prestazioni in campo.
In sintesi, gli allenatori si lamentano perché le differenze nei palloni possono incidere sulle prestazioni delle squadre, rendendo il gioco meno prevedibile e più difficile da gestire per i giocatori.
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni
Nel paragrafo nba europea mancano due link. Saluti.