Domani rimpiangerai il presidente che contesti oggi
I cambi di proprietà sono spesso salutati come l'alba di una nuova era di successi, ma non sempre lo sono. Oggi ancor di più, perché per la prima volta il rischio di un calo degli introiti è reale.
Quando un club cambia proprietà la piazza esulta.
Era così anche a Genova, sponda Sampdoria, due anni fa all’arrivo dei nuovi proprietari. Fare peggio di Massimo Ferrero sembrava veramente impossibile.
Eppure la Sampdoria martedì sera per la prima volta nella sua storia è retrocessa in Serie C. E ce l’ha fatta nonostante 105 milioni investiti e il secondo monte stipendi della categoria (dato Gazzetta).
Ai playout ci andranno il quarto monte stipendi (Salernitana) e l’ottavo (Frosinone). Una delle due seguirà la Samp in C.
La B è una categoria che come dicevo in Serie B e C, un mondo al capolinea è sempre più difficile da gestire, perché l’indice di correlazione tra il monte stipendi e i risultati - a differenza che in Serie A - tende ad essere sempre più blando.
Vale un po’ per tutti. Anche per il mio Brescia che, se ci pensate bene, ha chiuso quindicesimo con il tredicesimo monte stipendi.
Un dato sostanzialmente in linea che ci dice una cosa: la vera anomalia di questi anni a Brescia è il divario tra le pretese della presidenza (che ha cambiato un allenatore non appena lo sciagurato è uscito dalla zona playoff dove aveva tenuto la squadra a lungo) e il valore reale (monetario e poi anche reale, espresso in campo) della squadra.
E vale anche per le grandi.
Siete cosi convinti che la prossima dirigenza della Juventus sarà meglio di questa? Su quali basi? O che quella del Milan, se radicalmente cambiata, migliorerà il club sul piano dei risultati?
Io me li ricordo i tifosi del Bologna, nel 2015/16, quando settimanalmente partecipavo ad una trasmissione su Radio Bologna 1, criticare Joey Saputo.
Ci aveva messo 70 milioni sull’unghia. Ma a loro non bastavano. La storia recente la conoscete, fino a ieri sera. Ma ci sono voluti 10 anni.
Lo dico non per generalizzare, ma per introdurre qui alcuni punti di riflessione che mi pare sfuggano nel dibattito attuale.
Si tende a criticare i direttori sportivi che muovono milioni sul piano delle scelte specifiche fatte, come se tutti potessero scegliere qualcuno o qualcosa di meglio. Ma in pochi vanno alla sostanza del metodo scelto per quei giocatori. Dire a bocce ferme che sarebbe stato meglio prendere il diciottenne x al posto del diciottenne y vale zero.
In questo senso ho provato a dare una mia chiave interpretativa in Elogio degli instant team, Elogio della gavetta e Inter-PSG e la teoria dell’anello debole.
Come già mi è capitato di dire in “Il relativismo ai tempi di Kolo” la mia non è una rivendicazione di merito o di competenza. Nessuno ha la sfera di cristallo e io più guardo calcio e più faccio fatica a individuare le reali potenzialità di un calciatore entro 3, 5 o 10 anni. La mia è - come appunto dicevo - una rivendicazione di metodo.
L’altro aspetto che secondo me va ricordato, e che mi porta a dire che domani, con tutta probabilità, rimpiangerete il presidente che contestate oggi, non è solo relativa al fatto che noi, Gino Corioni, lo abbiamo rivalutato postumo.
Il tema è del tutto economico e in troppi lo stanno sottovalutando: nei prossimi anni per la prima volta nella storia del calcio c’è la concreta possibilità che i ricavi dei club siano in netto calo (parliamo tra un attimo di Ligue 1).
Fermo restando che sponsor e stadi quelli sono e non è all’orizzonte un radicale incremento di queste voci, la tv, che è stata la vera finanziatrice dell’ultimo trentennio di calcio, sta passando dai diritti come core business alla trasmissione delle partite come commodity. Con tutte le incertezze del caso.
Chi investe oggi nel calcio, quindi, non può non sapere questo. E non può non sapere che già oggi prendere ad esempio un club di Serie B significa prendere un club che nell’ultimo anno ha dovuto incassare un ammanco di circa 2 milioni dai diritti tv che non era stato previsto in fase di budget.
L’ultimo tema, quindi, alla luce dei primi due, è molto semplice: il calcio è sempre più un’industria, ed un’industria che risponde alle sue regole, ad una crescente complessità, ed ad una necessaria esperienza in mancanza della quale il rischio di retrocedere in un bagno di sangue finanziario a fronte del secondo miglior monte stipendi della categoria è meno remoto di quanto si pensa.
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Note a margine.
Ligue 1. Il campionato francese come dico da tempo è in stato di pre fallimento. Per questo la Ligue 1 si prepara a una profonda riforma. Il presidente della FFF, Philippe Diallo, propone la creazione di una società commerciale gestita dai club, con un CEO nominato e revocabile, sostituendo l'attuale LFP. La Federazione manterrà poteri di veto su aspetti chiave come formato del campionato e promozioni. Altre novità includono una distribuzione più equa dei diritti TV, limiti a organici e stipendi, controllo sulle multiproprietà e la possibile creazione di una piattaforma privata per le trasmissioni (il famigerato Canale di Lega di cui ho parlato esplicitamente in Perché nessuno si fa un canale di Lega, e che cade in questo senso a pennello). Il progetto sarà discusso in Senato il 10 giugno.
Plusve. Tempo di mercato e altarino settimanale per il CIES che nella 504ª edizione del Weekly Post analizza i 100 calciatori trasferiti in modo permanente negli ultimi due mercati e che, secondo il modello statistico del CIES, garantirebbero ai loro club le maggiori plusvalenze potenziali. Al primo posto figura Kylian Mbappé, passato gratuitamente al Real Madrid nell'estate 2024, con un valore attuale stimato di 182,5 milioni di euro. Tra i giovani emergenti spicca Lamine Camara, centrocampista senegalese trasferitosi dal Metz al Monaco, che occupa la 13ª posizione con una valutazione di 48,7 milioni di euro, rappresentando una plusvalenza potenziale di oltre 30 milioni per il club monegasco. Altri nomi rilevanti includono Michael Olise, Moise Kean e Désiré Doué, tutti con plusvalenze superiori ai 40 milioni di euro. Questo studio evidenzia l'importanza di strategie di mercato efficaci e della valorizzazione dei talenti per massimizzare i ritorni economici.
Sfruttati. Ogni settimana Evie Ashton accende i riflettori su alcuni aspetti socio culturali del calcio che tendiamo a sottovalutare. Quello di questa settimana in particolare. Il suo ultimo articolo su Substack esplora la complessa realtà degli atleti d'élite in giovane età, interrogandosi se siano davvero talenti naturali o vittime di sfruttamento. Attraverso esempi concreti, l'autrice evidenzia come l'intensa pressione, gli allenamenti estenuanti e le aspettative familiari possano compromettere lo sviluppo psicologico e fisico dei giovani atleti. Pur riconoscendo il talento e la dedizione, Ashton mette in discussione i sistemi che privilegiano il successo precoce a scapito del benessere a lungo termine. L'articolo invita a riflettere su come bilanciare ambizione e tutela dell'infanzia nello sport competitivo.
Outro.
Identità.
Nei giorni scorsi ho scoperto gli articoli di Antonella Bellutti su Domani e non posso non consigliarvene la lettura. In particolare in Lo sport italiano, l’Alto Adige e il cosmopolita Sinner. La libertà di scegliere chi siamo riprende quello che dicevo in quella che rimane la più fortunata uscita di Fubolitix: “Se Sinner non va da Mattarella…”
Più di recente invece Bellutti ha analizzato il caso delle 4 atlete che non saranno nella selezione di Julio Velasco per la prossima VNL.
E qui torna d’attualità, secondo me, più che altro, il tema dei calendari e degli infortuni degli sportivi, molto più che quello dell’identità. De “I corpi malati degli atleti” ho parlato l’ultima volta nell’outro del 30 aprile scorso.
Parliamo peraltro di quattro casi molto diversi, tra cui due agli antipodi, perché quello di Chirichella (31) è di fatto un addio alla nazionale, mentre Lubian (25) avrebbe chiesto un legittimo break.
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni
La stessa domanda fatta oggi ai tifosi di Milan, Lazio e Torino (sicuramente ce ne saranno di altre squadre...), non credo sposerebbe il tuo pensiero. La Samp è un capitolo a parte che però affonda le radici nella gestione mafiosa tra FIGC e Lega A che salva le piazze/bacini grandi (vedi Juve e Samp) a discapito del piccolo (vedi Chievo e Reggina come ultime). Quest'ultima così come il vecchio Parma, sono l'esatta fotografia del non controllo approfondito di cosa sta accadendo sulla nave, in stile Titanic. Ma i nodi quasi sempre vengono al pettine...
E' vero che al peggio non c'è mai fine ma il Milan con ieri ha messo la pietra tombale su una stagione che definire fallimentare è un eufemismo (la recente intervista di Boban ne riassume le cause). Ok avere dei manager che gestiscano i piani industriali delle società calcistiche dato che l'aspetto economico è la chiave della loro sopravvivenza (vedi sopra) ma al tempo stesso, questi devono essere affiancati da manager sportivi che sappiano come si costruisce il "giocattolo" andando ad acquistare i giusti pezzi che facciano si che il medesimo, sia utilizzabile e possa portare a risultati (vedi allontanamento di Maldini e Massara al posto di persone che...boh...). La storia di Lazio e Torino parla di 2 società che sul piano economico sono sicuramente sane ma sul piano sportivo...quali prospettive di crescita? Sono proprietà che anche a fronte di decise entrate (vedi Lotito lo scorso anno) non investono un euro in più. Vivono nel limbo e su questo aspetto, è stato molto più capace AdL a Napoli, portando risultati sotto gli occhi di tutti con conti sempre in ordine.
La mia AS Roma ne è un altro esempio e Ranieri recentemente ne ha parlato. La proprietà USA ha ammesso (e vedi npo) di aver fatto errori ma anche quì...se non metti persone di "campo" nei ruoli chiave, ma cosa ti aspetti? Quest'anno sono stati buttati al cesso 2 mesi sportivi (di media 8 partite di campionato e 4 di coppe europee) per delle "fantasie" del vecchio AD greco (dimmi te cosa poteva capire quella di calcio?), affiancato da un giovane DS francese appena arrivato che...pure quà boh...ma ne capirai di più per far desistere da un fallimento sportivo che era chiaro fin dall'inizio? Che idea può dare una proprietà che 4 mesi prima fa firmare un contratto di 3 anni ad un allenatore che dopo solo 4 partite (con calciomercato in corso), viene mandato via? Come al solito chi ha risolto il problema?? Chi di campo ne capisce (vedi Ranieri) e con quei 2 mesi giocati a dovere, la Roma stava in Champions alla grande con garanzia economica di 50M €. Dimmi tu se questa non sarebbe stata una gestione più sana ovunque sia sul piano sportivo che economico...
Sulla Juventus siamo d'accordissimo, lo dico sempre da juventino ai miei "colleghi": al peggio non c'è mai fine quindi attenzione a ciò che si desidera. Ma su Ferrero no, dai. Ferrero è un pregiudicato orrendo che ha ridotto la Samp al FALLIMENTO. I 105 mln sono serviti per metà a salvare la Samp. Poi sulla gestione degli ultimi due anni ok, ma è figlia di Ferrero un delinquente che non sarebbe mai e poi mai dovuto entrare nel mondo del calcio (penso la stessa cosa di Cellino, il Brescia merita di meglio secondo me).