Club e nazionali: due mondi opposti (6/6)
Analizzando i tornei internazionali l'identikit vincente porta al calcio come noi lo intendiamo: dalla presunta crisi si esce dimenticando la nostalgia per tornare alla nostra identità sportiva.
Berlino, 10 luglio 2024
Non è la voglia di vincere, ma la volontà di prepararsi a vincere che fa la differenza
(Bear Bryant, ex allenatore di football americano)
Sesta ed ultima lettera dedicata alla serie di riflessioni sulla crisi del calcio italiano.
Già pubblicate:
Il calcio italiano è davvero in crisi?
Euro 2024, Gravina è responsabile?
Autonomia nello sport, un valore da difendere
La sostenibilità aiuta a vincere?
Chiudiamo parlando di calcio di club e nazionali, due mondi che non hanno nulla in comune, come ho già anticipato nei post precedenti.
Capire perché e come si fa calcio nei club e perché e come lo si fa a livello Federale, di nazionali, è fondamentale.
Una parte consistente del dibattito di questi giorni tira in ballo le società di calcio con l’obiettivo di avere nel lungo periodo tanti bei calciatori italiani forti e vincenti (senza tatuaggi e ben pettinati avrebbe aggiunto la buon’anima di Silvio Berlusconi).
Sgomberiamo il campo dagli equivoci.
I club calcistici sono società che nulla hanno a che vedere con le nazionali.
Hanno come obiettivo quello di produrre uno spettacolo dentro una competizione che sia apprezzato e possibilmente vincente.
Fanno una cosa diversa, e se state guardando attentamente gli Europei anche un calcio diverso. Ma ci arriviamo.
I club non funzionano singolarmente ma dentro una competizione: il loro successo è in parte dettato anche dal successo del sistema. È il motivo per cui un club medio di Premier league oggi vale quanto o più di un top di Serie A.
Sanno che ad ogni vincitore corrisponde uno sconfitto. È il prerequisito che accettano per stare nella competizione.
I club danno i giocatori alle nazionali (e lo fanno pure malvolentieri) ma non hanno e non possono avere come obiettivo quello di creare un bacino di talento per la nazionale.
Se possono pescare all’estero lo fanno, legittimamente. Innanzitutto perché dalla Bosman in poi hanno un orizzonte di mercato superiore a quello nazionale, ma sarebbe stato così anche senza la sentenza del 1995.
È inutile e sbagliato pensare che il sistema debba essere organizzato su base federale con l’obiettivo di dare risultati alle nazionali.
Parentesi: laddove questo è accaduto non ha portato risultati apprezzabili. Qualcosa di simile è stato fatto in Russia prima di Russia 2018 e in Cina nell’ultimo decennio anche come risposta alla fuga di capitali ed ai risultati scarsi della nazionale, con svolte autarchiche in risposta a iniziali aperture del mercato e, non risultano risultati apprezzabili in tal senso.
Scelte quindi che sono perdenti oltre che sbagliate per principio.
Un enorme e legittimo dubbio, peraltro, mi sorge sulla definizione stessa dell’obiettivo.
Che senso ha orientare un sistema sportivo a risultati per loro natura occasionali in tornei biennali (Euro e Mondiale) in cui la competizione è altamente casuale (si va dentro o fuori in 90’) e in cui chiunque vive alti e bassi generazionali più che di sistema?
Ragioniamo:
la Germania, nazionale che fino al 2014 non è mai andata fuori prima dei quarti di un campionato del mondo di calcio, dopo il trionfo in Brasile è ai minimi storici, eliminata nei gironi sia in Russia che in Qatar, ha cambiato 3 CT in 3 anni dopo averne avuto uno dal 2006 al 2022.
la Spagna è tornata protagonista un decennio dopo il trittico Euro - Mondiale 2008, 10, 12. Al momento in cui scrivo non so cosa farà ad Euro ma ci tengo a ricordare che due tornei continentali precedenti sono stati eliminati dalla nostra Italia brutta e cattiva. E come già detto dal 1964 al 2008 non ha mai brillato.
l’Inghilterra. Vogliamo davvero parlare dell’Inghilterra? Un paese in cui “it’s coming home” non si capisce bene se è un sogno, un auspicio o humor britannico? E siamo nel paese del campionato più ricco del mondo eh.
la Francia è un paese che ha lo ius soli da sempre e che dal 1998 in poi ha vinto 2 mondiali e 1 europeo alternando per sua natura tornei trionfali a casini inenarrabili. Vogliamo fare come la Francia? Ok, paese che vende calciatori all’estero da sempre, in quantità paragonabili solo a Argentina e Brasile, che non vince mai una coppa europea ed ha un campionato monocratico già a rischio fallimento nel 2020 (caso Mediapro) ed in condizioni non dissimili oggi.
Fare la Francia significa fuor di metafora essere più simili a Belgio, Olanda e Portogallo, campionati di formazione, che a Spagna, Germania e Inghilterra, campionati d’investimento.
Il nostro successo del 2021 in questa ottica, secondo me si spiega per quello che è: un torneo al quale arrivi con quel quid di unione, fortuna (se Arnautovic non va fuorigioco di un’unghia vai fuori agli ottavi), resilienza (solo 3 volte nella storia un torneo continentale è stato vinto ai rigori sia in semifinale e finale), unita alla qualità dei giocatori che non é mai un elemento secondario.
Rimango convinto: vincemmo anche perché Roberto Mancini è da sempre un ottimo selezionatore più che allenatore e stratega.
Vincemmo facendo tutto: dominando chi andava dominato e arroccandoci con chi ci poteva dominare.
Fu una vittoria all’italiana nel senso più genuino del termine.
In questi ultimi 6 post vi ho portato dentro tutti gli aspetti del nostro calcio.
Ed alla fine potreste essere delusi o sovraccaricati di informazioni.
Ma voglio lasciarvi con una analisi che per me è stata illuminante e che ci dice una cosa: se a livello Federale sapremo elaborare quello che sta succedendo l’Italia avrà un grande futuro come nazionale.
L’ha scritta per la BBC Nedum Onuoha, un ex calciatore che militava nel Manchester City, difensore.
Onuoha sostiene la necessità di rivedere le percezioni sul calcio internazionale e ridefinire le aspettative sui tornei principali.
Molti ritengono che le stelle non brillino e le squadre di vertice siano deludenti. Mi pare innegabile. Di calendari parliamo spesso su questa newsletter no? I giocatori stanno ancora finendo la scorsa stagione, con molti che giocano la loro 60a partita, e la fatica è amplificata dai mesi estivi più caldi.
Di certo la migliore versione di queste squadre e giocatori, visti in Champions League e Premier League, non è quella attuale.
L’ultima Champions League ha avuto una media gol di 2,99 a partita (da 5 anni non scende sotto la media di 2,8), dopo 48 partite agli europei siamo a 2,25: il 25% in meno e nelle tre edizioni precedenti: 2,78; 2,12; 2,45.
È un contesto totalmente diverso.
Quante nazionali dopo l’Olanda 1974 ricordate per il gioco espresso? Per l’innovazione? Forse solo la Spagna del ciclo Iniesta che riuscì - unica volta nella storia - a far convivere le diverse scuole calcistiche sotto una bandiera.
Noi ci provammo con Arrigo Sacchi, ma nel 1994 il caldo torrido impediva di fare quella cosa lì e adattandoci andammo in finale. Quando nel 1996 c’erano tutte le condizioni ci schiantammo sullo scoglio del belgiuoco (e lasciammo a casa Vialli… a proposito: ieri era il suo compleanno, auguri Gianluca ❤️).
Dal 1992 ad oggi gli Europei li hanno vinti Grecia e Danimarca oltre al Portogallo e la Repubblica Ceca ha fatto una finale, giusto per non fare un passo indietro all’Olanda ‘88, fortissima, ma che non si qualificava ad un torneo da 10 anni.
Ed eccoci al punto:
Il calcio nei tornei internazionali è più basato sui risultati che sulle prestazioni spettacolari.
Le squadre tendono a garantire prima una solida difesa e solo poi cercano di esprimersi in attacco.
Nei momenti di alta posta in gioco, come del resto nelle finali di Champions League, spesso il timore di commettere errori prevale.
Le squadre più sorprendenti hanno sempre un dato in comune: sono quelle che subiscono meno gol, e per questo si mostrano più competitive e difficili da battere del previsto, complicando il compito delle grandi nazionali.
Il calcio internazionale è apprezzabile per le sue sfumature tattiche e non sempre gli attaccanti brillano.
Infine (lo dicevo ieri quando parlavo del ritorno dei tecnici federali): la cultura delle nazioni influenza il loro stile di gioco, indipendentemente dai manager di alto livello presenti.
Non vi sembra un trattato sul calcio all’italiana?
E non voglio essere equivocato: il calcio italiano è qualità tecnica al servizio della solidità, senza la prima non vai da nessuna parte, i peggiori tornei sono stati quelli dove abbiamo fatto confusione in mezzo con il ruolo del playmaker, cruciale nel nostro modo di intendere il calcio.
Ma per favore, smettiamola col vittimismo e la nostalgia bei tempi andati:
abbiamo vinto un mondiale e un europeo ai rigori,
siamo tra le 4 nazionali al mondo (unica europea) ad aver vinto un torneo chiudendo semifinale e finale ai rigori
abbiamo vinto gli ultimi due tornei andando 4 volte su 4 nelle ultime gare (e 5 su 8 negli scontri diretti) ai supplementari.
Quando una settimana fa l’Italia di Luciano Spalletti ha perso al 90’ con la Svizzera qualcuno ha fatto notare che era da Euro 1988 che non venivamo eliminati prima della finale da un torneo maggiore per aver perso al 90’ uno scontro a eliminazione diretta.
Stiamo parlando di 10 tornei in cui abbiamo disputato la fase a playoff!!!
Vorrà dire qualcosa? Questi siamo!
Quando abbiamo vinto lo abbiamo fatto senza predicare un’Italia diversa dalla natura del calcio italiano.
Smettiamola di dire “quando c’erano Totti e Del Piero”.
Del Piero è sempre stato inviso alla critica, aveva più di mezza Italia contro, una cosa talmente radicata che quando segna in semifinale nel 2006 Beppe Bergomi nella gioia generale non manca di ricordare: “Un gol così l’aveva sbagliato nel 2000” (riascoltatevela, è stucchevole).
Totti ha smesso con la nazionale 10 anni prima di smettere col calcio.
La nazionale è sempre stata un fastidio da rimuovere ogni 2 anni come antidoto alla depressione dei mesi estivi senza calcio giocato.
Smettiamola di sentirci figli di un calcio minore.
Scegliamo un CT che interpreti il calcio italiano per quello che è, senza improbabili derive giochiste.
Smettiamola con la buffonata del ringiovanimento!
Tra Euro e Mondiali si va ad un grande torneo ogni due anni. E i cicli di due anni li puoi fare anche coi trent’enni se sono i migliori che hai.
Prendete Niclas Füllkrug, il più efficiente giocatore della Germania (5 subentri, 2 reti) è stato anche il più vecchio debuttante a livello di nazionale tedesca degli ultimi 20 anni. Dal 2022 ad oggi 21 presenze e 13 gol: l’esperienza dentro una nazionale aiuta sempre!
La nazionale deve fare il calcio delle nazionali e deve essere più italianista possibile perché in quei tornei si vince molto più come noi che come gli altri.
Li ricordo io gli amici inglesi che (prima del 2021, quasi un presagio) mi dicevano “Italia, squadra da torneo” paragonandoci alla loro nazionale che ha una altissima % di vittorie nelle partite di qualificazione, ma non rende mai quando si alza l’asticella.
Dobbiamo farcelo dire dagli inglesi quello che siamo? Dobbiamo farci spiegare da loro quali sono i nostri pregi???
Voglio tornare al primo post di questa serie: abbiamo bisogno di ritrovare la nostra identità!
Ma per farlo servono idee, dirigenti capaci, sostenibilità e soprattutto orgoglio, quello che ci dobbiamo dare anche se siamo uno stato unificato senza una vera identità nazionale alla base.
Serve quella citazione con cui ho aperto questa newsletter: Non è la voglia di vincere, ma la volontà di prepararsi a vincere che fa la differenza.
Ci siamo capiti. O per lo meno spero.
Ci leggiamo nei commenti.
Note a margine
Inter OK. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha deliberato di non avviare l’istruttoria in riferimento al subentro da parte di Oaktree nel controllo esclusivo sull’Inter e le sue controllate, dopo che Steven Zhang non ha pagato il debito da 395 milioni di euro verso il fondo californiano. (CF)
Caos Calcio. Se ricordate, nel mio contenuto sull’autonomia avevo ricordato quando nel gennaio 2021 l’Italia venne minacciata di esclusione dai giochi olimpici di Tokyo per violazione delle regole sull’autonomia. La situazione si sta puntualmente ripetendo: il Governo ha detto che andrà avanti sull’autonomia e l’Uefa ha risposto (articolo su Repubblica, che rivela come la minaccia sarebbe arrivata a Berlino, durante Italia-Svizzera) che escluderà i club italiani dalle coppe. Ci torniamo domani con un approfondimento. Intanto aprite i popcorn.
Ligue1 al collasso. Sempre in questi giorni vi ho detto che sarebbe stato interessante tenere monitorata la situazione del campionato francese, che sembra destinato ad una netta diminuzione del valore dei propri diritti tv. Ebbene stando alle ultime rivelazioni 8 club sarebbero a rischio fallimento.
Outro
Dura Lex
L’ex giocatore del Manchester City, nonché recordmen di presenze in Premier League, Gareth Barry e il suo ex agente Michael Standing sono stati accusati dalla Football Association (FA) per aver violato le regole degli intermediari finanziando illegalmente il club Swindon Town tra il 2013 e il 2019.
Le regole della FA vietano a giocatori e agenti di possedere club per evitare conflitti di interesse. Un'indagine ha scoperto che Standing, utilizzando fondi prestati da Barry, aveva finanziato Swindon Town in collaborazione con l'ex presidente del club, Lee Power.
Standing è stato sospeso per sei mesi da tutte le attività calcistiche (sospensione già scontata), mentre Barry ha ricevuto un avvertimento. Swindon Town è stato multato di £25,000 (di cui metà sospesi per due anni) e l'agenzia FTPM, di cui Standing era direttore, è stata multata di £40,000.
Barry non è stato ritenuto colpevole di aver agito in modo ingannevole o disonesto. La commissione ha concluso che il prestito di denaro a Standing era un atto di generosità verso un amico. Tuttavia, è stato stabilito che Barry avrebbe potuto teoricamente influenzare le decisioni di Swindon Town attraverso i suoi prestiti.
La sentenza ha messo fine a un caso complesso, incluso un procedimento separato presso l'Alta Corte che ha spinto a un'indagine completa della FA. Le accuse contro Power non sono state provate, ma il caso ha evidenziato il finanziamento significativo fornito da Barry e Standing a Swindon Town.
Il fantastico mondo di Premier League ultimamente non ci fa mancare casi interessanti.
A presto!
Giovanni
Ciao.
sul tuo "e sbagliato pensare che il sistema debba essere organizzato su base federale con l’obiettivo di dare risultati alle nazionali" sono daccordo. L'accordo nel rugby francese per preparare i mundiale in Francia di qualche mesi fa per qualle l'unione per la patria a funzionato molto bene per rilansciare una dinamica dimostra bene che... puo funzionare solo a corti termi.
Sulla tua idea di ritrovare un identita per vincere non posso dire che sono convinto. Tutti tuoi argomenti e statistiche si rispetano ovvio, pero le vedo piuttosto come una credenza. LA storia del calcio ( e del sport in generale) a dimostrato che se puo vincere con strade diverse facendo parte pure di un stesso paese e di una stessa federazione.
Per preparasi a vincere come dice il tuo citato Bear Bryant, direi che una cultura va creata man mano con lavoro, pazienza e formalizazzione degli elementit di questa cultura da condividere con persone che lavorano per la federazione, giochatori, familie e tifosi... I legami tra differente personne verso la vittoria (o no, perchè se parla sempre di calcio) mi sembra piu concretto (e fattibile) che il concetto del l'identita.
A dopo, grazie
T.G.
D'accordissimo sul giocare all'italiana, molto meno sul non lamentarsi che non abbiamo più Totti e Del Piero, perché il gioco all'italiana non può prescindere da giocatori forti davanti. Mi sono preso la briga di andare a vedere gli attaccanti italiani che hanno segnato quest'anno in serie A e il risultato a meno di sviste è questo:
Atalanta: Scamacca 12
Bologna: Orsolini 10
Cagliari: Petagna 1, Pavoletti 4
Empoli: Caputi 3, Cancellieri 3, Cambiaghi 1
Fiorentina: Sottil 2, Belotti 6
Frosinone: -
Genoa: Retegui 7
Inter: -
juventus: Chiesa 9
Lazio: Immobile 7
Lecce: Sansone 2, Piccoli 5
Milan: -
Monza: Colombo 4, Maldini 4
Napoli: Politano 8, Raspadori 5
Roma: El Shaarawy 3, Baldanzi 2
Salernitana: -
Sassuolo: Pinamonti 11, Volpato 1, Berardi 9
Torino: Pellegri 1
Verona: Bonazzoli 3
Sono solo 25, in doppia cifra ce ne sono solo 3, e più della metà (14) non sono arrivati a 5. Con questi giocatori va bene difendersi, ma poi chi segna? mica si può puntare sempre a vincerle ai rigori