[6] Cosa rischia la Juve
Risvolti social, giornalistici e giudiziari, dell'ennesima bufera intorno al club bianconero
Cosa rischia la Juve?
Ho deciso di titolare cosi la newsletter di questa settimana (in Oggetto), non per utilizzare uno stupido titolo da clickbaiting (che non mi aiuterebbe comunque, se volete far crescere questa newsletter dovete commentarla, fare like e condividerla con gli amici) ma perché in quella frase si raccolgono, secondo me, le due facce di una stessa medaglia: da una parte la realtà giudiziaria, fatta di carte complesse, situazioni da decifrare e processi lunghi e tortuosi, con colpe e conseguenze non sempre lineari e di immediata comprensione. Dall’altra la sua narrazione, dai giornali ai social, fatta nella migliore delle ipotesi da semplificazioni, nella peggiore da puro tifo: ottuso, quando non volutamente cieco.
Cosa rischia la Juve é diventata in questi anni la reazione social ironica, di molti ti fosi, a quello che di fatto é un titolo da chiave Seo che i giornali online utilizzano costantemente per finire in alto nelle ricerche, e di cui spesso abusano. E cosí, dalla legittima necessità di spiegare le situazioni, é scaturito un meme linguistico, un tormentone.
La vicenda di questi giorni non fa eccezione. Ne parliamo in questa newsletter.
I club più indebitati col Fisco
Il Fatto quotidiano ha pubblicato la graduatoria delle situazioni debitorie più rilevanti tra le squadre di Serie A. Chiaramente i club maggiori sono quelli che devono pagare di più. Nel dettaglio: Inter 50 milioni, Lazio 40, Roma 38, Juve 30, Napoli 25, Fiorentina 15, Milan 10. Nessuno può sorridere, come già si sapeva.
Per chi non lo ricordasse, questa newsletter sta seguendo di settimana in settimana l’evoluzione della vicenda che vede i club di Serie A in debito per circa 900 milioni di euro con il Fisco e che ha portato una decina di giorni fa ad uno slittamento tecnico che permetterà alle squadre di salvarsi quantomeno sul piano sportivo almeno fino al primo trimestre 2023.
Su questo tema proprio Il Fatto riporta un aspetto interessante. Il governo sembra aver chiuso la porta per quanto riguarda la richiesta di rateizzazione. Ma in realtà la rateizzazione che chiede la Serie A esiste già: qualsiasi società in debito può ricevere l’avviso bonario e spalmare la cifra su più anni, pagando però una multa del 10%. E non ci sarebbero penalizzazioni in classifica, visto che i prossimi controlli federali sono a febbraio e la FIGC accetta accordi col Fisco (purché vengano onorati).
Le maglie dei mondiali
L’autorevole Athletic Interest ha pubblicato in una sua recente newsletter la classifica degli sponsor tecnici più remunerativi delle nazionali.
🇩🇪 - €56 million (Adidas)
🇫🇷 - €42.5 million (Nike)
🏴 - €42 million (Nike)
🇪🇸 - €40 million (Adidas)
🇧🇷 - €37 million (Nike)
🇮🇹 - €35 million (Adidas)
🇺🇸 - €32 million (Nike)
🇦🇷 - €14 million (Adidas)
🇳🇱 - €6.5 million (Nike)
🇧🇪 - €6 million (Adidas)
Tra questi dati spicca il fatto - evidenziato da Athletic Interest - che gli Usa incassano il doppio rispetto all’Argentina.
Il dato è interessante perché spiega come certi contratti siano influenzati da elementi assai variabili. Nel caso degli Usa, ad esempio, la diffusione del calcio femminile ed il mercato interno assai ricco rispetto a quello di un’Argentina nella quale nemmeno la presenza di Messi pare spostare gli equilibri commerciali.
Noi potremmo aggiungerci la nostra nazionale, che dopo la vittoria agli Europei ha firmato un ricco contratto con Adidas (la prima maglia sarà annunciata il 17 gennaio prossimo).
In un mio video di qualche mese fa avevo raccontato - proprio mentre tutti si affrettavano ad annunciare l’apocalisse per i conti della Figc - che in realtà non andare in Qatar non avrebbe cambiato assolutamente nulla.
Dice il New York Times
Sembra che il “purché se ne parli” non sia più tanto di moda. In particolare con riferimento a Qatar 2022, il New York Times non ci è andato tanto per il sottile. Secondo il più autorevole quotidiano del mondo “La decisione di portare i Mondiali in Qatar ha sconvolto una piccola nazione, danneggiato la reputazione della principale istituzione globale che governo il calcio (la FIFA ndr) e alterato il tessuto di questo sport”.
Il Mondiale non sfonda in tv
Anche la Rai non sorride, pensando al Mondiale in Qatar. L’emittente di stato aveva stimato 5,5 milioni di ascolti medi a partita, ma ne sta realizzando solo 3,3. Calcio e Finanza ha riportato i numeri, davanti ai quali ogni valutazione perde peso. Anche in questo caso il “purché se ne parli” che ha portato nei giorni scorsi a polemiche accese su telecronache e seconde voci, non sembra pagare.
Cosa rischia la Juve (1)
Orientarsi nella tempesta di articoli, commenti, post, tweet e comunicati dedicati alla vicenda giudiziaria che sta coinvolgendo la Juventus non è facile. Ci proviamo dando qualche riferimento per un invito alla lettura a chi volesse appuntarsi con precisione i passaggi chiave di questa vicenda.
IlPost ha fatto una ricostruzione poco dopo le dimissioni di Andrea Agnelli, mentre Calcio e Finanza dopo aver consultato gli atti si è concentrata sulle accuse della procura. Nella serata di mercoledí 30 novembre invece la Juventus ha emesso una nota con intento inevitabilmente difensivo, che è bene leggere per intero ma che sottolinea peraltro che Consob contesta un valore considerevolmente minore di plusvalenze, peraltro senza menzione di falso in bilancio, e non contesta l’efficacia giuridica delle rinunce stipendi. L’Ansa, infine, ha confermato: è pronta in procura a Torino la richiesta di rinvio a giudizio nell'inchiesta sui conti della Juventus. Il provvedimento riguarda Andrea Agnelli e quasi tutte le altre persone che nelle scorse settimane avevano ricevuto l'avviso di chiusura indagini: la posizione di alcuni è stata stralciata in vista di una probabile richiesta di archiviazione. Ieri, infine, è arrivata la conferma dell’apertura di una indagine Uefa per violazione del Fair play finanziario.
Interessante infine l’interrogativo che si pone il Financial Times: ha ancora senso che i club sportivi si quotino in Borsa?
Cosa rischia la Juve (2)
Quando si parla di Juve (ma non solo), bufale e notizie piovono a getto continuo ed è difficile separarle nettamente. Giornalisti, influencer, semplici tifosi, giornalistitifosi, hater, giornalistinfluencers, gente che passava di li per caso. Ce n’è per tutti i gusti, si butta lí qualcosa, tanto poi ci saranno non solo gli articoli originali ma le riprese e le riprese delle riprese ad alimentare un blob mediatico in cui è difficile muoversi se non se ne hanno gli strumenti, e che spesso disgusta.
Fa un po’ specie doversi far spiegare da un influencer-tifoso-avvocato come Massimo Zampini un metodo che purtroppo già si conosce, e non solo per vicende sportive: Ogni giorno qualche intercettazione (anche se già pubblicata o addirittura irrilevante), indignazione che monta, astruse richieste di penalizzazioni, sentimento pronto per i processi. E qui il problema non è la Juve, il metodo è noto anche in altri ambiti a partire da quello politico, con i lettori ben felici di schierarsi con vittime o carnefici a seconda di simpatie o convenienze.
Hanno il loro bel da fare a fare debunking sulle bufale, tra gli altri, Guido Vaciago, direttore di Tuttosport, che spiega “La Juve in B, una bufala priva di fondamento”, o Giovanni Capuano (TuttiConvocati, Radio 24) che utilizza il “cosa rischia” proprio per fare il punto sul piano sportivo e dire concretamente che esistono diversi piani di valutazione e giudizio, non tutti apocalittici come molti vorrebbero.
Chiaro che non si vuol additare nessuno, anche perché questa dinamica è diffusa in tutto il mondo giornalistico, non solo Italiano, ma l’impressione che si ha in queste situazioni è che l’informazione finisca per dilagare in una produzione a cottimo di contenuti legata all’emozionalità del momento, più che a notizie reali. Una dinamica sottolineata bene da un commento a questo tweet: “fino a ieri non sapevate nulla ed ora sapete tutto”, ad evidenziare lo sbilanciamento tra il silenzio che precedeva le dimissioni di Andrea Agnelli e la quantità di articoli scritti subito dopo. A prescindere dalle notizie, che spesso sono la smentita dei titoli stessi. Un giornalismo a la carte che produce quel che il pubblico richiede, a prescindere dai fatti e dalla loro esattezza.
E onestamente, non è un bel vedere.
Outro
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