Vota Antonio (Conte) [IVC #9]
Il Napoli vola a +4 dalla seconda e si candida al ruolo di principale candidata per lo scudetto, ma occhio al calendario. Il derby d'Italia ha rivelato debolezze, ma anche certezze, di Inter e Juve.
Berlino, 29 ottobre 2024
Ognuno ha la fatica che ha. Ma qualche volta si esagera (Totò)
Dopo 9 giornate Antonio Conte ha mostrato di poter dare di nuovo carattere e continuità al Napoli: sale a 22 punti, +4 dall’Inter e +5 dalla Juventus, ma adesso arriva l’ora del quality check.
Lo chiamo cosi perché se fino a questo momento la squadra doveva mostrare identità e continuità di risultati (e lo ha fatto), ora a fare la differenza saranno soprattutto le abilità dei singoli contro avversari più quotati.
Prima della pausa nazionali di novembre ci sono 3 sfide cruciali: stasera a San Siro contro il Milan, il 10 novembre nello stesso stadio contro l’Inter, in mezzo la sempre temibile Atalanta (in casa).
I numeri sono favorevoli ai partenopei, che tuttavia nelle prime 9 giornate di campionato hanno sfidato la Juventus più 8 delle ultime 10 squadre in classifica, ovvero tutta la parte destra della tabella meno Genoa e Venezia.
Qui non si tratta di mettere le mani avanti o di fare pronostici, ma semplicemente di leggere i risultati per quello che sono. Fra 3 giornate di campionato diremo qualcosa di più perché ad oggi il Napoli ha una media che lo accredita sui 92/93 punti a fine campionato. Per mantenerla deve non perdere mai e vincere almeno 2 delle prossime 3 sfide, ovvero presentarsi alla pausa con 29 punti.
Da tempo sono convinto che non si possano dare giudizi sulle squadre fino alla pausa di novembre, e questo calendario sembra darmi ragione.
Il derby d’Italia si è chiuso con un risultato pirotecnico.
L’Inter ci ha abituato a fluttuazioni cicliche in questi anni: ha 4 punti in meno dello scorso anno e una squadra che spesso è la più vecchia di giornata. In questa stagione quando si è alzata l’asticella delle aspettative ha perso contro il Milan e pareggiato contro la Juventus.
In Europa ha pareggiato a Manchester sul campo del City perché lì, partendo battuta nei pronostici, ha potuto (anche a dispetto di un indice di correttezza del risultato che lo etichetta come “bugiardo”) fare quel che le viene meglio contro le squadre più forti: lasciar fare la partita agli avversari.
Dal derby in poi in Serie A ha subito 8 gol in 4 gare, vinto 3 volte di misura e pareggiato con la Juventus. Nel finale coi bianconeri aveva il fiato corto.
C’è invece una cosa da dire sulla Juventus: sia in Champions League che in Serie A è stata evocata per alcuni dati la squadra di metà anni ‘90 che fu di Marcello Lippi.
L’ultima volta domenica sera perché la Juventus ha schierato la sua formazione titolare con l'età media più giovane in una sfida contro l'Inter in Serie A nell'era dei tre punti a vittoria (dal 1994/95): 25 anni e 212 giorni.
Ma al di là dei numeri cos’hanno davvero in comune queste due Juventus? Mi pare che Lippi e Motta siano accomunati da un certo pragmatismo futurista.
Non si presentano da “rivoluzionari” come i loro predecessori (Maifredi nei ‘90, a cui fece seguito Trapattoni; Pirlo e Sarri nei ‘20 prima della restaurazione allegriana), ma appunto da tecnici pragmatici
Motta in tal senso ha fugato ogni dubbio e infatti i giochisti dei social hanno un po’ storto il naso, mentre quelli televisivi sono costretti a tenere la linea per necessità, che hanno bisogno di tempo per compiere la loro missione.
Cosa ci hanno detto in definitiva le partite di Napoli, Inter e Juve? Soprattutto una cosa, che il campionato è più incerto che mai perché in questo momento al netto della minifuga del Napoli che andrà confermata nelle prossime 3 giornate, mancano le inseguitrici ovvero le squadre che dopo 9 giornate stanno comunque a ridosso dei 20 punti come accaduto nelle ultime settimane.
In attesa di quello che ho definito “quality check” al Napoli rimango allineato alla mia analisi iniziale: sarà un campionato anomalo, da vincere con la forza dei nervi e l’atletismo di lungo periodo, che si chiuderà con la prima più vicina ad 80 che a 90 punti ed in cui se il Napoli non sarà in grado di fare corsa da solo la Juventus avrà addirittura più chances dell’Inter perché nel lungo le sue certezze a meno di catastrofi potranno solo aumentare, a differenza di quelle dei campioni d’Italia in carica.
Ma oggi solo il Napoli può cambiare questa storia, con almeno 7 punti nelle prossime 3 partite.
Napoli. Il Napoli è rimasto imbattuto nelle ultime otto partite di campionato (7-1-0), propria miglior striscia da febbraio 2023 (8-0-0) in Serie A. Inoltre ha vinto le ultime cinque partite casalinghe in Serie A, miglior striscia da settembre 2022-febbraio 2023 (9).
Inter. Per la terza volta nella storia della Serie A sono stati realizzati almeno 8 gol in una sfida tra Inter e Juventus, dopo il 10 giugno 1961 (9-1 per i bianconeri) e il 17 gennaio 1932 (6-2 per i bianconeri). E per la prima volta nella storia della Serie A, una sfida tra Inter e Juventus ha visto segnare ben cinque gol nel corso del 1° tempo, grazie soprattutto ai due rigori segnati da Piotr Zielinski, primo giocatore a segnare una doppietta su rigore nelle sfide tra Inter e Juventus in Serie A negli ultimi 20 anni.
Juventus. La Juventus è rimasta imbattuta contro l'Inter dopo essere andata in svantaggio di due gol in un match di Serie A per la prima volta dall'8 aprile 1978 (2-2 in quel caso). Protagonista assoluto è stato Kenan Yildiz (19 anni e 176 giorni) - primo giocatore subentrato a gara in corso a segnare una doppietta nel derby d’Italia nell’era dei tre punti - che è diventato il più giovane giocatore a segnare almeno due gol in una singola sfida tra Inter e Juventus nella storia della Serie A.
La classe media. In attesa di capire qual’è la dimensione del Bologna dobbiamo citare Fiorentina, Lazio, Atalanta e Udinese che con 16 punti costituiscono la “classe media” di questa stagione ovvero le squadre che possono inserirsi nella lotta per i posti in Europa, a cui aggiungo il Torino, che torna alla vittoria e rimane nel treno.
Exploit. Prima menzione di merito in particolare per i friulani che hanno raccolto 16 punti dopo nove partite in questa Serie A: nelle ultime 13 stagioni affrontate nella competizione, solo nel 2022/23 (20) ne contavano di più a questo punto del torneo.
A raffica. Fiorentina e Atalanta si stanno distinguendo per la loro prolificità.
La Fiorentina ha realizzato 11 reti negli ultimi due match di Serie A, due in più di quelli segnati nelle precedenti sette partite di questo campionato (nove appunto) arrivando ad un totale di 20 dopo nove gare giocate in questo campionato. Era dal 2005/06 che la Viola non segnava cosi tanto a questo punto del torneo (20 anche in quel dopo nove match giocati).
L’Atalanta ha segnato almeno cinque gol nel primo tempo soltanto per la terza volta nella sua storia in Serie A, dopo i 5-1 al termine dei 45’ contro il Napoli (09/11/1941) e contro la Salernitana (15/01/2023) ed è la squadra che vanta più gol segnati con i centrocampisti in questo campionato: otto, almeno due più di qualsiasi altra avversaria (a sei il Milan).
Fortini. Chi si distingue per prolificità e chi per solidità:
Tra le squadre attualmente in Serie A, solo la Juventus è imbattuta da più partite casalinghe (12) in campionato rispetto alla Lazio: 10 (8-2-0) che non rimaneva imbattuta per almeno 10 gare casalinghe di fila in Serie A da novembre 2021 (19). Migliora anche la fase difensiva visto che la squadra di Marco Baroni ha mantenuto la porta inviolata per la prima volta in questo campionato, l’ultimo clean sheet infatti risaliva allo scorso maggio (2-0 vs l’Empoli).
Dall'inizio dello scorso campionato il Torino di Paolo Vanoli - che ha guadagnato 14 punti dopo nove match giocati per la prima volta dal 2016/17- ha mantenuto la porta inviolata in 15 partite casalinghe; nessuna squadra dei maggiori cinque campionati europei ha fatto meglio nel periodo (15 anche il Real Madrid).
Capocannoniere. Vola Mateo Retegui, che ha segnato per tre partite di fila in Serie A per la prima volta nella sua carriera e con 10 gol è diventato il secondo giocatore italiano (e primo in assoluto dell’Atalanta) ad andare in doppia cifra nelle prime nove presenze con un club in Serie A nell’era dei tre punti a vittoria, dopo Luca Toni con la Fiorentina nel 2005/06 (11 gol). Da inizio settembre 2024, esclusi i calci di rigore, solo lui con sei - e per la prima volta nella sua carriera in gol in 3 gare consecutive di A - ha segnato più di Moise Kean (quattro come Dany Mota) in Serie A.
Azzurri 1. Il momento degli attaccanti azzurri fa ben sperare, perché non si possono non menzionare i progressi di Lorenzo Lucca, il più giovane italiano a segnare almeno 15 gol in tutte le competizioni dalla scorsa stagione, ma colui che ha segnato più gol di testa in questo campionato (tre volte come Marcus Thuram e Mateo Retegui). Dall’inizio dello scorso torneo di Serie A solo Duvan Zapata (10) ne conta di più con questo fondamentale del centravanti dell’Udinese (sei), che è anche la squadra con più gol aerei in questa stagione nei cinque principali campionati europei (cinque, come Aston Villa, Mainz e Reims).
Azzurri 2. Solo Nico Paz (2004) è più giovane di Edoardo Bove (2002) tra i centrocampisti che hanno preso parte ad almeno tre reti in questo campionato (un gol e due assist per il giocatore della Fiorentina).
Note a margine
Clasico 1. Il Barcellona ha stravinto al Bernabeu contro il Real Madrid e Calciodatato ha analizzato con la consueta chiarezza la partita perfetta studiata da Hansi Flick:
Nelle ultime due stagioni il Real non aveva mai affrontato un pressing così intenso. Il Barça gli concedeva giusto 6 o 7 passaggi in costruzione prima di intervenire per recuperare il pallone.
Un pressing alto come questo ti porta a dover gestire il pallone in modo diverso. Un po' perché ti tocca, se non vuoi perderlo, e un po' perché... ci torno sopra più tardi.
In che modo ha influito?
- ha ridotto il numero di sequenze lunghe
- ha costretto il Real ad un numero inusuale di lanci lunghiIl resto leggetevelo nella newsletter che merita davvero.
Clasico 2. L’analisi prepartita di Opta su The Analyst che (nel prepartita) era stata praticamente una sentenza su come sarebbero andate le cose al Bernabeu, evidenziando il miglioramento nella precisione dei passaggi, nell'efficacia difensiva e nella gestione del possesso, con una media più alta di recuperi palla nella metà avversaria rispetto alla scorsa stagione. Inoltre, si nota un incremento nel numero di occasioni create da giovani talenti come Lamine Yamal, che stanno contribuendo ad aumentare la dinamicità e l’aggressività offensiva della squadra di Hansi Flick, che si concentra su transizioni rapide e movimenti intensi. Dal calcio olandese al gegenpressing tedesco… i tempi cambiano anche a Barcellona.
Il nuovo Psg. Venerdì nella versione Europea di IVC dicevo che servirà riflettere prima o poi su cosa è diventato il PSG dopo il mondiale in Qatar, con il suo presidente ormai stabilmente al potere (da presidente ECA) nel calcio europeo ed una situazione nettamente in chiaroscuro sul campo. E sul tema non si può non leggere quel che scrive Michele Tossani sulla sua newsletter:
A preoccupare maggiormente i parigini è la produzione offensiva. In base ai dati forniti da Fbref infatti il Psg risulta essere appena la tredicesima forza dell’intera competizione (la Champions League ndr) per expected goals prodotti, con un dato di soli 5 xG. Per rendere meglio l’idea, formazioni come il Benfica (7.3), il Celtic (6.2) e lo Stoccarda (6.1) hanno tutte fatto meglio.
(…)
Essendo praticamente impossibile pensare di poter sostituire l’ex numero 7 con un attaccante altrettanto prolifico, l’unica strada percorribile era quella di ricevere maggior produzione dal resto della squadra.Barcola l’anno scorso ha segnato una sola rete in Champions, esattamente come Randal Kolo Muani e Lee Kang-in. Ousmane Dembélé due. Marco Asensio, limitato dagli infortuni, nessuna. Luis Enrique avrà bisogno di miglioramenti in fase di finalizzazione per sperare di portare il Psg avanti nella competizione europea.
Outro.
Pregiudizi.
In Italia, come tutti sappiamo molto bene, soffriamo di esterofilia. E da almeno 20 anni a questa parte, con una marcata accentuazione nell’ultimo decennio, anche nel calcio siamo portati a fare valutazioni sommarie tali per cui all’estero è sempre tutto meglio.
In particolare mi interessa approfondire qui la nostra idea sulla qualità del gioco.
Quest’estate, al termine della mia lunga analisi sulla presunta crisi del calcio italiano scrissi:
Dobbiamo farcelo dire dagli inglesi quello che siamo? Dobbiamo farci spiegare da loro quali sono i nostri pregi???
Voglio tornare al primo post di questa serie: abbiamo bisogno di ritrovare la nostra identità!
Ma per farlo servono idee, dirigenti capaci, sostenibilità e soprattutto orgoglio, quello che ci dobbiamo dare anche se siamo uno stato unificato senza una vera identità nazionale alla base.
Serve quella citazione con cui ho aperto questa newsletter: Non è la voglia di vincere, ma la volontà di prepararsi a vincere che fa la differenza.
In questi giorni mi sono ulteriormente scoperto difensore del calcio italiano e del calcio all’italiana.
Che nell’immagine (dominante) dei detrattori è il cimitero della tecnica, ma che invece nella sua accezione storica è solo un modo per mettere la tattica al servizio della tecnica partendo dall’idea che se hai meno tecnica del tuo avversario andare all’attacco all’arma bianca è controproducente.
Mesi fa feci questo video ancora di grande attualità (andatelo a vedere, merita!) in cui andai ad approfondire il concetto di ritmo e tempo nel calcio.
Recentemente riflettevo invece sui risultati europei attraverso un post su X che vado a meglio sviluppare qui.
La Serie A è seconda negli ultimi 5 anni e terza quest'anno davanti a Liga e Bundesliga. Nelle prossime giornate di Champions giocherà 7 scontri diretti contro i portoghesi con buone possibilità di sopravanzarli al secondo posto.
Mi chiedo in sostanza se quando critichiamo il nostro gioco, la lentezza, il ritmo, l'intensità, lo facciamo per pura estetica? Perché i risultati dicono che essere così non è malaccio.
Le risposte che ho ricevuto su X sostanzialmente riprendono il ritornello: non vinciamo mai la Champions.
Ma qui il ragionamento è un altro e riguarda la presunta superiorità di un approccio ad un altro. A me pare che la Champions l’abbiano vinta anche i difensivisti come il Chelsea di Thomas Tuchel ed abbia esaltato tra le altre cose il cosiddetto cholismo.
Ma più di tutto i risultati a 360 gradi confermano che non esiste un modello dominante non solo per approccio ma anche per ritmo e intensità da imprimere alla partita.
E insomma, forse dovremmo rivalutarci molto.
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni