L'Uefa del popolo ignora i piccoli club
La federazione (così come la FIFA) disconosce l'UEC che la pensa diversamente ed ha l'ECA come interlocutore unico. Intanto la Juve rientra (ma con diritti limitati) e la Superlega non fa più rumore.
Berlino, 18 ottobre 2024
A volte la democrazia non è uno spettacolo piacevole (Katha Pollitt)
Ci sono state tre notizie di politica sportiva europea sui giornali dei giorni scorsi che meritano di essere lette con attenzione ed analizzate, perchè a leggerle bene sono un pochino diverse da quello che sono.
UEFA e ECA (l’associazione dei club europei presieduta da Nasser Al-Khelaifi del Paris Saint-Germain) hanno firmato giovedi scorso un memorandum per consolidare la collaborazione fino al 2033 con l’obiettivo di ottenere il massimo dalla raccolta dei diritti tv delle coppe europee.
La Juventus lo stesso giorno è ritornata nell’ECA accolta in pompa magna dal presidente dei club europei.
A Bruxelles si sono riuniti invece a inizio settimana i club dell’UEC, una associazione di club dissidenti: notizia che si trova esclusivamente su Calcioefinanza.
Dentro questo scenario acquista significato anche l’uscita di A22 che attraverso Kicker ha fatto sapere che il progetto Superlega è vivo. Mettiamo questa uscita su un piano inferiore, per un attimo, ci torniamo più avanti, ma il quadro è già bello pieno, non c’è che dire.
Andiamo con ordine, come si dice in questi casi. Partendo dalla terza notizia.
Nell’aprile 2023 è nata l’UEC (Unione europea dei club) che al momento conta 140 associati su base paritetica e identici diritti di voto, è presieduta da aprile 2024 da Alex Muzio (presidente della Belgian Club Union Saint-Gilloise) e diretta da William Martucci.
Parentesi: tra i principali ispiratori dell’UEC vi è Javier Tebas, il plenipotenziario presidente della Liga Spagnola che sta provando in Europa a replicare il modello di potere che lo ha reso forte in Spagna: coalizzare i piccoli per tenere in scacco i grandi. In Spagna comanda a dispetto di Real Madrid e Barcellona e da un anno a questa parte sta provando l’all in.
L’UEC nei giorni scorsi aveva invitato a Bruxelles ECA e UEFA, per confrontarsi sui temi caldi del momento (direi che ce ne sono giusto un paio…), ma l’invito è stato ignorato e i 120 (su 140) club presenti hanno parlato tra di loro.
Ora, passi per l’ECA, che in fondo è una associazione alternativa, apertamente contestata dall’UEC. Ma l’UEFA?
La Federazione Europea - la stessa del calcio del popolo, della meritocrazia e dell’inclusività - non solo ha deciso di ignorare l’UEC, ma firmando il memorandum (di cui alla prima notizia riportata sopra) ha dato all’ECA una sorta di rappresentanza esclusiva degli interessi dei club.
Non serve leggere troppo tra le righe, Al-Khelaifi lo ha detto chiaramente:
Qualsiasi siano le vostre sfide o problemi, rappresentiamo le vostre opinioni presso la UEFA, la FIFA, le Leghe e tutti gli stakeholder – ma gli stakeholder devono rispettare l’ECA a loro volta, e non riconoscere l’infinita serie di gruppi di protesta o fare politica.
Vorrei evitare divagazioni sul background democratico del presidente del PSG che mi pare qui emerga in pieno. Ok, evito la divagazione.
A questo punto è bene però ricordare che dal 2 giugno 2017, data del primo incontro ufficiale, ECA e UEFA sono anche socie in Uefa Competitions Sa, la società che gestisce le coppe europee.
Un rapporto alquanto curioso no? Un rapporto anomalo da sempre, non certo da oggi, di cui ho parlato in diversi miei contenuti, tra cui questo video.
Nel giugno di quest’anno Uefa Competitions Sa ha avviato una richiesta di procedura di proposta per la nomina di un’agenzia di marketing e vendita per i diritti commerciali delle competizioni UEFA per club maschili per il periodo 2027-33.
Non serve troppa fantasia: il memorandum dei giorni scorsi aveva un solo obiettivo, mettere nero su bianco che Uefa si impegna a non avere altro interlocutore che l’ECA. Ed infatti decide di ignorare l’invito dell’UEC. Probabilmente in nome del calcio del popolo.
Inoltre conferma il solido asse personalistico tra il Al-Khelaifi e il presidente dell’Uefa Alex Ceferin, nato nei giorni della secessione superleghista e oggi più forte che mai. Al punto da istituzionalizzare le posizioni politiche personali.
Tra le cose che l’UEC contesta all’ECA c’è il metodo elitario di gestire le associazioni e i diritti di voto.
Da aprile 2021, ovvero da quando è presidente Nasser Al-Khelaifi, l’ECA per contenere la fu scissione superleghista ha aperto a tutti i club che volessero diventare nuovi membri passando da 247 a 717.
Ad oggi tuttavia esistono “membri ordinari” (116) e “membri associati” con due diversi profili giuridici e di voto. Inoltre il 50% del Consiglio dell’ECA è controllato da soli 33 membri ordinari.
Sostanzialmente UEC - che in pratica è l’associazione di quelli che non hanno accettato di farsi trattare da associati di serie B - ha 140 membri votanti più dei 116 membri ordinari ECA. Ma Uefa non ne vuole sapere.
Tra i membri di Serie B dell’ECA (gli “associati”) da qualche mese è tornata la Juventus (che nei giorni scorsi è tornata a partecipare ad una assemblea), perchè quello che non è stato detto sulla riammissione dei bianconeri - che furono tra i club ispiratori a fine anni ‘90 del G14 da cui nacque poi l’ECA - non è avvenuta come per Inter e Milan nel loro status originario, ma ripartendo dalla Serie B della rappresentanza.
Poi per carità, sicuramente avrà ragione Antonio Corsa, noto influencer bianconero, che su X mi precisa: “Lascia stare i titoli, Giovanni. E' un lavoro che avviene dietro le quinte, quello all'ECA, e i rapporti di forza OGGI non sono proprio quelli che scrivi” (con riferimento a Inter e Milan chiaramente), ma insomma, una cosa sono i diritti e una le pacche sulle spalle. Del resto anche chi abolì la schiavitù non concesse agli schiavi il diritto di voto.
Il presidente UEC, Muzio, ha chiesto un processo di riforma delle regole e della governance del calcio, sostenendo che le pressioni dell'ECA potrebbero ampliare ulteriormente il divario tra i club e criticandone la struttura interna (ovvero le limitazioni al diritto di voto per i membri non ordinari).
Inoltre ha lamentato la mancata partecipazione dell'ECA alla denuncia legale contro la FIFA per abuso di posizione dominante in materia di calendario delle partite internazionali, presentata all'inizio di questa settimana alla Commissione Europea da vari stakeholder.
Del resto ad inizio giugno aveva stupito il comunicato della FIFA che ribadiva la sua collaborazione con l'European Club Association (ECA), non riconoscendo l'Unione dei Club Europei (UEC), che rappresenta piccoli e medi club.
Sapete qual’è l’unico punto su cui UEC e ECA sono d’accordo?
Facile: l’opposizione alla Superlega.
Ed ecco quindi spiegata l’uscita di Bernd Reichert, il CEO di A22, società a cui è stato affidato il progetto, che in settimana come l’ultimo giapponese sull’isola ha ricordato a Kicker che la SL è viva. Lo ha fatto auto-attribuendo alla Superlega tutti i successi legali del calcio degli ultimi mesi e annunciando un futuro roseo, lasciando poi a fantomatiche “fonti interne” in contatto con gli spagnoli di AS le indiscrezioni su una clamorosa partenza nel 2025.
Fa sempre poi un certo stupore che Reichert, che viene da una carriera nella tedesca RTL, sostenga apertamente che una piattaforma free sarebbe la terra promessa del calcio del futuro. Per farlo o hai in mano capitali infiniti, o stai solo “temporeggiando bevendo spuma” come avrebbero detto Elio e le storie tese.
Il rumore seguito alle sue parole, che fuor di metafora è stato quasi nullo rispetto al solito, fa capire abbastanza chiaramente che la sua è sempre più la voce di uno che grida nel deserto.
Anche perché c’è un solo elemento a questo punto che conta veramente: quando venne annunciata la Superlega si parlava di un fondo da 6 miliardi messo a disposizione da JP Morgan per lo startup. Esiste ancora questo impegno o no?
Perché se Uefa e Fifa hanno deciso di fondare il loro potere sull’asse con i paesi del Golfo, e l’UEC cerca dal canto suo di rispondere con i fucilini a elastici della diplomazia, che i burocrati ignorano bellamente, la verità è che l’unico modo per fare breccia nel sistema che si sta creando è quello di avere spalle solide e finanziariamente coperte che permetta di finanziare una scissione che ad oggi è legalmente possibile ma economicamente assai costosa e di là da venire.
Il resto sono solo chiacchiere.
Note a margine.
Scenari. Una lettura che consiglio sempre è la newsletter di Andrew Petcash che nell’ultimo numero esplora i cambiamenti nel mondo dei media sportivi, con un focus su fusioni e acquisizioni (M&A) nel 2024. I settori principali includono OTT, strumenti AI, streamer, podcast e commercio sociale. Le aziende stanno consolidando le risorse, in particolare nel settore dei social media, con un forte interesse per i canali come YouTube. L'intelligenza artificiale sta emergendo con strumenti per editoria e produzione. Si osserva una crescita nei podcast e nel commercio live, mentre le piattaforme per i creatori stanno attraversando una correzione di mercato.
Stipendi di Serie B. Il quotidiano La Gazzetta di Mantova (a pagamento), citando un documento interno della Serie B, ha riportato tutti gli stipendi del campionato cadetto, qui di seguito nella tabella elaborata da Calcio e Finanza. Su questo tema (con riferimento al mio Brescia calcio) ho anche postato su X una mia personalissima valutazione.
ERRATA CORRIGE. Spesso noi giornalisti abbiamo il vezzo di cercare sinonimi per non fare le odiate ripetizioni. Che tuttavia sarebbero meglio di definizioni infine errate. Ieri, ad un certo punto della newsletter, mi sono riferito ai prestiti dei proprietari definendoli “prestiti azionari”. Si è trattato di una svista, di cui mi scuso con voi lettori, che ho corretto nel seguente modo:
Il City ha chiesto che
i prestiti azionaritali prestiti vengano trattati allo stesso modo delle sponsorizzazioni, poiché entrambi rappresentano forme di finanziamento che possono distorcere la competizione.
Outro.
Giornali in tv, tv sui giornali (digitali).
FuboTV - che possiamo definire “aggregatore di canali televisivi sportivi in diretta”, operativo in Canada, Spagna e Stati Uniti - e il giornale digitale The Athletic (divenuto da qualche mese il braccio sportivo del New York Times, dal quale è stato acquisito) hanno stretto una nuova partnership che rende Fubo il primo partner ufficiale di streaming live di The Athletic.
Questo accordo pluriennale prevede un'integrazione dei contenuti e una co-promozione dei brand verso i loro rispettivi utenti.
L'obiettivo è migliorare l'esperienza degli appassionati di sport, unendo la copertura giornalistica di The Athletic con le funzionalità di streaming live di Fubo, che offre oltre 55.000 eventi sportivi all'anno, molti dei quali in 4K.
Un elemento chiave della collaborazione è l'integrazione di Fubo nelle sezioni live blog degli eventi sportivi su The Athletic, fornendo contenuti rilevanti e aggiornamenti in tempo reale.
Le due aziende lavoreranno anche su nuove funzionalità per coinvolgere ulteriormente gli utenti, con l'obiettivo di creare una community più forte tra gli appassionati di sport, sia a livello locale che nazionale.
Va da sè che se vi segnalo questa operazione è perché credo si tratti di una integrazione che potrebbe ridisegnare la fruizione dei contenuti sportivi nell’immediato futuro.
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni