Multiproprietà, Fifa e Uefa stanno facendo casino
Anche se non si può dire che ci siano regole diverse per club diversi, è evidente che esiste uno squilibrio di potere, dove denaro e influenza riescono a piegare i regolamenti a proprio favore.
Prologo
Una settimana fa a poche ore dalla sfida della League of Ireland contro lo Shamrock Rovers, è arrivata la decisione del TAS (Tribunale Arbitrale dello Sport): il Drogheda United non sarà incluso nel sorteggio di questa settimana per la UEFA Europa Conference League. Mentre gli imperi multi-club continuano a espandersi, un club radicato nella comunità, con poco più di 2.000 tifosi in una cittadina irlandese di circa 50.000 abitanti, perderà un’occasione che avrebbe potuto significare tutto.
La storia è stata ben raccontata da Game Over, Ball Burst, uno dei tanti Substack di qualità nati in questi anni. Recentemente, va ricordato anche il Leon è stato escluso per violazione delle regole sulle multiproprietà dal Mondiale per club.
I vincitori della FAI Cup della scorsa stagione sono caduti vittima del crescente problema della multi-proprietà nel calcio, fenomeno sempre più diffuso a livello globale, specialmente in Europa. Trivela, il fondo che possiede il 100% del Drogheda, detiene anche l’80% del club danese Silkeborg, qualificatosi a sua volta per la competizione grazie alla vittoria nella coppa nazionale. Poiché il Silkeborg ha concluso il proprio campionato in una posizione più alta rispetto al Drogheda, l’UEFA ha stabilito che il club irlandese dovesse essere escluso per non aver rispettato il regolamento sulla multi-proprietà, secondo il quale nessun soggetto può detenere almeno il 30% dei diritti di voto in più di un club partecipante alla stessa competizione. Il Drogheda ha presentato ricorso al TAS, ma dopo una lunga udienza l’appello è stato respinto. Il ricorso si basava su presunti problemi di comunicazione relativi alle date aggiornate per adeguarsi al regolamento, ma il TAS ha rilevato che la FAI (la federcalcio irlandese) era stata già informata lo scorso ottobre del cambiamento. Il tutto arriva in un momento cruciale per il futuro delle strutture di multi-proprietà nel calcio. Il ricorso fallito del Drogheda ha avuto eco ben oltre i confini della League of Ireland, sollevando interrogativi in molte società europee con situazioni simili.
Tra queste, anche il Crystal Palace, che ha seguito con attenzione il caso sperando in un esito favorevole per il Drogheda. Il club della Premier League rischia una violazione del regolamento UEFA sulla multi-proprietà, dato che il suo azionista di maggioranza John Textor detiene anche una quota di controllo del Lione, con entrambe le squadre qualificate alla prossima Europa League. Sui francesi poi pendeva il problema della recente esclusione dalla Ligue1 per problemi finanziari, scongiurata in seguito ad un intervento diretto del presidente. Il proprietario del club Textor è riuscito ad ottenere il via libera dalla UEFA grazie a un investimento supplementare di 35 milioni di euro, che sarà versato dallo stesso imprenditore americano. Nel frattempo tuttavia è ambigua la situazione col Palace. Cosa dirà il FFP Uefa a tal proposito? Il club sostiene che Textor abbia solo il 25% dei diritti di voto e non influenzi le decisioni operative. Ironia della sorte, se il Palace dovesse essere escluso, a beneficiarne potrebbe essere il Nottingham Forest. Il proprietario Evangelos Marinakis ha ridotto il suo controllo sul club ad aprile, in previsione di un’eventuale qualificazione europea, per evitare un conflitto con il suo altro club, l’Olympiakos. A tal proposito Swiss Ramble ha analizzato in dettaglio l’intricata rete di proprietà del Crystal Palace, che comprende anche club come Botafogo (Brasile) e RWD Molenbeek (Belgio), parte del crescente portafoglio calcistico di Textor.
Il caso mette in evidenza quanto siano diffuse queste strutture, dove potere, denaro e influenza riescono spesso ad aggirare le regole imposte dagli organi di governo. Gli esempi più evidenti sono i club del gruppo Red Bull, che grazie a separazioni formali delle proprietà, modifiche di branding e strategie operative, sono riusciti ad aggirare i vincoli UEFA. Anche se nella pratica il gruppo mantiene probabilmente un’influenza significativa su Lipsia e Salisburgo, l’UEFA ha ritenuto sufficienti le modifiche formali. Lo stesso vale per il City Football Group, che controlla o possiede quote in club come Manchester City, Girona, Palermo, Troyes e Lommel SK. City e Girona hanno giocato insieme la scorsa stagione in Champions League senza problemi. Oltre all’Europa, CFG è presente in 12 club su 5 continenti, creando una rete globale per lo sviluppo dei talenti, condividendo risorse, scouting e stile di gioco, tutto attorno al faro rappresentato dal Manchester City. Anche il Chelsea, con Todd Boehly e Clearlake, possiede totalmente l’RC Strasbourg in Ligue 1, utilizzato come piattaforma di sviluppo per i giovani talenti del club londinese. Anche se non hanno ancora condiviso la scena europea, si può essere certi che il Chelsea ha le competenze per evitare qualsiasi problema regolamentare, come dimostrato nella gestione dei vincoli del PSR (ne ho parlato in Coppe fasulle e dove trovarle). Inoltre club come il Liverpool stanno cercando attivamente di prendendo esempio da Chelsea e City. È quindi probabile che le competizioni europee diventino sempre più dominate da gruppi di club affiliati o sotto lo stesso controllo, in grado di evitare qualsiasi ostacolo normativo. Anche se non si può dire che ci siano regole diverse per club diversi, è evidente che esiste uno squilibrio di potere, dove denaro e influenza riescono a piegare il regolamento UEFA a proprio favore.
Nota a margine: a proposito di multiproprietà merita assolutamente di essere ascoltato il podcast di Matteo Serra che questa settimana ha raccontato il gruppo RedBull e l’idea che sta dietro la sua presenza nello sport (non solo nel calcio).
Questa settimana. Su Fubolitix ho parlato di:
Basta retorica, la Serie A punti sui vecchi Il mercato fin qui si sta caratterizzando per l'interesse di molti club per giocatori pronti ed esperti: è la strada giusta per essere competitivi nell'immediato. I giovani accettino la concorrenza
Miliardi sul campo, ma nessun potere: perchè le Leghe rimangono le Cenerentole del sistema calcistico mondiale La governance del calcio non è in crisi a causa di regole poco chiare. È in crisi perché chi vive le realtà del calcio moderno non ha potere nel definirle subendo lo strapotere delle Federazioni.
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Multiproprietà 2. Nel frattempo non mancano i problemi legali legati ad alcuni gruppi che negli ultimi anni erano cresciuti con il modello multiproprietario. In particolare in Italia il più noto è 777 Partners, mentre Paul Conway, investitore americano e co-proprietario del Pacific Media Group, è detenuto da oltre cinque settimane in un carcere di Barcellona in attesa di estradizione verso il Belgio, dove è accusato di sei reati legati al fallimento del club calcistico KV Oostende nel 2024. Conway nega ogni illecito, definendo le accuse infondate. L’arresto è avvenuto inaspettatamente in Spagna, dopo un mandato europeo emesso in sua assenza. Le indagini riguardano operazioni sospette tra Oostende e il club francese Nancy, entrambi parte del portafoglio PMG.
De Siervo. In Miliardi sul campo, ma nessun potere: perchè le Leghe rimangono le Cenerentole del sistema calcistico mondiale ho parlato in particolare della WLA e del suo lavoro per dare maggior potere decisionale alle Leghe calcistiche. Ed a tal proposito va segnalato che nell’ultima riunione, svoltasi a Londra, WLA ha eletto all’unanimità Luigi De Siervo, Amministratore Delegato della Lega Serie A, come nuovo vicepresidente.
Vecchi. A proposito del mercato di Serie A fatto con molti Over 30, invece, vi consiglio una recente analisi di Rivista Undici, non solo perchè citano la mia recente newsletter sullo stesso tema, ma anche per alcuni spunti come questo:
Ma cosa c’è nel nostro calcio di così adatto alle caratteristiche di giocatori ormai lontani dal loro apice fisico? L’impressione è che i ritmi più bassi possano aiutare specialmente quei profili che non rivendicano la necessità di un posto da titolare: entrare nei momenti in cui le squadre sono più stanche e sfilacciate aiuta i vecchi lupi di mare a leggere il contesto in cui far male.
Un tema, quello del ritmo, che potete anche approfondire da questo mio video su tempo e ritmo in Serie A.
Chi sbaglia paga. La Federazione calcistica tedesca (DFB) è stata multata in Germania per evasione fiscale legata a un pagamento illecito alla FIFA nel 2005, connesso ai Mondiali 2006. Il tribunale ha criticato la mancanza di trasparenza. Tre ex dirigenti hanno evitato il processo pagando sanzioni pecuniarie. La DFB ha inoltre perso i suoi benefici fiscali (per un totale di 22 milioni di euro). Una vicenda un po’ diversa da come in passato l’Italia ha risolto casi di evasione.
NBA Europea. Il due volte campione NBA Kevin Durant ha acquisito una partecipazione diretta minoritaria nel Paris Saint-Germain (PSG), siglando un accordo strategico con Qatar Sports Investments (QSI), proprietari del club. L'accordo prevede anche un coinvolgimento di Durant nei piani multisport del club, tra cui il basket. QSI e Durant collaboreranno su iniziative commerciali e innovative, mentre il PSG potrebbe entrare in una futura lega NBA europea. Interessante a tal proposito il commento di SportsPro:
Dopo aver precedentemente investito nel PSG tramite Arctos, la più ampia partnership di Durant con QSI è simile all’accordo tra l’icona NBA LeBron James e il Fenway Sports Group (FSG), con la stella dei Los Angeles Lakers azionista sia di FSG che del club inglese Liverpool, di sua proprietà.
L’ingresso di Durant lascia intendere che avrà un ruolo chiave nei piani di espansione di PSG e QSI nel basket, soprattutto se verrà acquisita una squadra nella futura lega europea NBA. La NBA ha già disputato partite di stagione regolare a Parigi, e la popolarità di stelle francesi come Victor Wembanyama e Rudy Gobert rende la città un luogo strategico per la lega.
C’è anche la possibilità che Durant giochi nella squadra di basket di Parigi, di proprietà del PSG, una volta avviata la lega, offrendo alla NBA un nome di richiamo per promuovere la nuova divisione.
Le due facce dell’NBA. Sempre Rivista Undici in questi giorni si è chiesta: “Se Oklahoma City ha vinto delle Finals meravigliose, perché la NBA è sempre meno popolare?”. Secondo Claudio Pellecchia, nel pezzo per Undici:
La sensazione è che a mancare sia il vero elemento distintivo che negli anni ha permesso alla NBA di guadagnarsi il proprio spazio all’interno del business – sia locale che globale – degli sport professionistici, e cioè la capacità di intercettare le richieste e i bisogni del pubblico, ciò che la gente cerca in un confronto tra i migliori atleti del mondo.
Per lui si tratta di un problema di FOMO. Spiegazione plausibile a cui io aggiungo un mio punto di vista su questo: la mancanza di attori protagonisti, ovvero un basso livello di hollywoodizzazione dell’evento. Un tema di cui recentemente ho parlato spesso, in particolare qui, qui, qui e qui.
NBA vs college. C’è anche un’altra dinamica da tener d’occhio negli Stati Uniti: dopo l’introduzione delle NIL (diritti su nome, immagine e somiglianza), il numero di dichiarazioni di early‑entry nell’NBA Draft è sceso drasticamente: da 363 nel 2021 a soli 106 quest’anno, con appena 32 “non‑internazionali” rimasti dopo i ritiro. Gli agenti consigliano ai giocatori non sicuri di essere scelti tra i primi 20‑30 di restare al college, dove possono guadagnare molto con NIL e revenue‑sharing della causa House v. NCAA. Solo prospetti élite come Cooper Flagg puntano comunque all’NBA da freshman. In sintesi, NIL offre una via più sicura e remunerativa rispetto ai contratti NBA incerti, ed anche questo sta radicalmente cambiando lo sport come lo abbiamo conosciuto.
Epilogo
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State guardando il Mondiale per club in America? Io, onestamente, si. E mi sto anche divertendo, per quanto si faccia fatica a capire realmente il valore di un torneo, che paga lo scotto del noviziato, ed in cui ci sono alcuni parametri tecnici che sfuggono. Un esempio. Tijani Reijnders sta giocando alla grande al Manchester City, dove è appena arrivato, ma proprio per quello il senso di un eventuale titolo mondiale con un giocatore arrivato l’altro ieri sembra svilire un po’ quel senso di universale che il “mondiale” dentro quel titolo sembra comunicare. Chi si sta certamente divertendo sono i tifosi brasiliani e argentini, che hanno colorato la prima fase del torneo sugli spalti come nessuno. La cosa non è sfuggita in Sud America ed infatti il Brasile stesso sembra essere interessato alla edizione del 2029. Personalmente resto convinto di alcune cose.
il mondiale per club è una buona idea ma è inserita in un contesto (calendario sovraffollato) assolutamente fuoriluogo e da rivoluzionare;
il mese di giugno dovrebbe essere lasciato alle competizioni delle nazionali, la tradizione paga e il calcio diverso delle selezioni mi pare più adeguato a muovere l’interesse in questa fase dell’anno;
per il mondiale per club penserei piuttosto ad una collocazione tra novembre e dicembre tipo Qatar 2022: arriverebbe all’interno di una stagione e credo avrebbe interesse, impegno e contenuti tecnici superiori.
Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate.
Ciao Giovanni, dopo aver chiuso un rouund di diritti TV decennali da 75 miliardi di dollari, parlare di popolarità legata ad NBA mi pare un po' esagerato, non da parte tua sia chiaro, ma è un trend evidente. Che la regina, non solo a livello di interesse ma anche come redditività, sia la NFL non è in dubbio, ma ricordiamoci anche che sono bastate 5 partite NBA in Primetime a natale per fare schizzare gli ascolti verso l'alto. Se poi parliamo di audience globale, credo che NBA sia uno dei prodotti che meglio stanno lavorando in questo senso. Poi ci sono i problemi, e come sottolinei tu, al momento in NBA c'è un problema di narrazioni, o della loro mancanza: non c'è una leadership forte da attaccare come ai tempi dei warriors di Curry Green e Klay, e i giocatori che ancora oggi attirano le masse sono tutti ultra 35enni: LBJ, Curry e Durant. Altro aspetto non da poco: i 5 migliori giocatori di basket al mondo non sono statunitensi: Jokic, Giannis, Shai, Doncic, Wemby, aiutano sicuramente alla diffusione globale della lega, ma negli stati uniti storicamente serve il giocatore locale per accendere il pubblico: che possa essere Cooper Flagg la speranza in questo senso? Comunque, credo che si debba distinguere tra audience globale e locale: nel mondo NBA va forte, localmente, pur in un paese da 350mln di abitanti, paga pegno verso NFL e verso la crescita imponente della MLB.