[113] Le generazioni d'oro nascono in silenzio
La Premier League e la pirateria - Lione e Crystal Palace - Milan-Como in Australia - La lega di rugby a 7 - Gli investimenti degli sportivi - Sindacati all'americana - Il ritorno del tiki taka
Prologo
In Italia il tennis sta vivendo una fase di forte espansione, sostenuta anche dall’effetto mediatico dei successi di Jannik Sinner. Gli appassionati di tennis sono oggi circa 16,9 milioni, che diventano 18,3 milioni se si considera anche il padel. Dal 2016 al 2024 il numero di appassionati è cresciuto dell’86%, mentre gli iscritti alla Federazione Italiana Tennis e Padel (FITP) sono saliti a 1.151.769, con un incremento del 266% rispetto al 2020. Negli ultimi cinque anni i tesserati FITP sono più che raddoppiati (+136%), facendo della federazione quella con la crescita più rapida in Italia.
Il tennis si conferma uno sport trasversale, praticato da uomini e donne quasi in egual misura (57% uomini e 43% donne) e distribuito su tutte le fasce d’età: il 16% è under 18, il 19% ha tra 18 e 34 anni, un altro 19% tra 35 e 44, il 24% tra 45 e 54, e il 22% è over 55. In termini di infrastrutture, in Italia ci sono 9.323 campi da tennis affiliati, con la maggior parte al Nord, e oltre 4.000 circoli, aumentati del 29% in cinque anni. Anche le competizioni sono in aumento: nel 2024 si contano 6.352 tornei di tennis, con quasi 440.000 partecipanti. Il padel, che ha conosciuto una crescita rapidissima negli ultimi anni, conta circa 2,2 milioni di praticanti, di cui circa 700.000 giocano anche a tennis. Tuttavia, il profilo di chi pratica padel è più maturo rispetto a quello del tennis: solo il 9% è under 18, mentre la fascia più consistente è quella tra i 35 e i 54 anni, che da sola rappresenta oltre la metà dei giocatori, seguita dal 21% di over 55. Si tratta quindi di uno sport che attira soprattutto adulti. Le strutture per il padel sono circa 9.000 in totale, di cui 4.982 affiliate alla federazione, con l’Italia seconda al mondo per numero di campi dopo la Spagna.
In sintesi, il tennis in Italia cresce a ritmi impressionanti, con un aumento significativo sia di appassionati sia di tesserati, mentre il padel continua a consolidarsi come fenomeno di massa soprattutto tra le fasce d’età più adulte, supportato da una rete di campi in continua espansione. Ma c’è una cosa, più di tutte, che mi piace sottolineare. Ed è che i nostri grandi tennisti del momento, da Sinner a Sonego passando per Comolli e Musetti, sono cresciuti nel silenzio. Non è servito alcun politico, alcuna riforma, alcun incentivo. A loro, dotati di talento, è bastato quel che avevano. Ed oggi ci ritroviamo una generazione d’oro. Una sola cosa mi sento di dire: lo sport italiano (evito l’elenco delle discipline ma vi basti dire che da due olimpiadi di fila facciamo il record di medaglie) non ha mai avuto un momento così florido. E questo è anche connesso a tutte quelle stronzate che ci raccontano sui bambini che non giocano più a calcio. I bambini non hanno mai avuto così tante possibilità di fare sport come adesso. Ed è un bene (ma anche una colpa del calcio) che si indirizzino a varie discipline.
Questa settimana. Su Fubolitix ho parlato di:
Rimettete Coverciano al centro del calcio italiano Dal centro tecnico sono arrivati tecnici che hanno fatto scuola in nazionale e non, ma da quasi un trentennio il peso politico è calato fino a diventare oggi irrilevante nelle scelte chiave.
Il ritorno del basket collegiale nei videogiochi Uno degli effetti della nuova legislazione NIL, che permette agli studenti negli USA di farsi remunerare, è la regolamentazione di un nuovo meccanismo di distribuzione dei diritti d'immagine.
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La pirateria, se non la puoi battere Come sapete da tempo sono abbastanza critico nella narrazione italiana che si sta facendo sulla pirateria. Qui e qui trovate due mie newsletter dedicate al tema. Ebbene, c’è una novità uscita negli ultimi giorni, che potrebbe cambiare radicalmente il modo che le leghe hanno di trattare i loro asset proprietari. La Premier League ha avviato una partnership con Adobe per offrire ai tifosi strumenti di intelligenza artificiale per creare contenuti social con asset ufficiali. Attraverso Adobe Express e Firefly, integrati su sito e app, i fan potranno generare immagini e video personalizzati su squadre, giocatori e Fantasy Premier League usando prompt testuali e template. Firefly usa solo contenuti autorizzati, evitando problemi di copyright. L’accordo mira a potenziare l’engagement, raccogliere dati e personalizzare le comunicazioni. Anche i team interni useranno le tecnologie Adobe per campagne e analisi. L’obiettivo è modernizzare l’esperienza digitale e rafforzare i canali diretti con i tifosi.
Chiaro, non stiamo facendo un ragionamento diretto al grosso della pirateria, ovvero lo streaming online. Ma stiamo parlando di una lega che è sempre stata molto restrittiva con le sue concessioni e che invece ora apre alla possibilità per chiunque di generare contenuti con immagini e loghi ufficiali. Se vi sembra poco…
Si salvi chi può. Aggiornamento rispetto a quanto scritto nelle ultime newsletter. L’Olympique Lione ha vinto il ricorso contro la retrocessione, restando in Ligue 1. Ciò mette a rischio la partecipazione del Crystal Palace alla prossima Europa League per le regole UEFA sulla multiproprietà. Palace potrebbe finire in Conference League. La decisione finale UEFA è attesa entro pochi giorni. E ci troviamo quindi di fronte al primo caso di autogol di un gruppo di club che, per fare l’interesse di una delle squadre di cui detiene la maggioranza finisce per danneggiarne un’altra. Anche se chiaramente qui i calcoli sono stati fatti a priori per fare in modo che il saldo fosse comunque in attivo. Un dato incontestabile, ma che - va detto - pone per la prima volta in diversi termini l’idea di avere la proprietà di più club, vista finora al 100% come vantaggio dell’investitore.
Tanto tuonò. Che alla fine piovve, si diceva una volta. E mi pare giusto rispolverare questo detto per menzionare il parere positivo della FIGC a giocare Milan - Como nella prossima stagione in Australia (a Perth). Ora spetta all’Uefa dare il suo assenso. Sul tema mi ero espresso in L’assurda storia delle partite di Serie A negli USA.
Il ritorno del tiki taka. Se in questa stagione scarica di partite di calcio siete tra i nostalgici che vogliono parlare di campo, vi consiglio di seguire (e magari leggervi l’archivio) Tactics Journal, che in uno degli ultimi numeri prevede che nella prossima stagione molti club punteranno su passaggi più rapidi, con squadre che dovranno sovraccaricare il centro per avere numeri vicini e favorire la velocità. Lo scorso anno il gioco è stato lento e pragmatico a causa dell’aumento delle partite e della stanchezza (il focus è soprattutto sul calcio inglese). Tuttavia, il gioco lento rende difficile creare spazi e opportunità di qualità e aumenta la fatica difensiva, perché si corre di più in transizione. Squadre con giocatori migliori devono accelerare per sfruttare il vantaggio qualitativo, costringendo la difesa a un atteggiamento negativo. Il calcio sarà dominato dalle transizioni, poiché gli errori sono inevitabili.
Sindacati all’americana. In vista dei negoziati 2026, tra MLB e il sindacato giocatori cresce la tensione sul tema del salary cap. Questo a dimostrazione che lo sport non lo si regola per concetti. Il salary cap ad esempio viene citato spesso in Europa come panacea di tutti i mali, quando non lo è. Il commissario Manfred nega proposte concrete, ma il sindacato accusa i proprietari di voler imporre un tetto salariale, da sempre contestato come limite alla retribuzione. Manfred cerca il sostegno diretto dei giocatori, suscitando critiche per tentativi di divisione interna. Il sindacato difende l’attuale sistema competitivo, criticando gli effetti negativi dei cap in altri sport e sottolineando che la disparità economica non giustifica un tetto.
Rugby. Nel 2026 debutterà la prima lega globale di rugby a 7 su modello franchising, sostenuta da BIA Sports Group (BSG). Chiamata provvisoriamente “Project 7s”, vedrà sette squadre maschili e femminili sfidarsi in sette città europee in eventi serali con formato a eliminazione diretta. La lega punta a modernizzare il rugby sevens con regole innovative, format breve e distribuzione digitale, per attrarre nuove generazioni e investitori. BSG cerca acquirenti per le franchigie, coinvolgendo anche club esistenti. L’obiettivo è integrare e valorizzare la disciplina, senza contrapporsi ai circuiti olimpici e alla serie mondiale. Il rugby a 7 fa parte di quel fenomeno di miniaturizzazione dello sport di cui parlavo in qualche numero fa della newsletter.
Epilogo
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L’ultima uscita di Profluence, una newsletter che spesso cito qui, evidenzia come gli investimenti degli sportivi, che accumulano fortune sempre più cospicue, stanno diventando una componente fondamentale della pur ricchissima community degli startupper. Al contempo GeoSport che parla di “cultural power” approfondisce le scelte di altri sportivi in materia di investimenti. Ed è su questa definizione di “power” che sono arrivato ad una riflessione partendo da un parallelo con la mia newsletter (la sto prendendo larga, lo so) sulla crisi della narrazione sportiva in cui lamentavo sostanzialmente uno spazio eccessivo per gente (gli ex sportivi / calciatori) che ha fatto la propria fortuna sul proprio talento, qualcosa in gran parte di innato, e che sulle dinamiche di affermazione legate a questo talento misura il resto della sua vita. E che quindi, presumibilmente, sulla propagazione di quei valori impronterà le proprie attività e scelte. Ebbene, quel che dicevo credo sia innegabile, ma è anche innegabile che questi parametri di valutazione (ovvero le strutture di pensiero proprie degli ex sportivi milionari) saranno sempre più determinanti nelle scelte di investimento degli stessi sportivi, proprio per il fatto che queste persone sono abituate (al netto del fatto che in paesi come gli USA il livello di scolarizzazione degli sportivi è certamente più alto) a misurare le loro scelte secondo la loro natura, e che quindi le dinamiche a loro più consone avranno uno spazio sempre molto ampio nelle scelte specifiche.
Ciao Giovanni, come sempre complimenti per la varietà di argomenti toccati.
Tre cose sul tema calcio vs altri sport in Italia:
1) non ho mai capito effettivamente cosa si volesse ottenere con la frase "non si gioca più per strada" in merito alla mancanza (?) di talento nelle nazionali di calcio italiane, se non dare prova di una totale mancanza di idee su come sviluppare talento. Se "giocare per strada" fosse la panacea a tutti i mali, come perseguiremmo l'obiettivo? Perché o si cambia la geografia delle nostre città, rendendole meno a misura d'aiuto e più a misura duomo, e le abitudini dei ragazzini (perché dovrei preferire di giocare a calcio per strada se posso farlo su un campo da calcio vero, con un allenatore?), oppure si ammette che non si ha idea di cosa si parla.
2) a livello di strutture, credo che in Italia non abbiamo la minima idea del numero di campi da calcio presenti. Eppure parliamo evidentemente di una mancanza di affezione del bacino di utenza del calcio (milioni di bambini e bambine) alla pratica dello sporta su cemento e terra battuta, perché altrimenti cosa dovrebbero dire i praticanti di kayak, canoa, scherma, tuffi, ciclismo su pista ecc ecc che, come facevi giustamente notare tu, sono sport che fanno incetta di medaglie alle olimpiadi pur senza avere le strutture adatte per praticarli?
3) il talento, quello generazionale (sinner nel tennis per esempio), non si programma: esiste di per sé e basta. Il basket italiano insegna che qualsiasi provvedimento dall'alto (numero minimo di giocatori italiani per rosa in serie A ad esempio) crea soltanto una classe media (e mediocre) di giocatori infatti ad alti livello: Bargnani, Gallinari e Belinelli sarebbero esistiti a prescindere, quello che è mancato e manca tutt'oggi è la media borghesia, sulla quale poi costruisci il movimento, perché Sinner traina, ma avessimo solo Jannik vivremmo l'ennesima narrazione leaderistica italiana, e invece abbiamo una donna una top 10, un doppio femminile in top 10, un altro italiano in top 10 e qualcosa come altri 4/5 nei primi 50 al mondo e 9/10 nei primi 100 al mondo. Questo si può programmare, con le accademie, i campi tenuti decentemente, le pubblicità, l'inclusione, i concentramenti fin da giovane età, la formazione per i tecnici, non Jannik Sinner, Jannik sarebbe semplicemente esistito, se non a San candido nel 2001 da qualche altra parte, ma sarebbe comunque arrivato anche solo per la legge dei grandi numeri.